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I pastorelli dopo le apparizioni dell’Angelo

«In queste apparizioni, soggiogati dal soprannaturale che si irradiava dall’Angelo, i tre bambini rimanevano come annichiliti e quasi non si rendevano conto della propria esistenza. Anche dopo, i loro sensi sembravano come intorpiditi e legati. «Non so che cosa sento diceva Giacinta : non posso più parlare, nè cantare; nè giocare; non ho forza di fare alcuna cosa»: « Neppure io confermava Francesco . Ma che importa? L’Angelo è ìmmensàmente più bello di tutto questo»; Questa atmosfera durava giorni e soltanto a poco a poco ritornavano allo stato normale. Più tardi avranno occasìone di notare che le apparizioni della Madonna producevano in loro effetti ben diversi» (cfr. da Fonseca) Ecco cosa scrive Lucia: «Non so perché le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto diversi. La stessa gioia intima; la stessa felicità e pace. Ma, invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva; invece di questo annientamento nella divina presenza, un esultare di gioia; invece di questa difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo la ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori sentivo l’ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare, alla verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare». 

Vari problemi familiari e la malattia della mamma turbarono la vita di Lucia che scrive: «Sentivo il cuore spezzarsi di nostalgia per le mie sorelle (andate a lavorare lontano) e per la tristezza della mia mamma. Benchè fossi ancora bambina, capivo perfettamente la situazione in cui ci trovavamo. Mi ricordavo allora delle parole dell’Angelo: «Soprattutto accettate sottomessi i sacrifici che il Signore vi manderà». Mi ritiravo allora in un luogo solitario, per non aumentare con il mio dolore quello della mamma. Quel luogo, di solito, era il nostro pozzo. Lì, in ginocchio, chinata sulle lastre che lo coprivano, univo alle sue acque le mie lacrime e offrivo a Dio la mia sofferenza. A volte Giacinta e Francesco mi trovavano così; piena di amarezza. E siccome avevo la voce interrotta dal singhiozzi e non riuscivo a parlare; essi soffrivano con me al punto da versare anche loro abbondanti lacrime. Allora Giacinta faceva a voce alta la nostra offerta: «Mio Dio! In atto di riparazione e per la conversione dei peccatori, vi offriamo tutte queste sofferenze e sacrifici. La formula dell’offerta non era sempre esatta, ma il senso era sempre questo». 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria ci dona il suo amore a Dio e ai fratelli. Quel che ci colpisce di più, fin dal primi contatti con i pastorelli di Fatima, è la loro grande disponibilità alle parole dell’Angelo, prima, e a quelle della Madonna, poi. Hanno dato subito una adesione totale al messaggio, prendendolo sul serio, impegnandosi a fondo, non tralasciandone lo spirito e le indicazioni, mai! Sono stati capaci, loro, ancora bambini, di capire cos’è il sacrificio, cos’è la penitenza, cos’.è l’adorazione e la riparazione e tutto questo hanno vissuto nelle loro cose di’ ogni giorno, riuscendo a raggiungere l’eroismo. Non per niente Francesco e Giacinta sono morti in odore di santità e in quest’anno 2000 saranno beatificati, primi bambini di questa età, ad eccezione dei martiri. 

Questo è molto importante per noi. A volte pensiamo che le richieste di Dio siano troppo al di sopra di noi, che non possiamo farcela a rispondere agli inviti di Maria; che non a tutti sono rivolti i suoi messaggi, che il tempo non basta per la preghiera, che molto deve essere ridimensionato e adattato alle nostre capacità… Ma non sono le nostre capacità a non bastare! è il nostro amore ad essere troppo piccolo, troppo tiepido. è il nostro cuore ad essere poco generoso, poco disponibile, poco fiducioso. Dio e la Vergine non ci chiedono niente che sia al di sopra delle nostre possibilità perché ogni invito è accompagnato dalla promessa del loro aiuto, del loro sostegno, della loro particolare vicinanza. E poi, proprio per incoraggiarci, in ogni apparizione, sono essi i piccoli, i semplici, i bambini ad essere i confidenti di Maria e a viverne per primi le richieste. Questo per dirci che possiamo farcela pure noi! Se tre bambini sono diventati subito l’incarnazione del messaggio di Fatima, questo vuol dire che possiamo viverlo anche noi senza ridimensionarlo o adattarlo. Le parole di Dio e quelle di sua Madre non cambiano, non sono destinate ad un tempo e ad un ambiente soltanto, sono universali, sono al di là del tempo, sono per tutti gli uomini che hanno un cuore aperto, sono quindi anche per noi che viviamo nel terzo millennio, per noi che magari non sappiamo più cosa vuol dire fare un sacrificio per amore dei peccatori, per noi che questa parola, «sacrificio», «penitenza», l’abbiamo quasi cancellata non solo dal vocabolario, ma anche dalla nostra vita spirituale. 

