Archivio | dicembre 2017

Preghiera dello studente

al Miracoloso Bambino Gesù di Praga

Protettore degli Studenti

da recitarsi durante l’anno scolastico

 

O Bambino Gesù, eterna ed incarnata Sapienza, che dalla tua soave immagine di Praga dispensi a tutti generosamente le tue grazie, e in particolare alla gioventù studiosa che a te si affida, deh, volgi benigno lo sguardo sopra di me che t’invoco a protezione dei miei studi.

Tu, Uomo Dio, sei il Signore della scienza, la fonte dell’ingegno e della memoria: vieni dunque in soccorso alla mia debolezza. Illumina la mia mente, rendendomi facile l’ acquisto della verità e del sapere; rafforzami la memoria perché possa ritenere quanto ho appreso; nei momenti difficili sii tu mia luce, sostegno e conforto.

Dal tuo divin Cuore imploro la grazia di adempiere fedelmente tutti i miei doveri di studio, e di trarne i migliori frutti, per avere poi la gioia di felici scrutinii, e in partìcolar modo una buona promozione. Io ti prometto, anche per meritare le grazie invocate, di essere fedele in tutti i miei doveri cristiani e di amarti sempre più.

O dolce Bambino di Praga, custodiscimi ogni giorno sotto il provvido tuo manto, e guidami soprattutto, oltre che nell’ascesa del sapere, sulla via dell’eterna salvezza. Così sia.

 

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     Imprimatur

Genuae, die 20 Martii 1960.

Can. A. Recagno, Vic. Gen.

Propr. ris. Santuario d’Aenzano (Genova)

Preghiera a Gesù Bambino

O dolcissimo bambino Gesù nostro salvatore, Tu che sei venuto al mondo per la nostra salvezza, Ti ringraziamo per tutto il bene che ci hai fatto e per l’amore che hai avuto per noi.

Volgi i tuoi occhi misericordiosi verso tutti i bambini del mondo, perché possano accettare volentieri il miglior carattere dei genitori e durante la vita mantenere la purezza, l’innocenza e la semplicità. Lo Spirito Santo li illumini a vivere nella fede, nella bontà e nella obbedienza ai genitori. Abbi pietà o bambino Gesù di tutti i bambini che soffrono per l’ingiustizia umana, per quelli che soffrono forti dolori, quelli che sono maltrattati, quelli che non hanno una famiglia, quelli che soffrono la fame e la sete, le malattie, le disgrazie, e per i più abbandonati. Li affidiamo a Te o bambino Gesù, alla tua misericordia.

Asciuga le lacrime di tutti i bambini che stanno per morire, Ti chiediamo di alleviare le loro sofferenze, di consolarli, perché abbiano la luce della fede, la speranza nella Tua bontà e nel Tuo santo amore, perché la nostra vita su questa terra serve solo a prepararci la vita e la salvezza eterna. Sono nell’angoscia, nella paura, piangono lacrime di dolore, sono piccoli come Te o Gesù, resta vicino a loro, non lasciarli soli, manda i loro angeli custodi ad illuminare la loro mente perché possano chiedere l’aiuto di Dio. E per mezzo delle nostre preghiere che rivolgiamo a Te, o carissimo bambino Gesù, possano sperare nella tua grazia, nella tua clemenza, e per l’intercessione della Tua mamma possano guarire dalle loro malattie e dalle loro disgrazie, e nei momenti di gioia Ti benedicano e Ti ringrazino, possano crescere con la fede e le buone opere, Ti lodino per tutta la loro vita. O bambino Gesù ti raccomandiamo tutti i genitori che stanno per decidere di togliere la vita a un figlio che non è ancora nato, perché abbiano il timore di Dio e non abbiano a commettere un peccato così grave. O mio caro bambino Gesù aiuta tutti i bambini a vivere nella tua luce, nella tua grazia e nel tuo amore. Gesù bambino ti amo, davanti a Te mi inchino, il mio cuore ti dono, delle mie colpe ti chiedo perdono. Grazie o dolce bambino Gesù, aiutaci ad amare la tua mamma come l’hai amata Tu. Insieme agli angeli e ai santi benediciamo e ringraziamo il Padre nostro che è nei cieli.

 3 Gloria a Gesù Bambino

Salve Regina alla Madonna

Novena al Santo Bambino di Praga

1° GIORNO

Bambin Gesù, eccomi ai tuoi piedi; mi rivolgo a te che sei tutto. Ho tanto bisogno del tuo aiuto! Rivolgimi, o Gesù, uno sguardo d’amore e, poiché sei onnipotente, vienimi in soccorso.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

2° GIORNO

O Gesù, splendore del Padre dei Cieli, sul tuo volto risplende il raggio della divinità. Io ti adoro confessando che tu sei il vero Figlio del Dio vivente. Io offro a te, Signore, tutta la mia vita. Fa’ che mai io venga separato da te che per me sei tutto.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

3° GIORNO

O Santo Bambin Gesù, contemplando il tuo volto su cui splende il più dolce sorriso, mi sento pieno di fiducia. Sì, spero tutto dal tuo amore. O Gesù, fai risplendere su di me e su tutti i miei cari i tuoi sorrisi di grazia, ed io esalterò la tua infinita misericordia.

Pater, Ave Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

4° GIORNO

O Bambin Gesù con la fronte cinta da una corona, io riconosco in te il mio Re divino. Non voglio più servire il demonio, né obbedire alle mie passioni o cedere al peccato. Regna, o Gesù, sul mio povero cuore e rendilo tutto tuo per sempre.

Pater, Ave Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

5° GIORNO

Io ti contemplo, o dolcissimo Redentore, vestito di un manto di porpora, la tua veste regale. Essa mi parla di sangue: quel sangue che tu hai versato per me. Fa’, o Gesù Bambino, che non dimentichi mai il tuo sacrificio e che non rifiuti di soffrire con te e per te.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

6° GIORNO

Bambino amorevolissimo, nel vederti sorreggere il mondo il mio cuore si riempie di gioia. Anch’io sono fra gli innumerevoli esseri che sostieni. Tu mi guardi, tu mi sostieni in ogni momento, mi tieni come il tuo bene. Veglia su di me, o Gesù, ed aiutami nelle mie prove.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

7° GIORNO

Sul tuo Cuore, o Bambin Gesù, brilla una Croce. Essa è lo stendardo della nostra Redenzione. O divino Salvatore, anch’io ho una croce che, seppur leggera, troppo spesso mi opprime. Aiutami ad accettarla, affinché possa portarla sempre con buoni frutti. Tu sai quanto sono debole. Aiutami, Gesù.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

8° GIORNO

Assieme alla Croce, sul tuo Cuore, o Bambin Gesù, vedo un cuoricino. E’ l’immagine del tuo Cuore, veramente d’oro nella sua infinita tenerezza. Tu sei l’Amico vero che si dona generosamente e si sacrifica persino per chi ama. Fammi capire ancora con quanto ardore mi ami e insegnami a rispondere al tuo amore.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

9° GIORNO

O piccolo Re, la tua mano destra onnipotente, quante benedizioni ha dato a coloro che ti onorano e t’invocano. Benedici, o Bambin Gesù, anche l’anima mia, il mio corpo e ciò che mi è necessario. Benedicimi nei miei bisogni, affinché vengano assicurati; benedicimi nei miei desideri, affinché vengano esauditi. Ascolta la mia preghiera ed io benedirò il tuo Santo Nome ogni giorno.

