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Le dodici stelle della Madonna

 

La serva di Dio Madre M. Costanza Zauli (1886-1954) fondatrice delle Ancelle Adoratrici del SS. Sacramento di Bologna, ebbe l’ispirazione di praticare e diffondere la devozione dei dodici privilegi di Maria Santissima, fin dal 1924, durante un periodo di grandi sofferenze fisiche e morali.

Scrive a proposito, nel suo diario: “In quella benedetta visita, la SS Vergine mi insegnò la pratica dei dodici privilegi e mi ordinò di farla conoscere e di diffonderla, perché graditissima al suo cuore: farne il ricordo, meditandoli mentalmente e recitando ad ognuno un’Ave Maria e la seguente preghiera di lode: Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

 

1° PRIVILEGIO: Predestinazione di Maria.

“Quando non esistevano gli abissi, io fui generata” . (Prv 8,24).

“Quando non c’erano ancora gli abissi, la Madre di Dio già esisteva nella mente del Creatore”. (Prv 8,24).

Contemplazione: Il Divin Padre, dall’eternità ideava la sua opera creatrice, ammirando la perfezione che avrebbe impressa nelle sue creature, e si compiaceva del capolavoro sommo, della gemma più preziosa, vagheggiando nel suo pensiero la Madre che avrebbe preparato al suo Figlio.

Invocazione: O Gloria della Trinità Santissima: aiutami ad accogliere e a portare a compimento il disegno d’amore che il Padre ha su di me.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

 

2° PRIVILEGIO: L’Immacolata concezione di Maria.

“Io porrò inimicizia tra te e la donna”. (Gn 3,15). 

“Nel giardino di Eden Iddio annuncia il futuro Redentore che, con la Madre, calcherà la testa al serpente”. (Gn 3,15).

Contemplazione: I primissimi chiarori dell’alba della Redenzione, dopo la promessa fatta nell’Eden, eccoli nell’immacolato concepimento di Maria. Al primo apparire della stella del mattino, l’umanità cominciò a godere le primizie della riconciliazione con Dio, poiché la cortina di separazione da lui, in forza del primo palpito della Creaturina eletta, si strappò, lasciando traboccare dall’alto la misericordia dell’Altissimo.

Invocazione: O piena di grazia: sii la mia forza per vincere il peccato e crescere in sapienza e grazia. Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

 

3° PRIVILEGIO: La perfetta conformità di Maria al volere di Dio.

“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc 1,38).

“La scala di Giacobbe, che unisce la terra al cielo, può raffigurare la volontà di Maria legata amorevolmente al Signore”. (Gv 3,15).

Contemplazione: L’anima di Maria era un vero paradiso di delizia per il Figlio e il più bell’ornamento di gloria per la SS. Trinità. Ella sapeva innalzarsi nelle limpide regioni della fede ove vedeva il suo Dio e adorava la sua volontà santissima ripetendogli il “fiat” di una dedizione piena e perfetta.

Invocazione: Madre della Fede: fa che io sia pronto e gioioso nei miei Si quotidiani alla santa volontà del Padre.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

   

4° PRIVILEGIO: L’eminente Santità di Maria.

“Senza macchia né ruga… ma Santa e Immacolata”. (Ef 5,27 b).

“La casa fondata sulla roccia”. (Mt 7,25).

Contemplazione: La santità della Madonna è tutta un tessuto d’oro sulla semplice trama della perfetta fedeltà ai suoi doveri e nello stato di vita più semplice e comune, quali si presta ad essere imitata.

Invocazione: O modello di santità: salvami dall’ipocrisia della virtù apparente, insegnami umiltà, amore, preghiera profonda.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

   

5° PRIVILEGIO: L’annunciazione.

“Ave, o piena di grazia, il Signore è con te”. (Lc 1,28).

“La nube, segno della presenza di Dio”. (1 Re 8,10).

Contemplazione: Maria, nel momento in cui venne annunziata all’Arcangelo, era assorta nella preghiera. La sua anima diede tre splendori: adorazione amore dedizione, così perfetti ed elevati da attrarre le compiacenze di Dio, che di quella meravigliosa Creatura formò la Sede dell’Eterna Sapienza.

Invocazione: O Eletta fra le donne: donami la semplicità del tuo cuore, la tua generosità, la tua fiducia incrollabile nella Parola del Signore.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

   

6° PRIVILEGIO: La maternità divina di Maria.

“Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. (Lc 1,31).

“Il tronco di Jesse che fiorisce”. (Is 11,1).

Contemplazione: Nel gran momento in cui il Verbo si vestì di carne in Maria, la sua anima benedetta e tutto l’essere suo rimasero adombrati dallo Spirito Santo che la consacrava Madre di Dio. Quale estasi fu la sua! La felicità del Padre la compenetrava e si arricchiva della sua gioia materna.

Invocazione: O Madre del Verbo: disponimi ad accogliere i doni dello Spirito Santo, affinché io diventi conforme a Gesù e figlio ubbidiente della Chiesa.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

 

7° PRIVILEGIO: La verginità perfetta di Maria.

