Archivio | agosto 2017

Il culto della Divina Misericordia

“L’amore del Signore Gesù verso di noi è divino e umano poiché Lui possiede natura e volontà Divine e umane. Quindi, il Sacratissimo Cuore di Gesù può essere considerato come simbolo del Suo triplice amore verso di noi: divino, umano spirituale e umano affettivo.

Nel culto del Sacratissimo Cuore di Gesù veneriamo soprattutto l’amore umano del Signore Gesù verso l’umanità, accanto al Suo amore divino verso di noi, che, in quanto l’amore verso la nostra miseria, è la Misericordia Divina. Quindi, in questo culto veneriamo soltanto una traccia della Divina Misericordia – essa vi è appena collegata.

Nel culto della Divina Misericordia, l’oggetto materiale più vicino è il sangue e l’acqua che scaturirono dal costato aperto del Salvatore sulla croce.
Esse sono simbolo della Chiesa (…). Questo sangue e acqua fluiscono incessantemente nella Chiesa come grazie che purificano l’anima (nel sacramento del battesimo e della penitenza) e come grazie vivificanti (nel Sacramento dell’Altare), ed il loro autore è lo Spirito Santo che il Salvatore comunicò agli Apostoli. (…) L’oggetto formale in questo culto, ovvero il suo motivo, è l’infinita Misericordia di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, verso l’uomo decaduto. E’ l’amore di Dio verso il genere umano in un significato più ampio, poiché non si tratta di un amore che si compiace nella perfezione, ma un amore compassionevole verso la miseria…

(…) Ne deriva il fatto che il culto della Divina Misericordia è una logica conseguenza del culto del Sacratissimo Cuore di Gesù con il quale era connesso, e ora si manifesta autonomamente e non si immedesima con esso, poiché possiede un altro oggetto materiale e formale ed uno scopo completamente diverso: fa richiamo a tutte e Tre le Persone della Santissima Trinità, e non unicamente alla Seconda, come l’altro culto. Questo corrisponde di più allo stato psicologico dell’uomo d’oggi il quale ha bisogno di fiducia in Dio. Gesù, confido in Te, e per Te confido nel Padre e nello Spirito Santo.

“Il culto della Divina Misericordia – Misericordia che Iddio ci elargisce nel sacramento della penitenza – è tra quelli che si addicono a tutte le anime, poiché esso mira all’adorazione del Salvatore Misericordiosissimo non in qualche suo stato o mistero particolare, bensì nella sua Misericordia universale, nella quale tutti i misteri ritrovano la più profonda spiegazione. E pur essendo nettamente distinto, questo culto racchiude in sé qualcosa di universale.
Perché rendiamo il nostro omaggio alla glorificata Persona del Dio-Uomo. Lo esprime la giaculatoria: Gesù, confido in Te, che risveglia nell’anima dell’uomo il senso di miseria e di essere peccatore insieme alla virtù della fiducia che costituisce il fondamento della nostra giustificazione”.

La Misericordia di Dio

“I pensieri umani che riguardano Dio sono molto annebbiati perché “Dio nessuno l’ha mai visto” (Gv 1,18).
(…) Se non avessimo mai visto il sole, ma soltanto lo giudicassimo dalla luce che si vede in un giorno nuvoloso, non saremmo in grado di farci una giusta concezione sulla sorgente della luce del giorno. Oppure se non avessimo mai visto la luce bianca e se la conoscessimo attraverso i sette colori dell’arcobaleno, non potremmo conoscere il bianco. Similmente, da soli non possiamo farci un’idea sull’Essere Divino, ma possiamo unicamente conoscere la sua perfezione che le creature ci dimostrano nello stato di moltitudine e divisione, mentre in Dio esse costituiscono un’unità assolutamente semplice.
Dio – in quanto essere perfettissimo – è lo spirito più puro e più semplice, che non racchiude in sé nessun elemento costitutivo.
(…) Non c’è modo di approfondire tutte le perfezioni che riguardano l’essenza di Dio: esse sono molteplici e difficili da conoscere.
(…) Tra tutte queste perfezioni, il Signore Gesù ne sottolinea una, per la quale, come da una fonte, scaturisce tutto quello che ci succede sulla terra e nella quale Iddio vuole essere glorificato per tutta l’eternità: é la Misericordia Divina. “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36).

La Misericordia di Dio è la perfezione del Suo agire che si china verso gli esseri inferiori per portarli fuori dalla miseria e per completare le loro mancanze – è la Sua volontà di operare il bene verso tutti coloro che soffrono di qualche difetto e da soli non sono in grado di rimediarvi. Un atto singolare di Misericordia è la compassione mentre lo stato continuo di compassione è la Misericordia.
La relazione di Dio nei confronti delle creature si rivela nell’eliminazione dei loro difetti e nell’elargire perfezioni più o meno grandi. Il fatto di accordare perfezioni, meditato in se stesso, indipendentemente da qualsiasi circostanza, è opera di bontà Divina, che elargisce i doni ad ognuno secondo la propria predilezione.

