Archivio tag | Fatima

I pastorelli dopo le apparizioni dell’Angelo

«In queste apparizioni, soggiogati dal soprannaturale che si irradiava dall’Angelo, i tre bambini rimanevano come annichiliti e quasi non si rendevano conto della propria esistenza. Anche dopo, i loro sensi sembravano come intorpiditi e legati. «Non so che cosa sento diceva Giacinta : non posso più parlare, nè cantare; nè giocare; non ho forza di fare alcuna cosa»: « Neppure io confermava Francesco . Ma che importa? L’Angelo è ìmmensàmente più bello di tutto questo»; Questa atmosfera durava giorni e soltanto a poco a poco ritornavano allo stato normale. Più tardi avranno occasìone di notare che le apparizioni della Madonna producevano in loro effetti ben diversi» (cfr. da Fonseca) Ecco cosa scrive Lucia: «Non so perché le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto diversi. La stessa gioia intima; la stessa felicità e pace. Ma, invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva; invece di questo annientamento nella divina presenza, un esultare di gioia; invece di questa difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo la ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori sentivo l’ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare, alla verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare». 

Vari problemi familiari e la malattia della mamma turbarono la vita di Lucia che scrive: «Sentivo il cuore spezzarsi di nostalgia per le mie sorelle (andate a lavorare lontano) e per la tristezza della mia mamma. Benchè fossi ancora bambina, capivo perfettamente la situazione in cui ci trovavamo. Mi ricordavo allora delle parole dell’Angelo: «Soprattutto accettate sottomessi i sacrifici che il Signore vi manderà». Mi ritiravo allora in un luogo solitario, per non aumentare con il mio dolore quello della mamma. Quel luogo, di solito, era il nostro pozzo. Lì, in ginocchio, chinata sulle lastre che lo coprivano, univo alle sue acque le mie lacrime e offrivo a Dio la mia sofferenza. A volte Giacinta e Francesco mi trovavano così; piena di amarezza. E siccome avevo la voce interrotta dal singhiozzi e non riuscivo a parlare; essi soffrivano con me al punto da versare anche loro abbondanti lacrime. Allora Giacinta faceva a voce alta la nostra offerta: «Mio Dio! In atto di riparazione e per la conversione dei peccatori, vi offriamo tutte queste sofferenze e sacrifici. La formula dell’offerta non era sempre esatta, ma il senso era sempre questo». 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria ci dona il suo amore a Dio e ai fratelli. Quel che ci colpisce di più, fin dal primi contatti con i pastorelli di Fatima, è la loro grande disponibilità alle parole dell’Angelo, prima, e a quelle della Madonna, poi. Hanno dato subito una adesione totale al messaggio, prendendolo sul serio, impegnandosi a fondo, non tralasciandone lo spirito e le indicazioni, mai! Sono stati capaci, loro, ancora bambini, di capire cos’è il sacrificio, cos’è la penitenza, cos’.è l’adorazione e la riparazione e tutto questo hanno vissuto nelle loro cose di’ ogni giorno, riuscendo a raggiungere l’eroismo. Non per niente Francesco e Giacinta sono morti in odore di santità e in quest’anno 2000 saranno beatificati, primi bambini di questa età, ad eccezione dei martiri. 

Questo è molto importante per noi. A volte pensiamo che le richieste di Dio siano troppo al di sopra di noi, che non possiamo farcela a rispondere agli inviti di Maria; che non a tutti sono rivolti i suoi messaggi, che il tempo non basta per la preghiera, che molto deve essere ridimensionato e adattato alle nostre capacità… Ma non sono le nostre capacità a non bastare! è il nostro amore ad essere troppo piccolo, troppo tiepido. è il nostro cuore ad essere poco generoso, poco disponibile, poco fiducioso. Dio e la Vergine non ci chiedono niente che sia al di sopra delle nostre possibilità perché ogni invito è accompagnato dalla promessa del loro aiuto, del loro sostegno, della loro particolare vicinanza. E poi, proprio per incoraggiarci, in ogni apparizione, sono essi i piccoli, i semplici, i bambini ad essere i confidenti di Maria e a viverne per primi le richieste. Questo per dirci che possiamo farcela pure noi! Se tre bambini sono diventati subito l’incarnazione del messaggio di Fatima, questo vuol dire che possiamo viverlo anche noi senza ridimensionarlo o adattarlo. Le parole di Dio e quelle di sua Madre non cambiano, non sono destinate ad un tempo e ad un ambiente soltanto, sono universali, sono al di là del tempo, sono per tutti gli uomini che hanno un cuore aperto, sono quindi anche per noi che viviamo nel terzo millennio, per noi che magari non sappiamo più cosa vuol dire fare un sacrificio per amore dei peccatori, per noi che questa parola, «sacrificio», «penitenza», l’abbiamo quasi cancellata non solo dal vocabolario, ma anche dalla nostra vita spirituale. 

I bambini di Fatima, portatori di un grande e attualissimo messaggio, tornano a dirci che le vie di Dio sono in salita, ma noi non saliamo mai da soli! Accingendoci a meditare le parole che la Vergine ci ha rivolto a Fatima, entriamo nella disposizione d’animo di volerle vivere perché davvero venga il suo regno! 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Chiediamo a Maria la grazia di un cuore aperto, generoso e disponibile a vivere quel che chiede senza ridimensionamenti e senza ritardi. Per questo diciamo oggi un rosario di fiducia e di abbandono alla sua guida. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/

 

 

Il Messaggio dell’Angelo: la preghiera e l’Eucarestia

CeGjfDIW4AAC8bj

L’angelo, nella terza apparizione, invita di nuovo a pregare incessantemente per i peccatori ed evidenzia con profonda adorazione l’importanza, dell’Eucarestia, cioè di Gesù vivo e vero presente fra noi. . 

L’angelo non nasconde ai piccoli la ”sofferenza’ di Gesù Eucaristico. Li invita a visitare nello spirito tutte le chiese per prostrarsi in adorazione davanti ad ogni tabernacolo sentendo il peso e il dolore causati a Gesù da tanti oltraggi; sacrìlégi e indifferenze. Le parole dell’angelo sono chiare e i piccoli comprendono subito tutto il dramma di un Dio che si è messo nelle inani degli uomini, pronto a rischiare ‘l’abbandono’ il disprezzo e l’indifferenza:’ 

