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Chi è venuto dall’aldilà? Santa Gemma Galgani


Una devota di S. Gemma Galgani depose:
«Nel 1906, da circa dieci mesi ero sofferente di forte dolore al capo, nel quale sentivo come tanti carboni accesi, in maniera che mi sembrava che mi bollisse il cervello; mi si bruciò anche tutta la bocca, in maniera che non potevo mangiare e dovevo contentarmi soltanto di bevande diacce, e qualche volta anche d un po’ di minestra, ma diaccia. Il dottor Lippi Castruccio mi fece quattordici visite, e dopo aver sperimentato molti mezzi per farmi guarire, alla fine mi disse: Carina mia, se fosse una rapa o una mela potrei spaccarla e vedere quello che c’è dentro; ma io non so più cosa farti; rassegnati alla volontà di Dio. — Allora io, alzando gli occhi al Cielo e con le mani giunte, dissi: Gemma, se è vero che tu sei in Paradiso, dammi questo segno, fammi la grazia, guariscimi. Detto così, mi sentii guarita all’istante.
Avevo promesso a Gemma che se avessi ottenuto la grazia della guarigione, l’avrei pubblicata immediatamente in suo onore. Però non la pubblicai subito perché volevo accertarmi se me l’aveva fatta completa. Non ho avuto più nulla e ho ripreso i miei sonni e le mie abitudini senza sentire mai più il minimo dolore di capo, e già sono passati sedici anni dalla grazia ricevuta.
Il medico aveva diagnosticato che la mia malattia fosse una meningite progressiva e tanto grave che ritrovandomi un giorno per la strada, meravigliato nel vedermi, disse: Oh che fai? Ti credevo nella tomba. Grazia speciale!
Il Padre Germano, direttore spirituale di S. Gemma, nei processi per la beatificazione della medesima (nei quali è contenuta la relazione del miracolo), fa questa precisazione: Dall’inizio della malattia, dicembre 1906, ai primi di ottobre dell’anno successivo non potè mai dormire più di un’ora circa il giorno.
Questa è la pura verità — attestò la miracolata nel certificato che rilasciò al medesimo Padre — e la confermo con giuramento, io Isolina Serafini.

(Dai Processi di beatificazione della Serva di Dio Gemma Galgani).

Preghiera Composta da Santa Gemma per ottenere grazie

Eccomi ai vostri santissimi piedi, caro Gesù, per manifestarvi ogni momento la mia gratitudine per tanti e continui favori che mi avete fatto e che ancora volete farmi. Quante volte vi ho invocato, o Gesù, mi avete fatta sempre contenta: ho ricorso spesso a voi e m’avete sempre consolata.

Come esprimermi con voi, caro Gesù? Vi ringrazio. Ma un’altra grazia voglio, o mio Dio, se a voi piace…….. (esporre la grazia che si desidera).

Se voi non foste onnipotente, non vi farei questa domanda. O Gesù, abbiate pietà di me! Sia fatto in tutto il vostro santissimo volere.

Pater, Ave e Gloria.

Diario di Santa Gemma Galgani

18-19 agosto, Sabato – Domenica
Maria Teresa, accompagnata da Gesù e dal suo Angelo Custode, viene a ringraziare la Santa e se ne vola al cielo.

Nella S. Comunione stamattina Gesù mi ha fatto conoscere che stanotte a mezzanotte M. M. Teresa, volerà in Paradiso. Nient’altro per ora.
Gesù mi aveva promesso di darmi un segno. Son giunta a mezzanotte: nulla ancora; eccomi al tocco: neppure; verso il tocco e mezzo mi sembrò che la Madonna venisse a darmi avviso, che l’ora si avvicinava.

Dopo un po’ di tempo infatti mi è parso vedermi veire innanzi M. Teresa vestita da Passionista, accompagnata dal suo Angelo Custode e da Gesù. Quanto era cambiata dal giorno che la vidi per la prima volta. Ridendo si avvicinò a me, e disse che era veramente felice, e andava a godere il suo Gesù eternamente; di nuovo mi ringraziò, e soggiunse: «Avvisa M. Giuseppa , che io sono felice e si metta in quiete». Mi fece più volte cenno con la mano di dirmi addio, e insieme con Gesù e il suo Angelo Custode volò al Cielo circa le 2½.

In quella notte soffrii assai, perché io pure volevo anare in Paradiso, ma nessuno fece atto di portarmici.
Il desiderio che da tanto tempo Gesù aveva fatto nacere in me, alfine mi è stato soddisfatto: M. Teresa è in Paradiso; ma anche dal Paradiso mi promise di tornarmi a vedere.

Preghiera composta da Santa Gemma

O mio Dio crocifisso, eccomi ai Tuoi piedi.
Non volere rigettarmi ora che mi presento come peccatore.
Ti ho offeso tanto per il passato.
Gesù mio, ma non sarà più così.
Dinanzi a Te, mio Dio, presento tutte le mie colpe …
Già le ho considerate e vedo che non meritano perdono,
ma deh! dà uno sguardo ai tuoi patimenti
e guarda quanto vale quel Sangue che scorre dalle tue vene.
Chiudi, mio Dio, in questo momento gli occhi ai miei demeriti
e aprili agli infiniti meriti tuoi;
e giacchè ti sei compiaciuto di morire per i miei peccati,
perdonameli tutti, affinchè mai più senta il peso di essi,
perchè quel peso, o Gesù, troppo mi opprime.
Aiutami, mio Gesù, vò ad ogni costo diventare buono: togli, distruggi,
annienta tutto ciò che si trova in me non conforme alla tua volontà.
Ti prego, però, Gesù, ad illuminarmi affinchè possa camminare nel Tuo Lume.
Amen.

Diario di Santa Gemma Galgani

17 agosto, Venerdì

Che istanti felici si passano con Gesù! Nel toglierle la corona di spine, Gesù la benedice con mano raggiante, versando sopra di lei un’abbondanza di grazie. L’Angelo le raccomanda l’obbedienza e le dà alcuni avvisi per il Confessore. Ripugnanza che prova nello scrivere.