Pur vedendo in Dio un disinteresse assoluto nell’elargire le grazie, possiamo attribuire questo alla generosità Divina. Il fatto che Dio veglia su di noi affinché, con l’ausilio delle grazie ricevute, possiamo raggiungere la mèta che ci è stata prefissata – lo chiamiamo provvidenza. Accordare le perfezioni secondo un piano e ordine fissato in anticipo, è opera di giustizia. Infine, accordare le perfezioni alle creature per farle uscire dalla loro miseria e per eliminare i loro difetti – è opera di Misericordia.

Non è proprio di ogni essere che una mancanza costituisca una miseria, perché ad ogni creatura spetta unicamente quello che Iddio aveva prima previsto e deciso per essa. Per esempio, per una pecora non è una disgrazia non avere ragione, e nello stesso modo la mancanza di ali non è una miseria per l’uomo.
Al contrario la mancanza di ragione per un uomo o la mancanza di ali per un uccello, sarà una disgrazia e una miseria. Qualsiasi cosa Iddio faccia per le creature, lo fa secondo un piano dovuto, previsto e stabilito che costituisce la giustizia Divina. Ma siccome quest’ordine è stato stabilito del tutto liberamente e siccome nessuno l’ha imposto a Dio, nella scelta di un tale ordine e non di un altro, bisogna vedere anche un’opera di Misericordia.

Per esempio, Mosè che è stato salvato, messo in una cesta sulle acque del fiume Nilo, in generale, indipendentemente da qualsiasi circostanza, lo chiameremo bontà di Dio. Nella misura in cui facciamo notare il disinteresse di Dio che non aveva alcun bisogno di salvare il bambino e che il bambino non l’aveva meritato, sarà un’opera di generosità Divina. Il fatto che Mosè sia stato salvato perché per mezzo di lui Dio aveva deciso di condurre gli Israeliti fuori dall’Egitto, sarà giustizia Divina. Il fatto di vegliare sul bambino abbandonato nel fiume ed esposto a diversi pericoli, sarà attribuito alla Divina Provvidenza. Infine, il fatto di aver sollevato il bambino dalla miseria e abbandono e da numerose mancanze come anche il dono di perfezione sotto forma di condizioni adeguate di vita, crescita, educazione, istruzione, sarà opera della Divina Misericordia.

Siccome in ogni momento citato in quest’esempio ci colpiscono la miseria del bambino e le diverse mancanze, possiamo dire che la bontà Divina è Misericordia che crea e dona; la generosità Divina è Misericordia che colma di doni in abbondanza senza alcun merito da parte nostra; la Provvidenza Divina è Misericordia che veglia; la Giustizia Divina è Misericordia che premia al di sopra dei meriti e punisce al di sotto delle colpe commesse; infine l’Amore Divino è Misericordia che ha pietà della miseria umana e ci attira a Sé. In altre parole, la Misericordia Divina è il movente principale dell’azione Divina all’esterno e quindi si trova alla fonte di ogni opera del Creatore.

In tutta la Sacra Scrittura si trovano più di quattrocento passi che lodano direttamente la Divina Misericordia, nel libro dei Salmi centotrenta, e altri brani molto più numerosi lodano la Divina Misericordia indirettamente. (…) Dio vuole istruirci sulla Sua vita interiore, sulla sua relazione verso le creature e particolarmente verso gli uomini. Dio vuole essere da noi adorato nella sua Misericordia per imitarlo nelle nostre azioni”.

Frammenti del libro del rev. prof. don Michele Sopocko
LA MISERICORDIA DI DIO NELLE SUE OPERE

 

Il Reliquiario

 

Il Santuario della Madonna delle Lacrime, a Siracusa, oltre a custodire il quadretto del miracolo, possiede anche un prezioso Reliquiario contente la viva ed inconfutabile testimonianza dell’evento: le lacrime di Maria.

L’autore e l’artista è stato il prof. Biagio Poidimani di Siracusa, professore all’Accademia delle Belle Arti di Roma.

Il Reliquiario poggia su un piede dalla base ottagonale e, al di sopra della impugnatura, vi sono tre piani sovrapposti.

Nel primo piano vi è custodita parte di un panno ricamato utilizzato dalla sig.ra Antonina Giusto per coprire e custodire il quadretto, che spesso era interamente bagnato dalle lacrime; la metà di un fazzoletto anch’esso impregnato di lacrime, donato dalla sig.ra Lisetta Toscano Piccione; la provetta in cui fu riposto il liquido prelevato dagli occhi del quadretto dalla Commissione Scientifica il 1° settembre (circa 30 gocce); alcuni batuffoli di cotone.