L’Eucarestia, il più grande tesoro del mondo, quanto è trascurata, disprezzata, non amata! Dio chiede una consolazione, un conforto; una riparazione e la chiede atre pastorelli, a tre bambini perché sa che loro sono sensibili, generosi, forti! Guardiamo a loro e seguiamoli! La preghiera insegnata dall’angelo è sempre stata una delle preghiere più frequenti di Lucia e dei suoi cuginetti é ne ha alimentato una forte devozione eucaristica. Ne un esempio il fatto accaduto nell’ottobre del 1922 quando Lucia si trovava ad Oporto fra le Suore Dorotee: «Parlando dei doveri delle zelatrici dell’Apostolato della Preghiera, la suora disse ad una amica: «Se vuoi ti insegno una preghiera proprio adatta per atti di riparazione a Gesù Sacramentato»: «Sentiamo» rispose l’amica. E la suora dettò: «Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori». L’amica chiese: «Ma come sai preghiere così belle?» «Si recitavano al mio paese» rispose con modestia Lucia». (cfr. da Fonseca). 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria ci dona il suo amore più grande per Gesù che è quello eucaristico. Nel messaggio di Fatima tutto parla della devozione a Gesù per mezzo di Maria e in particolare della devozione all’Eucarestia. L’angelo appare con il Calice e l’Ostia che poi offre ai pastorelli invitandoli all’adorazione, al sacrificio e alla riparazione. Nessuno più di Maria può insegnarci ad amare e ad adorare Gesù vivo e vero fra noi, nessuno più di lei ci sa comunicare l’immensa preziosità di questo dono che è il più grande dei doni, di questo dono così spesso ignorato, trascurato, offeso. Quante volte L’Eucarestia viene ricevuta senza preparazione, senza amore, distrattamente, quante volte viene ricevuta in peccato mortale! Questi, i sacrilegi «comuni». E poi quelli che si ripetono con frequenza in questi ultimi tempi. La profanazione del tabernacoli, l’uso sacrilego delle Ostie, il disprezzo e lo sfregio… Ecco il dolore di Dio che chiede riparazione, che implora amore, che freme d’amore e di dolore per gli uomini che così scelgono la loro condanna e scoprono che cosa signìfica la morte come lontananza dalla Vita. 

La devozione all’Eucarestia è la fonte e il culmine dell’evangelizzazione. Ecco come Lucia racconta ciò che ha provato il giorno della sua prima Comunione, quando aveva solo sei anni: «Quanto più si avvicinava il momento, tanto più mi batteva il cuore, nell’attesa della visita di un grande Dio che sarebbe sceso dal Cielo per unirsi alla mia povera anima. Il parroco scese, in mezzo alle file, a distribuire il Pane degli Angeli. Ebbi la fortuna di essere la prima. Quando il sacerdote stava scendendo i gradini dell’altare sembrava che il cuore mi volesse saltare fuori dal petto. Ma appena l’Ostia Divina si posò sulla mia lingua, sentii una serenità e una pace inalterabili, sentii che mi invadeva un’atmosfera così soprannaturale, che la presenza del nostro Buon Dio mi diventava così sensibile come se lo vedessi e lo sentissi con i sensi del mio corpo. 

Feci allora le mie suppliche: «Signore, fammi santa, conserva sempre puro il mio cuore, soltanto per te». In questo momento mi sembrò che il nostro Buon Dio mi dicesse, nel profondo del cuore, queste chiare parole: «La grazia che oggi ti è concessa continuerà viva nella tua anima, producendo frutti di vita eterna». A questo punto mi sentivo trasformata in Dio!… lo mi sentivo così sazia col Pane degli Angeli, che mi fu impossibile, per allora, mangiare qualsiasi cosa. Persi da quel momento l’attrattiva che cominciavo a sentire per le cose del mondo e mi sentivo bene soltanto in qualche luogo solitario, dove potessi, tutta sola, ricordare le delizie della mia Prima Comunione». 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Chiediamo a Maria una grande devozione all’Eucarestia e chiedendo l’assistenza del nostro angelo custode, facciamo un’ora di adorazione ripetendo sovente la preghiera insegnata a Fatima. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it

Il messaggio dell’Angelo

57d10ff2518de_2

Meditiamo alcune parole dell’Angelo della Pace e a notiamone i simboli. «Non abbiate paura… Pregate… I Cuori di Gesù e Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche». Sono queste le prime parole che i tre pastorelli si sentono rivolgere da quella figura trasparente come il cristallo. Il messaggio si fa subito chiaro: niente paura, anche se le cose superano ogni immaginazione. 

I disegni di Dio sono sempre grandi, ci possono stupire, ci possono incantare, ma non possono mai farci paura, anche se ci superano, anche se non riusciamo a capirli. Già un’altra volta un angelo aveva detto: «Non temere… » e da una adesione totale e fiduciosa è cambiata la storia del mondo e di ognuno di noi in particolare! Così, anche a Fatima, di nuovo risuona un invito: «Non abbiate paura!». 

E perché ogni timore deve essere superato? Perché due Cuori hanno in serbo per noi solo progetti di bene e di pace. «Non abbiate paura. I Sacri Cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di amore». Ecco che si manifesta di nuovo un simbolismo che già era stato rivelato nell’apparizione della Medaglia Miracolosa. Due Cuori uniti per sempre nel dolore e nella gioia, due Cuori uniti nel progetto di salvezza dell’umanità, due Cuori che battono all’unisono per amore nostro! Anche questo vuole ricordarci l’Angelo. 

Le prime lezioni celesti parlano proprio di questo: fiducia e preghiera, fiducia e abbandono a quei due Cuori che sono attenti ad ogni parola, ad ogni pensiero, ad ogni desiderio, ad ogni supplica che ci viene dal cuore. Due Cuori che ci amano, due Cuori che battono per l’umanità, due Cuori che ci spingono ad aprire il cuore e a farvi entrare specialmente i peccatori perché nessuno può salvarsi da solo e il nostro bene dev’essere quello di tutti. 

Siamo fratelli, e abbiamo un Padre e una Madre che ci vogliono tutti salvi. Ecco allora il significato e l’urgenza di fare nostra la preghiera dell’Angelo: «Dio mio, credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano, non vi amano». Su questa preghiera fermiamoci a riflettere e a ringraziare. 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è per chi desidera morire a se stesso e vivere per Cristo. Già dalle apparizioni dell’Angelo di manifestano i contenuti principali del Messaggio, quelli che la Vergine svilupperà e approfondirà più tardi con i tre pastorelli: l’amore, la penitenza, la riparazione e, vedremo poi, la devozione eucaristica. Intanto è evidente che l’Angelo insegna anche l’atteggiamento di profonda adorazione che deve caratterizzare ogni momento di preghiera perché anche il corpo lodi il Creatore in un atteggiamento di adesione, di amore e di rispetto profondo. La preghiera comincia in modo personale: «lo credo, adoro…». è anche un invito ad un esame di coscienza: davvero crediamo, adoriamo, speriamo e amiamo? Possiamo fare in tutta sincerità una preghiera così? Certo, è la volontà che conta, non il sentire, non il provare sensazioni. Noi siamo quel che vogliamo e noi vogliamo credere, adorare, sperare e amare, con l’aiuto di Dio, sotto la guida di Maria, perché venga il suo regno. Ma non basta! Non possiamo farlo da soli, non possiamo rispondere da soli alla chiamata di Dio, ai desideri di Maria: c’è un mondo lontano che geme e soffre perché non conosce da Chi viene e da Chi va… c’è un mondo lontano e ribelle, duro, chiuso, violento, che non vuole amare e vive nell’angoscia e nel turbamento… c’è un mondo lontano e indifferente, che crede di poter fare a meno di Dio, che cammina da solo e da solo si dibatte per trovare un senso al suo andare. A questo mondo di persone che soffrono e fanno soffrire i Cuori di Gesù e di Maria, noi siamo chiamati ad aprire il cuore! 1 tre pastorelli subito hanno detto sì, per questi hanno offerto la vita, per i peccatori si sono sacrificati e hanno adorato e amato, creduto e sperato! E Lucia, Francesco e Giacinta erano solo bambini quando a loro è stato chiesto tanto! Continuano ad essere un esempio per noi, ci dicono che quando diciamo sì a Dio e a Maria, tutto è possibile. 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Recitiamo con profonda devozione la preghiera insegnata dall’Angelo e cerchiamo di viverla in ogni momento con generosità. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it

