Archivio | marzo 2016

La Divina Misericordia

 

IL MESSAGGIO DELLA DIVINA MISERICORDIA

Il 22 febbraio 1931 Gesù apparve, in Polonia, a Suor Faustina Kowalska (beatificata il 30 aprile 2000) e le affidò il messaggio della Devozione alla Divina Misericordia. Lei stessa così descrisse l’apparizione: “Mi trovavo nella mia cella, quando vidi il Signore vestito di candida veste. Aveva una mano alzata in atto di benedire; con l’altra toccava la tunica bianca sul petto, dal quale uscivano due raggi: uno rosso e l’altro bianco”. Dopo un istante, Gesù mi disse: “Dipingi un quadro secondo il modello che vedi, e scrivici sotto: Gesù, io confido in Te! Desidero, inoltre che questa immagine sia venerata nella vostra Cappella e in tutto il mondo. I raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua che sgorgarono quando il mio Cuore fu trafitto dalla lancia, sulla Croce. Il raggio bianco rappresenta l’acqua che purifica le anime; quello rosso, il sangue che è la vita delle anime”.In un’altra apparizione Gesù le chiese l’istituzione della festa della Divina Misericordia, esprimendosi così: “Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la festa della mia Misericordia. L’anima, che in quel giorno si confesserà e si comunicherà, otterrà piena remissione delle colpe e delle pene. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa”.

PROMESSE DI GESU’ MISERICORDIOSO.

L’anima che venererà quest’immagine non perirà. – Io, il Signore, la proteggerò con i raggi del mio cuore. Beato chi vive alla loro ombra, poiché la mano della Giustizia Divina non la raggiungerà! – Proteggerò le anime che diffonderanno il culto alla mia Misericordia, per tutta la loro vita; nell’ora della loro morte, poi, non sarò Giudice ma Salvatore. – Quanto più grande è la miseria degli uomini, tanto maggior diritto hanno alla mia Misericordia perché desidero salvarli tutti. – La sorgente di questa Misericordia è stata aperta dal colpo di lancia sulla Croce. – L’umanità non troverà né tranquillità né pace finché non si rivolgerà con piena fiducia a Me. – Concederò grazie senza numero a chi recita questa corona. Se recitata accanto a un morente non sarò giusto Giudice, ma Salvatore. – Io do all’umanità un vaso con il quale potrà attingere le grazie alla sorgente della Misericordia. Questo vaso è l’immagine con l’iscrizione: “Gesù, io confido in Te!”. “O sangue ed acqua che scaturisci dal cuore di Gesù, come sorgente di misericordia per noi, io confido in Te!” Quando, con fede e con cuore contrito, mi reciterai questa preghiera per qualche peccatore io gli darò la grazia della conversione.

                          

CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Si usi la corona del Rosario. In principio: Pater, Ave, Credo.

Sui grani maggiori del Rosario: “Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati, del mondo e delle anime nel Purgatorio”.

Sui grani dell’Ave Maria per dieci volte: “Per la sua dolorosa passione abbi misericordia di noi, del mondo e delle anime nel Purgatorio”.

Alla fine ripetere per tre volte: “Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale: abbi pietà di noi, del mondo e delle anime nel Purgatorio”.

Gesù a Santa Faustina Kowalska

«Oh, se i peccatori conoscessero la Mia Misericordia non ne perirebbe un così gran numero! Dì alle anime peccatrici di non avere paura ad avvicinarsi a Me; parla loro della Mia grande Misericordia! ».

«La perdita di un’anima M’immerge in una tristezza mortale! Tu Mi consolerai se pregherai per i peccatori. Sì, la preghiera che Mi è più gradita è la preghiera per la conversione dei peccatori: sappi, figlia Mia, che questa preghiera viene sempre esaudita».

«Quello che ora tu vedi com’è nella realtà, le altre suore lo credono per mezzo della fede. Oh, quanto Mi è gradita la loro grande fede!

Sebbene, in apparenza, i loro occhi non vedano nell’Ostia Santa alcuna traccia della Mia vita, tuttavia io vivo realmente racchiuso in ogni Ostia. Solo se l’anima avrà una fede viva in Me, allora Io potrò agire su di lei. Oh, quanto Mi è gradita la fede viva».

«Le Grazie che ti concedo non sono soltanto per te, ma per un gran numero di anime..: Nel tuo cuore ho messo la Mia stabile dimora, nonostante la grande miseria che tu sei. Io mi unisco a te, prendo la tua miseria e, in cambio, ti dono la Mia Misericordia! In ogni anima compio l’opera della Mia Misericordia; e quanto più grande è il peccatore, tanto maggiore diritto ha alla Mia Misericordia! Tutto ciò che Io faccio porta il sigillo della Mia Misericordia. Chi confida nella Mia Misericordia non perirà, poiché tutti i suoi problemi sono Miei ed i suoi nemici s’infrangeranno ai piedi del Mio sgabello».

«Figlia Mia, se per mezzo tuo esigo dagli uomini il culto della Mia Misericordia, tu per prima devi distinguerti per la fiducia nella Mia Misericordia. Esigo da te le opere di misericordia, che devono scaturire dall’amore per Me. Devi manifestare al prossimo la misericordia sempre e dappertutto; non dovrai mai ritirarti, né rifiutarti, né scusarti. Ti insegno tre modi di usare misericordia verso il tuo prossimo: il primo è l’azione, il secondo è la parola, il terzo è la preghiera… In questo modo l’anima loda e rende onore alla Mia Mise­ricordia.

Sì, la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia. Ma sono necessarie anche le opere buone ed il culto esterno della Mia Misericordia con la solenne celebrazione di questa Festa e la venerazione dell’Immagine che è stata dipinta. Attraverso questa Immagine concederò alle anime molte Grazie; essa deve ricordare alle anime ciò che la Mia Misericordia esige da loro, perché anche la fede più forte, senza le opere, non serve a nulla».

 

Regina dei martiri

 

Regina dei martiri, che non ti spaventasti davanti ai più atroci dolori e compisti nel tuo Cuore il più eroico dei sacrifici, io ti ammiro e unisco le mie pene alle tue. Vorrei essere vicina a te, come san Giovanni e le pie donne, per consolarti della perdita del tuo Gesù.

Riconosco che purtroppo i miei peccati sono stati causa di tanti dolori al Figlio tuo diletto e al medesimo tuo Cuore.

Ti chiedo perdono, o Madre Addolorata; accetta in riparazione l’offerta che io ti faccio di tutta me stessa, e il proposito di volerti amare per l’avvenire.

Metto nelle tue mani tutta la mia vita perché possa servire e farti conoscere e amare da tante anime che vivono lontane dal tuo Cuore materno. Amen.

* Per la Passione di Cristo, tuo Figlio, ottienici la salvezza, o Vergine Maria!

* Madre d’ogni dolore prega per noi e per tutti i figli tuoi.

Le tre Sante e Potenti suppliche per chi si trova nella dura prova

 

Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, che con il Sudore del Tuo Preziosissimo Sangue nell’Orto degli Ulivi Offristi per noi, all’Amato Padre Celeste, la Tua Santissima Passione, abbi pietà di questo Tuo figlio ( … … … ) e, per la Tua Divina Giustizia, pur se dovesse meritare il castigo a causa dei peccati commessi, riconcilialo con Te e accetta in dono, per la sua salvezza, gli affanni, i dolori e le afflizioni che lo opprimono in quest’ora di angoscia e di dura prova.

O Dio Onnipotente e Misericordioso, concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, che Vive e Regna con Te, in unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i secoli, dei secoli.

Amen! Amen ! Amen !

(7 Pater, Ave e Gloria)

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu che con mitezza donasti il Tuo Preziosissimo Sangue e Moristi per noi sul Tronco della Croce, sottomettendo la Tua Volontà al Padre Celeste, libera l’anima del Tuo figlio  ( … … …) da ogni peccato e, in virtù delle Tue Sante Ferite e per gli infiniti Meriti del Tuo Santo Martirio, salvalo dall’espiazione delle sue colpe che possono essere state causa di perdizione eterna.

O Dio Onnipotente e Misericordioso, concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli.

Amen! Amen ! Amen !

(7 Pater, Ave e Gloria)

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu che per l’Immenso Amore Divino fosti attirato dal Cielo nel seno della Vergine Benedetta, condividendo con noi la natura umana in questa valle di lacrime, consentendo, quale segno di Grande Amore per noi, di essere condannato a morte, di morire ed essere sepolto, per poi Risorgere, fa che l’anima del tuo figlio ( … … … ), dopo questa dura prova, sia ispirata e salvata dalla Luce della Tua Divina Sapienza.