Agli angoli della teca vi sono quattro statue: S. Lucia, patrona della città di Siracusa; S. Marziano, primo vescovo della città; S. Pietro e S. Paolo, colonne portanti della Chiesa, legati alla storia della prima comunità cristiana a Siracusa: Paolo perché secondo gli Atti degli Apostoli è rimasto tre giorni a Siracusa; Pietro perché secondo la tradizione, quando era vescovo di Antiochia, ha inviato il suo discepolo Marziano come primo vescovo della città di Siracusa.

Nel secondo piano quattro pannelli ricordano il prodigio: la riproduzione del quadretto prodigioso; la lacrimazione nella camera da letto dei coniugi Iannuso; l’esposizione del quadretto in via degli Orti; il quadretto posto in piazza Euripide, primo “Santuario” all’aperto.

Nel terzo piano, infine, custodita da quattro angeli, sta l’urna di vetro in cui vi è la fialetta che contiene le ultime lacrime, quelle rimaste dopo l’indagine scientifica.

L’8 maggio 1954, il Reliquiario fu sigillato e fu firmata la pergamena che ne attesta l’autenticità.

Sulla base del Reliquiario vi è una incisione in latino: “O Vergine delle Lacrime, strappa dalla durezza del nostro cuore lacrime di pentimento – 29 agosto 1953”.

(http://www.madonnadellelacrime.it)

Perchè la Madonna piange?

 

«Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di queste lacrime?», si chiedeva Papa Pio XII, nel Radiomessaggio del 1954.

Maria a Siracusa non ha parlato come a Caterina Labouré a Parigi (1830), come a Massimino e Melania a La Salette (1846), come a Bernadette a Lourdes (1858), come a Francesco, Giacinta e Lucia a Fatima (1917), come a Mariette a Banneux (1933).

Le lacrime sono l’ultima parola, quando non ci sono più parole.

Le lacrime di Maria sono il segno dell’amore materno e della partecipazione della Madre alle vicende dei figli. Chi ama condivide.

Le lacrime sono espressione dei sentimenti di Dio verso di noi: un messaggio di Dio all’umanità.
L’invito pressante alla conversione del cuore e alla preghiera, rivoltoci da Maria nelle sue apparizioni, ci viene ancora una volta ribadito attraverso il linguaggio silenzioso ma eloquente delle lacrime versate a Siracusa.

Maria ha pianto da un umile quadretto di gesso; nel cuore della città di Siracusa; in una casa vicina ad una chiesa cristiana evangelica; in una abitazione molto modesta abitata da una giovane famiglia; su una mamma in attesa del suo primo bambino ammalata di tossicosi gravidica. Per noi, oggi, tutto ciò non può essere senza significato…

Dalle scelte fatte da Maria per manifestarci le sue lacrime è evidente il tenero messaggio di sostegno e di incoraggiamento della Madre: Ella soffre e lotta insieme a coloro che soffrono e lottano per difendere il valore della famiglia, l’inviolabilità della vita, la cultura dell’essenzialità, il senso del Trascendente di fronte all’imperante materialismo, il valore dell’unità. Maria con le sue lacrime ci ammonisce, ci guida, ci incoraggia, ci consola.

 

L’Imitazione di Cristo

Capitolo XV

LE OPERE FATTE PER AMORE

  1. Non si deve fare alcun male, per nessuna cosa al mondo né per compiacenza verso chicchessia; talora, invece, per giovare a uno che ne ha bisogno, si deve senza esitazione lasciare una cosa buona che si sta facendo, o sostituirla con una ancora più buona: in tal modo non si distrugge l’opera buona, ma soltanto la si trasforma in meglio.

  2. A nulla giova un’azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. In verità Iddio non tiene conto dell’azione umana in sé e per sé, ma dei moventi di ciascuno. Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio. Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale; giacché è raro che, sotto le nostre azioni, non ci siano l’inclinazione naturale, il nostro gusto, la speranza di una ricompensa, il desiderio del nostro comodo. Chi ha un amore vero e perfetto non cerca se stesso, in alcuna sua azione, ma desidera solamente che in ogni cosa si realizzi la gloria di Dio. Di nessuno è invidioso colui che non tende al proprio godimento, né vuole personali soddisfazioni, desiderando, al di là di ogni bene, di avere beatitudine in Dio. Costui non attribuisce alcunché di buono a nessuno, ma riporta il bene totalmente a Dio; dal quale ogni cosa procede, come dalla sua fonte e, nel quale, alla fine, tutti i santi godono pace. Oh, chi avesse anche una sola scintilla di vera carità, per certo capirebbe che tutto ciò che è di questa terra è pieno di vanità.