Le apparizioni preparatorie dell’Angelo della Pace

CeGjfDIW4AAC8bj

Prima delle apparizioni della Madonna, Lucia, Francesco e Giacinta, che abitavano nel paesino di Aljustrel, parrocchia di Fatima, in Portogallo, ebbero tre visioni dell’Angelo. La prima avvenne nella primavera o nell’estate del 1916, in una grotta del colle del Cabeço, vicino ad Aljustrel e si svolse così, secondo il racconto di Lucia. «Giocavamo da qualche tempo ed ecco un vento forte scuote le piante e ci fa sollevare lo sguardo per vedere che cosa succedeva, perché la giornata era serena. 

Allora cominciammo a vedere ad una certa distanza, un giovane trasparente, più splendente di un cristallo attraversato dai raggi del sole. A misura che si avvicinava ne potevamo distinguere i tratti. Era un giovane dai quattordici ai quindici anni, di una grande bellezza. Noi eravamo sorpresi e quasi rapiti. Non dicevamo parola. Giunto vicino a nei disse: “Non abbiate paura. Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me». E, in ginocchiato a terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti da un moto soprannaturale lo imitammo e ripetemmo le parole che gli sentivamo pronunciare: «Mio Dio, credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano, non vi amano». 

Dopo aver ripetuto questo per tre volte, si alzò e disse: «Pregate così i Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche». E scomparve. Di questa apparizione nessuno pensò di parlarne né di raccomandarne il segreto. Essa lo impose da sé. Era così intima che non era facile pronunciare su di essa la minima parola. Ci fece anche, forse, maggiore impressione per il fatto che fu la prima manifestazione di questo tipo. 

La seconda apparizione avvenne nell’estate del 1916 sul pozzo della casa del genitori di Lucia, presso cui i bambini erano soliti giocare. Così racconta Lucia: «L’angelo ci disse: «Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori Santissimi di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici». 

«Come dobbiamo fare a sacrificarci?» chiesi. «In tutti i modi possibili offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l’Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione la sofferenza che il Signore vi manderà». E scomparve. 

Queste parole dell’angelo si incisero nel nostro spirito come una luce che ci faceva comprendere chi era Dio, come ci amava e voleva essere amato; il valore del sacrificio e come gli era gradito; come, per riguardo ad esso, convertiva i peccatori. 

La terza apparizione avvenne alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno del 1916, di nuovo nella grotta del Cabeço, e si svolse così, sempre secondo il racconto di Lucia. «Appena vi giungemmo, in ginocchio, cominciammo a ripetere la preghiera dell’Angelo. Non so quante volte l’avevamo ripetuta quando vedemmo che su di noi brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva e vedemmo l’Angelo con un Calice nella mano sinistra e, sospesa su di esso, un’ Ostia dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il Calice e l’Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripetè per tre volte questa preghiera: «Trinità Santissima, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei peccatori». Poi, sollevandosi, prese di nuovo in mano il Calice e l’Ostia e diede l’Ostia a me e ciò che conteneva il Calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio». Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi per altre tre volte la preghiera alla Trinità, poi scomparve. 

La forza della presenza di Dio era così intensa che ci assorbiva e ci annientava quasi completamente… la pace e la felicità che sentivamo erano grandi, ma soltanto interiori, con l’anima completamente concentrata in Dio. Anche la stanchezza fisica che ci prostrava era grande». Questa è la descrizione di Lucia. 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è dono del Cielo che va fedelmente accolto e coltivato. Nei disegni di Dio ogni manifestazione straordinaria è in qualche modo preparata e preannunciata perché il cuore umano possa essere predisposto e più pronto ad accogliere quel che il cielo vuol dire. Comincia così il tempo che prepara alla consacrazione: un tempo fatto di richiami forti ed intimi, di attenzioni celesti, di particolari interventi divini. L’animo umano viene così sensibilizzato da Dio, dalle cose divine, si sente attratto da Lui e si accorge di non poterne fare a meno. Si sperimenta il gusto di Dio, della sua Parola, della sua presenza, dei suoi doni e si sente l’attrattiva del Cielo, così forte, che tutto il resto a poco a poco scompare, o meglio, appare nella giusta prospettiva, prendendo il posto giusto nella vita. 

Le Apparizioni dell’Angelo hanno già cominciato a cambiare la vita dei pastorelli di Fatima, hanno dato loro un compito che hanno subito cominciato a svolgere. è iniziato per loro un nuovo modo di pregare, di sentire, di vivere. Il loro cuore è diventato più grande perché ha cominciato a diventare il luogo in cui la Vergine più tardi avrebbe deposto le sue parole, i suoi progetti, i suoi richiami. 

Così succede quando noi ci consacriamo a Gesù per Maria: cominciamo a cambiare, a vivere con il suo cuore, proprio perché le offriamo il cuore e quello che contiene perché sia lei a farne quello che vuole, a servirsene per la realizzazione dei disegni di Dio. La Consacrazione, perciò, e un rimedio al peccato, al male che ne è la conseguenza, è un dono d’amore che porta alla pace perché porta alla manifestazione del Regno di Dio. 