Gesù, appena è arrivato sulla mia lingua (cagione tante volte di tanti peccati), mi si è fatto sentire. Non ero più in me, ma dentro di me Gesù, mi è sceso nel seno. (Dico nel seno, perché il cuore non l’ho più: lo ho dato alla Mamma di Gesù). Che istanti felici si passano con Gesù! Come ricambiare i suoi affetti? Con quali parole esprimere il suo amore, con questa povera creatura? Ma pure si e degnato venire. È proprio impossibile, sì, è impossibile non amar Gesù. Quante volte me lo dimanda se lo amo e lo amo davero. E ne dubiti ancora, Gesù mio? Allora Lui si unisce sempre più a me, mi parla, mi dice che mi vuole perfetta, che mi ama assai anche Lui e che lo contraccambi .

Dio mio, come fare per rendermi degna di tante grazie? Dove non arrivo io, supplirà per me il mio caro Angelo Cutode. Dio voglia che mai mi abbia ad ingannare per me, e non abbia neppure ad ingannare gli altri.

Ho passato il resto della giornata unita con Gesù; soffro un po’, ma nessuno del mio patire se ne avvede; solo di quando in quando mi esce qualche lamento; ma, Dio mio, è proprio involontario.

Oggi poi poco, anzi nulla ci è voluto per farmi raccogliere: la mia mente già era con Gesù, e ci sono subito andata anche con lo spirito. Quanto si è mostrato affetuoso oggi con me Gesù! Ma quanto soffre! Faccio tanto per diminuirglielo, e vorrei fare, se mi fosse permesso. Mi si è avvicinato oggi, mi ha levata la corona della mia testa, e poi non ho veduto come sempre riporla sul suo capo; la teneva nelle sue mani, tutte le piaghe aveva aperte, ma non buttavano sangue come sempre, erano belle.

È solito benedirmi prima di lasciarmi; infatti ha alzato la sua mano destra; da quella mano allora ho veduto uscire una luce più assai più forte che del lume. Esso teneva quella mano alzata; io restavo fissa a guardarlo, non mi potevo saziare di contemplarlo. O se potessi farlo conoscere, vedere a tutti quanto è bello il mio Gesù! Mi ha beneetta con quella stessa mano, che aveva alzata, e mi ha laciata.

Dopo questo che mi era accaduto, avrei saputo volenieri che cosa volesse dire quella luce che usciva dalle piahe, in particolare dalla mano destra, con la quale mi ha benedetta. L’Angelo Custode mi ha dette queste parole: «Figliuola, in questo giorno la Benedizione di Gesù ha versato sopra di te un’abbondanza di grazie [che] quella luce significava» .

Ora mentre scrivevo, si è avvicinato e mi ha detto: «Mi raccomando, figlia mia, obbedisci sempre, e in tutto. Palesa ogni cosa al Confessore; digli che non ti trascuri, ma ti nasconda». E poi ha soggiunto: «Digli che Gesù vuole, che abbia assai più premura verso di te, se ne dia più pensiero; se no tu sei troppo inesperta».

Queste cose me le ha ripetute anche ora che ho già scritto; me le ha dette più volte, sono svegliata , e mi è sembrato proprio di vederlo e di udirlo parlare. Gesù, sia sempre fatta la tua SS. Volontà.

Ma quanto soffro nel dovere scrivere certe cose! La ripugnanza che provavo sul principio, anziché diminuirmi, assai più si va a crescere, ed io provo una pena da morire. Quante volte oggi ho tentato di cercarli e bruciarli tutti [i miei scritti]! E poi? Tu forse, o Dio mio, vorresti che scriessi anche quelle cose occulte, che mi fai conoscere per tua bontà, per sempre più tenermi bassa e umiliarmi? Se lo vuoi, o Gesù, son pronta a fare anche quello: fa’ conoscere la tua volontà. Ma questi scritti a che gioveranno poi? Per tua maggior gloria, o Gesù, o per farmi sempre più cadere nei peccati? Tu che hai voluto che faccia così, io l’ho fatto. Tu pensaci; nella piaga del tuo S. Costato, o Gesù, nascondo ogni mia parola.

Diario di Santa Gemma Galgani

 

16 agosto, Giovedì

Presa da grave timore di dannarsi alla vista dei suoi peccati, è animata dall’Angelo a confidare nella misericordia di Dio. Soffre con Gesù, che le annunzia la prossima liberazione di Maria Teresa dalle pene del purgatorio e le promette nuove dolcezze nella santa Comunione.

Eccomi a Giovedì. La solita ripugnanza mi giunge; il timore di perdere l’anima mi viene; il numero dei peccati e l’enormità di essi, tutto mi si spalanca davanti. Che agitazione! In quei momenti l’Angelo Custode mi suggerì all’orecchio: «Ma la misericordia di un Dio è infinita». Mi quietai.

Cominciai presto assai a patire nel capo: saranno state circa le 10. Quando fui sola, mi buttai sul letto; soffrii un po’, ma Gesù non tardò a comparire, mostrandosi anch’esso che soffriva tanto. Gli ricordai i peccatori, pei quali Lui pure mi animò a offrir tutti i miei piccoli patimenti all’Eterno Padre, per essi.
Nel mentre che ero con Gesù e soffrivo, e soffriva Lui pure, mi venne un forte desiderio, quasi da non poter resitere. Gesù se ne avvide, e mi dimandò: «Che vuoi che faccia?». Ed io subito: «Gesù, per pietà alleggerisci i tormenti a M. M. Teresa». E Gesù. «Già l’ho fatto. Vuoi altro?», mi diceva. Allora mi feci animo e gli dissi: «Gesù, salvala, salvala». E Gesù così mi rispose: «Il terzo giorno dopo l’Assunzione della mia SS. Madre, verrà anch’essa sprigionata dal Purgatorio, e la condurrò con me nel Cielo».