L’Imitazione di Cristo

Capitolo XIV

EVITARE I GIUDIZI TEMERARI

  1. Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato. Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente. Spesso giudichiamo secondo un nostro preconcetto; e così, per un nostro atteggiamento personale, perdiamo il criterio della verità. Se il nostro desiderio fosse diretto soltanto a Dio, non ci lasceremmo turbare così facilmente dalla resistenza opposta dal nostro senso umano. Di più, spesso, c’è qualcosa, già nascosto, latente in noi, o sopravveniente dall’esterno, che ci tira di qua o di là. Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppure accorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando le cose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti; se, invece, vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.

  2. Avviene di frequente che nascono divergenze tra amici e concittadini, persino tra persone pie e devote, per diversità nel modo di sentire e di pensare. Giacché è difficile liberarsi da vecchi posizioni abituali, e nessuno si lascia tirare facilmente fuori dal proprio modo di vedere. Così, se ti baserai sui tuoi ragionamenti e sulla tua esperienza, più che sulla forza propria di Gesù Cristo, raramente e stentatamente riuscirai ad essere un uomo illuminato; Dio vuole, infatti, che noi ci sottomettiamo perfettamente a lui, e che trascendiamo ogni nostro ragionamento grazie ad un fiammeggiante amore.

L’Imitazione di Cristo

Capitolo XIII

RESISTERE ALLE TENTAZIONI

  1. Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell’uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l’uomo viene umiliato, purificato e istruito. I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono. Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L’uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un’altra ne sopraggiunge e c’è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità. Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico. Ben poco progredirà colui che si allontana un pochino e superficialmente dalle tentazioni, senza sradicarle: tosto ritorneranno ed egli sarà ancor peggio. Vincerai più facilmente, a poco a poco, con una generosa pazienza e con l’aiuto di Dio; più facilmente che insistendo cocciutamente nel tuo sforzo personale. Accogli frequentemente il consiglio di altri, quando sei nella tentazione; e non essere aspro con colui che è tentato, ma dagli conforto, come desidereresti fosse fatto a te.

  2. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l’uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6). Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo. Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all’inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: “resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina” (Ovidio, Remedia amoris, II,91). Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un’acquiescenza. E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all’inizio. E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.

  3. Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti. Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati. Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione; Lui che, in verità, secondo quanto dice Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare. Abbassiamo, dunque, in umiltà, l’anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19). Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù. Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell’avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale. Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi.

Diario di Santa Gemma Galgani

15 agosto, Mercoledì

Alle aridità succedono le consolazioni. Le appare M. Maria Teresa doandandole ancora preghiere. Maria SS.ma prende il cuore di Gemma per conservarlo in cielo.

Sono arrivata in questo stato di aridità e di mancanza di Gesù fino a oggi Mercoldì. Da Venerdì più non l’ho senito. Il Confessore mi accerta che sarà per castigo dei miei peccati o per vedere se posso stare senza Gesù, e per stimolarmi ad amarlo di più. Sono stata sempre sola, voglio dire senza Gesù. L’Angelo Custode non mi ha lasciata neppure un secondo; eppure quante mancanze, quanti difetti, anche in presenza sua! Dio mio, tu abbi misericordia di me! Ho fatto sempre la Comunione, ma Gesù come se più non ci fosse. Ma Gesù voglia lasciarmi sola anche oggi in una solennità sì grande? La Comunione l’ho fatta con assai più consolazione, ma senza sentir Gesù. Ho pregato parecchio in questi giorni, perché voglio una grazia da Gesù.

Oggi M. M. T. [= Madre Maria Teresa] deve andare in Paradiso: io lo spero. Ma come fare a saperlo? Raccogliermi non posso, se non sono in un luogo sicuro. Il mio Angelo Custode oggi farà anche da guardia alla mia porta.

Eccomi alle 9¼ di questo gran giorno. Mi sento al solito un interno raccoglimento; ho pregato l’Angelo Custode di sorvegliarmi e che nessuno veda; mi sono nascosta nella stanza delle monache.

O non è passato gran tempo, che al raccoglimento è giunto il rapimento. (Non creda chi legge queste cose a nulla, perché posso benissimo ingannarmi; che Gesù mai non lo permetta! Lo faccio per obbedienza, e mi sottometto a scriere con gran ripugnanza).