“Come avverrà questo? Non conosco uomo”. (lc 1,35).

“Il giglio tra i cardi”. (Ct 2,2).

Contemplazione: La Vergine benedetta è la gloria più fulgida delle creature, che ha straordinariamente nobilitato innalzando per prima il candido vessillo della verginità. Le anime che a lei si affidano imitandola, possono divenire a loro volta templi vivi di Dio.

Invocazione: Sei Madre e sei vergine, o Maria: a Dio nulla è impossibile. Trasfigura la mia anima e il mio corpo con la tua dolce e candida luce. 

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

    

8° PRIVILEGIO: Il martirio del cuore.

“Stava presso la Croce la Madre di Gesù”. (Gv 19,25).

“Il cuore trafitto di Maria”. (Lc 2,35).

Contemplazione: Maria per la forza e la delicatezza dell’amore materno, precedeva i passi di Gesù, tenendosi in una perfetta dedizione a tutte le disposizioni del Padre in ordine al compimento dell’opera redentivi, perfino a donarsi senza riserve insieme a Lui, immedesimata agli stessi palpiti del suo cuore in maniera da formare una sola vittima di espiazione.

Invocazione: Nel dolore mi hai generato, Regina dei martiri. Sostieni la mia incostanza nel perseverare e insegnami a consolare chi soffre.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.  

    

9° PRIVILEGIO: Il gaudio di Maria alla resurrezione e ascensione di Gesù.

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”. (Lc 1,46). “L’incensiere d’oro (Ap 8,3) fra i due simboli: il Cero per la resurrezione e il Monogramma di Cristo sulla nube, per l’ascensione”. 

Contemplazione: Gesù riversò con radiosa pienezza il suo gaudio in Maria nel momento della resurrezione. Per una Madre come lei, il vedere con i propri occhi l’esaltazione del Figlio che adorava, la felicità e le ricchezze del Regno del quale entrava in possesso, era motivo di grande gioia.

Invocazione: Madre di Gesù, Agnello immolato, sei ora esultante con Lui nella gloria. Portami ad adorare lo splendore della sua divinità nel dono dell’Eucarestia.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

    

10° PRIVILEGIO: L’assunzione in cielo di Maria.

“Oggi l’arca sacra e vivente del Dio vivo ha trovato il riposo nel tempio del Signore” (1 Cr 16).

“L’arca del Signore portata in trionfo è simbolo del trasporto in cielo della Tuttasanta”. (1 Cr 15,3).

Contemplazione: Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, rapiti di amore per la loro figlia, madre e sposa, finito il corso della sua vita terrena, la assunsero alla celeste gloria in anima e corpo, accompagnata dagli angeli osannati, fino alle altezze del trono di Dio, dal quale ricevette la massima glorificazione.

Invocazione: Non sei lontana, Donna vestita di sole: sei qui, operante con tenerezza materna, accanto a ciascuno di noi in cammino verso il cielo.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

    

11° PRIVILEGIO: La regalità di Maria.

“Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e il suo regno non avrà mai fine”. (Lc 1,3233).

“Il segno della donna vestita di sole” . (Ap 12,1).

Contemplazione: In Cielo Maria è il Paradiso della Trinità santa, nel quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo prendono le loro compiacenze. Di quale potere è insignita questa gran Regina! E tutto a vantaggio nostro. Quale inestimabile dono ci ha fatto Iddio dandocela per Madre!

Invocazione: Sei Regina e sei Ancella: per te e per Gesù regnare non ha significato altro che servire. Educami, o madre, ad essere regale nel testimoniare verità e giustizia.

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

    

12° PRIVILEGIO: La mediazione di Maria e la potenza della sua intercessione.

“Chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore”. (Prv 8,35).

“Maria riceve la grazia di Gesù e la effonde su tutte le creature”. (Gv 7,3738).

“La corona delle dodici stelle richiama i 12 privilegi di Maria Santissima”.

(Ap 12,1).

 Contemplazione: Vedo Maria Santissima davanti all’Altissimo per ottenere la salvezza dei suoi figli peccatori. Ricevendo tutte le grazie discendenti della Prima Sorgente, fatta dal Mediatore vera mediatrice, ella trasmette le grazie ai suoi figli e la sua larghezza nel dare aumenta continuamente le sue ricchezze.

Invocazione: La SS. Trinità ti ha affidato la missione della maternità universale: io ti accolgo, come Giovanni, con amore filiale e spontaneo, consacrandomi al tuo Cuore Immacolato. 

Ave Maria.

“Sia benedetta, lodata e ringraziata la SS. Trinità per le grazie concesse alla Vergine Maria”.

Consacrazione all’Immacolata di San Massimiliano Kolbe

 

Carissimi Figli, nelle difficoltà, nelle tenebre, nelle debolezze, negli scoraggiamenti ricordiamoci che il Paradiso si sta avvicinando. Ogni giorno che passa è un intero giorno in meno di attesa.