Pater, Ave, Gloria

Per la tua infanzia divina, o Gesù, concedimi la grazia che vengo a chiederti (esprimere adesso la grazia desiderata), se è conforme alla tua volontà e al mio vero bene. Non guardare alla mia debolezza, ma alla mia fede e alla tua infinita misericordia.

Coronella in onore di Gesù Bambino

V) O Dio, vieni a salvarmi;

R) Signore vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre.

I. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, io adoro e benedico quell’ora nella quale ti facesti uomo nel purissimo seno di Maria SS., per patire e morire per amor mio.

Ti prego per quei nove mesi che volesti star chiuso in quell’utero verginale, a perdonarmi tutti i miei peccati, dei quali mi pento con tutto il cuore, perché offesa del mio sommo bene.

Un Padre nostro, un’Ave e un Gloria al Padre

O dolce Vita mia,

bel Figlio di Maria,

tu sol mio caro Dio

sei tutto il mio tesor:

vorrei per te, Signore,

morire ogn’or d’amore,

per te, Bambino mio,

che m’hai rubato il cor.

II. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quella notte, in cui volesti nascere in una stalla, per fare acquisto dei nostri cuori e comparire tenero bambinello, fasciato con poveri panni, tremante di freddo, in mezzo a due animali, riposto in una mangiatoia sopra la paglia.

Io adoro le tue tenere membra, bacio quella fortunata terra, ti ringrazio di tanti benefici e ti prego per quei grandi patimenti, per quelle prime lagrime, per quei sospiri, di darmi la grazia che io viva, a tua maggior gloria, amando te, bontà infinita.

Un Padre nostro, un’Ave e un Gloria al Padre

O dolce Vita mia,

bel Figlio di Maria,

tu sol mio caro Dio

sei tutto il mio tesor:

vorrei per te, Signore,

morire ogn’or d’amore,

per te, Bambino mio,

che m’hai rubato il cor.

III. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quell’ora in cui fosti presentato da Maria SS. nelle braccia di S. Simeone. Ti ringrazio che volesti addossarti i miei peccati e soddisfarne la divina giustizia con patire e morire per me: Ti supplico per tanta tua bontà, di liberarmi dalle pene dell’inferno; e di far che io odii, sopra ogni male, il peccato, perché tuo nemico, perché odiato infinitamente da te.

Un Padre nostro, un’Ave e un Gloria al Padre

O dolce Vita mia,

bel Figlio di Maria,

tu sol mio caro Dio

sei tutto il mio tesor:

vorrei per te, Signore,

morire ogn’or d’amore,

per te, Bambino mio,

che m’hai rubato il cor.

IV. Amabalissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quella notte nella quale la tua SS. Madre ti condusse in Egitto con tanti patimenti e incomodi, per liberarti dalle mani di Erode. Adoro la tua santissima umanità addolorata, ti ringrazio di aver patito tanto per me; e ti prego di aprirmi quel paradiso che a costo di tante sofferenze mi hai guadagnato: perché venga a goderti in cielo per darti quella gloria, che meriti, o infinita bontà.

Un Padre nostro, un’Ave e un Gloria al Padre

O dolce Vita mia,

bel Figlio di Maria,

tu sol mio caro Dio

sei tutto il mio tesor:

vorrei per te, Signore,

morire ogn’or d’amore,

per te, Bambino mio,

che m’hai rubato il cor.

V. Amabilissimo mio Gesù, amor mio, Dio del mio cuore, benedico quegli anni, nei quali volesti vivere nella bottega di Nazaret, in compagnia di Maria e di Giuseppe, povero e sconosciuto, tra fatiche, stenti e sudori. Adoro tutte le tue divine azioni; bacio quella terra che calpestasti; ti ringrazio, mio Signore, che hai tanto patito per amor mio; ti prego di concedermi, a tua imitazione, amore alla vita nascosta ed alla tua santissima umanità: sicché viva e muoia amando te, mio Padre, mio Redentore, mio Maestro e mio Dio, per amarti in cielo per tutti i secoli. Amen.

Un Padre nostro, un’Ave e un Gloria al Padre

O dolce Vita mia,

bel Figlio di Maria,

tu sol mio caro Dio

sei tutto il mio tesor:

vorrei per te, Signore,

morire ogn’or d’amore,

per te, Bambino mio,

che m’hai rubato il cor.

Vergine santissima, grande regina del cielo e della terra, Madre di Gesù, Figlio di Dio, e madre mia, benedico e venero il tuo grembo che portò il Redentore del mondo, le tue braccia che l’accolsero, il tuo seno che lo allattò, il tuo ardentissimo cuore che tanto l’amò. Ti supplico, per quanto ami Gesù, di ottenermi il vero amore di Dio e amore a te, grande Madre di Dio. Sicché l’unico oggetto di tutti i miei desideri e di tutti gli amori miei sia Gesù, e, dopo Gesù, sii tu, dolcissima e amabilissima mia Madre.

Tre Ave e Gloria Patri ai santi Cuori di Gesù, di Maria, e in onore di S. Giuseppe.

 

(PADRI REDENTORISTI EDITRICE BETTINELLI – VERONA)

Coroncina a Gesù Bambino

 

O Gesù, bambino dolcissimo, che, dal seno del Padre scendesti per nostra salvezza nel seno di Maria Vergine, dove, concepito di Spirito Santo, divenisti Verbo incarnato, fa’ che noi, umili di spirito, godiamo il frutto della tua redenzione.

Ave Maria…

Vieni; Signore Gesù!

Resta con noi

O Gesù, bambino dolcissimo, che, per mezzo di Maria Vergine visitasti santa Elisabetta e santificasti sin dal seno di sua madre il tuo precursore Giovanni Battista, santifica le nostre anime col pregiatissimo tesoro della tua santa grazia.