O Pietoso Gesù, che Hai donato il Tuo Santo Corpo come Vero Cibo e che hai Versato il Tuo Preziosissimo Sangue come Vera Bevanda, Tu, che con la forza del Tuo Potere Divino hai mandato lo Spirito Santo nei Cuori dei Tuoi Apostoli e nei cuori di tutti coloro che sperano e credono in Te, rimetti, con la Tua Santa Benedizione, i peccati di questo Tuo fedele figlio ( … … … ).

O Misericordioso Gesù, concedi a questo Tuo figlio ( … … … ) il sublime Dono della Salvezza e della Luce Eterna. Quando Tu vorrai, o Padre Celeste, accoglilo, con la Tua Infinita Misericordia, nel Regno dei Cieli, nella Gloria del Padre Celeste, che Vive e regna con Te, in unione con lo Spirito Santo, per tutti i secoli, dei secoli.

Amen! Amen ! Amen !

(7 Pater, Ave e Gloria)

 

 

 

Preghiera per ottenere una grazia

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Si tratta di una delle devozioni caratteristiche al Santo di Padova alla cui festa ci si prepara per ben tredici giorni (invece dei soliti nove giorni della novena).

La devozione ha origine dalla convinzione popolare che il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie e anche dal fatto che la sua festa ricorre proprio il 13 del mese.

1. O glorioso sant’Antonio, che hai avuto da Dio il potere di risuscitare i morti, risveglia l’anima mia dalla tiepidezza e ottienimi una vita fervorosa e santa. Gloria al Padre…

2. O sapiente sant’Antonio, che con la tua dottrina sei stato luce per la santa Chiesa e per il mondo, illumina l’anima mia aprendola alla divina verità. Gloria al Padre…

3. O pietoso Santo, sempre pronto a soccorrere i tuoi devoti, soccorri anche l’anima mia nelle attuali necessità. Gloria al Padre…

5. O sant’Antonio, vero giglio di purità, non permettere che la mia anima resti macchiata dal peccato, e fa’ che viva nell’innocenza della vita. Gloria al Padre…

6. O caro Santo, per la cui intercessione tanti infermi ritrovano la salute, aiuta la mia anima a guarire dalla colpa e dalle inclinazioni cattive. Gloria al Padre…

7. O S. Antonio, che ti sei prodigato per salvare i fratelli, guidami nel mare della vita e dammi il tuo aiuto perché possa giungere al porto della salvezza eterna. Gloria al Padre…

8. O compassionevole S. Antonio, che durante la vita hai liberato tanti condannati, ottienimi la grazia di essere sciolto dai legami del peccato per non essere riprovato da Dio nell’eternità. Gloria al Padre…

9. O santo Taumaturgo, che hai avuto il dono di ricongiungere ai corpi le membra recise, non permettere che io mi separi mai dall’amore di Dio e dall’unità della Chiesa. Gloria al Padre..

10. O soccorritore dei poveri, che ascolti quanti ricorrono a te, accogli la mia supplica e presentala a Dio affinché egli mi doni il suo aiuto. Gloria al Padre…

11. O carissimo Santo, che ascolti tutti quelli che ricorrono a te, accogli con bontà anche la mia preghiera, e presentala a Dio affinché io sia esaudito. Gloria al Padre…

12. O sant’ Antonio, che sei stato apostolo instancabile della parola di Dio, fa’ che io possa dare testimonianza della mia fede con la parola e con l’esempio. Gloria al Padre…

13. O amatissimo sant’Antonio, che a Padova hai la tua tomba benedetta, guarda alle mie necessità; parli a Dio per me la tua lingua miracolosa affinché io possa essere consolato ed esaudito. Gloria al Padre…

 

Prega per noi, Sant’Antonio di Padova
E saremo fatti degni delle promesse di Cristo.

 

Preghiamo – Dio onnipotente ed eterno, che in sant’Antonio di Padova hai dato al tuo popolo un insigne predicatore del Vangelo e un patrono dei poveri e dei sofferenti, concedi a noi, per sua intercessione, di seguire i suoi insegnamenti di vita cristiana e di sperimentare, nella prova, il soccorso della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

La piccola via – Teresa di Lisieux

«Qual è la via che vuoi insegnare alle anime?» chiese Madre Agnese alla sorella sul letto di morte.
E lei rispose: «E’ il cammino della fiducia e del totale abbandono».

Betlemme: prima tappa della Piccola Via

«Farsi piccoli vuol dire riconoscere il proprio nulla,
tutto aspettare da Dio …
non cercare ricchezze, non inquietarsi di nulla …
non attribuire a se stessi le virtù che si praticano».
(da “Consigli e Ricordi”)

Se noi potessimo stringere tra le braccia il Bambino di Betlemme, come ci sarebbe più facile comprendere Dio, il suo amore e la sua volontà nei nostri riguardi.
Teresa l’ha intuito: il suo cammino di santità partì da lì, dalla capanna di Betlemme.
Non c’è un fanciullo in quella mangiatoia? Dio non ha scelto di farsi bambino per venirci incontro?
Ebbene, Teresa seguirà lo stesso cammino: ha compreso che per incontrare un Dio Bambino non c ‘è altra strada che farsi piccoli.
Non ricordavamo più le parole di Cristo: «Se non vi farete piccoli … non entrerete nel regno dei cieli»?

Sulla terra c’è sempre un po’ di luce

«La mia vita è fatta tutta di confidenza e di amore
e non capisco le anime
che hanno paura d’un così tenero Amico».
(lettera a P. Roulland, 9.5.1897)

Diventare bambini: liberarsi da tutte le incrostazioni, da tutto ciò che ci rende meno spontanei, più calcolatori, egoisti.
Non chiudere gli occhi davanti alle difficoltà della vita, ma guardare la vita con altri occhi.
Ridiventare capaci di fiducia, d’apertura, di Amore.
L’amore dei bambini è senza condizioni come quello di Dio.
Solo lo sguardo puro d’un bambino può intuire che sulla terra –nonostante ogni oscurità- c’è sempre un po’ di luce che scende dal cielo: ciò basta per poter sperare contro ogni possibile delusione.

L’amore: unico mezzo per giungere alla perfezione

«Io non conosco altro mezzo per giungere alla perfezione
fuorché l’Amore …
Amare!
È per questo che è fatto il nostro cuore».
(lettera a M. Guérin, luglio 1890)

A volte, dopo aver accolto l’invito evangelico, può nascere in cuore la paura d’esser rimasti soli, come bambini sperduti nel vortice di uomini che parlano un altro linguaggio: quello del successo, dell’interesse, dell’egoismo.
Ma il bene crea dei legami più forti di quelli del male.
Coloro che hanno scelto Cristo formano l’immensa famiglia dei Santi, unita per l’eternità: in cielo e in terra.

Accettare le spine

«Il vero amore si nutre di sacrifici,
e più l’anima rifiuta a sé le soddisfazioni naturali,
più la sua tenerezza diventa forte e disinteressata».
(da “Consigli e Ricordi”)

La piccola anima però sa che non le sono richiesti grandi sacrifici, né situazioni difficili o eroiche: c’è tanto bisogno di piccoli atti d’amore nella vita! Per cogliere e offrire una rosa bisogna spesso accettare di pungersi alle spine: questo è Amore. A volte scegliamo una vita spoglia e gelida solo per evitare delle punture e così pian piano il cuore diventa amaro e siamo vecchi e stanchi: l’infanzia spirituale non è durata!

Gettare fiori a Gesù

«Non vi è che una cosa sola da fare quaggiù: gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifici e prenderlo con le carezze» (da “Novissima Verba”)

Un altro pericolo per l’anima-fanciulla è raccogliere dei fiori, ammassare dei piccoli tesori e poi tenerli per sé, oppure rammaricarsi di doverli distribuire così, semplicemente, senza che gli altri li apprezzino, accettando che li sciupino o addirittura li esigano senza accorgersi di quanto costino.
Ma essere bambini vuol dire non essere capaci di riflettere sul dare e sull’avere.
Vuol dire scorgere negli altri l’aspetto più bello solo perché anche il volto più deforme nasconde sempre i lineamenti di Cristo!

La debolezza come forza

«E’ la sua debolezza che costituisce tutta la sua forza.
Non potrei spezzarmi mai perché,
qualunque cosa mi accada,
non voglio veder altro che la dolce mano del mio Gesù».
(Lettera a M. Agnese di Gesù, maggio 1889)

Non occorrerà restare ad occhi asciutti, come se Lui volesse a tutti i costi essere il Dio degli eroi.
La piccola anima a volte piange e si dispera, proprio come una bambina qualunque che ha il cuore grosso perché la vita è più grande di lei.
Basterà solo sapere come piangere: abbracciata a Lui, come si fa con un papà buono che magari non dirà nulla, ma saprà capire.
Allora non sarà più un pianto triste: solo uno sfogo che fa bene al cuore e lo purifica.