Chi si consacra a Maria diventa più totalmente di Gesù e quindi coltiva in sé i sentimenti, i disegni di Dio e, con l’aiuto di Maria, diventa uno strumento attivo di bene nella propria famiglia, nel proprio ambiente, nel mondo. 1 consacrati a Maria sono perciò l’esercito della pace, coloro che hanno nel cuore ciò che sta a cuore a Dio, seguono le sue vie, arrivano a toccare le sue mete. La consacrazione dunque non è solo un gesto a valenza personale, ma ha una portata universale! è per questo che la Vergine Maria continua a chiederla insistentemente e Fatima ne è un segno e un richiamo più attuale che mai. L’Angelo della Pace ricorda anche a noi l’importanza di questa dedizione speciale dandoci come esempio tre bambini che non hanno fatto alcuna domanda, non hanno chiesto alcuna spiegazione, ma subito hanno cominciato a vivere solo per Dio e di Dio, attraverso i richiami celesti e la celeste presenza di Maria. 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Rinnoviamo la nostra devozione agli angeli, seguiamo le ispirazioni del nostro angelo custode e a lui di prepararci ad essere docili strumenti per la realizzazione del progetto divino nella nostra vita. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it

I tre pastorelli prima delle apparizioni

20081121173036_D0000100

Lucia, la principale protagonista delle apparizioni, è nata il 22 marzo 1907, ultima dei sei figli di Antonio Dos Santos e Maria Rosa Dos Santos. I due cugini, Francesco, nato l’11 giugno 1908 e Giacinta, nata l’11 marzo 1910, erano anch’essi i più piccoli degli undici figli che ebbe la signora Olimpia di Gesù, i due più grandi da un primo matrimonio e gli altri da quello con Emanuele Pietro Marto. 

«Prima degli avvenimenti del 1917 la vita dei tre bambini trascorreva serena e lieta nell’ambiente patriarcale e profondamente cristiano delle proprie famiglie. Una predilezione provvidenziale attirava, fin dall’infanzia, i due piccoli verso la cuginetta Lucia, tanto che essi preferivano la sua compagnia a quella di qualunque altro. Andavano perciò spesso da Lucia, pregandola di accompagnarli fino al pozzo che i genitori di lei avevano in fondo al giardino, nascosto fra i mandorli, olivi e castagni, ricoperto da grandi lastre di pietra. Qui generalmente a Giacinta era lasciata la scelta dei giochi che più le piacevano e, vincendo e perdendo o raccontandosi a vicenda le storie sentite la sera intorno al focolare, le ore passavano rapide! Dopo pranzo, particolarmente nella Quaresima, la signora Maria Rosa era solita insegnare ai bambini le preghiere e la dottrina cristiana e quando vi erano altri bambini, tutti dovevano ascoltare le lezioni. 

I giochi preferiti di questi bambini era quello dei pegni: chi perdeva doveva eseguire un ordine qualsiasi del vincitore, Giacinta era solita comandare agli altri di correre dietro alle farfalle o di cogliere nel prato i fiori che preferiva. Un giorno Lucia comandò a Giacinta di andare a baciare suo fratello Francesco e Giacinta rispose: «Comandami qualche altra cosa! Perché non mi comandi di baciare quel Nostro Signore?» e additava un crocifisso appeso al muro. «Va bene! Sali su una sedia e portarlo qui, poi in ginocchio dagli tre baci. Uno per Francesco, uno per me e un altro per te» disse Lucia. «A Nostro Signore do quanti baci tu vuoi!». E prendendo il crocifisso lo baciò e abbracciò con tanta devozione che Lucia dichiara ancora oggi di non aver potuto mai dimenticare quell’atto. 

Nelle sere d’inverno la signora Maria Rosa raccontava ai bambini passi scelti dalla Sacra Scrittura. Per essi le stelle erano le lampade che gli angeli accendevano alle finestre del cielo; il sole era la lampada di Nostro Signore e la luna quella della Madonna. Vi erano però delle notti in cui la lampada della Madonna mancava di olio, perciò non si vedeva… E Giacinta diceva: «La lampada della Madonna mi piace ancora di più di quella di Gesù perché non brucia e non acceca». «Eh, no, rispondeva Francesco nessuna lampada è tanto bella quanto quella di Nostro Signore!” (cfr. da Fonseca). Lucia era la loro piccola maestra e spesso parlavano delle cose di Dio quando insieme andavano al pascolo. 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è per i piccoli del Vangelo ai quali è riservato l’ingresso nel regno (Cfr. Mt 18, 3). E’ dei piccoli il Regno del Cieli. Quando Gesù ci ha rivelato questa grande verità pensava all’innocenza, alla spontaneità, alla delicatezza, alla sensibilità dei bambini che sono capaci di intuire con facilità le cose più profonde, i significati essenziali della vita, i valori più grandi. Pensava al loro cuore capace di commuoversi di fronte al dolore, al loro desiderio di essere vicini a chi amano, alla loro capacità di esprimere con gesti significativi quel che hanno nel cuore, senza pudori, senza maschere. 

I piccoli, di cui i tre pastorelli di Fatima sono uno degli esempi più belli, specialmente se seguiti ed educati alla bellezza e alla verità, sono semplici, generosi, disinteressati. Sanno credere, sanno affidarsi. Ecco perché Maria ha scelto proprio tre fanciulli per affidare al mondo uno dei suoi più grandi messaggi. Perché i bambini hanno saputo, per primi, accogliere le parole di Maria nella loro vita, hanno saputo viverle fino in fondo, senza risparmiarsi, credendo, pregando e offrendo fino al sacrificio. 

Lucia, Giacinta e Francesco sono perciò diventati, pur nella loro piccola età, il modello di coloro che entreranno nel Regno del Cieli perché ne hanno capito il significato e non hanno rifiutato di percorrere la strada che lì conduce. I bambini diventano così i nostri maestri. La Vergine ha scelto loro per dirci che è possibile essere fedeli, è possibile vivere le esigenze del Vangelo, è possibile collaborare con Dio alla salvezza di tutti gli uomini, purché siamo generosi e riusciamo ad ascoltare i richiami e gli inviti materni che continuamente bussano alle porte del nostro cuore. 

Diventiamo «piccoli» anche noi per essere «grandi» nel Regno di Dio. A Fatima Maria ci insegna come fare, proprio invitandoci a guardare alla fede e all’amore di questi pastorelli. 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Chiediamo a Maria il dono della semplicità di cuore per accogliere con disponibilità e amore le sue parole che vogliono portarci al cuore del Vangelo e della missione che Gesù ci affida. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it

Fatima è la meta luminosa di un lungo cammino di grazia

4590624855_4bf5c26dd2_o

La Mamma desidera incontrare i suoi figli e per questo già prima di Fatima, più volte è venuta sulla terra per preparare il nostro cuore alla conversione e alla consacrazione a Gesù attraverso di lei. 

A Parigi, nel 1830, è apparsa a Santa Caterina Labouré rivelandole uno speciale programma di consacrazione attraverso il dono della Medaglia Miracolosa. Tutto il simbolismo della Medaglia invita ad un affidamento a Gesù per le mani di Maria: i due Cuori uniti nell’amore, nel dolore e nella gloria, i raggi che rappresentano le grazie di cui lei è depositaria, le stelle che la incoronano Regina dei Cuori, i loro Nomi poggiati sul basamento della croce, segno della nostra salvezza. La breve preghiera scritta sulla Medaglia è un invito a rivolgersi a Maria, ad affidarsi a Lei, a lasciarsi prendere per mano nelle cose della vita perché tutto serva ad unirci di più al Signore e quindi ad essere davvero felici. 