Quelle parole mi ricolmarono di una gioia tale, che non saprei esprimere. Parecchie altre cose mi disse Gesù; io gli chiesi ancora perché dopo la SS. Comunione non mi faceva più gustare quelle dolcezze di Paradiso. Mi rispose prontamente: «Non ne sei degna, o figliuola»; ma mi proise però che la mattina dopo l’avrebbe fatto.

Come fare a arrivare alla mattina? È vero, rimanevano poche ore ma per me erano anni; non ho chiuso mai gli occhi al sonno; mi consumavo, avrei voluto che fosse subito venuta la mattina: in una parola, stanotte mi è sembrata lunghissima, ma è giunta finalmente [la mattina].

Presenze soprannaturali e vita contemplativa in Santa Gemma Galgani

Il processo di trasformazione divina dell’interiorità e di tutta la vita della nostra Santa fu tale che essa visse un’esperienza assolutamente unica e straordinaria di contatti e rapporti con le presenze soprannaturali buone (gli angeli) e cattive ( i demoni). Infatti, la barriera dello spazio e del tempo crolla quando la chiamata alla santità dei prescelti di Dio arriva a grandi profondità. E’ quasi una conseguenza necessaria nella vita dei santi oltrepassare la barriera dei sensi, anche perché le virtù cristiane praticate fino in fondo, come il Signore ci ha chiesto nel suo Vangelo, fanno vivere in anticipo alcune delle tipiche e sublimi facoltà delle anime dei beati. D’altronde proprio questo è stato lo scopo precipuo per cui Cristo si è incarnato, ossia rendere l’uomo completamente partecipe della vita trinitaria a tal punto da poter veder fisicamente il Cristo ed i suoi angeli ed affrontare con coraggio la battaglia “a carte scoperte” con il male.

S. Gemma rappresenta sicuramente uno dei momenti più culminanti ed eccezionali in tutta la storia della cristianità di questo dialogo e rapporto diretto e senza mediazioni tra Dio e l’uomo. In un certo qual senso lei ben può essere assunta come modello per tutti gli uomini di buona volontà, che aspirano con tutta sincerità a stabilire un legame e dialogo di amore con il proprio Padre Dio. Pertanto, l’ignaro lettore non reagisca superficialmente a quanto verrà narrato successivamente sui doni straordinario di S. Gemma, magari ritenendo improbabile se non impossibile gli eventi accaduti a S. Gemma o anche all’estremo opposto esagerando gli aspetti soprannaturali della vita terrena della nostra Santa.

Le sue prove dolorose dovevano avere piena attuazione anche con i frequentissimi incontri-scontri con i demoni. Quest’ultimi erano un’ordinaria presenza nella vita di S. Gemma. Gli sono apparsi in tutte le forme ed hanno usato ogni genere di violenze nei suoi confronti. Diversi testimoni hanno depositato nel processo di canonizzazione di aver assistito agli effetti materiali e fisici di queste vessazioni del maligno verso S. Gemma.

Zia Cecilia riferì che i demoni frequentemente l’aspettavano in camera la sera sotto forma di cani, gatti, di uomini spaventosi, di selvaggi. Altre volte s’imbatteva in due uomini forzuti che con delle funi la battevano a lungo. Gemma si confidava col cuore pieno di sofferenza al confessore riguardo a queste situazioni, cercando conforto e sostegno spirituale.
Il demonio in tanti altri modi la tormentava: sotto forma di apparizioni mostruose, di terrori e percosse improvvise che le infliggeva certe volte anche di giorno. Così arrivò anche a cercare d’impedirle di fare la comunione, apparendole sotto forma di omaccio, spaventandola e spingendola a terra nel fango prima di entrare in chiesa.

Le sue zie constatarono di notte rumori e movimenti strani intorno al letto di Gemma; la stessa zia Cecilia vide parecchie volte il letto di Gemma tremare tutto. Il maligno la perseguitava fisicamente rovesciandola indietro piegandola fino alle gambe anche quando pregava od era in estasi. Sperimentò l’influenza positiva e liberante degli oggetti sacri: infatti dopo che la zia Cecilia una volta le mise un’immagine della Madonna Addolorata Gemma percepì immediatamente un grande sollievo. Addirittura per un certo periodo Dio permise che il maligno le possedesse alcune funzioni del suo corpo; Gemma arrivò a comportarsi come un ossessa arrivando anche a sputare al crocifisso ed a dimenarsi come gli indemoniati. Un sacerdote che la seguiva da vicino le regalò una reliquia della Croce di Gesù. Da quel momento rimase totalmente libera da qualunque possessione diabolica.

Davvero straordinario è stato in Gemma il rapporto stabilito con gli angeli ed in particolare con il suo angelo custode. Di esso ne aveva la visione materiale costantemente. S’intratteneva a conversare con lui con la stessa disinvoltura con cui si discute con un amico. Si mostrava a lei in tanti modi: con le ali spiegate sospeso in aria e le mani distese su di lei, con le mani giunte in atto di preghiera. Il suo angelo custode le dava frequentemente consigli assumendo quindi la funzione del padre spirituale; Gemma durante le meditazioni svolte con l’angelo andava spesso in estasi. Queste esperienze di Gemma con gli angeli sono state raccolte da Padre Germano e da Zia Cecilia, i quali pur non notando la presenza materiale degli angeli potevano constatare però l’atteggiamento di Gemma mentre conversava con gli Angeli.
L’Angelo la correggeva sui suoi piccoli difetti mostrandosi con lo sguardo severo o ad esempio obbligandola a confessare tutte le sue esperienze spirituali.