Erano circa le 9½, leggevo : tutto ad un tratto sono scossa da una mano che leggermente mi posava sulla spalla sinistra. Mi volto impaurita; ebbi paura, feci per chiamare, ma mi trattenne. Mi voltai e vidi una persona vestita di bianco: conobbi una donna; la guardai, il suo sguardo mi assicurò che non temessi di nulla: «Gemma, – mi disse dopo qualche minuto – mi conosci?». Dissi di no, perché ben potevo dirlo; soggiunse: «Io sono Madre Maria Teresa del B. Gesù; ti ringrazio tanto tanto che tu ti dia tanta premura, perché presto possa raggiungere la mia eterna felicità».

Tutto questo accadeva, mentre io ero propriamente sveliata e in pieno conoscimento di me stessa.

Soggiunse: «Seguita ancora, ché ho ancora qualche giorno da soffrire». E nel dirmi così mi fece una carezza, e andò via.

Quei suoi sguardi, devo dirlo, m’ispirarono molta fiucia. Da quell’ora raddoppiai le mie preghiere per quel’anima, affinché presto possa raggiungere il suo fine; ma le mie preghiere son troppo deboli; o vorrei che presso le anime del Purgatorio dovessero aver la forza delle preghiere dei Santi!

Da quel momento soffrii sempre, fino alle 11 circa che non potei esser sola. Sentivo dentro di me un certo raccoglimento, una voglia di andare a pregare, ma come fare? Non potevo. Quante volte mi toccò a insistere! Finalmente l’ebbi il sospirato permesso, e me ne andai con la Mamma mia, ma ben pochi momenti; ma furono momenti preziosi!

Per i miei cattivi portamenti, Gesù non permise che la Madonna venisse come sempre sorridente, ma invece assai meta (ed io ne ero la cagione). Mi rimproverò un po’, ma si rallegrò anche di una cosa (che qui credo bene di non noare), e quella cosa fece tanta consolazione anche a Gesù! e per premiarmi di quella fu appunto che venne [la Madonna], ma, come ho detto, seria; mi disse alcune parole, tra le quali disse: «Figlia, quando io andrò in Cielo, staattina porterò con me il tuo cuore».
In quel momento allora mi sembrò che mi si avviciasse… me lo tolse, lo prese con sé, nelle sue mani, e mi disse: «Non temere di nulla, sii buona; io terrò il tuo cuore sempre lassù con me, sempre in queste mie mani». Mi benedì in fretta, e nell’andar via pronunziò ancora queste parole: «A me mi hai dato il cuore, ma Gesù vuole ancora un’altra cosa». «Che cosa?» gli dissi. «La volontà», mi rispose, e sparì.

Mi trovai per terra, ma quello so benissimo quando accadde: quando fece cenno di avvicinarsi e di levarmi il cuore.

Benché queste cose al primo apparire mi impauriscono, pure alla fine finisco coll’essere sempre in infinite consolazioni.

Diario di Santa Gemma Galgani

 

11 Agosto, Sabato

Desidera ardentemente una visitina della Mamma celeste; l’esserne priva è per lei il maggior castigo.

È Sabato; vado a fare la SS. Comunione. Che farò? In ogni modo obbedisco. Se potessi ottenere una visitina dalla Mamma mia! Ma no, mi ricordo del peccato commesso ieri sera: uno sguardo fatto sopra me stessa. È vero che stamani me ne sono subito confessata, ma che, la Madonna in particolare a me non mi perdona sì facilmente. Mi vuole perfetta.

È Sabato sera; Dio mio! Che castigo! È il maggior castigo che tu possa darmi, di privarmi della visita di Maria SS., e appunto vicina il Sabato che sempre cado in tante mancanze…

Mater Jubilaei

 

Undique nocte omnes venimus: circumspicio una
Omnes expectant : certe aliquis veniet
Cur exspectetis mihi dicite vos peregrini
Quem quaeras mihi dic, cor meliora petens

MATER IUBILAEI, IUBILUM MATRIS, MATER AETERNITATIS
AETERNITATIS MATER AETERNITAS OMNIUM MATRUM.

Convenimus media cito in unum nocte, stupores
partus spectatum temporis inde novi
Sic partus donant cor nostrum iubila pace
cordis curae illis sunt similes Mariae.

MATER IUBILAEI, IUBILUM MATRIS, MATER AETERNITATIS
AETERNITAS OMNIUM MATRUM
MATER IUBILAEI, IUBILUM MATRIS, MATER AETERNITATIS
AETERNITAS OMNIUM MATRUM
OMNIUM ANNORUM MATER MILLENNI.

Novena a Dio Padre

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

1 .  O Signore Iddio, Eterno Padre, ti ricordo le parole del tuo Divin Figlio Gesù: “Qualunque cosa domanderete al Padre mio, in mio nome, egli ve la darà”. Ebbene è appunto in nome di Gesù, in memoria del Sangue e dei meriti infiniti di Gesù, ch’io vengo oggi a te, umilmente e come un povero innanzi al ricco, per chiederti una grazia. Però prima di chiedertela, sento il dovere di pagare, almeno in qualche modo, il mio infinito debito di riconoscenza e di gratitudine verso di te, o Dio buono e potente.