Poi, a La Salette, la Vergine ai due pastorelli ha ricordato la gravità del peccato e delle sue conseguenze sull’umanità, invitando ad una radicale conversione di vita, piangendo per noi, per il male al quale non vogliamo rinunciare, per l’aiuto che non le chiediamo per essere migliori. 

E a Lourdes, a Santa Bernardetta, l’Immacolata ha indicato i mezzi necessari di purificazione per vivere bene la consacrazione: il riconoscimento e il pentimento per i peccati e il valore della sofferenza offerta e sofferta per amore, in unione al suo Cuore e a quello di Gesù. Fatima sarà la m ta luminosa di questo cammino di grazia. 

Riflessione. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è dono particolare di grazia per inserire perfettamente l’anima nel piano dell’amore di Dio (cfr. Ef 1, 16). Tutta la storia delle apparizioni mariane ci parla di un unica cosa: dell’amore di Maria per noi, della sua premura materna, del suo desiderio più grande: quello di unirci sempre più a Gesù e formare in noi i suoi stessi sentimenti. A Gesù, allora, chiediamo di saper rispondere a questo amore speciale e tenero, a Maria chiediamo di insegnarci ad essere tutti di Gesù e tutti suoi. 

La Chiesa ci invita continuamente a guardare a lei come alla stella luminosa del nostro cammino, alla guida sicura verso il Cielo, alla protettrice potente contro ogni assalto del nemico, all’Avvocata presso il trono di Dio. 

A lei, Madre e Regina, offriamo fin da ora il nostro cuore. Mettiamoglielo nelle mani con tutto ciò che lo riempie, con le gioie e i dolori della vita, con le paure, i dubbi, le speranze. Affidiamole ciò che ci è più caro, sentiamoci amati di particolare amore e commossi ringraziamo per questo dono di predilezione che caratterizza la nostra vita spirituale. Questa sarà una gioia per Gesù e il sorriso di Maria illuminerà ogni nostra giornata, fino al giorno in cui, presi per mano da Lei, arriveremo alla meta, lì dove il sole non tramonta mai. 

Preghiera allo Spirito Santo: O Spirito Santo, pianta innaffia e coltiva nell’anima nostra l’amabile Maria, vero albero di vita, perché cresca, fiorisca e porti frutti di vita in abbondanza. O Spirito Santo, donaci una grande devozione e un filiale amore a Maria, tua divina Sposa; un totale abbandono al suo Cuore materno e un continuo ricorso alla sua misericordia. Affinché in Lei, vivente in noi, Tu possa formare nell’anima nostra Gesù Cristo, vivo e vero, nella sua grandezza e potenza, fino alla pienezza della sua perfezione. Amen. 

Per vivere il messaggio Oggi offriamo a Maria qualcosa che ci costa perché lei lo trasformi in bene per chi ne ha più bisogno. 

Cuore Immacolato di Maria, venga il tuo Regno. 

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it

Il messaggio di Fátima

02

Il messaggio di Fátima può essere riassunto principalmente come un invito alla penitenza e alla preghiera.

Nelle apparizioni del 1917, l’angelo avrebbe mostrato ai bambini con quale contrizione si dovesse pregare, spiegando loro la grande importanza del compiere sacrifici in riparazione delle offese commesse contro Dio e, nella sua ultima apparizione, avrebbe mostrato il modo consono di ricevere il sacramento dell’eucaristia.632080655b792889e5d3698ab59616e7

La Madonna avrebbe ribadito parecchie volte l’esortazione alla recita del rosario ogni giorno, definendosi ella stessa “Regina del rosario“.

Un altro aspetto importante del messaggio di Fátima è la devozione al cuore immacolato di Maria, in riparazione del quale sarebbe stata consigliata la devozione dei primi cinque sabati del mese.

L’entrata in convento di Lucia dos Santos

1-LUCIA-720x572

Dopo la morte della cugina, Lucia decise di abbandonare Fatima per studiare e seguire la vita consacrata. Il 17 giugno 1921 entrò nel collegio cattolico di Vilar (Oporto), diretto dalle suore di santa Dorotea. Nel 1925, a diciotto anni, Lucia entrò nel loro convento a Pontevedra, in Spagna. Qui, il 10 dicembre, avrebbe avuto una nuova apparizione della Madonna, che le aveva comunicato la sua “Grande Promessa”: la comunione riparatrice nei primi cinque sabati del mese:

Guarda figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati in ogni momento Mi configgono con bestemmie e ingratitudini. Almeno tu vedi di consolarMi, e dì che tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, ricevendo la santa Comunione, reciteranno un rosario e Mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando i quindici misteri del Rosario con l’intenzione di alleviare la mia pena, Io prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie per la salvezza delle anime

Successivamente, su richiesta della stessa Lucia, la confessione venne permessa anche otto giorni prima del sabato. Nel 1926 suor Lucia lasciò il convento di Pontevedra per entrare nel noviziato a Tuy, dove ricevette l’abito il 26 ottobre 1926, pronunciando i primi voti il 3 ottobre 1928. Lì avrebbe avuto una nuova apparizione, il 13 giugno 1929: mentre si trovava in cappella a pregare, fu irradiata dalla luce della Trinità, con a fianco la Madonna, che raccomandò alla veggente di inviare una lettera al papa, chiedendogli di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. Poiché questo non avvenne, due anni dopo suor Lucia, mentre si trovava convalescente a Rianjio, vicino Pontevedra, riferì un’altra visione, questa volta di Gesù stesso, che si lamentava per la lentezza della Chiesa nell’adempiere alle sue richieste:

Il santuario di Fatima

Fai sapere ai Miei ministri, che non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta,…come al Re di Francia, che si pentiranno e l’adempiranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire

Nella notte dal 24 al 25 gennaio 1938 una straordinaria aurora boreale illuminò il cielo del Portogallo: la veggente ritenne che quella fosse la grande luce predetta dalla Vergine, preludio della seconda guerra mondiale. In quell’occasione Lucia rese nota la prima parte del segreto, quella relativa all’inferno.

La morte di Giacinta e Francisco Marto

DR

Nel dicembre del 1918 una terribile epidemia di influenza spagnola si abbatté anche sul Portogallo, e Giacinta e Francisco ne furono colpiti; la prima riuscì a guarire dopo una lunga convalescenza, il secondo invece rimase a letto malato. La mattina del 2 aprile Lucia si recò dal cugino per assisterlo nelle ultime ore di vita; il 4 aprile 1919, alle ore dieci, Francisco, all’età di undici anni, si spense in presenza della madre e dei familiari. Prima di morire, rivelò Lucia, disse di vedere una grande luce, poi subito scomparsa. Il corpo fu sepolto il giorno dopo nel piccolo cimitero di Fatima.