Coraggio, dunque! Ella ci attende di là per stringerci al Cuore.
Inoltre, non date retta al diavolo, qualora volesse farvi credere che il paradiso non esiste, ma non per voi, perché, anche se aveste commesso tutti i peccati possibili, un solo atto di amore perfetto lava tutto al punto tale che non ci rimane neppure un’ombra.

Carissimi Figli, come desidererei dirvi, ripetervi quanto è buona l’Immacolata, per poter allontanare per sempre dai vostri piccoli cuori la tristezza, l’abbattimento interiore o lo scoraggiamento. La sola invocazione “Maria”, magari con l’anima immersa nelle tenebre, nelle aridità e perfino nella disgrazia del peccato, quale eco produce nel Suo Cuore che tanto ci ama! E quanto più l’anima è infelice, sprofondata nelle colpe, tanto più questo Rifugio di noi poveri peccatori la circonda di sollecita protezione.
Ma non affliggetevi mai se non sentite tale amore. Se volete amare, questo è già un segno sicuro che state amando; ma si tratta solo di un amore che procede dalla volontà.
Anche il sentimento esteriore è frutto della grazia, ma non sempre esso segue immediatamente la volontà. Vi potrà capitare, miei Cari, un pensiero, quasi una mesta nostalgia, una supplica, un lamento…: “Chissà se l’Immacolata mi ama ancora?”.
Figli amatissimi!

Lo dico a tutti insieme e a ciascuno in particolare nel Suo nome, notate bene, nel Suo nome: Ella ama ciascuno di voi, vi ama assai e in ogni momento senza alcuna eccezione.
Questo, carissimi Figli, ve lo ripeto nel Suo Nome.

(Lettera di S. Massimiliano Kolbe ai confratelli in Giappone il 13 aprile 1933)

 

O Immacolata, Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima,
cui Dio volle affidare l’intera economia della misericordia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi,
supplicandoTi umilmente di volermi accettare tutto e completamente
come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima
e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere
ciò che è stato detto di Te: “Ella ti schiaccerà il capo” (Gn 3,15),
come pure: “Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero” (Lit.),

affinché nelle Tue mani immacolate e misericordiosissime

io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la Tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto regno del SS. Cuore di Gesù.
Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione,
poichè ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.
Amen

 

Preghiera alla Vergine di Guadalupe

Benedetta Vergine di Guadalupe,

Ti chiedo a nome di tutti i miei fratelli del mondo, di benedirci e proteggerci. Dacci una prova del tuo amore e bontà e ricevi le nostre preghiere e orazioni.

Oh Purissima Vergine di Guadalupe! Ottieni da tuo figlio il perdono dei miei errori, benedizione per il mio lavoro. Rimedi per le mie infermità e necessità, e tutto ciò che credi conveniente chiedere per la mia famiglia.

 

Preghiera alla Madonna di Loreto

(di Giovanni Paolo II in occasione del VII Centenario Lauretano)

O Maria, ci rivolgiamo a Te,
nella tua Santa Casa di Loreto,
memoria del mistero di Dio fatto uomo
nel tuo seno purissimo per opera dello Spirito Santo.
Adoriamo il prodigioso evento,
segno stupendo dell’amore di Dio per noi:
il tuo esempio ci incoraggia ad affidarci
al tuo amato Figlio nell’edificare la nostra vita
sulla parola del vangelo.
Madre di misericordia, ottienici da Gesù
il perdono e la liberazione dal male;
ottieni per l’intera umanità,
ancora dominata dall’odio e dall’egoismo,
la salvezza della pace.
Sulle orme degli innumerevoli pellegrini,
che da sette secoli accorrono in questa casa,
veniamo a deporre nelle tue mani il nostro impegno
di vera e profonda conversione.
Possa la tua Casa di Nazaret
diventare per le nostre case
modelle di fede vissuta e di intrepida speranza,
affinché nelle chiese domestiche cresca la Santa Chiesa
e dappertutto si diffonda l’amore di Cristo.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Alla Madonna di Loreto

(di Benedetto XVI)

Santa Maria, Madre di Dio,
ti salutiamo nella tua casa.
Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato
che dovevi diventare la Madre del Redentore;
che in te il Figlio eterno del Padre,
per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo.
Qui dal profondo del tuo cuore
hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).
Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14).


Così tu sei diventata tempio vivente, in cui l’Altissimo
ha preso dimora corporalmente;
sei diventata porta per la quale Egli è entrato nel mondo.
Dopo il ritorno dall’Egitto qui,
sotto la fedele protezione di san Giuseppe,
hai vissuto insieme con Gesù
fino all’ora del Suo battesimo nel Giordano.
Qui hai pregato con Lui, con le antichissime preghiere d’Israele,
che allora diventavano parole del Figlio rivolte al Padre,
cosicché ora noi, in queste preghiere,
possiamo pregare insieme col Figlio
e siamo uniti al tuo pregare, santa Vergine Madre.
Qui avete letto insieme le Sacre Scritture
e certamente avete anche riflettuto
sulle parole misteriose del libro del profeta Isaia:
“Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità…
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo…
Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (Is 53,5.8.11).
Già poco dopo la nascita di Gesù,
il vecchio Simeone nel tempio di Gerusalemme
ti aveva detto che una spada avrebbe trafitto la tua anima (Lc 2,35).
Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne
siete tornati in questa casa a Nazaret
e qui per molti anni hai sperimentato
quello che Luca riassume nelle parole: “… e stava loro sottomesso” (Lc 2,51).
Tu hai visto l’obbedienza del Figlio di Dio,
l’umiltà di Colui che è il Creatore dell’universo
e dai Suoi connazionali veniva chiamato ed era “il carpentiere” (Mc 6,3).