I bambini di Fatima, portatori di un grande e attualissimo messaggio, tornano a dirci che le vie di Dio sono in salita, ma noi non saliamo mai da soli! Accingendoci a meditare le parole che la Vergine ci ha rivolto a Fatima, entriamo nella disposizione d’animo di volerle vivere perché davvero venga il suo regno! 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Chiediamo a Maria la grazia di un cuore aperto, generoso e disponibile a vivere quel che chiede senza ridimensionamenti e senza ritardi. Per questo diciamo oggi un rosario di fiducia e di abbandono alla sua guida. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/

 

 

I tre pastorelli prima delle apparizioni

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Lucia, la principale protagonista delle apparizioni, è nata il 22 marzo 1907, ultima dei sei figli di Antonio Dos Santos e Maria Rosa Dos Santos. I due cugini, Francesco, nato l’11 giugno 1908 e Giacinta, nata l’11 marzo 1910, erano anch’essi i più piccoli degli undici figli che ebbe la signora Olimpia di Gesù, i due più grandi da un primo matrimonio e gli altri da quello con Emanuele Pietro Marto. 

«Prima degli avvenimenti del 1917 la vita dei tre bambini trascorreva serena e lieta nell’ambiente patriarcale e profondamente cristiano delle proprie famiglie. Una predilezione provvidenziale attirava, fin dall’infanzia, i due piccoli verso la cuginetta Lucia, tanto che essi preferivano la sua compagnia a quella di qualunque altro. Andavano perciò spesso da Lucia, pregandola di accompagnarli fino al pozzo che i genitori di lei avevano in fondo al giardino, nascosto fra i mandorli, olivi e castagni, ricoperto da grandi lastre di pietra. Qui generalmente a Giacinta era lasciata la scelta dei giochi che più le piacevano e, vincendo e perdendo o raccontandosi a vicenda le storie sentite la sera intorno al focolare, le ore passavano rapide! Dopo pranzo, particolarmente nella Quaresima, la signora Maria Rosa era solita insegnare ai bambini le preghiere e la dottrina cristiana e quando vi erano altri bambini, tutti dovevano ascoltare le lezioni. 

I giochi preferiti di questi bambini era quello dei pegni: chi perdeva doveva eseguire un ordine qualsiasi del vincitore, Giacinta era solita comandare agli altri di correre dietro alle farfalle o di cogliere nel prato i fiori che preferiva. Un giorno Lucia comandò a Giacinta di andare a baciare suo fratello Francesco e Giacinta rispose: «Comandami qualche altra cosa! Perché non mi comandi di baciare quel Nostro Signore?» e additava un crocifisso appeso al muro. «Va bene! Sali su una sedia e portarlo qui, poi in ginocchio dagli tre baci. Uno per Francesco, uno per me e un altro per te» disse Lucia. «A Nostro Signore do quanti baci tu vuoi!». E prendendo il crocifisso lo baciò e abbracciò con tanta devozione che Lucia dichiara ancora oggi di non aver potuto mai dimenticare quell’atto. 

Nelle sere d’inverno la signora Maria Rosa raccontava ai bambini passi scelti dalla Sacra Scrittura. Per essi le stelle erano le lampade che gli angeli accendevano alle finestre del cielo; il sole era la lampada di Nostro Signore e la luna quella della Madonna. Vi erano però delle notti in cui la lampada della Madonna mancava di olio, perciò non si vedeva… E Giacinta diceva: «La lampada della Madonna mi piace ancora di più di quella di Gesù perché non brucia e non acceca». «Eh, no, rispondeva Francesco nessuna lampada è tanto bella quanto quella di Nostro Signore!” (cfr. da Fonseca). Lucia era la loro piccola maestra e spesso parlavano delle cose di Dio quando insieme andavano al pascolo. 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è per i piccoli del Vangelo ai quali è riservato l’ingresso nel regno (Cfr. Mt 18, 3). E’ dei piccoli il Regno del Cieli. Quando Gesù ci ha rivelato questa grande verità pensava all’innocenza, alla spontaneità, alla delicatezza, alla sensibilità dei bambini che sono capaci di intuire con facilità le cose più profonde, i significati essenziali della vita, i valori più grandi. Pensava al loro cuore capace di commuoversi di fronte al dolore, al loro desiderio di essere vicini a chi amano, alla loro capacità di esprimere con gesti significativi quel che hanno nel cuore, senza pudori, senza maschere. 