Giacinta, qualche tempo dopo, venne colpita da una pleurite purulenta e fu trasportata all’Ospedale di Vila Nova da Ourèm. La malattia fu molto dolorosa: una profonda piaga le si scavò nel petto, infettandosi dopo il ritorno a casa, dopo due mesi di degenza. Il professor Enrico Lisboa decise di condurla al suo ospedale per operarla: fu così trasferita a Lisbona, ospite dell’orfanotrofio di Nostra Signora e affidata alle cure della superiora, Maria della Purificazione. Ma la situazione era diventata critica: il 10 gennaio 1920 le vennero asportate due coste dalla parte sinistra, dove c’era una piaga “larga quanto una mano“, senza anestesia poiché il gracile corpo dell’inferma non lo permetteva. Secondo i testimoni, la ragazzina sopportò tutto con coraggio dicendo che avrebbe offerto tutto per la salvezza dei peccatori. Alle 10:30 del 20 febbraio, Giacinta, oppressa da dolori lancinanti, morì, in presenza dell’infermiera Aurora Gomez, alla quale era stata affidata, lontana da Lucia e dai genitori.

La mattina del giorno dopo, il suo corpo fu trasferito nella chiesa degli Angeli. In seguito fu trasportato a Vila Nova de Ourém e fu tumulato nella cappella del barone di Alvaiazere.

1673481198-Bl_Jacinta_Marto_incorrupt_bodyTrascorsi quindici anni, il 12 settembre 1935 la bara fu aperta: il volto fu trovato incorrotto, e il corpo fu portato nello stesso giorno al cimitero di Fatima, dove rimase altri quindici anni e mezzo, fino al 30 aprile 1951. Il 1º maggio successivo le spoglie furono traslate nel transetto della basilica, alla sinistra dell’altare maggiore; un anno dopo, il 13 marzo 1952, furono portate lì anche le spoglie mortali del fratello Francisco. Il 13 maggio 1989 (72º anniversario di Fatima), papa Giovanni Paolo II proclamò l’eroicità delle virtù di Francesco e Giacinta, e il 13 maggio 2000 li beatificò a Fatima.

Il miracolo del sole

Il 13 ottobre Cova d’Irìa traboccava di gente: uomini giunti da tutto il Portogallo si erano recati lì per assistere al miracolo annunciato. Vi erano anche parecchi giornalisti anti-clericali, decisi a dimostrare come le apparizioni fossero soltanto una commedia escogitata dal parroco di Fatima. Era una giornata molto piovosa e i fedeli si riparavano con gli ombrelli. A mezzogiorno un sacerdote si avvicinò a Lucia, accusandola di essere una millantatrice poiché la Madonna non era ancora apparsa; poco dopo i presenti videro una nube circondare i pastorelli e l’elce. Lucia racconta che la Madonna le aveva chiesto di far costruire in quel luogo una cappella in suo onore, dedicandola alla “Vergine del Rosario”, raccomandando inoltre di pregare molto perché la guerra era in procinto di concludersi; poi era salita al cielo, che si era aperto al suo passaggio. A quel punto si sarebbe verificato il miracolo promesso: il sole aveva cominciato a volteggiare, visibile a occhio nudo, dopo di che era parso cadere sulla folla atterrita, fermandosi poi di colpo per risalire in cielo.

Una copia fotostatica di una pagina della rivista Ilustração Portuguesa del 29 ottobre 1917 ritraente la folla che osserva il ‘miracolo del sole’.

Il fenomeno sarebbe stato osservato anche da numerosi spettatori increduli, tra i quali Avelino de Almeida, direttore del giornale O Seculo, che era il più diffuso e autorevole quotidiano liberale e anticlericale di Lisbona. Nel suo articolo, pubblicato il 15 ottobre 1917, de Almeida scrisse:

Dalla strada, dove i carri erano tutti raggruppati e dove stavano centinaia di persone che non avevano il coraggio sufficiente per attraversare il terreno reso fangoso dalla pioggia, vedemmo l’immensa folla girarsi verso il sole che apparve al suo zenit, chiaro tra le nuvole. Sembrava un disco d’argento, ed era possibile guardarlo senza problemi. Non bruciava gli occhi, non li accecava. Come se vi fosse stata un’eclissi. Poi si udì un urlo fragoroso, e la gente più vicina cominciò a gridare – Miracolo, miracolo! Meraviglia, meraviglia! – Davanti agli occhi estasiati delle persone, il cui comportamento ci riportava ai tempi della Bibbia e le quali ora contemplavano il cielo limpido, sbalordite e a testa scoperta, il sole tremò, compì degli strani e bruschi movimenti, al di fuori di qualsiasi logica scientifica, – il sole «danzò» – secondo la tipica espressione dei contadini.

Testimonianza simile fu riportata dal dottore Almeida Garrett:

Improvvisamente udii il clamore di centinaia di voci e vidi che la folla si sparpagliava ai miei piedi…voltava la schiena al luogo dove, fino a quel momento, si era concentrata la sua attesa e guardava verso il sole dall’altro lato. Anche io mi sono rivoltato verso il punto che richiamava lo sguardo di tutti e potei vedere il sole apparire come un disco chiarissimo, con i contorni nitidi, che splendeva senza offendere la vista. Non poteva essere confuso con il sole visto attraverso una nebbia (che non c’era in quel momento) perché non era né velato né attenuato. A Fatima esso manteneva la sua luce e il suo calore e si stagliava nel cielo con i suoi nitidi contorni, come un largo tavolo da gioco. La cosa più stupefacente era il poter contemplare il disco solare, per lungo tempo, brillante di luce e calore, senza ferirsi gli occhi o danneggiare la retina. Udimmo un clamore, il grido angosciato della folla intera. Il sole, infatti, mantenendo i suoi rapidi movimenti rotatori, sembrò essere libero di muoversi nel firmamento, e di spingersi, rosso sangue, verso la terra, minacciando di distruggerci con la sua enorme massa. Furono dei secondi davvero terribili.

Parecchie furono anche le testimonianze dei fedeli presenti:

Il sole vibrò e tremò, sembrava una ruota infuocata (Maria da Capelinha).
Il sole si tramutò in una ruota infuocata, assumendo tutti i colori dell’arcobaleno. Tutto assunse quegli stessi colori: le nostre facce, i nostri vestiti, la terra stessa (Maria do Carmo).
Il sole cominciò a danzare e, a un certo punto, sembrò staccarsi dal firmamento e correre verso di noi, come una ruota di fuoco (Alfredo da Silva Santos).
Udii urla di gioia e di amore verso la Madonna di Fatima, da parte di quelle migliaia di bocche . E allora credetti. Ebbi la certezza di non essere stato vittima di una suggestione. Avevo visto il sole come non l’avrei mai visto di nuovo (Mario Godinho, ingegnere).Nel momento in cui uno meno se lo sarebbe aspettato, i nostri vestiti risultarono completamente asciutti (Maria do Carmo).