Il vero male non è cadere

«Il Signore vede la nostra fragilità
e si ricorda
che non siamo che polvere».
(Salmo 102, 14)

Si può cadere nella vita: aver fatto un passo di troppo, dove la terra non è più buona.
Il vero male però non è cadere: è lasciare andare la Sua mano, non voler rialzarsi più, inorgoglirsi nei propri piccoli o grandi insuccessi.
Una mano tesa indica sempre un cuore proteso a rinnovarsi, una volontà disposta a riconoscere l’errore.
Così è già salvezza, è già ricordare che sotto la croce, Gesù per tre volte è caduto e per tre volte ci ha insegnato che rialzarsi è duro, ma necessario.

Abituarsi all’amore

«Non si può ai abbastanza confidare in Dio
che è tanto potente e misericordioso.
Si ottiene da Lui appunto ciò che da Lui si spera».
(da “Novissima Verba”)

Abituarsi all’amore, ci aiuterà a sentirci fanciulli davanti a Dio: portati da Lui.
Ad un tratto ci s’accorge che tutto è diventato più facile, gli ostacoli sembrano scomparire e il cammino sembra diventato così sereno!
Cos’è accaduto?
Soltanto questo: si è giunti ad amare Dio fino al punto di lasciarLo agire.
“Senza di me, non potete far nulla” ha detto Gesù: l’anima ora esperimenta il “tutto” che può realizzare tra le braccia di Cristo.

La delicatezza di Maria

«Quando il diavolo è riuscito ad allontanare
un’anima dalla Santa Comunione,
ha raggiunto il suo scopo …
E Gesù piange!».
(Lettera a Maria Guérin, 30.05.1889)

Non c’è più paura, quindi, nella piccola anima che s’accosta al suo Dio: non c’è più indegnità alcuna.
Ricevere l’Eucarestia, accostarsi al Mistero, è per lei come una gentile cerimonia nuziale: l’incontro è preparato dalle mani esperte e gentili di Maria.
È come essere inseriti nella buona famiglia di Nazareth, dove non contano più i nostri abiti a brandelli, ma la delicatezza di Maria che sa come rivestirci per presentarci al suo Gesù.

Il Pane deve essere dato

«Da lontano pare tutto rosa far del bene alle anime …
da vicino, è tutto il contrario, la tinta rosa è scomparsa,
si sente che fare del bene è tanto impossibile
senza il soccorso del Signore,
quanto far brillare il sole in piena notte».
(Man. C)

Il pane ricevuto nell’Eucarestia non può essere gelosamente trattenuto nel proprio cuore: deve essere distribuito.
Anche la piccola anima è responsabile d’altre anime che attendono da Lei forse una parola, un insegnamento, una protezione, una guida.
Come il divino Maestro, ha pensa perché c’è sempre qualche pecorella che si smarrisce e non trova la porta dell’ovile e non vuole ascoltare il richiamo.
Ma restando unita a Lui, il Buon Pastore, non avrà riposo finchè anche qull’unica smarrito non venga salvata.

L’Ascensore divino

«Dice il Signore: “Io sono la Via …”».
(Vangelo di Gv, 14,6)

Sarà davvero un sorriso che rapisce la piccola anima.
Ad un tratto quelle parole evangeliche di Cristo: «Io sono la Via», assumono tutta la loro evidenza affascinante.
Ci si sente sollevati da Dio, quasi che lo stesso Gesù ci alzi tra le braccia, per decidere e facilitare gli ultimi passi.
Era così lunga e spesso faticosa la strada!
All’improvviso l’anima sente che Qualcuno le è talmente vicino da identificarsi con lei. E la propria morte è la stessa di quella redentrice di Cristo.

I fanciulli non si dannano

«I fanciulli non si dannano».
(da “Consigli e Ricordi”)

Perciò i fanciulli non si dannano.
Non si dannano perché l’unica loro caratteristica è quell’apertura di cuore che impedisce l’indurimento e il rifiuto.
Non si dannano perché la loro fiducia è tale da superare qualsiasi abisso.
Non si dannano perché portano nelle loro mani innocenti tutto il sangue di Cristo innocente.
Non si dannano perché invocano con la loro stessa esistenza la maternità di Maria.
Non si dannano perché a un bambino Dio può aprire sempre le braccia.

 

Come pregare

E’ difficile pregare se non conosci come pregare, ma noi dobbiamo aiutarci a pregare.

Il primo mezzo da usare è il silenzio.

Le anime dedite alla preghiera sono anime dedite a un gran silenzio.

Non possiamo metterci immediatamente alla presenza di Dio se non facciamo esperienza di un silenzio interiore ed esterno.

Perciòٍ dovremo porci come proposito particolare il silenzio della mente, degli occhi e della lingua.

(Madre Teresa)

La legge delle Beatitudini

 

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.

Beati i miti,
perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,3-12)

Preghiera per la famiglia

O Maria, Donna del sì,

l’Amore di Dio è passato attraverso il Tuo Cuore

ed è entrato nella nostra tormentata storia

per riempirla di luce e di speranza.

Noi siamo legati profondamente a Te:

siamo figli del tuo umile sì!

Tu hai cantato la bellezza della vita,

perché la Tua anima era un limpido cielo

dove Dio poteva disegnare l’Amore

e accendere la Luce che illumina il mondo.

O Maria, Donna del sì,

prega per le nostre famiglie,

affinché rispettino la vita nascente

e accolgano e amino i bambini,

stelle del cielo dell’umanità.

Proteggi i figli che si affacciano alla vita:

sentano il calore della famiglia unita,

la gioia dell’innocenza rispettata,

il fascino della vita illuminata dalla Fede.

O Maria, Donna del sì,

la Tua bontà ci ispira fiducia

e ci attira dolcemente a Te

pronunciando la più bella preghiera,

quella che abbiamo appreso dall’Angelo

e che vorremmo non avesse mai fine:

Ave o Maria, piena di grazia

il Signore è con te … Amen

 

Angelo Comastri, Cardinale

Gesù, l’Uomo-Dio

 

Dagli scritti di Padre Pio:

O quale immensità d’amore racchiude quel cuore!… Sempre, o Gesù mi ha toccato il cuore questo tuo viaggio con i tuoi dal Cenacolo all’Orto, per l’espansione di un amore che si profonde e si fonde con gli amanti suoi per l’espansione di un amore che si avvia per immolarsi per gli altri, per riscattarli dalla schiavitù… Tu sei ora per suggellare questa prova d’amore con l’immolazione della tua vita. (Appendice V, agonia di Gesù nell’orto, Ep. IV, p.893)

Dagli scritti di Padre Pio:

Mio Gesù, come potremo noi attingere forza da te, se ti vediamo così sfinito ed abbattuto?… Gesù, estremamente oppresso, grida al Padre: “ Se è possibile passi da me questo calice”. È il grido della natura che, oppressa, fiduciosa ricorre all’aiuto del cielo…Mio Gesù, qual ne è la ragione perché tu chiedi quello che non vuoi ti sia concesso? Il dolore e l’amore. Ecco il grande segreto. Il dolore che ti opprime, ti porta a chiedere aiuto e conforto; ma l’amore per soddisfare la giustizia divina e ridarci a Dio, ti porta a gridare : “ Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. A questa preghiera il cielo si mantiene duro come di bronzo. (Appendice V, agonia di Gesù nell’orto, Ep. IV, p.898)

Dagli scritti di Padre Pio:

La mia preghiera poi, padre mio, è l’aculeo di dolori e di pene mortali, orribili a ripensarsi…Sento un abbandono di vuoto in me… nulla, il perfetto nulla, fuori dei lampi rarissimi guizzanti di luce incerta, tra le folte tenebre in cui si è immerso, che dicono allo spirito: Dio è nel bene… Mio Bene, dove sei?… Mio Dio, e Dio mio!… Dirti altro non so più: perché mi hai abbandonato? All’infuori di questo abbandono io ignoro, ignoro ogni cosa, persino la vita che io ignoro di vivere. (P. Pio a p. Benedetto, S. Giovanni Rotondo, 4 giugno 1918 ,Ep.I p1029)

Dagli scritti di Padre Pio:

La sua preghiera al Padre ha due motivi: uno per sé, l’altro per noi. Il Padre non lo esaudisce per sé, ma lo vuole morto per noi… Gesù, che niente valga a staccarmi da te, né la vita né la morte. Seguendoti in vita, legato a te appassionato, mi sia dato spirare con te sul Calvario, per ascendere teco nella gloria.(Appendice V, agonia di Gesù nell’orto, Ep. IV, p.898)

L’ora della Misericordia

Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che lui stesso ha chiamato “un’ora di grande misericordia per il mondo intero” (Q. IV pag. 440). “In quell’ora – ha detto successivamente – fu fatta grazia al mondo intero, la misericordia vinse la giustizia” (Q V, pag. 517).

Gesù ha insegnato a suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di:

  • invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori;

  • meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la grazia della comprensione del suo valore.