La dimestichezza di Gemma con gli angeli era tale che il suo Padre spirituale la richiamò a portare più deferenza e rispetto all’Angelo imponendogli di dare del voi invece che del tu.
Accadde tra l’altro che le apparissero diversi angeli che si univano alle preghiere di lode della nostra santa. L’angelo custode la aiutava anche nelle mansioni comuni: come aiutarla ad esempio a svestirsi dopo che veniva picchiata dal demonio, la cui ira veniva però frenata dall’angelo stesso; o anche a portare lettere che Gemma scriveva per il suo Padre spirituale. Infatti, Gemma non avendo soldi per i francobolli la consegnava direttamente al suo angelo custode perché recapitasse la lettera al suo direttore spirituale. D’accordo con Padre Germano alcuni dei Giannini fecero la prova di chiudere la lettera in una cassetta a chiave. Il giorno stesso la lettera arrivò a Roma sulla scrivania di Padre Germano.

 

Diario di Santa Gemma Galgani

15 agosto, Mercoledì

Alle aridità succedono le consolazioni. Le appare M. Maria Teresa doandandole ancora preghiere. Maria SS.ma prende il cuore di Gemma per conservarlo in cielo.

Sono arrivata in questo stato di aridità e di mancanza di Gesù fino a oggi Mercoldì. Da Venerdì più non l’ho senito. Il Confessore mi accerta che sarà per castigo dei miei peccati o per vedere se posso stare senza Gesù, e per stimolarmi ad amarlo di più. Sono stata sempre sola, voglio dire senza Gesù. L’Angelo Custode non mi ha lasciata neppure un secondo; eppure quante mancanze, quanti difetti, anche in presenza sua! Dio mio, tu abbi misericordia di me! Ho fatto sempre la Comunione, ma Gesù come se più non ci fosse. Ma Gesù voglia lasciarmi sola anche oggi in una solennità sì grande? La Comunione l’ho fatta con assai più consolazione, ma senza sentir Gesù. Ho pregato parecchio in questi giorni, perché voglio una grazia da Gesù.

Oggi M. M. T. [= Madre Maria Teresa] deve andare in Paradiso: io lo spero. Ma come fare a saperlo? Raccogliermi non posso, se non sono in un luogo sicuro. Il mio Angelo Custode oggi farà anche da guardia alla mia porta.

Eccomi alle 9¼ di questo gran giorno. Mi sento al solito un interno raccoglimento; ho pregato l’Angelo Custode di sorvegliarmi e che nessuno veda; mi sono nascosta nella stanza delle monache.

O non è passato gran tempo, che al raccoglimento è giunto il rapimento. (Non creda chi legge queste cose a nulla, perché posso benissimo ingannarmi; che Gesù mai non lo permetta! Lo faccio per obbedienza, e mi sottometto a scriere con gran ripugnanza).

Erano circa le 9½, leggevo : tutto ad un tratto sono scossa da una mano che leggermente mi posava sulla spalla sinistra. Mi volto impaurita; ebbi paura, feci per chiamare, ma mi trattenne. Mi voltai e vidi una persona vestita di bianco: conobbi una donna; la guardai, il suo sguardo mi assicurò che non temessi di nulla: «Gemma, – mi disse dopo qualche minuto – mi conosci?». Dissi di no, perché ben potevo dirlo; soggiunse: «Io sono Madre Maria Teresa del B. Gesù; ti ringrazio tanto tanto che tu ti dia tanta premura, perché presto possa raggiungere la mia eterna felicità».

Tutto questo accadeva, mentre io ero propriamente sveliata e in pieno conoscimento di me stessa.

Soggiunse: «Seguita ancora, ché ho ancora qualche giorno da soffrire». E nel dirmi così mi fece una carezza, e andò via.

Quei suoi sguardi, devo dirlo, m’ispirarono molta fiucia. Da quell’ora raddoppiai le mie preghiere per quel’anima, affinché presto possa raggiungere il suo fine; ma le mie preghiere son troppo deboli; o vorrei che presso le anime del Purgatorio dovessero aver la forza delle preghiere dei Santi!

Da quel momento soffrii sempre, fino alle 11 circa che non potei esser sola. Sentivo dentro di me un certo raccoglimento, una voglia di andare a pregare, ma come fare? Non potevo. Quante volte mi toccò a insistere! Finalmente l’ebbi il sospirato permesso, e me ne andai con la Mamma mia, ma ben pochi momenti; ma furono momenti preziosi!

Per i miei cattivi portamenti, Gesù non permise che la Madonna venisse come sempre sorridente, ma invece assai meta (ed io ne ero la cagione). Mi rimproverò un po’, ma si rallegrò anche di una cosa (che qui credo bene di non noare), e quella cosa fece tanta consolazione anche a Gesù! e per premiarmi di quella fu appunto che venne [la Madonna], ma, come ho detto, seria; mi disse alcune parole, tra le quali disse: «Figlia, quando io andrò in Cielo, staattina porterò con me il tuo cuore».
In quel momento allora mi sembrò che mi si avviciasse… me lo tolse, lo prese con sé, nelle sue mani, e mi disse: «Non temere di nulla, sii buona; io terrò il tuo cuore sempre lassù con me, sempre in queste mie mani». Mi benedì in fretta, e nell’andar via pronunziò ancora queste parole: «A me mi hai dato il cuore, ma Gesù vuole ancora un’altra cosa». «Che cosa?» gli dissi. «La volontà», mi rispose, e sparì.

Mi trovai per terra, ma quello so benissimo quando accadde: quando fece cenno di avvicinarsi e di levarmi il cuore.

Benché queste cose al primo apparire mi impauriscono, pure alla fine finisco coll’essere sempre in infinite consolazioni.

Diario di Santa Gemma Galgani

 

11 Agosto, Sabato

Desidera ardentemente una visitina della Mamma celeste; l’esserne priva è per lei il maggior castigo.

È Sabato; vado a fare la SS. Comunione. Che farò? In ogni modo obbedisco. Se potessi ottenere una visitina dalla Mamma mia! Ma no, mi ricordo del peccato commesso ieri sera: uno sguardo fatto sopra me stessa. È vero che stamani me ne sono subito confessata, ma che, la Madonna in particolare a me non mi perdona sì facilmente. Mi vuole perfetta.