Santa Madre del Signore, aiutaci a dire “sì” alla volontà di Dio
anche quando non la comprendiamo.
Aiutaci a fidarci della Sua bontà anche nell’ora del buio.
Aiutaci a diventare umili come lo era il tuo Figlio e come lo eri tu.
Proteggi le nostre famiglie, perché siano luoghi della fede e dell’amore;
perché cresca in esse quella potenza del bene di cui il mondo ha tanto bisogno.
Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente;
perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani.
Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte.

Amen.

 

La Madonna di Loreto e la casa arrivata in volo da Nazaret

 

Il Santuario lauretano è sorto nel luogo in cui, secondo la leggenda, la dimora della Vergine Maria sarebbe stata trasportata prodigiosamente dagli Angeli nella notte tra il 9 e 10 dicembre del 1294. Risale al IV secolo, è meta di continui pellegrinaggi e considerata la “Lourdes” italiana. La convinzione di questa miracolosa traslazione “volante” spinse papa Benedetto XV a nominare la Beata Vergine di Loreto “Patrona di tutti gli aeronautici”.

La festa liturgica della Madonna di Loreto ricorre il 10 dicembre, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa di Nazareth a Loreto. Le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina alla città marchigiana, risalgono al 1296, quando in una visione, ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità. Ciò ci è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300.

Si riportano alcuni passi più significativi, che poi sono stati tramandati nelle narrazioni, più o meno arricchite nei secoli successivi; “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret. E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri… Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291). Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”.

 

GLI ANGELI LA SPOSTANO SUL COLLE ATTUALE NELLA NOTTE TRA IL 9 E 10 DICEMBRE 1294

Per il gran numero di gente, purtroppo succedevano anche ladrocini e violenze, per cui continua il racconto, gli Angeli la spostarono altre due volte, sempre per gli stessi motivi, depositandola alla fine sul colle, nella notte del 9-10 dicembre 1294, dove si trova attualmente. “Allora accorse tutto il popolo di Recanati a vedere la detta chiesa, che stava sopra la terra senza alcun fondamento. Per la qual cosa, il popolo considerando così gran miracolo e temendo che detta chiesa non venisse a rovina, la fecero circondare da un altro ben grosso muro e di buonissimo fondamento, come ancor oggi chiaramente si vede”.
Questo il racconto del 1465; che si fonda sull’aspetto storico dell’epoca, quando i rapporti culturali e religiosi delle comunità insediate sulle due sponde dell’Adriatico, erano intensi, per l’attraversamento delle navi veneziane e poi di quelle di Ancona e dell’attuale Dubrovnik, che trasportavano i pellegrini ai Luoghi Santi della Palestina. Sullo sfondo vi è la conquista della Terra Santa da parte dei mamelucchi e poi la lenta penetrazione degli ottomani nella penisola balcanica, dopo la caduta di Costantinopoli. Da questi eventi scaturirono le Crociate, per liberare i popoli ed i paesi dall’occupazione araba e secondo la tradizione, gli Angeli intervennero per mettere in salvo la casa della Vergine, già trasformata in chiesa sin dai tempi apostolici.

Da allora moltitudini di fedeli si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.

 

META DI PELLEGRINAGGIO FIN DAL TRECENTO

Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio, anche per quanti prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme, che già man mano Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme. Il prodigio eclatante della traslazione della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero nei tempi successivi, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti, futuri santi e beati.

I PAPI E LORETO: UNA STORIA DI GRANDE DEVOZIONE

A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi nei secoli successivi confermarono nuovamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze. Il grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, fu iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.
Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione; alla Vergine si rivolsero i papi Pio II e Paolo II per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie; papa Benedetto XV (1914-1922) in considerazione della traslazione della sua Casa, dalla Palestina a Fiume e poi a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori. Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes; aggiungo una mia piccola esperienza personale, in ambedue i luoghi sacri a Maria, ho sentito improvvisamente la necessità di piangere, come se avvertissi la spiritualità nei due ambienti permeati della sua presenza.

 

LA RIFLESSIONE DI PAPA WOJTYLA

«Quello Lauretano è un Santuario mirabile», ha scritto Papa Giovanni Paolo II. «In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…».

LA DEVOZIONE

Innumerevoli sono i luoghi pii, chiese, ospedali o di assistenza, come pure delle Congregazioni religiose, intitolati al nome della Vergine di Loreto, il suo nome cambiato in Loredana è fra i più diffusi fra le donne; infine come non ricordare le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate ‘veneziane’ (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle ‘deprecatorie’ (ossia di supplica, originarie della Germania).