Così facendo sono sicuro di rendere più facile l’esaudimento della mia preghiera. Accogli, quindi, o Dio misericordioso, i sentimenti più vivi di ringraziamento, poiché è imperioso in me il senso della gratitudine.

Grazie del beneficio della creazione, conservazione e tua vigile paterna provvidenza che si esplica ogni giorno senza che io me ne accorga.

 Grazie del beneficio della Incarnazione del tuo Figlio Gesù e della Redenzione da lui generosamente compiuta per la salute del mondo con la morte in croce.

Grazie dei Sacramenti istituiti, sorgenti di ogni bene, specialmente del Sacramento della Eucaristia e del Sacrificio della Messa per cui si perpetua incruentamente il sacrificio cruento della Croce.

Grazie della Istituzione della Chiesa cattolica, apostolica, romana, del Papato, dell’Episcopato cattolico e del Sacerdozio, per l’autorità e il ministero dei quali navigo sicuro nel mare infido di questa vita.

Grazie dello spirito di fede, di speranza e di carità, di cui hai compenetrato la mia mente e il mio cuore.

Grazie della dottrina del Vangelo e delle sue massime di cui ho cercato fare tesoro per vivere secondo gl’insegnamenti e gli esempi di Gesù Cristo, e specialmente della dottrina delle otto beatitudini, che mi sono di conforto nei dolori della vita, specie quella in cui è detto: “Beati quelli che soffrono, perché saranno consolati”. Ed ora che ho compiuto il mio stretto dovere di ringraziamento a te, Dio Padre, autore generoso di ogni bene, mi fò ardito a chiederti nel nome e per i meriti di Gesù Cristo la grazia che attendo dalla tua misericordia.

(Si chieda la grazia)  … GLORIA AL PADRE

Eterno Divin Padre, ti ringrazio di tutti i doni che hai elargiti alla Chiesa, a tutte le nazioni, a tutte le anime e a me particolarmente, ma in nome di Gesù Cristo donami nuove grazie.

2 . Grazie, o Signore Dio Padre, dello spirito di umiltà e carità, di pietà e zelo, di pazienza e generosità nel perdonare le offese e di ogni buon sentimento che ci viene suggerito nell’ascolto della tua Parola, nelle esortazioni del Confessore, nelle meditazioni e letture spirituali, come pure per tante buone ispirazioni datemi.

Grazie di avermi liberato da tanti pericoli spirituali e materiali e delle tante occasioni di colpa.

Grazie della vocazione a me data e dei mezzi di grazia concessimi per poterla seguire.

Grazie del Paradiso promessomi e del posto che ivi mi hai preparato, dove mi auguro di venire e per i meriti di Gesù Cristo e per la mia cooperazione che intendo mettere nel fuggire sempre ed ovunque il peccato;

Grazie anche per avermi liberato tante volte dall’inferno, dove meriterei di stare per le mie colpe passate, se il tuo Figlio non mi avesse redento.

Grazie d’avermi dato per Madre celeste la cara Mamma del tuo Figlio, la Vergine Maria, sempre pietosa ed amabile verso di me e di averla arricchita di tanti privilegi, specialmente quello dell’Immacolato concepimento, della sua Assunzione corporea in Cielo e di averla eletta “Mediatrice di ogni grazia”.

Grazie d’avermi dato a patrono della morte San Giuseppe e ad esemplari di santità e protettori tanti santi, e d’avermi dato l’Angelo Custode che di continuo mi suggerisce buone ispirazioni onde mantenermi nella retta via.

Grazie di tutte le belle e utili devozioni che la Chiesa mette a mia disposizione per agevolare la mia santificazione, specialmente la devozione al Cuore di Gesù, al Cuore Eucaristico, alla sua Passione, alla Vergine Immacolata, venerata sotto migliaia di titoli, a S. Giuseppe e a tanti altri Santi ed Angeli.

Grazie dei buoni esempi ricevuti dal prossimo e per avermi fatto comprendere che è fratello, sorella, madre di Gesù, secondo le parole evangeliche, chi fa la volontà di Dio dovunque e sempre.

Grazie d’avermi dato l’ispirazione di fare dello spirito di ringraziamento il perno e l’orientamento della mia vita spirituale.

Grazie di quel bene che ti sei compiaciuto compiere per mezzo mio, e confesso che mi stupisco e mi umilio che tu, o Signore, ti sia valso di me misera creatura.