  • Consigliava in modo particolare: “in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi” (Q V, pag. 517).

Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite:

  • la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;

  • deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione.

In quell’ora – dice Gesù – non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione(Q IV, pag. 440). Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia

Gesù a Santa Maria Faustina Kowalska

 

 

Lettera a tutti i fedeli – San Francesco d’Assisi

Cristo Redentore

L‘altissimo Padre celeste volle che il suo Figlio, il Verbo santo e glorioso, assumesse il fragile corpo dell’uomo nel seno della Vergine Maria e a lei mandò l’angelo Gabriele, affinché le recasse il lieto annuncio. Il Cristo, che era ricco più di ogni altro, volle scegliere la povertà in questo mondo, insieme con la sua santissima madre.
Alla vigilia della sua Passione egli consegnò ai discepoli anche il suo corpo e il suo sangue nell’Eucarestia, dicendo: Prendete e mangiate: questo è il mio corpo…..Questo é il sangue della nuova alleanza, che sarà sparso per voi e per tutti in remissione dei peccati (I Cor. 11, 24).
Infine rimise la sua stessa volontà nelle mani del Padre.
Egli, mentre il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue, pregava perché si allontanasse da lui la morte vista come un calice di dolore. Concluse però la sua preghiera dicendo: Padre, sia fatta la tua volontà. Non come voglio io, ma come vuoi tu.
Ora la volontà del Padre fu che il suo Figlio benedetto e glorioso offrisse il suo sangue come vittima sulla croce, non per se stesso, che è il creatore di tutte le cose, ma per i nostri peccati, perché per noi era nato e a noi è stato donato.
In questo modo Cristo ci ha lasciato un esempio, affinché seguiamo le sue orme, e vuole che tutti ci salviamo per i suoi meriti e siamo uniti a lui, ricevendo il suo corpo e il suo sangue in un cuore puro e in un corpo casto.
Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere e salvarsi per mezzo di lui, sebbene ciò che ci domanda sia per il nostro bene e ci dia un peso leggero da portare.

Santo Rosario meditato con Santa Teresa di Gesù Bambino

MISTERI GAUDIOSI

(Lunedì – Sabato)

PRIMO MISTERO

L’ANNUNCIO A MARIA (Luca 1 26-38)

Quando Elisabetta fu al sesto mese Dio mandò l’angelo Gabriele a Nazareth, un villaggio della Galilea. L’angelo andò da una vergine che era fidanzata con un uomo chiamato Giuseppe. La ver­gine si chiamava Maria. L’angelo entrò in casa e le disse: “Ti saluto, Maria! Piena di grazia, il Signore è con te”.

Maria fu molto impressionata da queste parole e si domandava che significato poteva avere quel saluto. Ma l’angelo le disse: “Non temere, Maria! Tu hai trovato grazia presso Dio. Avrai un figlio, lo darai alla luce e gli metterai nome Gesù. Il Signore lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre, ed egli regnerà sem­pre sul popolo d’Israele. Il suo regno non finirà mai”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile questo, dal momento che io sono vergine?”.

L’angelo rispose: “Lo Spirito Santo verrà su di te e l’Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Per questo il bam­bino che avrai sarà santo, Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, alla sua età aspetta un figlio. Tutti pensavano che non potesse avere bambini, eppure è già al sesto mese. Nulla è impossibile a Dio!”.

Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto”. Poi l’angelo la lasciò.

“Quando un angelo del cielo ti offre d’essere la Madre di un Dio che deve regnare per tutta l’eter­nità, Maria io ti vedo preferire, sorprendente miste­ro, l’ineffabile tesoro della tua verginità. Io com­prendo, Vergine Immacolata, che la tua anima sia più cara al Signore della sua divina dimora… e che la tua anima, Umile e Dolce Valle, può contene­re il mio Gesù, l’Oceano dell Amore! (Poesia 54 in prosa).

Maria ti amo, quando ti dici la piccola serva di Dio che rapisci per la tua umiltà! Questa virtù nascosta ti rende onnipotente e attira la Santa Trinità nel tuo cuore. E così lo Spirito d’Amore, coprendoti con la sua ombra, incarna in te il Figlio uguale al Padre!… Egli avrà un grande numero di fratelli peccatori; se lo si dovrà chiamare. Gesù tuo primogenito” (Poesa 54 in prosa).

“Tu t’inganni, se credi che la piccola Teresa cammini sempre con ardore sulla strada della virtù: lei è debole e molto debole; tutti i giorni ne fa espe­rienza. Ma Gesù si compiace d’insegnarle, come a San Paolo, la scienza di vantarsi nelle sue infermità: questa è una grande grazia e io prego Gesù di inse­gnartela, poiché solo in questo si trova la pace e il riposo del cuore. Quando ci si vede così miserabili, non ci si vuole più prendere in considerazione e non si guarda che l’unico Diletto!… ” (Lettera 109).

“Madre amata, malgrado la mia piccolezza, anch’io come te possiedo in me l’Onnipotente e non tremo vedendo la mia povertà: infatti l’eredità di una madre appartiene al figlio… Ed io sono tua figlia, Madre! Le tue virttù, il tuo amore, non sono forse miei? Così, quando nel mio cuore discende l’Ostia bianca, Gesù, il tuo dolce Agnello, crede di riposare in Te!” (Poesia 54 in prosa).

“Ricordati Gesù della gloria del Padre, ricor­dati dei suoi divini splendori che lasciasti per esi­liarti qui in terra e riscattare tutti i poveri peccato­ri… Gesù, abbassandoti verso la Vergine Maria, tu veli la tua grandezza e la tua gloria infinita. Di quel maternogrembo che fu il tuo secondo cielo! Ricordati” (Poesia 24 in prosa).

“O Gesù, perché non mi è possibile dire a tutte le piccole anime quanto la tua condiscendenza è ineffabile?… Sento che se per assurdo tu trovassi un’anima più debole, più piccola della mia, ti com­piaceresti di colmarla di favori ancora più grandi, qualora si abbandonasse con fiducia completa alla tua misericordia infinita” (Manoscritto B 5v).

 

SECONDO MISTERO

LA VISITA DI MARIA AD ELISABETTA (Luca 1 39-56)

In quei giorni Maria si mise in viaggio e rag­giunse in fretta un villaggio che si trovava nella parte montagnosa della Giudea. Entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino dentro di lei ebbe un fremito, ed essa fu colma di Spirito santo e a gran voce esclamò: “Dio ti ha benedetta più di tutte le altre don­ne, e benedetto è il bambino che avrai! Che grande cosa per me! Perché mai la madre del mio Signore viene a farmi visita? Appena ho sentito il tuo salu­to, il bambino si è mosso in me per la gioia. Beata te che hai avuto fiducia nel Signore e hai creduto che egli può compiere ciò che ti ha annunziato”.

Allora Maria disse: “Grande è il Signore: lo voglio lodare. Dio è mio salvatore: sono piena di gioia. Ha guardato a me, alla sua povera serva: tutti, d’ora in poi, mi diranno beata. Dio è potente: ha fatto in me grandi cose, santo è il suo nome. La sua misericordia resta per sempre con tutti quelli che lo servono. Ha dato prova della sua potenza, ha distrutto i superbi e i loro progetti. Ha rovesciato dal trono i potenti, ha rialzato da terra gli oppressi. Ha colmato i poveri di beni, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Fedele nella sua misericordia, ha risollevato il suo popolo, Israele. Così aveva promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre”.

Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi. Poi ritornò a casa sua.

“Tu mi fai comprendere che non è impossibile seguire i tuoi passi Regina degli eletti. La stretta via del Cielo, tu l’hai resa percorribile mettendo in pratica ogni giorno le virtù più umili. Accanto a Te, Maria, anch’io amo restare piccola: vedo la vanità delle grandezze umane. Nella casa di Elisabetta, che riceve la tua visita, imparo a eserci­tare una ardente carità” (Poesia 54 in prosa).

“Una parola, un sorriso amabile, spesso basta­no per far distendere una persona triste… Voglio essere amabile con tutti per rallegrare Gesù… Che banchetto potrebbe imbandire una carmelitana alle sue sorelle se non un banchetto spirituale composto da una carità amabile e gioiosa?” (Manoscritto C).

“Vivere d’Amore è navigare seminando sempre la gioia e la pace nei cuori. Mossa dalla Carità, ti vedo nelle anime delle mie sorelle. La Carità, ecco la mia sola stella: sulla giusta rotta navigo alla sua luce. Sulla vela ho scritto il mio motto: Vivere d’Amore!” (Poesia 17).

“Ho compreso che la carità non deve rimanere chiusa in fondo al cuore. Nessuno – ha detto Gesù – accende una lampada per metterla sotto il tavolo, ma la si mette sopra il candeliere per­ché illumini tutti coloro che stanno nella casa.