Ave Maria…

Vieni; Signore Gesù!

Resta con noi

O Gesù, bambino dolcissimo, che, nata in Betlemme da Maria Vergine, fosti avvolto in poveri panni, adagiato nel presepio glorificato dagli angeli e visitato dai pastori, fa’ che il nostro cuore sia degno di riceverti bambino e di adorarti redentore.

Ave Maria…

Vieni; Signore Gesù!

Resta con noi

O Gesù, bambino dolcissimo, che, manifestato da una stella ai re Magi, ricevesti da essi in dono oro, incenso e mirra, guidaci per la vera e sicura via del tuo santo servizio.

Ave Maria…

Vieni; Signore Gesù!

Resta con noi

O Gesù, bambino dolcissimo, che, dopo otto giorni fosti circonciso, chiamato col glorioso nome di Gesù e nel nome e nel sangue preconizzato Salvatore del mondo, libera le nostre menti da ogni desiderio impuro e da ogni vizio.

Ave Maria…

Vieni; Signore Gesù!

Resta con noi

Consacrazione a Gesù Bambino

Amabilissimo Gesù Bambino,

acclamato da tutti per gli innumerevoli e straordinari favori

che concedete a quanti vi invocano,

la nostra anima, prigioniera del tuo divino cuore,

non ti dimenticherà mai e si rifugia oggi,

nel tuo manto di Re per godere della pace che ci hai promesso

e poter ricevere la benedizione di Dio

per farla crescere in santità e virtù.

Per questo motivo ci consacriamo devotamente al tuo sacro servizio:

saremo tuoi devoti ferventi.

Figli del tuo amore,

risponderemo alla tua predilezione per le nostre anime,

offrendoti d’ora in poi e per sempre,

quanto aneliamo:

la vita dei nostri sensi,

le aspirazioni del nostro cuore,

gli amori delle nostre anime

che ti appartengono per diritto di filiazione

e debito di conquista.
Gesù Bambino,

Divino Re,

Dio dell’Infanzia,

ricevi la nostra offerta,

rendila efficace col tuo potere infinito

per essere sempre tuoi in terra e in cielo.

Amen.

Cinque baci d’amore al Santo Bambino

 

(Da farsi alla mezzanotte del Santo Natale e nei momenti dìfficili della vita) 

 

Baciando la manina destra: O mio Gesù, quel che vuoi tu voglio pur io, lo voglio perché lo vuoi tu, o Gesù.

Baciando la manina sinistra: Gesù, quel che vuoi tu voglio pure io, lo voglio come lo vuoi tu, o Gesù.

Baciando il piedino destro: Gesù quel che vuoi tu, voglio pur io, lo voglio quando lo vuoi tu, o Gesù.

Baciando il piedino sinistro: Gesù quel che vuoi tu, voglio pur io, lo voglio finché lo vuoi tu, o Gesù.

Baciando il cuore: Dolce mio Signore, dammi quello che vedo nel tuo cuore.

Diario di Santa Gemma Galgani

 

16 agosto, Giovedì

Presa da grave timore di dannarsi alla vista dei suoi peccati, è animata dall’Angelo a confidare nella misericordia di Dio. Soffre con Gesù, che le annunzia la prossima liberazione di Maria Teresa dalle pene del purgatorio e le promette nuove dolcezze nella santa Comunione.

Eccomi a Giovedì. La solita ripugnanza mi giunge; il timore di perdere l’anima mi viene; il numero dei peccati e l’enormità di essi, tutto mi si spalanca davanti. Che agitazione! In quei momenti l’Angelo Custode mi suggerì all’orecchio: «Ma la misericordia di un Dio è infinita». Mi quietai.

Cominciai presto assai a patire nel capo: saranno state circa le 10. Quando fui sola, mi buttai sul letto; soffrii un po’, ma Gesù non tardò a comparire, mostrandosi anch’esso che soffriva tanto. Gli ricordai i peccatori, pei quali Lui pure mi animò a offrir tutti i miei piccoli patimenti all’Eterno Padre, per essi.
Nel mentre che ero con Gesù e soffrivo, e soffriva Lui pure, mi venne un forte desiderio, quasi da non poter resitere. Gesù se ne avvide, e mi dimandò: «Che vuoi che faccia?». Ed io subito: «Gesù, per pietà alleggerisci i tormenti a M. M. Teresa». E Gesù. «Già l’ho fatto. Vuoi altro?», mi diceva. Allora mi feci animo e gli dissi: «Gesù, salvala, salvala». E Gesù così mi rispose: «Il terzo giorno dopo l’Assunzione della mia SS. Madre, verrà anch’essa sprigionata dal Purgatorio, e la condurrò con me nel Cielo».

Quelle parole mi ricolmarono di una gioia tale, che non saprei esprimere. Parecchie altre cose mi disse Gesù; io gli chiesi ancora perché dopo la SS. Comunione non mi faceva più gustare quelle dolcezze di Paradiso. Mi rispose prontamente: «Non ne sei degna, o figliuola»; ma mi proise però che la mattina dopo l’avrebbe fatto.

Come fare a arrivare alla mattina? È vero, rimanevano poche ore ma per me erano anni; non ho chiuso mai gli occhi al sonno; mi consumavo, avrei voluto che fosse subito venuta la mattina: in una parola, stanotte mi è sembrata lunghissima, ma è giunta finalmente [la mattina].

Il “Magnificat” del sacerdote

 

(nello stile dell’Imitazione di Cristo) 

Gesù … Se consideri la tua dignità sacerdotale, pensa che Dio si è donato a te, pensa che mi rappresenti e, nella profonda umiltà, dal tuo cuore, ripeti con Maria: Dio ha guardato la piccolezza del tuo servo, e nel mondo io sono beato.
La tua professione è felicità; la tua dignità è grande; la tua attività è grande potenza, riflesso della potenza divina, effusione della sua santità infinita.
E tu, invece di smarrirti nelle tue deficienze esclama con Maria, mamma tua: Ha fatto in me cose grandi Colui che è potente, ed il cui nome è santo. Sei ministro di amore, della misericordia di Dio sulla umana progenie:
se battezzi, vivifichi; se perdoni, risusciti; se parli, illumini; se conforti, pacifichi; se mi offri, rinnovi nel mondo la misericordia che redime; se mi doni, nutrisci le anime di me; se benedici, le fecondi; se le rimproveri, le sani, riequilibrandole dei loro smarrimenti; se le soccorri, passi beneficando. Sei luce del mondo e sale della terra, sole che splende nella Chiesa sul candelabro, condimento che attira le anime nella dolcezza delle cose divine ed eterne. Come puoi lasciarti opprimere dalle insidie di satana, figlio mio caro? Con Maria gli schiacci il capo; con la tua potenza sacerdotale rappresenti il braccio di Dio che le disperde; con la tua dignità sei Re, e mi fai regnare perché nella tua umiltà mi rappresenti. Campo fertile di Dio, nutrisci come frumento, rallegri come grappolo di vite, profumi come fiore aperto nella luce di Dio. La tua castità è feconda dei figli di Dio, è compimento delle sue promesse fatte ad Abramo ed alla sua discendenza nei secoli. Sei vivente in me e per me; sei figlio di Maria, sei nello splendore del suo immacolato candore. Spiega le ali verso il Cielo, drizza il timone verso Maria, ripiglia il tuo volo verso la vetta del Libano, verso la cima del Carmelo. Risali l’Altare, canta con Maria, e con Lei una sola sia l’espressione della tua vita terrena ed il cantico di quella eterna: Magnificat anima mea Dominum. Ti benedico Ti benedice Maria