Grazie poi fin d’ora delle pene del Purgatorio che mi vorrai abbreviare per i meriti di Gesù Cristo, della Madonna, dei Santi e per i suffragi delle anime buone che mi vorrai applicare.

 Ed ora che nuovamente ho compiuto il mio stretto dovere di ringraziamento a Te, Dio Padre, Autore generoso di ogni bene, mi fò più ardito a chiederti nel nome e per i meriti di Gesù Cristo la grazia che attendo dalla tua misericordia.

(Si chieda la grazia)  … GLORIA AL PADRE

Eterno Divin Padre, ti ringrazio di tutti i doni che hai elargiti alla Chiesa, a tutte le nazioni, a tutte le anime e a me particolarmente, ma in nome di Gesù Cristo donami nuove grazie.

3 . Grazie, o Signore, Dio Padre, anche dei dolori, delle pene, delle umiliazioni, delle malattie, triste retaggio del peccato, che hai permesso venissero a visitarmi e provarmi, perché essi mi hanno piegato al sacrificio così necessario per seguire il tuo divino Figlio che ha detto: “Chi non porta la sua croce e non mi segue non può essere mio discepolo”. (Lc 14,27).

Grazie del firmamento, che, immenso e scintillante di astri, nella muta favella, “narra la tua gloria” ; del sole, fonte per noi di luce e calore; dell’acqua che ci disseta; dei fiori che abbelliscono la terra.

Grazie della condizione sociale in cui mi hai messo e per non avermi fatto mai mancare il necessario alla vita, nè l’onore nè il pane quotidiano e per avermi dato comodità e vantaggi materiali che tanti non hanno.

Grazie per le grazie che ho ricevuto e di quelle, quanto più numerose, che mi saranno palesi soltanto in Cielo!

Grazie di tutti i benefici di ordine naturale e soprannaturale che hai elargiti ed elargisci ancora ai miei parenti, amici, benefattori, a tutte le anime di questa terra, ai buoni e ai cattivi a chi li merita e a chi non li merita, alla Chiesa cattolica e a tutti i suoi membri, al mio paese e a tutta la terra abitata.

Di tutte le grazie che conosco e non conosco intendo ringraziarti non solo abitualmente; ma anche attualmente ogni volta che pronuncerò una giaculatoria.

Ed ora che ho ancora una volta compiuto il mio stretto dovere di ringraziamento a Te, Dio Padre, Autore generoso di ogni bene, mi fò più ardito a chiederti nel Nome e per i meriti di Gesù Cristo la grazia che attendo dalla tua misericordia.

 (Si chieda la grazia)  … GLORIA AL PADRE  

 Eterno Divin Padre, ti ringrazio di tutti i doni che hai elargiti alla Chiesa, a tutte le nazioni, a tutte le anime e a me particolarmente, ma in nome di Gesù Cristo donami nuove grazie.

Dio è mio Padre

 

Per Ipsum, cum Ipso et in Ipso

 

Padre mio che sei nei cieli, com’è dolce e soave il saper che Tu sei mio Padre e che io sono figlio Tuo.

E’ soprattutto quando è cupo il cielo dell’anima mia e più pesante la mia croce, che sento il bisogno di ripeterTi: Padre credo al Tuo Amore per me!

Sì, credo che Tu mi sei Padre ogni momento della vita e che io sono Tuo figlio!

Credo, che mi ami con Amore infinito!

Credo, che vegli giorno e notte su di me e neppure un capello cade dalla mia testa senza il Tuo permesso!

Credo che, infinitamente Sapiente, sai meglio di me ciò che mi è utile.

Credo che, infinitamente Potente, puoi trarre il bene anche dal male.

Credo che, infinitamente Buono, fai servir tutto a vantaggio di quelli che Ti amano; ed anche sotto le mani che percuotono, io bacio la Tua mano che guarisce!

Credo …., ma aumenta in me la fede, la Speranza e la Carità!

Insegnami ad aver sempre il Tuo Amore come guida in ogni evento della mia vita.

Insegnami ad abbandonarmi a Te a guisa di un bimbo nelle braccia della mamma.

Padre, Tu sai tutto, Tu vedi tutto, Tu mi conosci meglio di quanto io mi conosca: Tu puoi tutto e Tu mi ami!

Padre mio, poichè Tu vuoi che ricorriamo sempre a Te, eccomi con fiducia a chiederTi, con Gesù e Maria, (…. Chiedere la grazia)

Per questa intenzione, unendomi ai loro Sacratissimi Cuori Ti offro tutte le mie preghiere, i miei sacrifici e le mortificazioni, tutte le mie azioni ed una maggiore fedeltà al mio dovere.

Ti prometto di essere più generoso, specialmente in questi nove giorni, soprattutto nei confronti di chi in qualche modo mi ha mortificato o offeso.