Mi sembra che questa lampada rappresenti la carità che deve illuminare, rallegrare non solo quelli mi sono i più cari, ma anche tutti coloro che stanno nella casa senza alcuna eccezione” (Mattoscritto c).

“Quando Giuseppe il Giusto, ignora il prodi­gio, che tu vorresti nascondergli per la tua umiltà, in lacrime lo lasci accanto a te, Tabernacolo che vela la divina Bellezza del Salvatore… O quanto amo, Maria, questo tuo eloquente silenzio; per me è un concerto melodioso e dolce che mi mostra la grandezza e l’onnipotenza di chi soltanto attende il suo aiuto dal cielo… ” (Poesia 54 in prosa).

“Là in quella casa ascolto rapita, dolce Regina degli Angeli, il sacro cantico che ti sgorgò dal cuore. Tu m’insegni a cantare le lodi divine e a gloriarmi in Gesù mio Salvatore. Le tue parole d’amore sono come mistiche rose che devono profu­mare i secoli futuri. In Te l’Onnipotente ha fatto grandi cose e io voglio meditarle per poterlo benedi­re” (Poesia 54 in prosa).

 

TERZO MISTERO

LA NASCITA DI GESU’ (Luca 2 1-12)

In quel tempo l’imperatore Augusto con un decreto ordinò il censimento di tutti gli abitanti dell’impero romano. Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a far scrivere il loro nome nei regi­stri e ciascuno nel proprio luogo d’origine.

Anche Giuseppe partì da Nazareth, in Galilea e salì a Betlemme, la città del re Davide, in Giudea. Andò là perché era un discendente diretto del re Davide e Maria sua sposa, che era incinta, andò con lui.

Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto.

In quella stessa regione c’erano anche alcuni pastori. Essi passavano la notte all’aperto per fare la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce, così che essi ebbero una grande paura. L’angelo disse: “Non temete! Io vi porto una bella notizia che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una magiatoia”.

“Più tardi, a Betlemme, o Giuseppe e Maria, vi vedo respinti da tutti gli abitanti. Nessuno vuole accogliere nella sua locanda dei poveri stranieri, il posto è per i grandi… Il posto è per i grandi… così è in una stalla che la Regina dei Cieli deve partori­re Dio. Madre, come sei amabile, quanto ti trovo grande in un così misero luogo” (Poesia 54 in prosa).

“Quando vedo l’Eterno avvolto in fasce e sento il debole grido del Verbo Divino, Madre, non invi­dio più gli Angeli perché il loro potente Signore è mio Fratello amato!… Come t’amo, Maria, che sulla nostra terra hai fatto germogliare il tuo Divino Fiore!… E t’amo ancora, quando ascolti i pastori e i mogi, vedere con quanta cura conservi tutte le cose nel tuo cuore!…” (Poesia 54 in prosa).

“Ricordati Gesù del giorno della tua natività, quando scendendo dal Cielo, gli Angeli hanno can­tato. “Al nostro Dio gloria, onore e potestà… E pace ai cuori di buona volontà”. Da mille novecento anni, Signore, tu mantieni la promessa e ai figli tuoi appartiene la ricchezza della pace. Per gustare sempre la tua pace ineffabile io vengo da te. Io vengo da te, nascondimi nelle tue fasce, nella tua culla voglio restare per sempre. Là, con gli Angeli, potrò cantando dirti: Ricordati le gioie dei tuoi primi giorni Gesù! Rammentati dei pastori e dei magi che gioiosi t’offrirono i loro cuori e i loro omaggi. E del corteo innocente che il suo sangue ti donò ricordati” (Poesia 24 in prosa).

“Ho dipinto (su di una immaginetta) il divi­no Bambino in modo da mostrare come si comporta nei miei confronti… In effetti egli dorme quasi sempre… Il Gesù della povera Teresa non l’acca­rezza così come Egli accarezzava la sua Santa Madre. Ciò è molto naturale, poiché la figlia è così indegna della Madre!… Tuttavia gli occhietti chiusi di Gesù parlano molto alla mia anima e, poiché Egli non mi accarezza, mi sforzo io di far­gli piacere…” (Lettera 160).

“Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo!… Io l’amo!… Infatti egli non è che amore e misericordia! (Lettera 266).

Il mio cielo è sentire in me la somiglianza con Dio che mi ha creato con il suo potente soffio divino. Il mio Cielo è mantenermi sempre alla sua presenza. Chiamarlo Padre ed essere sua figlia. Tra le sue divine braccia non temo la tempesta. Questo totale abbandono è la mia sola legge! Assopirmi sul suo cuore, accanto al suo Volto, ecco il mio Cielo” (Paese 32 in prosa).

 

QUARTO MISTERO

LA PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO

Viveva allora a Gerusalemme un uomo chia­mato Simeone. Un uomo retto e pieno di fede in Dio, che aspettava con fiducia la liberazione d’Israele. Lo Spirito Santo era con lui e gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di aver vedu­to il Messia mandato dal Signore.

Mosso dallo Spirito Santo, Simeone andò nel tempio dove s’incontrò con i genitori di Gesù, pro­prio mentre essi stavano portandovi il loro bambino per compiere quello che ordinava la legge del Signore.

Simeone allora prese il bambino tra le braccia e ringraziò Dio così: “Ormai, Signore, puoi lasciare che il tuo servo se ne vada in pace: la tua promessa si è compiuta. Con i miei occhi ho visto il Salvatore: Tu l’hai messo davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo, Israele”.

Il padre e la madre di Gesù rimasero stupiti per le cose che Simeone aveva detto del bambino. Simeone poi li benedisse e parlò a Maria, la madre di Gesù: “Dio ha deciso che questo bambino sarà occa­sione di rovina o di risurrezione per molti in Israele. Sarà un segno di Dio, ma molti lo rifiute­ranno: così egli metterà in chiaro le intenzioni nascoste nel cuore di molti. Quanto a te, Maria, il dolore ti colpirà come colpisce una spada”.

“Amo vederti confusa tra tutte le altre donne che dirigono verso il santo tempio i loro passi. T’amo, Maria, quando presenti il Salvatore delle nostre anime al beato Vegliardo che lo stringe tra le sue braccia. Dapprima ascolto sorridente il suo canto, ma presto la sua voce mi fa piangere. Lo sguardo profetico di Simeone scrutando l’avvenire ti mostra una spada di dolori” (Poesia 54 in prosa).

“O Regina dei Martiri, fino a sera della vita la spada dolorosa trapasserà il tuo cuore. Devi già abbandonare la terra della tua patria per sfuggire al furore geloso di un re. Mentre tra le pieghe del tuo velo, Gesù in pace dorme, Giuseppe viene a chiederti di partire sull’istante, la tua obbedienza si manifesta pronta e senza alcun ritardo parti e senza ragionare” (Poesia 54 in prosa).

“Il merito non consiste nel fare né nel donare molto, ma piuttosto nel ricevere, nell’amare molto! È detto che è molto più dolce dare che ricevere, ed è vero. Ma allora, quando Gesù vuol prendere per Sé la dolcezza di donare, non sarebbe simpatico rifiu­tare. Lasciamogli prendere e dare tutto quel che vorrà: la perfezione consiste nel fare la sua volontà e l’anima che si abbandona interamente a Lui è chiamata da Gesù stesso sua madre, sua sorella e tutta la sua famiglia… come è facile piacere a Gesù, conquistare il suo cuore! Non c’è che da amarlo senza guardare a se stessi, senza troppo esaminare i propri difetti… ” (Lettera 142).

“Gesù lo so, l’amore si paga soltanto con l’a­more… Ma sono una figlia della Chiesa… e ciò che chiede il cuore d’un bambino piccolo è l’amo­re… ma come glielo testimonierà il suo amore, dal momento che l’Amore si prova con le opere? Ebbene il piccolo bambino getterà dei fiori, impregnerà con i suoi profumi il trono regale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell Amore…” (Manoscritto B 4r).

“Sono solo una bambina, impotente e debole, eppure la mia stessa debolezza mi dà l’audacia di offrirmi come vittima al tuo Amore, Gesù! Un tempo… per soddisfare la Giustizia Divina occor­revano vittime perfette, ma alla legge del timore è succeduta la legge dell’Amore; e l’Amore ha scelto per olocausto me, debole e imperfetta creatura!… Questa scelta non è forse degna dell’Amore?… Sì, perché l’Amore sia pienamente soddisfatto, bisogna che si abbassi, che si abbassi fino al niente e che trasformi in fuoco questo niente…” (Manoscritto B 3v).