I piccoli, di cui i tre pastorelli di Fatima sono uno degli esempi più belli, specialmente se seguiti ed educati alla bellezza e alla verità, sono semplici, generosi, disinteressati. Sanno credere, sanno affidarsi. Ecco perché Maria ha scelto proprio tre fanciulli per affidare al mondo uno dei suoi più grandi messaggi. Perché i bambini hanno saputo, per primi, accogliere le parole di Maria nella loro vita, hanno saputo viverle fino in fondo, senza risparmiarsi, credendo, pregando e offrendo fino al sacrificio. 

Lucia, Giacinta e Francesco sono perciò diventati, pur nella loro piccola età, il modello di coloro che entreranno nel Regno del Cieli perché ne hanno capito il significato e non hanno rifiutato di percorrere la strada che lì conduce. I bambini diventano così i nostri maestri. La Vergine ha scelto loro per dirci che è possibile essere fedeli, è possibile vivere le esigenze del Vangelo, è possibile collaborare con Dio alla salvezza di tutti gli uomini, purché siamo generosi e riusciamo ad ascoltare i richiami e gli inviti materni che continuamente bussano alle porte del nostro cuore. 

Diventiamo «piccoli» anche noi per essere «grandi» nel Regno di Dio. A Fatima Maria ci insegna come fare, proprio invitandoci a guardare alla fede e all’amore di questi pastorelli. 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Chiediamo a Maria il dono della semplicità di cuore per accogliere con disponibilità e amore le sue parole che vogliono portarci al cuore del Vangelo e della missione che Gesù ci affida. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it

L’entrata in convento di Lucia dos Santos

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Dopo la morte della cugina, Lucia decise di abbandonare Fatima per studiare e seguire la vita consacrata. Il 17 giugno 1921 entrò nel collegio cattolico di Vilar (Oporto), diretto dalle suore di santa Dorotea. Nel 1925, a diciotto anni, Lucia entrò nel loro convento a Pontevedra, in Spagna. Qui, il 10 dicembre, avrebbe avuto una nuova apparizione della Madonna, che le aveva comunicato la sua “Grande Promessa”: la comunione riparatrice nei primi cinque sabati del mese:

Guarda figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati in ogni momento Mi configgono con bestemmie e ingratitudini. Almeno tu vedi di consolarMi, e dì che tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, ricevendo la santa Comunione, reciteranno un rosario e Mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando i quindici misteri del Rosario con l’intenzione di alleviare la mia pena, Io prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie per la salvezza delle anime

Successivamente, su richiesta della stessa Lucia, la confessione venne permessa anche otto giorni prima del sabato. Nel 1926 suor Lucia lasciò il convento di Pontevedra per entrare nel noviziato a Tuy, dove ricevette l’abito il 26 ottobre 1926, pronunciando i primi voti il 3 ottobre 1928. Lì avrebbe avuto una nuova apparizione, il 13 giugno 1929: mentre si trovava in cappella a pregare, fu irradiata dalla luce della Trinità, con a fianco la Madonna, che raccomandò alla veggente di inviare una lettera al papa, chiedendogli di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. Poiché questo non avvenne, due anni dopo suor Lucia, mentre si trovava convalescente a Rianjio, vicino Pontevedra, riferì un’altra visione, questa volta di Gesù stesso, che si lamentava per la lentezza della Chiesa nell’adempiere alle sue richieste:

Il santuario di Fatima

Fai sapere ai Miei ministri, che non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta,…come al Re di Francia, che si pentiranno e l’adempiranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire

Nella notte dal 24 al 25 gennaio 1938 una straordinaria aurora boreale illuminò il cielo del Portogallo: la veggente ritenne che quella fosse la grande luce predetta dalla Vergine, preludio della seconda guerra mondiale. In quell’occasione Lucia rese nota la prima parte del segreto, quella relativa all’inferno.

La morte di Giacinta e Francisco Marto

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Nel dicembre del 1918 una terribile epidemia di influenza spagnola si abbatté anche sul Portogallo, e Giacinta e Francisco ne furono colpiti; la prima riuscì a guarire dopo una lunga convalescenza, il secondo invece rimase a letto malato. La mattina del 2 aprile Lucia si recò dal cugino per assisterlo nelle ultime ore di vita; il 4 aprile 1919, alle ore dieci, Francisco, all’età di undici anni, si spense in presenza della madre e dei familiari. Prima di morire, rivelò Lucia, disse di vedere una grande luce, poi subito scomparsa. Il corpo fu sepolto il giorno dopo nel piccolo cimitero di Fatima.