La storia straordinaria delle apparizioni di Guadalupe e dell’immagine miracolosa

 

Nel secolo XVI, la Santa Vergine, piena di pietà per il popolo azteco che, vivendo nelle tenebre dell’idolatria, offriva agli idoli innumerevoli vittime umane, si è degnata di prendere in mano l’evangelizzazione degli Indiani dell’America Centrale che erano anch’essi Suoi figli.
Un dio degli Aztechi, cui era attribuita la fertilità, si era trasformato, con l’andar del tempo, in dio feroce.
Simbolo del sole, quel dio, in lotta permanente con la luna e le stelle, aveva bisogno – così si credeva– di sangue umano per restaurare le proprie forze, poiché, se fosse perito, la vita si sarebbe spenta.
Sembrava dunque indispensabile offrigli, in perpetuo sacrificio, sempre nuove vittime.
    Un’aquila su un cactus

I sacerdoti aztechi avevano profetizzato che il loro popolo nomade si sarebbe insediato nel luogo in cui si fosse mostrata un’aquila che, appollaiata su un cactus, divorasse un serpente.

L’aquila figura sulla bandiera del Messico attuale. Giunti su un’isola palustre, in mezzo al lago Texcoco, gli Aztechi vedono compiersi il preannunciato presagio: un’aquila, appollaiata su un cactus, sta divorando un serpente; siamo nel 1369.
Fondano quindi lì la città di Tenochtitlán, che diventerà Città del Messico. Essa si sviluppa fino a diventare una vasta città su palafitte con numerosi giardini in cui abbondano fiori, frutti e verdure.
Nel 1474, nasce un bambino cui vien dato il nome di Cuauhtlatoazin («aquila parlante»). Alla morte di suo padre, è lo zio che si incarica del piccolo. Fin dall’età di tre anni, gli si insegna, come a tutti i bambini aztechi, a partecipare ai lavori domestici ed a comportarsi dignitosamente. A scuola, impara il canto, la danza e soprattutto la religione con i suoi molteplici dèi. I sacerdoti hanno una grande influenza sulla popolazione, che mantengono in una sottomissione che va fino al terrore.
Cuauhtlatoazin ha tredici anni, quando si procede alla consacrazione del gran Tempio di Tenochtitlán. Nel corso di quattro giorni, i sacerdoti sacrificano al loro dio 80.000 vittime umane. Dopo il servizio militare, Cuauhtlatoazin si sposa con una ragazza della sua condizione. Insieme, conducono una modesta vita di agricoltori.
 Nel 1519, lo spagnolo Cortés sbarca nel Messico, alla testa di più di 500 soldati. Conquista il paese per conto della Spagna, ma non senza zelo per l’evangelizzazione degli Aztechi; nel 1524, ottiene la venuta a Città del Messico di dodici Francescani. I missionari s’integrano facilmente nella popolazione; la loro bontà contrasta con la durezza dei sacerdoti aztechi e con quella di certi conquistatori. Si cominciano a costruire chiese. Tuttavia, gli Indiani si mostrano assai refrattari al Battesimo, soprattutto a causa della poligamia che dovrebbero abbandonare.
Cuauhtlatoazin e sua moglie sono fra i primi a ricevere il Battesimo, ed assumono rispettivamente i nomi di Juan Diego e Maria Lucia. Alla morte di quest’ultima, nel 1529, Juan Diego si ritira a Tolpetlac, a 14 km da Città del Messico, presso lo zio Juan Bernardino, diventato pure lui cristiano.

Il 9 dicembre 1531, come sempre il sabato, egli parte prestissimo la mattina per assistere alla Messa celebrata in onore della Santa Vergine, presso i Frati francescani, vicino a Città del Messico.

Passa ai piedi della collina di Tepeyac (vicino alla odierna Città del Messico, denominate di Guadalupe, vocabolo spagnolo derivato per semplice somiglianza di suono dalla parola azteca Cuatlaxupeh = colei che calpesta il serpente).
Improvvisamente, sente un canto dolce e sonoro che gli sembra provenga da una gran moltitudine di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vede una nuvola bianca e sfavillante. Guarda intorno a sé e si chiede se non stia sognando. Improvvisamente il canto tace ed una voce di donna, dolce e delicata, lo chiama:«Juanito! Juan Dieguito!»
S’inerpica rapidamente sulla collina e si trova davanti ad una giovane bellissima, le cui vesti brillano come il sole.
    «Un tempio in cui manifesterò il mio amore»

Rivolgendosi a lui in nahuatl, la sua lingua materna, gli dice: “Figlio mio, Juanito, dove vai?”