 

QUINTO MISTERO

IL RITROVAMENTI DI GESU’ AL TEMPIO

I genitori di Gesù ogni anno andavano in pel­legrinaggio a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando Gesù ebbe dodici anni lo portarono per la prima volta con loro secondo l’usanza. Finita la festa ripresero il viaggio di ritorno con gli altri. Ma Gesù rimase in Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credevano che anche lui fosse in viaggio con la comitiva. Dopo un gior­no di cammino, si misero a cercarlo tra i parenti e conoscenti. Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a cercarlo a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trova­rono nel tempio: era là, seduto in mezzo ai maestri della legge: li ascoltava e discuteva con loro. Tutti quelli che lo udivano erano meravigliati per l’intel­ligenza che dimostrava con le sue risposte. Anche i suoi genitori, appena lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: ‘Figlio mio, perché ti sei comportato così con noi? Vedi, tuo padre ed io ti abbiamo tanto cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua’. Egli rispose loro: “Perché cercarmi tanto? Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio?”. Ma essi non capirono il significato di quelle parole.

Gesù poi ritornò a Nazareth con i genitori e ubbidiva loro volentieri. Sua madre custodiva gelo­samente dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti.

Gesù intanto cresceva, progrediva in sapienza e godeva il favore di Dio e degli uomini.

“Nella terra d’Egitto, mi sembra, Maria, che nella povertà il tuo cuore resta gioioso. Gesù non è forse Lui la più bella Patria? Che t’importa l’esilio, se tu possiedi i Cieli?… Ma a Gerusalemme un dolore vasto come un oceano sta per inondarti il cuore: Gesù per ben tre giorni si nasconde al tuo amore! Questo sì che è un esilio in tutto il suo rigore!…” Poesia 54 in prosa).

“Finalmente lo ritrovi e la gioia ti trasporta e dici al bel Fanciullo che incanta i dottori: “Figlio perché agisci così? Guarda, tuo padre ed io, ti cer­chiamo in pianto”. E il Dio Bambino risponde (mistero profondo) alla sua cara Madre che tende le braccia verso di Lui: “Perché voi mi cercate?… Occorre che io mi dedichi all’opera del Padre, o non lo sapevate?” (Poesia 54 in prosa).

“Il Re della patria del sole splendente è venuto a vivere trentatrè anni nel paese delle tenebre. Le tenebre non hanno affatto capito che questo Re Divino era la luce del mondo!… Signori, tua figlia l’ha capita la tua luce divina! Ti chiede perdono per i suoi fratelli. Ella accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore e non vuole affatto alzarsi prima del giorno che hai stabilito da questa tavola piena di amarezza alla quale mangiano i poveri peccatori” (Manoscritto C 5 6).

“Poiché il Re dei Cieli volle che la sua Madre fosse immersa nella notte, nell’angoscia del cuore, Maria, soffre sulla terra è forse dunque un bene? Sì soffre amando, è la più pura felicità!… Tutto quel­lo che Gesù mi ha dato, lo può riprendere. Digli che mai con me deve farsi scrupolo… Può ben nascon­dersi, ad acconsento attenderlo fino al giorno senza tramonto quando la fede si spegnerà…” (Poesia 54 in prosa).

“Mio Benamato, il tuo esempio m’invita ad abbassarmi, a disprezzare l’onore. Per incantarti, voglio restare piccola e col dimenticarmi affascinerò il tuo Cuore. La mia pace sta nella solitudine, non domando niente di più… Piacerti è l’unico mio pro­getto, la mia beatitudine sei tu, Gesù” (Poesia 31 in prosa).

“Gesù è un tesoro nascosto, un bene inestimabi­le che poche anime trovano perché è nascosto e il mondo ama ciò che brilla. Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili senza dubbio non ce ne sarebbe una sola che l’a­vrebbe rifiutato; ma Egli non vuole che lo amiamo per i suoi doni, è Lui stesso che deve essere la nostra ricompensa. Per trovare una cosa nascosta, occorre nascondere se stessi: la nostra vita deve esse­re un mistero, occorre che assomigliamo a Gesù, quel Gesù il cui volto era nascosto… ” (Lettera 145).

Santo Rosario meditato con Santa Teresa di Gesù Bambino

Santa_Teresita do menino Jesus

MISTERI GLORIOSI

(Mercoledì – Domenica)

PRIMO MISTERO

LA RESURREZIONE DI NOSTRO SIGNORE

Il primo giorno della settimana, di buon mattino le donne andarono al sepolcro di Gesù, portando gli aromi che avevano preparato per la sepoltura. Videro che la pietra che chiudeva il sepolcro era stata sposta­ta. Entrarono nel sepolcro, ma non trovarono il corpo del Signore Gesù.

Le donne stavano ancora lì senza sapere che cosa fare, quando apparvero loro due uomini con vesti splendenti. Impaurite, tennero la faccia abbassa­ta verso terra. Ma quegli uomini dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non si trova qui ma è risuscitato! Ricordatevi che ve lo disse quando era ancora in Galilea. Allora vi diceva: È necessario che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai nemici di Dio e questi lo cro­cifiggeranno. Ma il terzo giorno risusciterà”.

Allora le donne si ricordarono che Gesù aveva detto quelle parole. Lasciarono il sepolcro e andarono a raccontare agli undici quello che avevano visto e udito. Erano Maria, nativa di Màgdala, Giovanna e Maria, madre di Giacomo. Anche le altre donne che erano con loro riferirono agli apostoli le stesse cose. Ma gli apostoli non vollero credere a queste parole. Pensavano che le donne avevano perso la testa.

Pietro però si alzò e corse al sepolcro. Guardò dentro, e vide solo le bende usate per la sepoltura. Poi tornò a casa pieno di stupore per quello che era accaduto.

“Maria Maddalena in lacrime, presso il santo sepolcro, si china a cercare Gesù gli Angeli volevano addolcire la sua pena ma nulla poteva però calmare il suo dolore. Non eravate voi; luminosi arcangeli, che quell’ardente anima veniva a cercare, voleva vedere il Signore degli angeli prenderlo fra le sue braccia e portarlo via ben lontano” (Poesia 23 in prosa)

“Presso il santo sepolcro, rimanendo l’ultima era arrivata là ben avanti il giorno. Venne anche il suo Dio, velando la sua luce, Maria non poteva vincerlo in amore! Gli mostrò per primo il suo Santo Volto e subito una sola parola sgorgò dal suo Cuore che mormorava il nome sì dolce di Maria. Gesù le dono la pace, la felicità” (Poesia 23 in prosa).

“Un giorno, mio Dio, come Maddalena, anch’io volli vederti ed accostarmi a te. Il mio sguardo scru­tava la vasta pianura in cui ricercavo il Maestro e il Re ed esclamai vedendo l’onda pura l’azzurra stella, di fiore e il passero: “Se io non vedo Dio, o stupenda natura Tu non sei nulla per me se non una immensa tomba” (Poesia 23 in prosa).

“Mi occorre un cuore bruciante di tenerezza che resti il mio sostegno senza ripensamento, che ami tutto di me perfino la mia debolezza, e non mi lasci mai né giorno né la notte. Non ho trovato nessuna creatura che mi amasse sempre e senza mai morire. Io voglio un Dio che con la mia natura si faccia mio fratello, capace di soffrire!” (Poesia 23 in prosa).

“Mi hai udita, Amico, l’unico che amo! Per rapirmi il cuore, ti sei fatto mortale e versasti il tuo sangue, mistero supremo!… E vivi ancora per me sopra l’altare. Se non posso vedere lo splendore del tuo Volto, né intendere la tua voce che riempie di dolcezza, io posso, mio Dio, vivere della tua grazia e posso riposare sul tuo Sacro Cuore!” (Poesa 23 in prosa).

“Ricordati che il giorno della tua vittoria Tu ci dicesti: Colui che non ha visto il Figlio di Dio tutto raggiante di gloria è beato, se tuttavia in lui crede! All’ombra della Fede, amo e adoro. O Gesù! Per vederti, attendo in pace l’aurora. Ma il mio desiderio non è di contemplarti quaggiù! Ri­cordati!” (Poesia 24 in prosa).

“Dio mi ha sempre fatto desiderare ciò che vole­va darmi. Comincerà allora in Cielo a non appagare più i miei desiden. Non lo posso veramente credere e vi dico: fratello mio, sarò presto da voi… ” (Lettera 258).

“Ciò che riguarda Teresa è abbandonarsi senza nemmeno la gioia di sapere quanto le frutti in banca. L’abbandono: è Gesù che fa tutto, io non faccio nulla” (Lettera 142).

 

SECONDO MISTERO

L’ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE

Gli undici apostoli e i loro compagni stavano parlando di queste cose. Gesù apparve in mezzo a loro e disse: “La pace sia con voi!” Sconvolti e pieni di paura, essi pensavano di vedere un fantasma. Ma Gesù disse loro: “Perché avete tanti dubbi dentro di voi? Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono pro­prio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come me”.

Poi disse loro: “Era questo il senso dei discorsi che vi facevo quando ero ancora con voi! Vi dissi chiaramente che doveva accadere tutto quel che di me era stato scritto nella legge di Mosè, negli scritti dei profeti e nei salini!”.