da uno scritto del febbraio 1966

La Matita di Dio – Madre Teresa

Quando si entra in una chiesa o cappella delle Missionarie della Carità, non si può non notare il crocefisso che sovrasta l’altare, al fianco del quale si trova la scritta: «I thirst» («Ho sete»): qui sta la sintesi della vita e delle opere di Santa Teresa di Calcutta, canonizzata il 4 settembre 2016 da Papa Francesco in piazza San Pietro, alla presenza di 120 mila fedeli e pellegrini.

Donna di fede, di speranza, di carità, di indicibile coraggio, Madre Teresa aveva una spiritualità cristocentrica ed eucaristica. Usava dire: «Io non posso immaginare neanche un istante della mia vita senza Gesù. Il premio più grande per me è amare Gesù e servirlo nei poveri». Questa suora, dall’abito indiano e dai sandali francescani, estranea a nessuno, credenti, non credenti, cattolici, non cattolici, si fece apprezzare e stimare in India, dove i seguaci di Cristo sono la minoranza.
Nata il 26 agosto 1910 a Skopje (Macedonia) da benestante famiglia albanese, Agnes crebbe in una tribolata e dolorosa terra, dove convivevano cristiani, musulmani, ortodossi; proprio per tale ragione non le fu difficile operare in India, uno Stato dalle lontane tradizioni di tollenza-intolleranza religiosa, a seconda dei periodi storici. Madre Teresa definiva così la sua identità: «Di sangue sono albanese. Ho la cittadinanza indiana. Sono una monaca cattolica. Per vocazione appartengo al mondo intero. Nel cuore sono totalmente di Gesù».
Buona parte della popolazione albanese, di origine illirica, nonostante abbia subito la sopraffazione ottomana, è riuscita a sopravvivere con le sue tradizioni e con la sua profonda fede, che affonda le radici in san Paolo: «Tanto che da Gerusalemme e paesi circonvicini, fino alla Dalmazia ho portato a compimento la missione di predicare il Vangelo di Cristo» (Rm 15,19). Cultura, lingua e letteratura dell’Albania hanno resistito proprio grazie al Cristianesimo. Tuttavia la ferocia del dittatore comunista Enver Hoxha vieterà, con decreto statale (13 novembre 1967), qualsiasi religione, distruggendo da subito 268 chiese.
Fino all’avvento del tiranno, lafamiglia di Madre Teresa elargiva carità e bene comune a piene mani. Preghiera e Santo Rosario erano il collante della famiglia. Rivolgendosi ai lettori della rivista «Drita», nel giugno del 1979, Madre Teresa disse ad un mondo occidentale sempre più secolarizzato e materialista: «Quando penso a mia mamma e a mio papà, mi viene sempre in mente quando alla sera eravamo tutti insieme a pregare […] Vi posso dare un solo consiglio: che al più presto torniate a pregare insieme, perché la famiglia che non prega insieme non può vivere insieme».
A 18 anni Agnes entra nella Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora di Loreto: partita nel 1928 per l’Irlanda, un anno dopo è già in India. Nel 1931 emette i primi voti, prendendo il nuovo nome di suor Maria Teresa del Bambin Gesù, perché molto devota della mistica carmelitana santa Teresina di Lisieux. Più tardi, come il carmelitano san Giovanni della Croce, sperimenterà la «notte oscura», quando la sua mistica anima proverà il silenzio del Signore.
Per circa vent’anni insegnò storia e geografia alle giovani di famiglie facoltosefrequentanti il collegio delle Suore di Loreto a Entally (zona orientale di Calcutta). Poi arrivò la vocazione nella vocazione: era il 10 settembre 1946 quando avvertì, mentre si recava in treno ad un corso di esercizi spirituali a Darjeeling, la voce di Cristo che la chiamava a vivere in mezzo agli ultimi degli ultimi. Lei stessa, che desiderò vivere come autentica sposa di Cristo, riporterà le parole della «Voce» nella sua corrispondenza con i superiori: «Voglio Missionarie indiane Suore della Carità, che siano il mio fuoco d’amore fra i più poveri, gli ammalati, i moribondi, i bambini di strada. Sono i poveri che devi condurre a Me, e le sorelle che offrissero la loro vita come vittime del Mio amore porterebbero a Me queste anime».
Lascia, non senza difficoltà, il prestigioso convento dopo quasi vent’anni di permanenza e da sola si incammina, con un sari bianco (colore del lutto in India) bordato di azzurro (colore mariano),per gli slums di Calcutta in cerca dei dimenticati, dei paria, dei moribondi, che arriva a raccogliere, circondati dai topi, persino nelle fogne. A poco a pocosi aggregano alcune sue ex-allieve e altre ragazze ancora, per poi giungere al riconoscimento diocesano della sua congregazione: 7 ottobre 1950. E mentre, anno dopo anno, l’Istituto delle Suore della Carità cresce in tutto il mondo, la famiglia Bojaxhiu viene espropriata di tutti i suoi beni dal governo di Hoxha, e, rea del suo credo religioso, viene aspramente perseguitata. Dirà Madre Teresa, alla quale sarà vietato di rivedere i suoi cari: «La sofferenza ci aiuta a unirci al Signore, alle sue sofferenze» in un’azione redentiva.
Parole toccanti e forti userà in riferimento al valore della famiglia, primo ambiente, nell’età contemporanea, di povertà: «Qualche volta dovremmo farci alcune domande per sapere orientare meglio le nostre azioni […] Conosco per prima cosa, i poveri della mia famiglia, della mia casa, quelli che vivono vicino a me: persone che sono povere, però non per mancanza di pane?».
La «piccola matita di Dio», per usare la sua autodefinizione, è più volte intervenuta pubblicamente e con forza, anche di fronte a uomini politici e di Stato sulla condanna dell’aborto e dei metodi di contraccezione artificiali. Ha «fatto sentire la sua voce ai potenti della terra» ha detto, infatti, Papa Francesco nell’omelia della canonizzazione. Come non ricordare, allora, il memorabile discorso che tenne alla consegna del Premio Nobel per la Pace del 17 ottobre 1979 ad Oslo? Affermando di accettare il Premio esclusivamente a nome dei poveri, sorprese tutti per l’attacco durissimo all’aborto, che presentò come la principale minaccia alla pace nel mondo. Le sue parole risuonano più attuali che mai: «Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa (…). Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me».
Sosteneva che la vita del bambino non nato è un dono di Dio, il maggior dono che Dio possa fare alla famiglia.«Oggi ci sono molti Paesi che permettono l’aborto, la sterilizzazione e altri mezzi per evitare o distruggere la vita fin dal suo inizio. Questo è un segno ovvio che tali Paesi sono i più poveri tra i poveri, poiché non hanno il coraggio di accettare nemmeno una vita in più. La vita del bambino non ancora nato, come la vita dei poveri che troviamo per le strade di Calcutta, di Roma o di altre parti del mondo, la vita dei bambini e degli adulti è sempre la stessa vita. È la nostra vita. È il dono che viene da Dio. […] Ogni esistenza è la vita di Dio in noi. Anche il bambino non nato ha la vita divina in sé». Ancora alla cerimonia dei premi Nobel, alla domanda che le venne posta: «Che cosa possiamo fare per promuovere la pace mondiale?», ella rispose senza esitare: «Andate a casa e amate le vostre famiglie».
Si addormentò nel Signore il 5 settembre (giorno della sua memoria liturgica) 1997 con un rosario fra le mani. Questa «goccia di acqua pulita», questa Marta e Maria inscindibili, ha lasciato in eredità un paio di sandali, due sari, una borsa di tela, due-tre quaderni di appunti, un libro di preghiere, un rosario, un golf di lana e…una miniera spirituale di inestimabile valore, alla quale attingere a profusione in questi nostri confusi giorni, spesso dimentichi della presenza di Dio.