Dammi la Luce, la Grazia e la Forza dello Spirito Santo.

Confermami in questo Spirito in modo ch’io non abbia mai a perderLo, nè a contristarLo nè ad affievolirLo in me.

Padre mio, è in nome di Gesù, Tuo Figlio, che Te lo domando! E Tu, o Gesù, apri il Tuo cuore e mettivi il mio, e con quello di Maria offrilo al nostro Divin Padre!

Ottienimi la grazia di cui ho bisogno!

Padre Divino, chiama a Te gli uomini tutti. Il mondo intero proclami la Tua Paterna Bontà e la Tua Divina Misericordia!

Siimi tenero Padre, e proteggimi ovunque come  la pupilla del Tuo occhio. Fa’ che io sia sempre degno figlio Tuo: abbi pietà di me!

Padre Divino, dolce speranza delle anime nostre,

Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!

Padre Divino, bontà infinita, che s’effonde su tutti i popoli.

Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!

Padre Divino, rugiada benefica dell’umanità.

Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini!

 

Indulgenza parziale Mons. Girard

Vicario Apostolico Cairo (Egitto) 9 Ottobre 1935

Jean Card. Verdier Arcivescovo di Parigi 8 Maggio 1936.

 

 

Padre mio, Padre buono, a Te mi offro a Te mi dono per la Tua Gloria!

 

 

(Da recitarsi per nove giorni consecutivi)

Antica novena a Maria Santissima Immacolata

Deus, in adiutorium meum intende; Domine,  ad adiuvandum me festina.

Gloria Patri…

Benedetta e lodata sia l’Immacolata Vergine Maria.

            Vi ringraziamo, Eterno Padre, che ci donaste la Santissima Vergine Maria; che, facendo Immacolata nella sua Concezione, vi adottaste in vostra dilettissima Figlia. Gloria…

            Vi ringraziamo, Eterno Verbo, che vi eleggeste l’Immacolata Maria in vostra degnissima Madre. Gloria…

            Vi ringraziamo, Spirito Santo, che vi preparaste l’Immacolata Maria in vostra dolcissima Sposa. Gloria….

1 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché la Sua Immacolata Concezione fu preconizzata per bocca Angelica. Ave Maria….

 

2 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché Ella fu concepita da Parenti avanzati in età, per essere dimostrata da Dio un frutto tutto celeste. Ave Maria….

 

3 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché nel primo istante di Sua Concezione fu arricchita nell’anima del sublime dono della giustizia originale. Ave Maria….

 

4 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché in quel Santissimo Istante le furono infuse da Dio in grado eminente, non solo le tre Virtù Teologali, ma di più i sette doni dello Spirito Santo. Ave Maria….

 

5 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché in quel primo istante fu da Dio confermata nella grazia ricevuta. Ave Maria….

 

6 giorno        

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché nel primo Immacolato suo istante fu preservata dal fomite del peccato. Ave Maria….

 

7 giorno      

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché in quel momento beato fu tratta ad un’altissima contemplazione  di Dio sommo Bene. Ave Maria….

 

8 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché nel primo istante di Sua Concezione amò sì ardentemente Iddio, che Lo elesse per Suo Sposo, dedicandoGli perpetuamente la Sua purità. Ave Maria….

 

9 giorno

Rallegrati o mio cuore con Maria purissima, perché dal primo istante di Sua Concezione fu custodita l’Anima Sua Santissima da molti Angeli della Gloria. Ave Maria….  Gloria….

 PREGHIERA

Vergine gloriosissima, noi ci rallegriamo con Voi, perché nella Vostra Immacolata Concezione riportaste sì bel trionfo e  dell’antico serpente e del peccato. Sia benedetto l’Altissimo Iddio che a Voi sola fra tutti quanti i figli di Adamo si degnò concedere questo raro e singolarissimo privilegio d’essere preservata immune dall’originale peccato. Pertanto, giacché foste sì pura, sì bella, sì immacolata, muovetevi a compassione di noi sì immondi, sì deformi, sì peccatori, e, come Iddio a Voi porse la destra, acciocché non cadeste nella colpa originale, così Voi a noi porgete la mano acciocché non cadiamo nelle colpe attuali: né permettete, o Maria, che prevalga contro di noi quell’infernale nemico, a cui nel primo istante dell’essere vostro gloriosamente schiacciaste il capo, ed umiliato e vinto tenete sotto i vostri piedi. Questa è la Grazia che, nella presente novena umilmente, Vi chiediamo ed alfine di ottenerla Vi offriamo questo piccolo tributo di benedizioni e di lodi, in ringraziamento al Signore di sì bel privilegio che Vi concesse, e, in attestato di giubilo, per vederVi da Lui cotanto privilegiata.