– Nobile Signora, mia Regina, vado a Messa a Città del Messico per apprendervi le cose divine che ci insegna il sacerdote.
“Voglio che tu sappia con certezza, caro figlio, che io sono la perfetta e sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio da cui proviene ogni vita, il Signore di tutte le cose, Creatore del cielo e della terra. Ho un grandissimo desiderio: che si costruisca, in mio onore, un tempio in cui manifesterò il mio amore, la mia compassione e la mia protezione. Sono vostra madre, piena di pietà e d’amore per voi e per tutti coloro che mi amano, hanno fiducia in me e a me ricorrono. Ascolterò le loro lamentele e lenirò la loro afflizione e le loro sofferenze. Perché possa manifestare tutto il mio amore, va’ ora dal vescovo, a Città del Messico, e digli che ti mando da lui per fargli conoscere il grande desiderio che provo di veder costruire, qui, un tempio a Me consacrato”.

Juan Diego si reca immediatamente al vescovado. Monsignor Zumárraga, religioso francescano, primo vescovo di Città del Messico, è un uomo pio e pieno di zelo il cui cuore trabocca di bontà per gli Indiani; ascolta attentamente il pover’uomo, ma, temendo un’illusione, non gli dà credito. Verso sera, Juan Diego prende la via del ritorno. In cima alla collina di Tepeyac, ha la felice sorpresa di ritrovare l’Apparizione; rende conto della sua missione, poi aggiunge: “Vi supplico di affidare il vostro messaggio a qualcuno più noto e rispettato, affinché possa essere creduto. Io sono solo un modesto Indiano che avete mandato da una persona altolocata in qualità di messaggero. Perciò non sono stato creduto ed ho potuto soltanto causarvi una gran delusione”.

” Figlio carissimo, risponde la Signora, devi capire che vi sono persone molto più nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che il mio progetto si realizzerà. Torna domani dal vescovo… digli che sono io in persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda”.
    La domenica mattina dopo la Messa, Juan Diego si reca dal vescovo. Il prelato gli fa molte domande, poi chiede un segno tangibile della realtà dell’apparizione. Quando Juan Diego se ne torna a casa, il vescovo lo fa seguire discretamente da due domestici. Sul ponte di Tepeyac, Juan Diego scompare ai loro occhi, e, malgrado tutte le ricerche effettuate sulla collina e nei dintorni, essi non lo ritrovano più. Furenti, dichiarano al vescovo che egli è un impostore e che non bisogna assolutamente credergli. Durante il medesimo tempo, Juan Diego riferisce alla bella Signora, che lo aspettava sulla collina, il nuovo colloquio avuto con il vescovo: “Torna domattina a prendere il segno che reclama”, risponde l’Apparizione.
    Rose, in pieno inverno!

Tornando a casa, l’Indiano trova lo zio malato e il giorno seguente deve rimanere al suo capezzale per curarlo. Poiché la malattia si aggrava, lo zio chiede al nipote di andare a cercare un sacerdote.
All’alba, il martedì 12 dicembre, Juan Diego si avvia verso la città. Quando si avvicina alla collina di Tepeyac, giudica preferibile fare una deviazione per non incontrare la Signora. Ma, improvvisamente, la vede venirgli incontro. Tutto confuso, le espone la situazione e promette di tornare non appena avrà trovato un sacerdote per dare l’olio santo allo zio.
“Figliolo caro, replica l’Apparizione, non temere e non affliggerti. non si turbi il tuo cuore e non preoccuparti né di questa, né di qualsiasi altra infermità. Non sto forse qui Io che sono tua madre? Non stai forse sotto la Mia protezione? Non sono forse Io la fonte della tua gioia? Non sei forse nel cavo del Mio manto, nella croce delle Mie braccia? Cosa vuoi di più? Niente deve affliggerti e turbarti. Non angustiarti per l’infermità di tuo zio perchè per ora non morità. Sappi anzi con certezza che è già perfettamente guarito. Va’ fin in cima alla collina, cogli i fiori che ci vedrai e portameli”. Arrivato in cima, l’Indiano è stupefatto di trovarvi un gran numero di fiori sbocciati, rose di Castiglia, che spandono un profumo quanto mai soave. In questa stagione invernale, infatti, il freddo non lascia sussistere nulla, ed il luogo è troppo arido per permettere la coltura dei fiori. Juan Diego coglie le rose, le deposita nel mantello, o tilma, poi ridiscende dalla collina.
“Figlio caro, dice la Signora, questi fiori sono il segno che darai al vescovo… Questo lo disporrà a costruire il tempio che gli ho chiesto”. Juan Diego corre al vescovado.