Cristina Siccardi

Teresina e il Rosario

Teresa di Gesù Bambino (1873-1897) ricorda quando pregava il rosario, quasi giocando, con la cuginetta Maria: «I due eremiti recitavano insieme il rosario, servendosi delle dita in modo da non mostrare la loro devozione al pubblico indiscreto». Intorno agli undici anni si iscrive alla confraternita del rosario; nel 1886, come «Figlia di Maria», se lo impone quotidianamente – lo ricorda la sorella Celina – e da carmelitana ne diventa solerte propagandista.

Ella racconta che nella visita alla Santa Casa a Loreto pose la sua corona nella scodellina di Gesù Bambino. E sempre durante il pellegrinaggio italiano, è ancora Teresa che fa passare attraverso le grate dell’urna di santa Maria Maddalena de’ Pazzi le corone dei compagni di viaggio perché possano toccare il corpo della santa fiorentina. Dove lo avesse imparato lo si capisce da questa lettera della sorella Maria che descrive l’agonia della mamma: «Non lascia mai il suo rosario, prega sempre malgrado le sue sofferenze, ne siamo tutti ammirati, perché ha un coraggio e un’energia che non ha l’eguale. Quindici giorni or sono diceva ancora il suo rosario tutto intero in ginocchio ai piedi della Santa Vergine della mia camera, che lei ama tanto».

Ma è la mamma stessa che, nelle sue lettere, descrive in che ambiente matura questa devozione mariana, anche se non da tutti condivisa. Come quando il marito e i compagni di viaggio tornano da Lourdes con al collo dei rosari dai grani grossi come castagne e sono presi a male parole dalla gente. La corona rientra anche fra i possibili regali di Natale: «Quanto a Leonia – scrive alla cognata Celina –, non posso chiederle giocattoli, non si diverte più, lavora. Può regalarle un rosario per la sua prima Comunione», e sempre Zelia conferma la soddisfazione della figlia per il bellissimo rosario ricevuto. Gioia che viene anche dal comportamento della figlia maggiore:«Maria […]; è molto devota e non passa un sol giorno senza dire il suo rosario».

Si capisce allora perché suor Maria Dositea così scriva a Zelia: «Quanto a quello che voi mi raccontate, mia beneamata sorella, che voi avete il mio Rosario, ne sono ben contenta, io penso che ogni volta che voi lo direte, non vi dimenticherete di me nelle vostre ferventi preghiere». E quando, dopo la morte della sorella visitandina (il 24 febbraio 1877), la sposa di Luigi riceverà un pacchetto contenente i suoi oggetti di pietà, per sé vorrà tenere solo il rosario, «per servirmene quando sarò seriamente malata». Ma, ahimè, è destino che quella corona vada perduta di lì a pochi mesi. Accade a Lourdes, dove Zelia si è recata dietro insistenza del marito e delle figlie. Fu quello un viaggio tribolato per Zelia («Mi ricorderò per molto tempo di questo viaggio a causa dei disagi e delle fatiche che mi ha procurato»), e mancava solo che fosse smarrito non solo il rosario ricevuto suor Maria Dositea, ma anche quello di Paolina, non meno ricco di ricordi:«Ho perduto il rosario di nostra sorella che avevo voluto portare con me, sperando che mi portasse bene. Avevo però una così gran paura di perderlo che non l’ho lasciato un minuto, lo tenevo costantemente intrecciato fra le dita. Dico, nemmeno un minuto, ma, ahimè, sono stata ad acquistare delle provviste e l’ho dato in custodia a Maria; quando siamo rientrate, il rosario non c’era più. Questo mi ha molto addolorata, era la sola reliquia che avevo di mia sorella e quella a cui tenevo di più. Paolina ha pure perduto il suo al quale erano attaccate due medaglie di sua zia. Ha pianto il suo povero rosario; io non ho pianto il mio, ma me ne è rimasta una pena in fondo al cuore. Alla fine, è una cosa permessa dal buon Dio, una prova di cui mi ricompenserà».