È Sabato sera; Dio mio! Che castigo! È il maggior castigo che tu possa darmi, di privarmi della visita di Maria SS., e appunto vicina il Sabato che sempre cado in tante mancanze…

Diario di Santa Gemma Galgani

 

10 Agosto, Venerdì

Gesù la ricolma di consolazioni. In presenza della Signora Cecilia l’Angelo Custode le si fa sempre vedere e la dirige in ogni cosa; le dice che nessuno, all’infuori della Signora Cecilia, sa far con lei le sue veci.

Mi disse la sera avanti l’Angelo Custode che mi avrebbe fatto tenere le spine nel capo fino alle 5 del Venerdì: fu vero, poiché verso quell’ora cominciai un po’ a raccogliermi; mi nascosi in Chiesa dei Francescani e lì Gesù me la venne di nuovo a togliere; fui sempre sola. Quanto mi mostrò di volermi bene! Mi animò di nuovo a soffrire e mi lasciò in un mare di consolazione.

Bisogna però che dica che tante volte, ma in particolare il Giovedì sera, mi prende tanta una tristezza tale, al pensiero di aver commessi tanti peccati, tutti mi ritornano alla mente, che mi vergogno di me stessa, e mi affligge tanto tanto. Ieri sera pure, poche ore prima, mi venne questa vergogna, questo dispiacere, e trovo solo un po’ di quiete in quel po’ di patire che Gesù mi manda, offrendolo prima per i peccatori, e in particolare per me, e poi per le anime del Purgatorio.

Quante consolazioni che mi dà Gesù! In quanti modi mi mostra di volermi bene! Son già tutte cose della mia testa; ma se obbedisco, Gesù non permetterà che mi abbia ad ingannare. Giovedì sera mi promise che in questi giorni che la Signora Cecilia non c’era, non mi avrebbe mai fatta lasciare dall’Angelo Custode. Me lo dette ieri sera, e non mi ha più lasciato un momento.

Questa cosa l’ho osservata parecchie volte, e non ne ho parlato neppure col Confessore, ma oggi glielo dico subito. Se sono con altre persone, l’Angelo Custode non mi lascia mai; quando sono con Lei invece, subito mi lascia (voglio dire che non mi si fa più vedere, se non che per darmi qualche avvertimento); così pure è accaduto oggi: non mai un minuto si è partito d’accanto a me; se devo parlare, pregare, fare qualche cosa, me l’accenna Lui. Gesù voglia che non mi abbia ad ingannare.
Questa cosa mi meraviglia assai, e mi ha costrinta a dimandargli: «In che maniera , quando c’è con me la Sig.ra Cecilia, non ci stai mai?». Mi ha risposto così: «Nessuna persona, al di fuori di Lei, sa fare le mie veci. Povera bambina, – soggiungeva – sei così piccina, che ti abbisona sempre la guida! Ora te la farò io, non temere; ma obbedisci, ve’, perché faccio presto…».
Sono andata a confessarmi; ho detto la cosa al Confessore (glielo avevo [anche] scritto); mi ha spiegato ogni cosa, ciò che io non capivo, ma ora ho capito tutto.

Diario di Santa Gemma Galgani

9 Agosto, Giovedì

L’Angelo Custode le inculca l’obbedienza al Confessore. In questo giovedì la Santa deve soffrire più del solito, per suffragare l’anima della Madre Maria Teresa.

Anche oggi, dopo aver sostenuto con l’aiuto di Dio una battaglia del nemico, assai forte, è venuto l’Angelo Custode, che rimproverandomi e assai severo mi ha detto: «Figlia, ricordati che mancando a qualsiasi obbedienza, commetti sempre peccato. Perché così restìa a obbedire al Confessore? Ricordati ancora che non vi è strada più corta e più vera, quanto quella dell’obbedienza».
Ma perché oggi tutto questo? Per colpa mia. Meriterei forse anche peggio, ma Gesù mi usa sempre misericordia.

Oimè, che ripugnanza che provo stasera! Fin da stamani mi sento così stanca; ma è tutta svogliatezza, cattiva voontà; ma pure mi voglio vincere coll’aiuto di Dio.
È Giovedì e per questo che mi sento sì curiosa; al soraggiungere di questa sera, mi accade sempre lo stesso. Sì, patire, patire per i peccatori, e in modo particolare per le povere anime del Purgatorio, e in particolare per… . E ben lo so perché questa svogliatezza così presto. Le altre sere mi veniva poche ore prima. Perché oggi l’Angelo Cutode mi ha detto che Gesù stasera voleva farmi soffrire qualche ora di più, cioè due ore: alle 9 incomincerebbe, e questo per un’anima del Purgatorio, e questo senza il permesso del Confessore; ma è solito però che non mi grida, anzi vuole, e lo posso fare benissimo.

Ieri sera, verso le 9 circa, cominciai a sentirmi un po’ male; feci presto a andare a letto, ma soffrivo già tanto anche avanti: il capo mi sentiva fuor di modo, ogni movimento che facevo, mi cagionava pene terribili. Soffrii due ore, come Gesù voleva, per M. M. Teresa; poi con gran dolore mi spogliai ed entrai nel letto, e cominciò l’ora. Fu assai dolorosa, ma in compagnia di Gesù che cosa non si farebbe!

Diario di Santa Gemma Galgani

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8 Agosto, Mercoledì

Nel timore che il Confessore diminuisca troppo i suoi peccati, l’Angelo la tranquillizza dicendole di rimettersi al giudizio di lui.