I tre pastorelli riferirono di aver visto dapprima la Madonna, san Giuseppe e Gesù bambino mentre benedicevano il mondo tracciando un ampio segno di croce, successivamente la Vergine nelle vesti di Addolorata, seguita da Gesù con la croce e la corona di spine, infine la sola Vergine nelle vesti della Madonna del Carmelo. Non appena il fenomeno si concluse, la folla si riversò entusiasta sui pastorelli: Francisco riuscì a fuggire, Giacinta venne condotta via da un amico, Lucia invece si ritrovò senza velo né trecce, poiché alcuni fanatici gliele avevano tagliate!.

2015-10-13-niles-j

Le apparizioni della Madonna (1917)

fatima1_1_orig

Passati alcuni mesi, i tre pastorelli continuarono le loro mansioni, stavolta nei pascoli della “Cova d’Irìa”, possedimenti del padre di Lucia. Il 13 maggio 1917, mentre giocavano sorvegliando il gregge, riferirono di aver notato un lampo improvviso, come di un temporale imminente. Preoccupati per le loro pecore, mentre cercavano di metterle al riparo, notarono un secondo lampo circa a metà strada lungo la discesa, mentre una bellissima signora appariva loro sopra un piccolo elce verdeggiante.

Il racconto prosegue: “Non abbiate paura non voglio farvi del male“, disse la signora; Lucia, sbalordita, chiese: “Di dove venite, Signora?”. “Vengo dal cielo“, rispose, chiedendo ai tre pastorelli di recarsi in quello stesso luogo il tredici di ogni mese, per sei mesi consecutivi fino a ottobre, raccomandando loro inoltre di pregare il rosario affinché la prima guerra mondiale potesse finire e i soldati, fra i quali il fratello di Lucia, potessero tornare alle proprie case. Con queste ultime raccomandazioni la visione scomparve.

I tre pastorelli in preghiera presso l’elce

Scesi dalla cova i pastorelli tornarono alle loro case. La piccola Giacinta raccontò tutto alla madre che, preoccupata, chiese aiuto alla cognata Rosa, madre di Lucia, che rimproverò aspramente la figlia pensando a una menzogna. Lucia cercò inutilmente di difendersi dalle accuse ma, vedendo che tutto era inutile, preferì tacere fino a quando non arrivò il 13 giugno, giorno in cui la visione sarebbe tornata a Cova di Irìa. Lucia pregò la madre di farla andare lì, nonostante tutto il paese fosse radunato per la festa patronale di sant’Antonio di Padova. Seguivano questa volta i tre veggenti quattordici compagne curiose e con loro Maria Carreira col figlio, storpio, Giovanni. A mezzogiorno la Madonna, secondo il racconto, riapparve ai pastorelli rivelando a Lucia, che piangeva per i maltrattamenti subiti dalla madre nel mese passato, che Giacinta e Francisco sarebbero presto morti, mentre lei sarebbe sopravvissuta per far conoscere al mondo ciò che aveva visto; detto questo aveva mostrato ai veggenti il suo cuore ferito da spine pungenti, scomparendo infine. I fedeli attorno all’elce dichiararono di aver visto una nuvola volare via, verso oriente.

Sulla via del ritorno, i pastorelli vennero bersagliati dalle domande dei presenti e furono costretti a tornare a casa. Lì la madre di Lucia maltrattò la figlia credendola una bugiarda, poi la condusse dal parroco che la interrogò e le mise il sospetto che quella visione fosse in realtà una manifestazione diabolica. Il 13 luglio i bambini tornarono alla Cova d’Irìa: questa volta erano lì radunate circa cinquemila persone, molte delle quali desiderose di prendersi gioco dei ragazzini. Secondo quanto riferito da Lucia, a mezzogiorno si ripeté l’apparizione: la bambina si lamentò presso la signora per tutti i maltrattamenti subiti, ricevendo come risposta l’invito a offrire le sue sofferenze per la conversione dei peccatori; dopo di che venne mostrata ai tre pastorelli la visione dell’inferno, riportata testualmente dagli scritti di suor Lucia:

La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento

Lucia aggiunge che la Madonna aveva poi rivelato ai pastorelli la seconda parte del segreto (la prima era appunto la visione dell’Inferno):

“La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace”.

L’apparizione si sarebbe conclusa poco dopo. Tutto il Portogallo aveva cominciato a parlare degli strani avvenimenti accaduti a Fatima, accusando i pastorelli di essere millantatori, vittime di una congiura clericale. La notizia giunse agli orecchi del sindaco di Vila Nova da Ourèm (di cui Fatima è una frazione), Arturo Oliveira, che decise di farla finita con quella che riteneva una commedia: dapprima convocò Lucia, suo padre e il padre di Giacinta e Francisco, Manuel, ricoprendoli di insulti e minacciando di arrestarli, dopo di che, la mattina del 13 agosto, con la scusa di condurre i pastorelli alla Cova d’Irìa, li trascinò in prigione per costringerli a confessare. Ma i ragazzini sembravano davvero irremovibili: non volevano ammettere che la loro fosse una menzogna né tantomeno rivelare al sindaco i segreti che affermavano di aver ricevuto dalla Madonna. Non sapendo più come minacciarli, il sindaco li rimandò a casa il giorno 15 agosto. I bambini non avevano dunque potuto assistere all’apparizione del giorno 13, che li aveva raggiunti, secondo il loro racconto, quattro giorni dopo, il 19 agosto; aggiunsero che la Madonna aveva promesso loro che il mese di ottobre avrebbe lasciato un segno per confermare l’autenticità delle loro affermazioni.

Il 13 settembre erano radunate alla Cova d’Irìa circa trentamila persone, fra le quali molti malati in barella. A mezzogiorno i testimoni presenti riferirono di aver visto un globo luminoso scendere dal cielo verso l’elce; la Madonna sarebbe apparsa ai bambini per consolare alcuni fra i malati, promettendo a Lucia che entro l’anno li avrebbe guariti, chiedendo inoltre di utilizzare il denaro che la gente donava per costruire lì, a Cova d’Irìa, una cappella a lei dedicata. Lucia avrebbe voluto consegnare alla Madonna una fialetta di profumo e alcune lettere datele da un oriundo di Olival, ma l’apparizione le avrebbe rifiutate, per poi scomparire.

Le apparizioni dell’angelo (1915-16)

57d10ff2518de_2

Lucia dos Santos racconta nelle sue memorie che nel 1915, mentre si trovava con alcune compagne (Maria Rosa, Maria Justino e Teresa Matias) a pascolare le greggi presso i possedimenti paterni, aveva visto una misteriosa figura “simile ad una statua di neve“. Fuggita, non volle raccontare nulla ai familiari, cosa che invece fecero le compagne. Fu per questo che Lucia preferì recarsi al pascolo di “Cabeço” con Francisco e Giacinta. Mentre essi si riparavano dalla pioggia e giocavano, era apparsa nuovamente quella figura, “un giovane fra i quattordici e i quindici anni, che il sole rendeva trasparente come se fosse di cristallo“, interpretato come un angelo e precisamente l’angelo della pace.