Ma il gusto della preghiera sopravvive alla mamma. Teresa, nel maggio 1885, è in vacanza con gli zii a Deuville e zia Celina scrive alla nipote Maria: «Al mattino siamo stati alla messa solenne a Trouville e nel pomeriggio siamo andate ai Vespri al Buon Soccorso. Lì ho sentito meditare il rosario, come mai prima l’avevo inteso. Il parroco parla bene e io ho ammirato molto questo modo di recitare il rosario». Due anni più tardi, la cugina Maria, scrivendo a Teresa in viaggio verso Roma, conferma: «Da parte mia, io ti assicuro, mia cara piccola Teresa, che non ti dimentico, io prego per te, fino a rompere l’inginocchiatoio; questa sera sono stata alla mia mezz’ora di adorazione diurna e ho recitato un intero rosario per la mia cara sorellina».

Anche nel Carmelo, intitolato alla Vergine Immacolata, il rosario viene recitato, per lo più alla sera. Lo conferma l’album fotografico composto da Teresa e madre Agnese sulla vita di una postulante di Lisieux di fine secolo XIX. In posa è la cugina di Teresa, Maria Guérin. In versi si dice: «Ogni travaglio abbandono nel tempo della libertà. Solo quando il giorno declina recito il mio Rosario». E lo documentano anche le lettere circolari sulle monache defunte che, dai Carmeli di Francia, giungono a Lisieux. È un refrain il riferimento al culto della corona e la cura per la preghiera mariana più popolare nel breve profilo biografico proposto agli altri monasteri.

E anche Teresa lo pregava quotidianamente, ricorda suor Maria degli Angeli, insieme al Memorare. Per questo sorprende quando negli ultimi giorni di vita confessa che questa pratica le fu assai faticosa. E, preoccupata che questo sentimento fosse interpretato come disprezzo degli abituali esercizi di pietà in favore di una certa spontaneità e individualismo, spiegava: «Al contrario, amo tanto le preghiere comuni, perché Gesù ha promesso di essere presente in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome: allora sento che il fervore delle sorelle supplisce al mio, ma da sola (ho vergogna a confessarlo) la recita del rosario mi costa più che mettermi uno strumento di penitenza!… Mi accorgo che lo dico così male! Per quanto mi sforzi di meditarne i misteri, non riesco a fissare l’attenzione…» (Ms C, 25v°). Probabilmente era il tono ripetitivo che mal si adattava al temperamento di Teresa, soprattutto se la recita era comune e veloce. E, infatti, qualche riga più sotto, continuava: «A volte, quando il mio spirito è in un’aridità così grande che mi è impossibile ricavarne un pensiero per unirmi al Buon Dio, recito molto lentamente un “Padre Nostro” e poi il saluto angelico: allora queste preghiere mi rapiscono, nutrono la mia anima ben più che se le recitassi precipitosamente un centinaio di volte…». Comunque, nonostante le precisazioni e le sfumature di Teresa, il testo dovette risultare quanto meno sconcertante, se la sorella Paolina (Sr. Agnese) decise di ometterlo dalle prime edizioni della Storia di un’anima.

Chiara è la convinzione di Teresa: «Per molto tempo mi sono afflitta per questa mancanza di devozione che mi stupiva, perché amo così tanto la Madonna che mi dovrebbe essere facile fare in suo nome delle preghiere che le sono gradite. Adesso mi affliggo di meno: penso che, poiché la Regina dei Cieli è mia Madre, vede la mia buona volontà e se ne accontenta» (Ultimi colloqui, 20 agosto). Costante nella vita di questa religiosa è la ricerca non di particolari gratificazioni, ma semplicemente di «far piacere» a Gesù, e a Maria. E il rosario, in quanto preghiera «gradita alla Vergine», andava recitato, anche se richiedeva fatica, nella certezza che la Vergine guarda solo all’amore dei nostri gesti, non alle imperfezioni che li accompagnano. E con il rosario nelle mani, insieme al Crocifisso, Teresa venne sepolta.

di P. Giuseppe Furioni ocd

 

Presenze soprannaturali e vita contemplativa in Santa Gemma Galgani

Il processo di trasformazione divina dell’interiorità e di tutta la vita della nostra Santa fu tale che essa visse un’esperienza assolutamente unica e straordinaria di contatti e rapporti con le presenze soprannaturali buone (gli angeli) e cattive ( i demoni). Infatti, la barriera dello spazio e del tempo crolla quando la chiamata alla santità dei prescelti di Dio arriva a grandi profondità. E’ quasi una conseguenza necessaria nella vita dei santi oltrepassare la barriera dei sensi, anche perché le virtù cristiane praticate fino in fondo, come il Signore ci ha chiesto nel suo Vangelo, fanno vivere in anticipo alcune delle tipiche e sublimi facoltà delle anime dei beati. D’altronde proprio questo è stato lo scopo precipuo per cui Cristo si è incarnato, ossia rendere l’uomo completamente partecipe della vita trinitaria a tal punto da poter veder fisicamente il Cristo ed i suoi angeli ed affrontare con coraggio la battaglia “a carte scoperte” con il male.

S. Gemma rappresenta sicuramente uno dei momenti più culminanti ed eccezionali in tutta la storia della cristianità di questo dialogo e rapporto diretto e senza mediazioni tra Dio e l’uomo. In un certo qual senso lei ben può essere assunta come modello per tutti gli uomini di buona volontà, che aspirano con tutta sincerità a stabilire un legame e dialogo di amore con il proprio Padre Dio. Pertanto, l’ignaro lettore non reagisca superficialmente a quanto verrà narrato successivamente sui doni straordinario di S. Gemma, magari ritenendo improbabile se non impossibile gli eventi accaduti a S. Gemma o anche all’estremo opposto esagerando gli aspetti soprannaturali della vita terrena della nostra Santa.

Le sue prove dolorose dovevano avere piena attuazione anche con i frequentissimi incontri-scontri con i demoni. Quest’ultimi erano un’ordinaria presenza nella vita di S. Gemma. Gli sono apparsi in tutte le forme ed hanno usato ogni genere di violenze nei suoi confronti. Diversi testimoni hanno depositato nel processo di canonizzazione di aver assistito agli effetti materiali e fisici di queste vessazioni del maligno verso S. Gemma.

Zia Cecilia riferì che i demoni frequentemente l’aspettavano in camera la sera sotto forma di cani, gatti, di uomini spaventosi, di selvaggi. Altre volte s’imbatteva in due uomini forzuti che con delle funi la battevano a lungo. Gemma si confidava col cuore pieno di sofferenza al confessore riguardo a queste situazioni, cercando conforto e sostegno spirituale.
Il demonio in tanti altri modi la tormentava: sotto forma di apparizioni mostruose, di terrori e percosse improvvise che le infliggeva certe volte anche di giorno. Così arrivò anche a cercare d’impedirle di fare la comunione, apparendole sotto forma di omaccio, spaventandola e spingendola a terra nel fango prima di entrare in chiesa.