Quando arriva, i domestici lo fanno aspettare per lunghe ore. Stupiti che sia tanto paziente, e incuriositi da quel che porta nella tilma, finiscono per avvertire il vescovo, il quale, malgrado si trovi in compagnia di parecchie persone, lo fa entrare immediatamente. L’Indiano racconta la sua avventura, apre la tilma e lascia sparpagliarsi per terra i fiori ancora brillanti di rugiada. Con le lacrime agli occhi, Monsignor Zumárraga cade in ginocchio, ammirando le rose del suo paese. Ad un tratto, scorge, sulla tilma, il ritratto di Nostra Signora. Vi è Maria, come impressa sul mantello, bellissima e piena di dolcezza. I dubbi del vescovo lasciano il posto ad una solida fede e ad una speranza incantata. Prende la tilma e le rose, e le deposita rispettosamente nel suo oratorio privato. Il giorno dopo, si reca con Juan Diego sulla collina delle apparizioni. Dopo aver esaminato i luoghi, lascia che il veggente torni dallo zio. Juan Bernardino è effettivamente guarito. La guarigione si è prodotta all’ora stessa in cui Nostra Signora appariva a suo nipote. Racconta: “L’ho vista anch’io. È venuta proprio qui e mi ha parlato. Vuole che le si eriga un tempio sulla collina di Tepeyac e che si chiami il suo ritratto «Santa Maria di Guadalupe». Ma non mi ha spiegato perché”. Il nome di Guadalupe è ben noto agli Spagnoli, poiché esiste nel loro paese un antichissimo santuario consacrato a Nostra Signora di Guadalupe.

La notizia del miracolo si sparge rapidamente; in poco tempo, Juan Diego diventa popolare: «Accrescerò la tua fama», gli aveva detto Maria; ma l’Indiano rimane sempre altrettanto umile. Per facilitare la contemplazione dell’Immagine, Monsignor Zumárraga fa trasportare la tilma nella cattedrale. Poi intraprende la costruzione di una chiesetta e di un eremo, per Juan Diego, sulla collina delle apparizioni. Il 25 dicembre seguente, il vescovo consacra la cattedrale alla Santissima Vergine, al fine di ringraziarla per i favori insigni di cui Ella ha ricolmato la diocesi; poi, in una magnifica processione, l’Immagine miracolosa viene portata verso il santuario di Tepeyac, che è appena stato ultimato. Per manifestare la loro gioia, gli Indiani tirano frecce. Una di esse, lanciata senza precauzioni, trafigge la gola di uno dei presenti che cade a terra, ferito mortalmente. Subentra un silenzio impressionante ed una supplica intensa sale verso la Madre di Dio. Improvvisamente, il ferito, che è stato depositato ai piedi dell’Immagine miracolosa, riprende i sensi e si rialza, pieno di vigore. L’entusiasmo della folla è al colmo.
    Milioni d’indiani diventati Cristiani
Juan Diego si sistema nel piccolo eremo e veglia alla manutenzione ed alla pulizia del luogo. La sua vita rimane molto modesta: coltiva con cura un campo messo a sua disposizione presso il santuario. Riceve i pellegrini, sempre più numerosi, parlando loro con molto piacere della Santa Vergine e raccontando senza stancarsi i particolari delle apparizioni. Gli vengono affidate intenzioni di preghiere di ogni genere. Ascolta, compatisce, conforta. Passa una gran parte del suo tempo libero in contemplazione davanti all’immagine della sua Signora; i suoi progressi sulla via della santità sono rapidi. Un giorno dopo l’altro, compie la sua missione di testimone, fino alla morte che avverrà il 9 dicembre 1548, diciassette anni dopo la prima apparizione.
Quando gli Indiani appresero la notizia delle apparizioni di Nostra Signora, si sparsero fra loro un entusiasmo ed una gioia indicibili. Rinunciando agli idoli, alle superstizioni, ai sacrifici umani ed alla poligamia, molti chiesero il Battesimo. Nei nove anni che seguirono le apparizioni, nove milioni di loro furono convertiti alla fede cristiana, vale a dire 3000 al giorno!
I particolari dell’Immagine di Maria colpiscono profondamente gli Indiani: quella donna è più grande del “dio-sole”, poiché appare in piedi davanti al sole; supera il “dio-luna”, poiché tiene la luna sotto ai suoi piedi; non è più di questo mondo, poiché è circondata di nuvole ed è tenuta al di sopra del mondo da un angelo; le mani giunte la mostrano in preghiera, il che significa che c’è qualcuno di più grande di lei…
Ma, ancora oggi, il mistero dell’Immagine miracolosa è grande. La tilma, vasto grembiule tessuto a mano con fibre di cactus, porta l’Immagine sacra di un’altezza di 1,43 m. Il viso della Vergine è perfettamente ovale e di un color grigio che tende al rosa. Gli occhi hanno un’intensa espressione di purezza e di dolcezza. La bocca sembra sorridere. La bellissima faccia, simile a quella di un’Indiana meticcia, è incorniciata da una chioma nera che, vista da vicino, comporta capelli di seta. Un’ampia tunica, di un rosa incarnato che non si è mai potuto riprodurre, la copre fino ai piedi. Il mantello, azzurro-verde, è bordato di un gallone d’oro e cosparso di stelle. Un sole di vari toni forma uno sfondo magnifico in cui brillano raggi d’oro.
La conservazione della tilma, dal 1531 ad oggi, rimane inspiegabile. In capo a più di quattro secoli, la stoffa, di qualità mediocre, conserva la stessa freschezza, la stessa vivacità di toni che aveva in origine. In confronto, una copia dell’Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, dipinta con gran cura nel secolo XVIII e conservata nelle stesse condizioni climatiche di quella di Juan Diego, si è completamente degradata in pochi anni. All’inizio del secolo XX, periodo doloroso di rivoluzioni per il Messico, una carica di dinamite fu depositata da miscredenti sotto l’Immagine, in un vaso pieno di fiori. L’esplosione ha distrutto i gradini di marmo dell’altare maggiore, i candelabri, tutti i portafiori; il marmo dell’altare fu fatto a pezzi, il Cristo di ottone del tabernacolo si piegò in due. I vetri della maggior parte delle case circostanti la basilica si ruppero, ma quello che proteggeva l’Immagine non fu nemmeno incrinato; l’Immagine rimase intatta.
    Le proprietà straordinarie dell’immagine
Nel 1936, uno studio realizzato su due fibre della tilma, una rossa ed una gialla, giunse a conclusioni stupefacenti.