Allora Gesù li aiutò a capire le profezie della Bibbia. Poi aggiunse: “Così sta scritto: Il messia doveva morire, ma il terzo giorno doveva resuscita­re dai morti. Per suo incarico ora deve essere por­tato a tutti i popoli l’invito a cambiare vita e a rice­vere il perdono dei peccati. Voi sarete testimoni di tutto ciò cominciando da Gerusalemme. Perciò io manderò su di voi lo Spirito Santo, che Dio, mio Padre, ha promesso. Voi però restate nella città di Gerusalemme fino a quando Dio non vi riempirà con la sua forza”.

Poi Gesù condusse i suoi discepoli verso il vil­laggio di Betània Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. Mentre li benediceva si separò da loro e fu portato verso il cielo. I suoi discepoli lo adoraro­no. Poi tornarono verso Gerusalemme, pieni di gioia. E stavano sempre nel tempio lodando e rin­graziando Dio.

“Poiché Gesù è salito in Cielo, non posso seguirlo che sulle tracce che ha lasciato, ma queste tracce sono tanto luminose, tanto profumate! Non devo fare altro che gettare uno sguardo al Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da quale parte correre… non mi slancio al primo posto ma all’ultimo, invece di avanzare come il fariseo ripeto, colma di fiducia, l’umile preghiera del pubbli­cano. Soprattutto imito la condotta di Maddalena, la sua stupefacente o meglio amorosa audacia che incanta il Cuore di Gesù seduce il mio. Si lo sento, quand’anche avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei col cuore spezzato dal pentimento a gettarmi nelle braccia di Gesù – perché Teresa sa bene che – Gesù non è che amore e mise­ricordia” (Manosintto C).

“hai fatto bene a scrivermi: ho capito tutto… tutto, tutto, tutto! Tu non hai commesso neppure l’ombra del male. So così bene che cos’è questo gene­re di tentazioni che posso assicurartelo senza timore; d’altronde Gesù me lo dice nel profondo del cuore. Posso confessarti una cosa che mi ha causato molto dispiacere? È che la mia piccola Maria ha trala­sciato le sue comunioni il giorno dell’Ascensione e l’ultimo del mese (maggio) di Maria!… Oh, quanto è dispiaciuto a Gesù” (Lettera 92).

“La mia missione sta per cominciare, la mia missione di fare amare Dio come io lo amo, di dare la mia piccola via alle anime. Se Dio esaudisce i miei desideri passerò il mio Cielo sulla terra fino alla fine del mondo. Certo, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra… Non mi voglio riposare finché ci saranno anime da salvare…” (Ultimi colloqui).

A Celina che baciava i piedi del Crocifisso: ‘Ma io bacio il suo Volto! Voi non state seguendo la dottrina del piccolo bambino: baciatelo subito sulle guance e fatevi abbracciare… se vado fra i Serafini, non farò come loro;… tutti si coprono con le ali davanti a Dio: io mi guarderò bene dal coprirmi con le ali” (Ultimi Colloqui 2,5 settembre).

“Amo tanto Dio, che vorrei fargli piacere senza che nemmeno sapesse che sono io… non vo­glio dare per ricevere…” (Ultimi Colloqui maggio).

“…papà mi proponeva un viaggio a Gerusa­lemme; ma nonostante l’attrattiva naturale che mi spingeva a visitare i luoghi santificati dal passag­gio di Nostro Signore, ero stanca dei pellegrinaggi terreni, non desideravo nient’altro che le bellezze del cielo e, per donarle alle anime, volevo, al più presto essere prigioniera”.

 

TERZO MISTERO

LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO

Quando venne il giorno della Pentecoste, i credenti erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo. All’improvviso si sentì un rumore in cielo, come quando tira un forte vento, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Allora videro qualcosa di simile a lingue di fuoco che si separavano e si posa­vano sopra ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo concedeva loro di esprimersi.

A Gerusalemme c’erano Ebrei, uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo. Appena si sentì quel rumore, si radunò una gran folla, e non sapevano che cosa pensare. Ciascuno infatti li sentiva parlare nella propria lingua, per cui erano pieni di meraviglia e di stupore e dicevano: “Questi uomini che parlano sono tutti Galilei? Come mai allora li sentiamo parlare nella nostra lingua nativa? Noi apparteniamo a popoli diversi”. Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadocia, dal Ponto e dall’Asia, dalla Frigia e dalla Panfilia, dall’Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall’Arabia. C’è gente che viene perfino da Roma: alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla reli­gione ebraica. Eppure tutti li sentiamo annunciare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto”.

“Comprendo e so per esperienza che il Regno di Dio è dentro di noi: Gesù non ha bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Egli, il Dottore dei dottori, insegna senza rumore di paro­la… Non l’ho mai udito parlare ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida e mi ispira quello che devo dire o fare. Proprio al momento in cui ne ho bisogno, scorgo dei lumi che non avevo ancora veduto e non è durante l’orazione che questi sono più abbondanti, ma è piuttosto in mezzo alle occu­pazioni della mia giornata” (Manoscritto A).

“Conoscerlo come egli ci conosce e diventare degli dei noi stessi, oh! che destino! Quanto è gran­de la nostra anima!” (Lettera 57).

“Più si è deboli, senza desideri né virtù, più si è adatti alle operazioni di questo Amore che consu­ma e trasforma!… Amiamo allora la nostra picco­lezza, preferiamo non sentire nulla! Allora saremo povere di spirito e Gesù verrà a cercarci; per quanto lontano possiamo essere, Egli ci trasformerà in fiamme d’amore!” (Lettera 197).

“Mi ero preparata con molto cura a ricevere la visita dello Spirito Santo, non capivo come non si facesse una grande attenzione a ricevere il sacramen­to d’Amore… Ah! com’era gioiosa la mia anima; come gli apostoli attendevo con felicità la visita dello Spirato Santo! Mi rallegravo all’idea di essere presto perfetta cristiana e soprattutto di avere eternamente sulla fronte la croce misteriosa che il Vescovo segna imponendo al sacramento… Finalmente il momento felice arrivò: al momento della discesa dello Spirito Santo non sentii un vento impetuoso, ma piuttosto quella brezza leggera della quale il profeta Elia udì il mormorio sul monte Oreb.. . ” (Manoscritto A 360).

“Sono certa che Nostro Signore con i suoi insegnamenti e la sua presenza sensibile non diceva agli Apostoli più di quanto non dica a noi con le buone ISPIRAZIONI della sua grazia” (Ultimi colloqui 7.8.4). “Amore che m’infiamma, penetra nell’anima mia, vieni l’o ti reclamo, vieni a consumarmi, vieni” (Poesia 28).

“Vivere d’Amore è custodire Te, Verbo Incre­ato, Parola del mio Dio! Ah, tu lo sai che t’amo, divino Gesù! Lo Spirito dell’Amore tutta m’infiam­ma. Ed è amando Te che io attiro il Padre il de­bole mio cuore lo trattiene. O Trinità, tu ormai sei prigioniera del mio Amore!” (Poesia 26).

 

QUARTO MISTERO

LA DORMIZIONE E L’ASSUNZIONE DELLA VERGINE MARIA

Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo e la luna sotto i suoi piedi. Stava per dare alla luce un bambino e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Un altro segno apparve nel cielo: un drago enorme, rosso fuoco, con sette teste e dieci corna. Su ogni testa aveva un diadema, e la sua coda tra­scinava un terzo delle stelle del cielo e le scagliava sulla terra. Il drago si pose di fronte alla donna che stava per partorire: voleva divorare il bambino appena fosse nato.

La donna dette alla luce un maschio: egli dovrà governare tutte le nazioni con un bastone di ferro. Quel figlio fu rapito e portato verso Dio e verso il suo trono.

Quando il drago si rese conto di essere stato gettato sulla terra, cominciò a perseguitare la donna che aveva dato alla luce il bambino. Ma la donna ricevette due grandi ali d’aquila, per allonta­narsi dal serpente, e volò al suo rifugio nel deserto. Là rimase in pace per tre anni e mezzo. Il serpente vomitò dalla sua bocca una fiumana d’acqua, dietro alla donna, per farla portar via dalla corrente. Ma la terra venne in suo aiuto: aprì una voragine e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato.

Infuriato con la donna, il drago andò a far guerra contro gli altri figli di lei: quelli che metto­no in pratica i comandamenti di Dio e rimangono fedeli a ciò che Gesù ha annunziato.

“Maria possiede certamente più di noi, tra l’al­tro, l’impeccabilità, cioè l’impossibilità di commettere il peccato, poiché fu esente dalla macchia della colpa originale. Ma bisogna anche ricordare che ella è stata meno fortunata di noi perché non ebbe – come noi – una Beata Vergine da amare.- per noi è una dolcezza in più per lei, una soavità di meno” (Ultimi colloqui).