Ora veniamo a stamani. Poco dopo che sono uscita dal confessionario, mi è venuto qualche pensiero, dicendo dentro di me che il Confessore diminuisce troppo i miei peccati, ed ero inquieta. Per calmarmi mi si è avvicinato l’Angelo Custode; ero in Chiesa, e pronunziava forte queste parole: «Ma dimmi, a chi vuoi credere: al Confessore o alla tua testa? Al Confessore che ha continui lumi e assistenza, che ha molta capacità, oppure a te che non hai nulla, nulla, nulla di tutto ciò? O la superba! – mi diceva – vuol farsi maestra, guida e direttrice del Confessore!» – Non ho pensato ad altro; ho fatto un atto di contrizione, ed ho fatto la SS. Comunione.

Diario di Santa Gemma Galgani

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7 Agosto, Martedì

Le appare S. Gabriele, che con volto sfavillante le parla della fondazione del monastero di Lucca ed invoca a tal fine l’intercessione di Maria.

Ieri il giorno l’Angelo Custode mi promise che alla sera avrei potuto parlare con Confratel Gabriele. Venne la tanto sospirata sera; prima di tutto il sonno voleva vinceri, poi un’agitazione tale mi prese, che fui presa da spavento. Ma siccome Gesù era vicino a darmi quella consolazione, e allora, o prima o dopo la consolazione, mi dà qualhe dolore. Sia sempre benedetto.

Però nel provare questa agitazione non vedevo nessuno, voglio dire il diavolo; solo stavo assai male, ma durò poco. Mi calmai ben presto, sentii ad un tratto che mi veniva il raccoglimento, e quasi subito mi successe al solito: il capo se ne partì, ed io mi trovai con Confratel Gabriele. Che consolazione fu quella! Ma l’obbedienza voleva che non mi avvicinassi per baciargli la veste, e ristetti. La prima cosa fu quella di domandargli perché stava tanto senza venire. Mi rispose che è per colpa mia. Di questo ne sono persuasa, perché sono assai cattiva.

Quante belle cose mi disse del convento, e le diceva con tanta forza, che mi sembrò che gli occhi gli sfavillassero. Da se stesso, senza che io l’interrogassi: «Figlia, tra pochi mesi, tra l’esultanza di quasi tutti i cattolici si farà la fondaione del nuovo convento». «Come, tra pochi mesi? – gli dissi. – Ne mancano ancora 13». «E son pochi», soggiuneva. E poi sorridendo si voltò da una parte e s’inginocchiò, giunse le mani e diceva così: «Vergine benedetta, vedi: qui in terra si gareggia per la propagazione del nuovo istituto; via, te ne prego, fa’ che sovrabbondi sopra tutti quelli che ne faranno parte, la copia dei doni e favori celesti. Accresci a loro la forza, accresci altresì lo zelo. Sarà tutto vostro dono, o Vergine Benedetta».

Parlava come se avesse presso di sé la M. [= Madonna] dei Dolori; io non vedevo nulla, ma con quanta forza, con quanta espressione diceva queste parole, che io ne rimasi meravigliata; sembrava anche Lui fuori di se stesso.
Ora poi dovrei parlare di P. Germano, ma il Confessore ha detto che qui sopra no, perché…
Parlai anche del povero mio peccatore; sorrise anche Lui: tutto buon segno. Infine mi lasciò piena di consolazione.

Diario di Santa Gemma Galgani

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6 Agosto, Lunedì

L’Angelo Custode si trattiene con lei tutta la notte e l’esorta ad offrire ogni patimento al Signore per le anime del purgatorio.

Eccomi giunta al 6 Agosto. I giorni passano, e io eccomi sempre nell’abisso del mondo.
Stasera, l’Angelo Custode, mentre facevo le preghiere della sera, mi si è avvicinato, e battendomi sopra una spalla mi ha detto: «Gemma, come mai tanta svogliatezza per la preghiera? A Gesù gli dispiace». «No – ho risposto – , non è svogliatezza: sono due giorni che non mi sento bene». Ha soggiunto: «Fai il tuo dovere con applicazione, e vedrai che Gesù ti amerà ancora di più». È stato un momento zitto, poi mi ha dimandato: «E Confratel Gabriele?». «E non lo so». «Quanto tempo è che non l’hai veduto?». «È tanto tanto tanto». «Ma stanotte Gesù te lo manda». «Come? Stanotte no, disubbidirei: di notte non vuole il Confessore». O con quanto desiderio l’avrei voluto! ma volevo obbedire. Lo pregai che me lo mandasse di giorno e presto, affinché potessi scrivere quella lettera a P. G. [= Padre Germano]. Mi raccomandai all’Angelo Custode che andasse da Gesù a dirgli se gli permetteva di passare la notte insieme con me. Sparì subito.

Avevo terminato le preghiere: andai a letto. Quando ebbe avuto da Gesù il permesso di venire, ritornò; mi diandò: «Quanto tempo è che non hai pregato per l’anime del Purgatorio? O figlia mia, ci pensi così poco! M. M. Teresa soffre sempre, sai?».

Era dalla mattina che non avevo pregato per loro. Mi disse che avrebbe piacere che ogni cosetta piccola che soffro, la regalassi alle anime del Pur-gatorio. «Ogni piccola pena, loro le solleva; anche ieri e oggi, se tu avevi offerto per loro quel poco». Ma risposi un po’ meravigliata: «Mi sentiva il corpo; e che i dolori di corpo sollevano le anime del Purgatorio?». «Sì – mi disse – ; sì, figlia: ogni più piccolo patimento le solleva». Gli proisi allora che da quel momento ogni cosa avrei offerto per esse. Soggiungeva: «Quanto soffrono quelle anime! Vuoi fare qualche cosa stanotte per esse? vuoi soffrire?». «E che cosa? – gli dissi. – È lo stesso soffrire di Gesù nel giorno di Venerdì?». «No – rispose. – Di Gesù non sono; saanno dolori corporali». Io dissi di no, perché fuori di Gioedì e di Venerdì Gesù non vuole; le altre notti vuole che dorma. Ma siccome le anime del Purgatorio, e in particolare M. M. Teresa, mi sta molto a cuore, gli dissi che un’ora volentieri avrei patito.