Questi aveva invitato i bambini a pregare prostrati insieme a lui in riparazione delle offese subite da Dio da parte dei peccatori, e in particolare con le parole: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima, divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli stesso è offeso, e per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria vi chiedo la conversione dei poveri peccatori“. Lucia narra che sia lei che Giacinta potevano udire le parole dell’angelo, solo a Francisco risultava impossibile: egli ascoltava le parole ripetute dalle due compagne.

Riapparso nuovamente nell’estate del 1916, si sarebbe rivelato come angelo protettore del Portogallo, ordinando ai tre di fare sacrifici per la salvezza della loro patria, devastata dalle guerre civili. Porto il calice a Francisco e a Giacinta, aveva ordinato a Lucia di consumare l’ostia, invitando a fare sacrifici in riparazione degli oltraggi al sacramento dell’Eucaristia. Scomparso l’angelo, i pastorelli non avrebbero avuto più visioni fino a quelle del 1917 a Cova d’Iria.

20081121173036_D0000100

I protagonisti delle apparizioni di Fátima

lucia_dos_santos

Lucia dos Santos

Nata il 22 marzo del 1907 ad Aljustrel, nella diocesi di Fátima, sesta figlia di Antonio e Maria Rosa dos Santos, all’epoca delle presunte apparizioni aveva dieci anni. Nonostante fosse la più grande dei tre pastorelli, non sapeva ancora né leggere né scrivere, poiché la sua occupazione giornaliera ordinaria era di condurre il gregge a pascolare. A seguito delle apparizioni, dopo aver studiato presso il Collegio di Vilar, a Oporto, vestì l’abito religioso con il nome di Maria Lucia dell’Addolorata, a Tui in Spagna. Fece la professione temporanea il 3 ottobre 1928 e il 3 ottobre 1934 quella perpetua. Il 25 marzo 1948 si trasferì a Coimbra, dove entrò nel Carmelo di Santa Teresa di Gesù con il nome di suor Maria Lucia del Cuore Immacolato. Morì il 13 febbraio 2005 a Coimbra, all’età di 98 anni, il suo corpo venne traslato vicino a quello della cugina Giacinta. Il 13 febbraio 2008, giorno del terzo anniversario della morte di Suor Lucia, il cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, rese pubblico il decreto del Vaticano per l’apertura immediata del processo di beatificazione.

franciscoFrancisco Marto

Nato l’11 giugno 1908 ad Aljustrel, decimo figlio di Manuel Pedro Marto e Olimpia di Gesù, all’epoca delle presunte apparizioni aveva nove anni. Viene descritto da Lucia nelle sue Memorie come un ragazzino silenzioso e solitario, spesso intento a suonare mentre le pecore andavano al pascolo. Ammalatosi durante la violenta epidemia di spagnola nel 1918 morì il 4 aprile dell’anno seguente, il giorno dopo la sua prima comunione, alle ore 22:00. I suoi resti mortali rimasero tumulati nel cimitero parrocchiale fino al 13 marzo 1952, quando furono trasportati nella basilica della Cova da Iria, nella cappella al lato destro dell’altare maggiore dove tuttora riposano. È stato beatificato con la sorella il 13 maggio 2000.

Jacinta_Marto_van_Fatima_-_02Giacinta Marto

Nata ad Aljustrel l’11 marzo 1910, undicesima figlia di Pietro Marto e Olimpia di Gesù, all’epoca delle presunte apparizioni aveva sette anni. Era la più vivace dei tre, amava molto giocare e danzare mentre il fratello suonava presso i pascoli. Morì il 20 febbraio 1920 nell’ospedale D. Estefânia, a Lisbona, dopo una lunga e dolorosa malattia. Il 12 settembre 1935 la sua salma fu trasportata al cimitero di Fatima, vicino ai resti mortali del fratellino Francisco. Il 1º maggio 1951 i resti mortali di Giacinta, il cui viso fu trovato incorrotto, furono deposti, in forma molto semplice, nella tomba preparata nella basilica della Cova da Iria, nella cappella laterale, a sinistra dell’altare maggiore. È stata beatificata con il fratello il 13 maggio 2000.

D0000101_147

Madonna di Fátima

La Madonna così come venne descritta dai veggenti

Nostra Signora di Fátima

(in portoghese: Nossa Senhora de Fátima) è uno degli appellativi con cui la Chiesa cattolica venera Maria, madre di Gesù.

Fra le apparizioni mariane, quelle relative a Nostra Signora di Fatima sono tra le più famose. Le pastorelle Lucia dos Santos di 10 anni e Giacinta Marto di 7 anni con il pastorello Francisco Marto di 9 anni, fratello di Giacinta e cugino di Lucia, il 13 maggio 1917, mentre badavano al pascolo in località Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina portoghese di Fátima, riferirono di aver visto scendere una nube e, al suo diradarsi, apparire la figura di una donna vestita di bianco con in mano un rosario, che identificarono con la Madonna. Dopo questa prima apparizione la donna avrebbe dato appuntamento ai tre per il 13 del mese successivo, e così per altri 5 incontri, dal 13 maggio fino al 13 ottobre.

Secondo il racconto dei tre, le apparizioni continuarono per un po’ di tempo, accompagnate da rivelazioni di eventi futuri: la fine imminente della prima guerra mondiale; il pericolo di una seconda guerra ancora più devastante se gli uomini non si fossero convertiti; la minaccia comunista proveniente dalla Russia, debellabile solo mediante la Consacrazione della nazione stessa al cuore immacolato di Maria, per opera del papa e di tutti i vescovi riuniti. In seguito alla promessa fatta ai tre pastorelli dalla Madonna riguardo a un evento prodigioso, il 13 ottobre 1917 molte migliaia di persone, credenti e non credenti, riferirono di aver assistito a un fenomeno che fu chiamato “miracolo del sole”. Molti dei presenti, anche a distanza di parecchi chilometri, raccontarono che mentre pioveva e spesse nubi ricoprivano il cielo, d’un tratto la pioggia era cessata e le nuvole si erano diradate: il disco del sole, tornato visibile, avrebbe ruotato intorno a un punto esterno, diventando multicolore e ingrandendosi, come per precipitare sulla terra. Francesco e Giacinta morirono pochi anni dopo, rispettivamente nel 1919 e nel 1920, a causa dell’epidemia di spagnola che in quegli anni fece molte vittime anche in Portogallo. Lucia invece divenne monaca carmelitana scalza, e mise per iscritto nelle sue Memorie gli eventi accaduti a Fatima, così come lei stessa li aveva visti.

Nel 1930 la Chiesa cattolica proclamò il carattere soprannaturale delle apparizioni e ne autorizzò il culto. A Fatima è stato edificato un santuario, visitato per la prima volta da papa Paolo VI il 13 maggio 1967, e in seguito anche da papa Giovanni Paolo II, pontefice molto legato agli avvenimenti del luogo, dove si recò più di una volta in pellegrinaggio. Secondo la dottrina cattolica queste apparizioni appartengono alla categoria delle rivelazioni private.