Giacinta, qualche tempo dopo, venne colpita da una pleurite purulenta e fu trasportata all’Ospedale di Vila Nova da Ourèm. La malattia fu molto dolorosa: una profonda piaga le si scavò nel petto, infettandosi dopo il ritorno a casa, dopo due mesi di degenza. Il professor Enrico Lisboa decise di condurla al suo ospedale per operarla: fu così trasferita a Lisbona, ospite dell’orfanotrofio di Nostra Signora e affidata alle cure della superiora, Maria della Purificazione. Ma la situazione era diventata critica: il 10 gennaio 1920 le vennero asportate due coste dalla parte sinistra, dove c’era una piaga “larga quanto una mano“, senza anestesia poiché il gracile corpo dell’inferma non lo permetteva. Secondo i testimoni, la ragazzina sopportò tutto con coraggio dicendo che avrebbe offerto tutto per la salvezza dei peccatori. Alle 10:30 del 20 febbraio, Giacinta, oppressa da dolori lancinanti, morì, in presenza dell’infermiera Aurora Gomez, alla quale era stata affidata, lontana da Lucia e dai genitori.

La mattina del giorno dopo, il suo corpo fu trasferito nella chiesa degli Angeli. In seguito fu trasportato a Vila Nova de Ourém e fu tumulato nella cappella del barone di Alvaiazere.

1673481198-Bl_Jacinta_Marto_incorrupt_bodyTrascorsi quindici anni, il 12 settembre 1935 la bara fu aperta: il volto fu trovato incorrotto, e il corpo fu portato nello stesso giorno al cimitero di Fatima, dove rimase altri quindici anni e mezzo, fino al 30 aprile 1951. Il 1º maggio successivo le spoglie furono traslate nel transetto della basilica, alla sinistra dell’altare maggiore; un anno dopo, il 13 marzo 1952, furono portate lì anche le spoglie mortali del fratello Francisco. Il 13 maggio 1989 (72º anniversario di Fatima), papa Giovanni Paolo II proclamò l’eroicità delle virtù di Francesco e Giacinta, e il 13 maggio 2000 li beatificò a Fatima.

I protagonisti delle apparizioni di Fátima

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Lucia dos Santos

Nata il 22 marzo del 1907 ad Aljustrel, nella diocesi di Fátima, sesta figlia di Antonio e Maria Rosa dos Santos, all’epoca delle presunte apparizioni aveva dieci anni. Nonostante fosse la più grande dei tre pastorelli, non sapeva ancora né leggere né scrivere, poiché la sua occupazione giornaliera ordinaria era di condurre il gregge a pascolare. A seguito delle apparizioni, dopo aver studiato presso il Collegio di Vilar, a Oporto, vestì l’abito religioso con il nome di Maria Lucia dell’Addolorata, a Tui in Spagna. Fece la professione temporanea il 3 ottobre 1928 e il 3 ottobre 1934 quella perpetua. Il 25 marzo 1948 si trasferì a Coimbra, dove entrò nel Carmelo di Santa Teresa di Gesù con il nome di suor Maria Lucia del Cuore Immacolato. Morì il 13 febbraio 2005 a Coimbra, all’età di 98 anni, il suo corpo venne traslato vicino a quello della cugina Giacinta. Il 13 febbraio 2008, giorno del terzo anniversario della morte di Suor Lucia, il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, rese pubblico il decreto del Vaticano per l’apertura immediata del processo di beatificazione.

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Nato l’11 giugno 1908 ad Aljustrel, decimo figlio di Manuel Pedro Marto e Olimpia di Gesù, all’epoca delle presunte apparizioni aveva nove anni. Viene descritto da Lucia nelle sue Memorie come un ragazzino silenzioso e solitario, spesso intento a suonare mentre le pecore andavano al pascolo. Ammalatosi durante la violenta epidemia di spagnola nel 1918 morì il 4 aprile dell’anno seguente, il giorno dopo la sua prima comunione, alle ore 22:00. I suoi resti mortali rimasero tumulati nel cimitero parrocchiale fino al 13 marzo 1952, quando furono trasportati nella basilica della Cova da Iria, nella cappella al lato destro dell’altare maggiore dove tuttora riposano. È stato beatificato con la sorella il 13 maggio 2000.

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Nata ad Aljustrel l’11 marzo 1910, undicesima figlia di Pietro Marto e Olimpia di Gesù, all’epoca delle presunte apparizioni aveva sette anni. Era la più vivace dei tre, amava molto giocare e danzare mentre il fratello suonava presso i pascoli. Morì il 20 febbraio 1920 nell’ospedale D. Estefânia, a Lisbona, dopo una lunga e dolorosa malattia. Il 12 settembre 1935 la sua salma fu trasportata al cimitero di Fatima, vicino ai resti mortali del fratellino Francisco. Il 1º maggio 1951 i resti mortali di Giacinta, il cui viso fu trovato incorrotto, furono deposti, in forma molto semplice, nella tomba preparata nella basilica della Cova da Iria, nella cappella laterale, a sinistra dell’altare maggiore. È stata beatificata con il fratello il 13 maggio 2000.

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