Gli bastarono queste parole, ma vedeva bene che facendo questo avrei disobbedito; mi ha lasciata dormire.
Stamattina, quando mi sono svegliata, era sempre presso di me; mi ha benedetto ed è andato via.

Preghiera a Santa Gemma per chiedere grazie

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O cara santa Gemma,
che ti sei lasciata plasmare da Cristo crocifisso, ricevendone nel tuo corpo verginale
i segni della sua gloriosa Passione,
per la salvezza di tutti,
ottienici di vivere con generosa dedizione il nostro impegno battesimale
e intercedi per noi presso il Signore affinché ci conceda le grazie desiderate.
Amen
Santa Gemma Galgani, prega per noi.


Padre nostro, Ave Maria, Gloria


Con approvazione ecclesiastica – Santuario Santa Gemma – Lucca

Diario di Santa Gemma Galgani

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5 Agosto, Domenica

Gesù le fa intendere esser sua volontà che ella mediti sempre sulla Passione.

Oggi Domenica ho pregato l’Angelo Custode, se mi faceva la grazia di andare [a] dire a Gesù che allora la meditazione non l’avrei potuta fare, perché non mi sentivo bene; l’avrei fatta la sera. Alla sera poi, non ne avevo nessuna voglia; andai a letto, feci la preparazione alla meditazione e rimasi raccolta soltanto internamente. Il capo non mi andò via; mi trattenni un’ora. Anzi devo dire ancora che la meditazione della Domenica è sempre sopra la Risurrezione ovvero il Paradiso; ma Gesù mi fa chiaramente conoscere che quella meditazione da me non la vuole ancora, perché la mente mi corre subito a qualche punto principale della sua passione. Sia fatta la sua volontà.

Santa Gemma e Padre Pio

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I due Santi furono quasi contemporanei.

Gemma Galgani ha sette anni quando inizia la sua sconvolgente esperienza con la prima locuzione interiore che trova il suo culmine nel 1899 con i segni della redenzione nel suo corpo.

Francesco Forgione, di nove anni più giovane di Gemma a cinque anni sente il desiderio di essere totalmente di Dio ed inizia a sperimentare i primi fenomeni soprannaturali e durante il suo noviziato (1903 – 1904) sperimenta pienamente la sua esperienza mistica (Gemma era appena morta). La somiglianza tra le sue esperienze con quelle di Gemma lo porta a intuire e riconoscere che Gemma è colei che può aiutarlo a comprendere ciò che sta vivendo nella propria carne.

Come Gemma anche Padre Pio deve lottare con il demone, ha le stesse esperienze celesti fatte di rivelazioni, presenze Angeliche, di Cristo e della Vergine Maria. Vive in seguito la dolorosa esperienza delle stimmate, dapprima invisibili, per quasi otto anni, e poi manifeste e permanenti.

Padre Pio si riconosce pienamente nelle stesse eccezionali esperienze mistiche di Gemma, da lei descritte con un linguaggio disarmante per la sua semplicità e la sceglie come modello infatti in molte sue lettere (circa 50) ci sono frasi ed espressioni tipiche del linguaggio di Santa Gemma tratte dalle sue lettere, diario e scritti.

Che Padre Pio abbia letto gli scritti di Gemma se ne trova la conferma in una sua lettera a padre Benedetto del 2 Maggio 1921. cosi scrive: “Vengo inoltre a chiederle una carità: avrei desiderio di leggere il libretto intitolato Lettere ed estasi della serva di Dio Gemma Galgani, insieme con quell’altro della stessa serva di Dio, che si intitola. L’ora Santa. Sicuro ch’ella trovando giusto questo mio desiderio, me li procurerà. La ossequio e le chiedo la sua benedizione. Il suo fra Pio:”

Santo Padre Pio raccomandava a parecchi dei suoi figli spirituali la devozione a Gemma che chiamava “La Grande Santa” e quando parlava di Lei si commuoveva fino alle lacrime e invitava i devoti visitatori a conoscere questa anima prediletta.

Molto spesso Padre Pio inviava a Lucca diversi pellegrini provenienti dalla Toscana e da alcune Regioni del Nord Italia “Che ci venite a fare qui da me a chiedere grazie? Correte a Lucca che è a voi più vicino, perché la ci sta Santa Gemma, che è una Santona”.

Santa Gemma Galgani e San Padre Pio hanno sparso in tutto il mondo il profumo della loro santità, e noi attoniti non rimane che rivolgere a Dio calorosi lodi di ringraziamento per averci donato delle creature cosi risplendenti di amore e di virtù.

Santa Gemma Galgani – Mistica della redenzione

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La figura mistica di Santa Gemma Galgani continua ad affascinare per la sua unica esperienza spirituale che ci ha permesso di conoscere la volontà di Dio. Un’esperienza che ancor oggi può riscaldare il cuore e illuminare la nostra mente.

Dagli scritti della mistica emerge un linguaggio semplice, povero che permette, nonostante la estrema semplicità, di comprendere e rivivere la sua singolare esperienza con Gesù Cristo. È per così dire, una teologa semplice, immediata e ricca d’umanità, priva di quei paroloni tanto cari ai Teologi.

Gemma è stata una mistica tutta infuocata dall’amore di Gesù, questo amore le ha permesso di vivere una autentica passione. Dalle sue “Lettere” traspare tutto il suo sviscerato amore per il Cristo, amore che raramente si può trovare nella stessa intensità in altri Santi. «Chi t’ha ucciso, Gesù» chiede Gemma. E risponde Gesù «L’amore» (II 82).

L’amore di cui parla Gemma non è solo un’emozione, ma un Amore donato da Cristo attraverso la Sua Parola, e lei si fa talmente discepola da immedesimarsi in Lui. «Più volte ho domandato a Gesù che m’insegni Lui il vero modo di amarlo, e allora Gesù mi pare che mi faccia vedere la sue Santissime piaghe aperte» (I,15).