Le sue zie constatarono di notte rumori e movimenti strani intorno al letto di Gemma; la stessa zia Cecilia vide parecchie volte il letto di Gemma tremare tutto. Il maligno la perseguitava fisicamente rovesciandola indietro piegandola fino alle gambe anche quando pregava od era in estasi. Sperimentò l’influenza positiva e liberante degli oggetti sacri: infatti dopo che la zia Cecilia una volta le mise un’immagine della Madonna Addolorata Gemma percepì immediatamente un grande sollievo. Addirittura per un certo periodo Dio permise che il maligno le possedesse alcune funzioni del suo corpo; Gemma arrivò a comportarsi come un ossessa arrivando anche a sputare al crocifisso ed a dimenarsi come gli indemoniati. Un sacerdote che la seguiva da vicino le regalò una reliquia della Croce di Gesù. Da quel momento rimase totalmente libera da qualunque possessione diabolica.

Davvero straordinario è stato in Gemma il rapporto stabilito con gli angeli ed in particolare con il suo angelo custode. Di esso ne aveva la visione materiale costantemente. S’intratteneva a conversare con lui con la stessa disinvoltura con cui si discute con un amico. Si mostrava a lei in tanti modi: con le ali spiegate sospeso in aria e le mani distese su di lei, con le mani giunte in atto di preghiera. Il suo angelo custode le dava frequentemente consigli assumendo quindi la funzione del padre spirituale; Gemma durante le meditazioni svolte con l’angelo andava spesso in estasi. Queste esperienze di Gemma con gli angeli sono state raccolte da Padre Germano e da Zia Cecilia, i quali pur non notando la presenza materiale degli angeli potevano constatare però l’atteggiamento di Gemma mentre conversava con gli Angeli.
L’Angelo la correggeva sui suoi piccoli difetti mostrandosi con lo sguardo severo o ad esempio obbligandola a confessare tutte le sue esperienze spirituali.

La dimestichezza di Gemma con gli angeli era tale che il suo Padre spirituale la richiamò a portare più deferenza e rispetto all’Angelo imponendogli di dare del voi invece che del tu.
Accadde tra l’altro che le apparissero diversi angeli che si univano alle preghiere di lode della nostra santa. L’angelo custode la aiutava anche nelle mansioni comuni: come aiutarla ad esempio a svestirsi dopo che veniva picchiata dal demonio, la cui ira veniva però frenata dall’angelo stesso; o anche a portare lettere che Gemma scriveva per il suo Padre spirituale. Infatti, Gemma non avendo soldi per i francobolli la consegnava direttamente al suo angelo custode perché recapitasse la lettera al suo direttore spirituale. D’accordo con Padre Germano alcuni dei Giannini fecero la prova di chiudere la lettera in una cassetta a chiave. Il giorno stesso la lettera arrivò a Roma sulla scrivania di Padre Germano.

 

La coroncina della Divina Misericordia

 

Il 13 settembre 1935, Suor M. Faustina Kowalska (1905-1938), vedendo un Angelo sul punto di eseguire un tremendo castigo sull’umanità, fu ispirata di offrire al Padre “Il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità” del suo dilettissimo Figlio “in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo”. Mentre la Santa ripeteva la preghiera, l’ Angelo era impotente a mettere in atto quel castigo. Il giorno dopo Gesù le chiese di recitare con le medesime parole questa ” Coroncina “, usando i grani del Rosario: ” Ecco come reciterai la Coroncina della mia Misericordia. La reciterai per nove giorni cominciando con: il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Credo. Poi usando una comune corona del Rosario, sui grani del Padre Nostro reciterai la preghiera seguente: Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo. Sui grani dell’ Ave Maria reciterai per 10 volte: Per la sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per finire, ripeterai 3 volte questa invocazione: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.

Il Signore non si limitò a descrivere la coroncina, ma fece a Suor Faustina queste promesse: “Concederò grazie senza numero a chi recita questa coroncina, per il ricorso alla mia Passione commuove l’ intimo della mia Misericordia. Quando la reciti, avvicini a me l’ umanità. Le anime che mi pregheranno con queste parole saranno avvolte dalla mia Misericordia per tutta la loro vita e in modo speciale al momento della morte. Invita le anime a recitare questa Coroncina e darò loro ciò che chiederanno. Se la reciteranno i peccatori, riempirò la loro anima con la pece del perdono e farò sì che la loro morte sia felice. I sacerdoti la raccomandino a chi vive nel peccato come una tavola di salvezza. Anche il peccatore più indurito, recitando, sia pure una sola volta questa Coroncina, riceverà qualche grazia dalla mia Misericordia. Scrivi che, quando questa Coroncina sarà recitata accanto a un morente, mi collocherò io stesso fra quell’ anima e il Padre mio, non come giusto giudice, ma come salvatore. La mia Misericordia infinita abbraccerà quell’ anima in considerazione delle sofferenze della mia Passione “

 

La Vergine della Rivelazione spiega a Bruno Cornacchiola come pregare il Santissimo Rosario

Nella domenica delle Palme del 1948, mentre Bruno stava pregando nella chiesa d’Ognissanti, gli apparve nuovamente la Vergine della Rivelazione. Questa volta però aveva nelle mani la corona del rosario e subito gli disse che «è il momento che ti insegno come si recita questa cara e santa preghiera. Come ti dissi che sono frecce d’amore e d’oro che raggiungono e arrivano al cuore di mio Figlio Gesù Cristo, morto per voi e per chi crede in lui e cammina nella vera Chiesa. I nemici cercheranno di dividerla, ma la preghiera che dite con fede e amore la tiene unita, nell’amore del Padre, nell’amore del Figlio e nell’amore dello Spirito Santo».