“O Madre mia, nell’attesa del Cielo, voglio vivere con te, seguirti tutti i giorni e, nel contem­plarti, immergermi rapita, scoprendo nel tuo cuore gli abissi dell’amore. Il tuo sguardo materno bandi­sce ogni mia paura, m’insegna a piangere e m’inse­gna a gioire. Invece che disprezzare le gioie pure e sante tu le vuoi condividere con noi e ti degni di benedirle” (Poesia 54 in prosa).

“Se voi sapeste che progetti sto facendo per quando sarò in Cielo sulle cose che farò!… Comincerò la mia missione” (Ultimi colloqui 13 Luglio).

Il Cielo lo trovo nella Trinità Beata, che, pri­gioniera d’amore, – vive nel mio cuore. Lì contemplo al mio Dio e gli ripeto sicura che voglio servirlo ed amarlo senza sosta. Il mio Cielo è sorridere a Dio che adoro e, se vuole nascondersi provando la mia fede, che mi guardi ancora soffrire nell’attesa: ecco il mio Cielo!” (Poesia I2 m prosa).

“Noi carmelitane passiamo per pazze agli oc­chi della gente… perfino i cristiani più ferventi, i sacerdoti, trovano che siamo esagerate… Celina, che importa che i nostri vasi siano spezzati se Gesù è consolato e il mondo è obbligato, suo malgrado, a sentire i profumi che ne esalano e che servono a purificare l’aria avvelenata che non smette di respi­rare?” (Lettera 169).

“O Immacolata Vergine, la più tenera fra le madri, ascoltando Gesù non ti rattristi affatto, ma ti rallegri di sapere che sceglie, qui in terra, l’ani­ma nostra come sua famiglia. Tu ti rallegri che lui ci doni la sua vita, gli infiniti beni della sua Divi­nità!… Ma come non amarti, Madre, vedendo tanto amore e tanta umiltà?” (Poesia 54 in prosa).

“Maria tu ci ami, come ci ama Gesù ed accon­senti per noi a distaccarti da Lui. Amare è dare tutto e dare anche se stesso. Tu hai voluto mostrar­celo restando il nostro esempio. Il Salvatore conosce la tua immensa affezione. Conosceva i segreti del tuo cuore materno, rifugio dei peccatori, perciò Gesù ci ha lasciati a Te quando abbandona la Croce per aspettarci in Cielo” (Poesia 54 in prosa).

 

QUINTO MISTERO

L’INCORONAZIONE DI MARIA REGINA DELCIELO E DELLA TERRA

Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra, il primo cielo e la prima terra erano spariti, e il mare non c’era più e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalemme, ornata come una sposa pronta per andare incontro allo sposo.

Una voce forte che veniva dal trono esclamò: “Ecco l’abitazione di Dio fra gli uomini; essi saranno il suo popolo ed egli sarà Dio con loro. Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima è scomparso per sempre”. Allora Dio dal suo trono disse: “Ora faccio nuova ogni cosa”. Poi mi disse: “Scrivi, perché ciò che dico è vero e degno di essere creduto”.

E aggiunse: “È fatto. Io sono l’Inizio e la Fine, il Primo e l’Ultimo. A chi ha sete io darò gratuitamente l’ac­qua della vita. Ai vincitori toccherà questa parte dei beni. Io sarò loro Dio, ed essi saranno miei figli. Ma i vigliacchi, i miscredenti, i depravati, gli assas­sini, gli svergognati, i ciarlatani, gli idolatri e tutti i bugiardi andranno a finire nel lago ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte”.

“Non trovando alcun soccorso sulla terra, la povera piccola Teresa si rivolse verso la sua Madre del Cielo, la pregai con tutto il cuore d’aver infine pietà di me… All’improvviso la Santa Vergine mi parve bella, così bella che mai avevo visto qualche cosa di così stupendo. Il suo volto spirava una bontà e una tenerezza inabili, ma ciò che penetrò fino in fondo alla mia anima fu il sorriso incante­vole della Vergine Maria. Allora tutte le mie pene svanirono, due grosse lacrime spuntarono dalle mie palpebre e scesero sulle guance, ma erano lacrime di una gioia senza nubi. La Santa Vergine mi ha sor­riso, pensai, come sono felice… ” (Mattoscntto A 30r).

“Tutti sappiamo che la Beata Vergine Maria è la Regina del Cielo e della Terra; ma più che Regina ella è una madre.

Non bisogna ribadire, che a motivo delle sue prerogative eccezionali Maria eclissa la gloria di tutti i santi, come il sole, al suo nascere, fa sparire le stelle. Dio mio, che strana affermazione! Una madre che fa svanire la gloria dei propri figli! Io, invece, ritengo tutto l’opposto: Maria aumenta all’infinito lo splendore degli eletti.

E lodevole rievocarne le prerogative; ma non bisogna fermarsi lì. Se – ascoltando una predica – si è portati; dall’inizio alla fine, ad uscire in conti­nue esclamazioni Ah! Ne verrebbe poi vera nausea; e nemmeno è escluso che qualcuno vada più oltre fino a sperimentare disgusto o alienazione da una creatura tanto eminente; e potrebbe anche dire: se questa è la realtà, converrebbe ritirarsi in un can­tuccio e brillarvi per conto proprio” (Ultimi colloqui).

‘La Vergine, non manca mai di proteggermi appena la invoco. Se sopraggiunge una preoccupa­zione, una difficoltà, subito mi rivolgo a lei e sem­pre, come la più tenera delle madri, prende a cuore i miei interessi! Quante volte parlando alle novizie, mi è capitato di invocarla e di sperimentare i bene­fici della sua protezione materna!” (Manoscritto c 26r).

“Ben presto ascolterò questa dolce armonia. Ben presto verrò nel bel Cielo a contemplarti. Tu che venisti a sorridermi all’alba della mia vita, torna ancora a sorridermi Madre… ecco viene la sera!… No, non temo più lo splendore della tua suprema gloria, con te ho sofferto e ora voglio sol­tanto cantare sulle tue ginocchia, perché, Maria, io t’amo. E ripetere per sempre. sono tua figlia” (Poesia 54, in prosa).

Agonia di Gesù nell’orto del Getsemani (dagli scritti di Padre Pio)

Dagli scritti di Padre Pio:

Notte la più orrenda, che non ne sorgerà mai una eguale! … che contrasto, o Gesù, con la bella notte del tuo Natale, quando gli angeli tripudianti annunziarono la pace, cantando gloria. Ed ora parmi che mesti ti fanno corona, tenendosi a rispettosa distanza, come rispettando la suprema angoscia del tuo spirito … Egli priva l’umanità sacrosanta della forza che le conferiva la divinità, sottoponendola a tristezza indefinibile, a debolezza estrema, a mestizia ed abbandoni, a mortale angoscia. Lo spirito suo nuota in esse come in mare sconfinato, che par che ogni istante è per sommergersi. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto, Ep. IV, p. 894)

Dagli scritti di Padre Pio:

Vede egli per prima Giuda, discepolo suo, tanto da lui amato, che lo vende per sole poche monete, che è per appressarsi all’Orto per tradirlo e consegnarlo in mano dei nemici. Lui! … l’amico, il discepolo che poco innanzi aveva satollato delle sue      carni … prostrato dinanzi a lui gli aveva lavati i piedi e stretti al suo cuore, li aveva con fraterna tenerezza baciati, come se a forza di amore volesse distoglierlo dall’empio e sacrilego proposito o almeno che, commesso l’insano delitto, rientrato in sé, rammentandosi delle tante prove d’amore, si fosse pentito e salvato. Ma no, egli si perde e Gesù piange la sua volontaria perdita. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto Ep.IV p.894)

Dagli scritti di Padre Pio:

Si vede legato, trascinato dai suoi nemici per le vie di Gerusalemme, per quelle stesse vie ove pochi giorni innanzi era passato trionfalmente acclamato quale Messia … Si vede dinanzi ai Pontefici percosso, dichiarato da essi reo di morte. Lui, l’autore della vita, si vede condotto da un tribunale all’altro in presenza di giudici che lo condannano. Vede il popolo suo, da lui tanto amato e beneficato, che l’insulta, lo maltratta e con urli infernali, con fischi e schiamazzi ne chiede la morte e la morte di croce. Ne ascolta le ingiuste accuse. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto Ep.IV p.895)

Dagli scritti di Padre Pio:

Vede l’abbandono del Padre, la desolazione della Madre appiè della croce. In ultimo la morte ignominiosa, fra due ladri: uno che lo riconosce e lo confessa quale Dio e si salva; l’altro che lo bestemmia e l’insulta e muore disperato … o Gesù, che sii sempre e da tutti benedetto e ringraziato per tanti tuoi abbassamenti ed umiliazioni con cui ci hai ridonato Dio ed a lui ci hai unito in un amplesso di santo amore. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto Ep.IV p.895, p.897)