Nel partecipare alla passione ella desidera aiutare Gesù nei suoi dolori. Si instaura così un patto d’amore in modo tale che Gesù la possa offrire al Padre come vittima d’amore per tutti i peccatori.

Questa la sua missione, salvare i peccatori, non con la parola, o con l’insegnamento, ma con la vita, con la partecipazione alla Passione di Gesù.

Toccata da una grazia mariana, scopre il significato mistico della vergine ai piedi della Croce, e dona a Maria la sua stessa anima. Da parte sua Maria prepara la Santa alla grazia della stigmatizzazione.

Gemma con l’offerta della sua vita ha portato a compimento la missione che Dio ha a lei affidato, amandolo con tutta se stessa.

Però, nonostante tutto, Gemma non ha potuto rivestire l’abito di consacrata a Dio e questo rappresentò senza dubbio la più grande delusione della sua vita, ma ha consumato la sua unione d’amore con Gesù Crocefisso nel mondo, nella normalità della vita laicale. Un segno evidente che sta ad indicare che questa via è percorribile da noi tutti.

In Gemma si verificarono due fenomeni cardiopatici mistici: il sollevamento delle costole, quando la Santa ebbe a dire a Gesù «Sei troppo grande, o Gesù: il mio cuore è piccolo, tu non ci puoi stare, che si dilati questo cuore!»; il secondo fenomeno è quello dell’ustione del petto, quando la si sentì esclamare «Ma saranno queste fiamme effetto dell’amor tuo, o Signore?»

La sua personalità era d’asceta: Andava scalza e senza calze anche d’inverno. Portava il cilicio finché non le fu proibito. In Lei ci sono tutti gli ingredienti di una Santa Stigmatizzata come Padre Pio, piena d’amore come Santa Teresa di Lisieux.

 

Diario di Santa Gemma Galgani

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4 Agosto, Sabato

Mirabile apparizione di Maria SS.ma Addolorata.

Eccomi a Sabato: è il giorno a me destinato per vedere la Mamma mia, ma che dovrò sperare?

Infine son giunta anche a stasera. Mi metto per recitate la corona dei Dolori; sul primo mi ero abbandonata, vale a dire ero rimessa al volere di Dio, di passare anche quel Sabato senza vedere la Madonna dei Dolori; ma [a] Gesù gli bastò l’offerta del sacrifizio e mi contentò. Non so a che punto della corona, mi sentii raccogliere internamente; al raccoglimento, come sempre, successe ben presto che mi andò via il capo, e senza avvedermene mi trovai dinanzi (a me mi parve) alla Madonna dei Dolori.

Al primo vederla, mi fece un po’ di paura; feci di tutto per assicurarmi se veramente era la Mamma di Gesù: mi dette ogni segno per accertarmi. Dopo qualche momento, mi sentii tutta contenta; ma fu tanta la commozione che mi prese nel vedermi così piccola davanti a Lei, e tanta la contentezza, che non potei pronunziare parola, altro che ripetuamente il nome di mamma.

Lei mi guardava fissa fissa, rideva , si avvicinò per accarezzarmi, e mi diceva che mi calmassi. Ma sì, la conentezza e la commozione mi crescevano, e Lei forse temendo che mi facesse male (come altre volte mi è accaduto; anzi una volta, e non l’ho anche notato, per la gran consolazione che provai nel rivedere Gesù, il cuore mi cominciò a batere con tanta forza, che fui costretta, per ordine del proprio Confessore, a mettermi in quel punto una fascia strinta strinta), mi lasciò, dicendomi che mi andassi a riposare. Obbedii prontamente: in un secondo fui a letto e non tardò a venire; allora mi quietai.

Bisogna ancora che dica, che al primo veder queste cose, queste figure (che certamente potrei essere ingannata), mi sento presa subito da paura; alla paura succede ben presto la gioia. In ogni modo che sia questo, è ciò che provo io. Gli parlai di alcune mie cose, la principale però fu quella che mi conducesse con Lei in Paradiso; questa più volte gliela dissi. Mi rispose: «Figlia, devi ancora soffrire». «Soffrirò lassù – volevo dire -, in Paradiso». «E no, – soggiungeva – in Paradiso non si soffre più; ma ti condurrò ben presto», mi diceva.
Era presso al letto, era tanto bella, non potevo saziarmi di contemplarla. Le raccomandai il mio peccatore; allora sorrise: fu buon segno… Le raccomandai ancora parecchie persone a me tanto care, in particolare quelle con le quali ho un grosso dovere di riconoscenza. E questo dovevo farlo ancora per ordine del Confessore, che l’ultima volta mi pregò di raccomandarle caldamente a M. SS. dei Dolori, dicendoi che io non posso far niente per esse, ma la Madonna supplisca per me, conceda loro ogni grazia.

Temevo che da un momento all’altro mi lasciasse, e per questo la chiamavo più volte, e dicevo che mi conducesse con Lei. La sua presenza mi fece dimenticare il mio protettore Confratel Gabriele. Gli chiesi di Lui, come mai non l’aveva portato; mi disse: «Perché Confratel Gabriele esige da te obbedienza più esatta». Aveva da dirmi una cosa per P. Germano; a quest’ultime parole non mi rispose.

Mentre parlavamo insieme, che mi teneva sempre per la mano, me la lasciò; io non volevo che andasse, ero quasi per piangere, e allora mi disse: «Figlia mia, ora basta; Gesù vuole questo sacrifizio da te, per ora conviene che ti lasci». Le sue parole mi misero in quiete; risposi tranquillamente: «Ebbene, il sacrifizio è fatto». Mi lasciò. Chi potrebbe descrivere al minuto quanto sia bella, quanto cara la Madre Celeste? No, non vi è paragone al certo. Quando avrò la fortuna di rivederla di nuovo?