Ecco le sue indicazioni:

«Prendi con l’indice e il pollice il crocifisso e segnati facendo la croce sopra di te, che è una benedizione personale. Toccandoti la fronte dirai: ‘Nel nome del Padre’; toccandoti il petto: ‘e del Figlio’; ora la spalla sinistra: ‘e dello Spirito’; e la spalla destra: ‘Santo. Amen’. Ora, tenendo sempre il crocifisso tra le due dita, che simboleggiano il Padre e il Figlio, e la mano lo Spirito Santo, dirai con vera e persuasa fede il Credo. Il Credo lo Spirito Santo lo ha dettato agli apostoli e alla Chiesa autorità visibile, perché il Credo è la verità trinitaria. Io sono in essa perché Madre del Verbo, Dio uno e trino, nel vero amore della Chiesa per la salvezza delle anime. Sono l’incarnazione dello Spirito Santo. Ora il grano più grande è per recitare la preghiera che mio Figlio insegnò agli apostoli, il Padre nostro, e nei tre grani piccoli si ripete l’angelo che mi parla, io che rispondo, Elisabetta che riconosce Dio fatto carne in me e l’implorazione fatta da voi verso di me, vostra Madre nella grazia e misericordia trinitaria. Riprendi ora il crocifisso e ripeti con me: ‘O Dio, vieni a salvarmi’; ‘Signore. vieni presto in mio aiuto’. Aggiungi un Gloria. Vedi che s’implora nel santo — così lo chiamerai da oggi in poi — rosario l’aiuto di Dio per la salvezza. È la cosa più preziosa che l’uomo deve custodire. Dando gloria alla santissima Trinità, col santo rosario, sono per voi la Calamita della Trinità, unita nell’amore del Padre e nell’amore del Figlio, generato eterno dal Padre e nel tempo da me e nell’amore dello Spirito Santo che procede e dal Padre e dal Figlio. Sono cose che ti farò capire nel tempo e con grandi sofferenze. Ogni mistero che chiarisce la vita a ogni anima spirituale dirai: ‘Nel primo mistero d’amore si contempla’. Oppure, per voi più chiaro: ‘Nel primo mistero d’amore gaudioso-doloroso-glorioso meditiamo’; ciò che si deve meditare lo prenderai dalla Parola di Dio. Così ogni giorno mediterai tutto il piano dell’economia di Dio per la redenzione dell’umanità. Così ripeterai per ogni mistero d’amore in tutta la settimana. Questo, lo ripeto, coopera molto alla salvezza delle anime, e mantiene ferrea la fede e fa vincere la lotta contro il male diabolico. Tutto quello che io domando alla santissima Trinità mi viene concesso perché sono Figlia del Padre, sono Madre del Figlio e sono Sposa immacolata dello Spirito Santo, Tempio scelto per la redenzione».

Così spiegherà con chiarezza a Cornacchiola nell’apparizione dell0 dicembre 1983, dettagliando quindi sei punti:

«a) Tutti coloro che si mettono sotto il mio verde manto della misericordia saranno da me protetti. b) Se il mondo ascolta quello che ho sempre detto nelle mie apparizioni, la mia influenza presso la santissima Trinità non mancherà per apportare la pace sul mondo devastato dal peccato. c) Imparate da mio Figlio che ha tanto amato gli uomini della Terra da dare se stesso per salvarli. Questo è amore e come lui amò e come io vi amo in lui, per lui e con lui: amatevi, o peccatori, che io vi amo, sono vostra Madre. d) Questo che sto per dirvi è impossibile, ma ammettiamo che mio Figlio avesse rinunciato a morire in croce, ebbene avrei fatto del tutto per soffrire e morire io al suo posto. Vedete quanto vi ama una Madre che attende da voi amore per le cose sante della redenzione poste nel luogo santo fondato da Gesù: la Chiesa! e) Per tutto quello che voi fate per onorarmi, specialmente vivendo la dottrina di mio Figlio tramite la Chiesa e il suo capo visibile e pregando con fede e amore le Ave Maria, io vi prometto protezione, benedizione e misericordia. f) In ogni vostro giorno cerco con tutti i mezzi, anche col castigo, di salvare più peccatori che mi è possibile strappandoli dalle catene del peccato satanico».

Fonte: Il veggente “I segreti dei diari di Bruno Cornacchiola” di Saverio Gaeta. Editore Salani.

Gesù, Maria vi amo, salvate anime.

L’importanza di questa invocazione, corta ma potentissima si può capire dalle parole che Gesù ha ispirato a Suor M. Consolata Betrone e che leggiamo nel suo diario:

Non ti chiedo che questo: un atto d’amore continuo, Gesù, Maria vi amo, salvate anime.

Dimmi, Consolata, che preghiera più bella puoi farmi? Gesù, Maria vi amo, salvate anime : amore e anime! Che cosa vuoi di più bello?

Ho sete del tuo atto d’amore! Consolata, amami tanto, amami solo, amami sempre! Ho sete di amore, ma dell’amore totale, di cuori non divisi. Amami tu per tutti e per ciascun cuore umano che esiste… Ho tanta sete d’amore… Dissetami tu… Lo puoi… Lo vuoi! Coraggio e avanti!

Sai perché non ti permetto tante preghiere vocali? Perché l’atto d’amore è più fecondo. Un “Gesù ti amo” ripara mille bestemmie. Ricorda che un atto perfetto d’amore decide l’eterna salvezza di un’anima. Quindi abbi rimorso a perdere un solo Gesù, Maria vi amo, salvate anime.

Sono meravigliose le parole di Gesù che esprimono la sua gioia per questa invocazione e ancora di più per le anime che con essa possono raggiungere la salvezza eterna… Questa consolante promessa la ritroviamo molte volte negli scritti di Suor M. Consolata invitata da Gesù a intensificare e a offrire il suo amore:

Non perdere tempo perché ogni atto d’amore rappresenta un’anima. Di tutti i doni, il dono maggiore che tu possa offrirmi è una giornata ripiena d’amore.

Io desidero un incessante Gesù, Maria vi amo, salvate anime da quando ti alzi a quando ti corichi.

Gesù non può essere più esplicito e Suor M. Consolata così si esprime:

Appena mi sveglio al mattino incominciare subito l’atto d’amore e a forza di volontà non interromperlo più sino a quando sarò addormentata la sera, pregando che durante il mio sonno l’Angelo mio custode preghi lui in vece mia… Mantenere questo proposito costantemente rinnovandolo mattina e sera.

Passare bene la mia giornata. Sempre unita a Gesù con l’atto d’amore; Egli trasfonderà in me la sua pazienza, fortezza e generosità.

L’atto d’amore che Gesù vuole incessante non dipende dalle parole che si pronunciano con le labbra ma è un atto interiore, della mente che pensa ad amare, della volontà che vuole amare, del cuore che ama. La formula Gesù, Maria vi amo, salvate anime vuol essere semplicemente un aiuto.

E, se una creatura di buona volontà, mi vorrà amare, e farà della sua vita un solo atto d’amore, da quando si alza a quando si addormenta, (col cuore s’intende) Io farò per quest’anima delle follie… Ho sete d’amore, ho sete di essere amato dalle mie creature. Le anime per giungere a Me, credono che sia necessaria una vita austera, penitente. Vedi come mi trasfigurano! Mi fanno temibile, mentre Io sono solamente Buono! Come dimenticano il precetto che Io vi ho dato “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima ecc…” Oggi, come ieri, come domani, alle mie creature Io chiederò solo e sempre amore.