Le fibre non contengono nessun colorante noto. L’oftalmologia e l’ottica confermano la natura inspiegabile dell’immagine: essa assomiglia ad una diapositiva proiettata sul tessuto. Un esame approfondito mostra che non vi è nessuna traccia di disegno o di schizzo sotto il colore, anche se ritocchi perfettamente riconoscibili sono stati realizzati sull’originale, ritocchi che, del resto, si degradano con l’andar del tempo; inoltre, il supporto non ha ricevuto nessun appretto, il che sembrerebbe inspiegabile se si trattasse veramente di una pittura, poiché, anche su una tela più fine, si mette sempre un rivestimento, non fosse che per evitare che la tela assorba la pittura e che i fili affiorino alla superficie. Non si distingue nessuna pennellata. A seguito di un esame a raggi infrarossi, effettuato il 7 maggio 1979, un professore della NASA scrive: «Non c’è nessun modo di spiegare la qualità dei pigmenti utilizzati per la veste rosa, il velo azzurro, il volto e le mani, né la persistenza dei colori, né la freschezza dei pigmenti in capo a parecchi secoli durante i quali avrebbero dovuto normalmente degradarsi… L’esame dell’Immagine è stata l’esperienza più sconvolgente della mia vita».

Certi astronomi hanno constatato che tutte le costellazioni presenti nel cielo nel momento in cui Juan Diego apre la tilma davanti al vescovo Zumárraga, il 12 dicembre 1531, si trovano al loro posto sul mantello di Maria. Si è anche scoperto che, applicando una carta topografica del Messico centrale sulla veste della Vergine, le montagne, i fiumi ed i laghi principali coincidono con l’ornamentazione della veste medesima.
Gli occhi della Vergine

Gli occhi della Morenita si rivolgono verso qualcuno o qualcosa che le sta davanti a livello inferiore e posto sulla destra. La cornea e l’iride sono di una stupenda bellezza e danno, tramite il cristallino, la sensazione della profondità. La superficie stessa del cristallino brilla come se avesse davanti una sorgente luminosa per cui i riflessi sono carichi di splendore. Gli occhi sono vivi come se appartenessero ad una persona che guarda realmente e non ad una immagine dipinta. Infine, la rete venosa normale microscopica sulle palpebre e la cornea degli occhi della Vergine è perfettamente riconoscibile. Nessun pittore umano avrebbe potuto riprodurre simili particolari.

Nel 1929 il fotografo A.M. Gonzales riuscì ad individuare nell’occhio destro della Morenita una sagoma umana; nel 1951 il fotografo C. Solinas riconobbe, ingrandendo l’occhio destro, una precisa sagoma umana che identificò con il veggente Juan Diego, perché identica al più antico ritratto del veggente. Tra il luglio 1956 e maggio del 1958 gli occhi della Vergine vengono esaminati con un sofisticato oftalmoscopio dal noto chirurgo messicano T. Lovoignet che conferma la presenza di riflessi umani in ambedue gli occhi.
Nel 1976 una equipe dell’Istituto di oftalmologia di Città del Messico, guidata dal dottore J. Tottoella, fece esperimenti sugli occhi sia separatamente che contemporaneamente, per determinare le precise angolature. Durante gli anni ’80 gli occhi della Morenita vengono ingranditi di 2500 volte le dimensioni originarie, pari a 25.000 punti luminosi su un millimetro quadrato. Per fare questo esperimento, Tonsmann usò le stesse apparecchiature elettroniche dell’astronave Viking per analizzare la superficie del pianeta Marte. La scoperta fu eccezionale:  negli occhi della Morenita non c’era soltanto la sagoma di Juan Diego, ma il riflesso di un vero quadro di gruppo. Le figure che si riflettono negli occhi della Madonna rispettano le regole fisiologiche dell’ottica umana, codificate più tardi da due scienziati: il boemo Giovanni Purkynje e il francese Louis Sanson. I due punti fondamentali della legge ottica, perfettamente riscontrati negli occhi della Vergine di Guadalupe, sono:
1) Quando guardiamo un oggetto esso si riflette in ciascun occhio non con un solo riflesso, ma con tre differenti immagini; la causa di questo è la curvatura della cornea;
2) Le tre immagini si riflettono in questo modo: la prima, grande e dritta, nella superficie anteriore e interna della corna, la seconda nella superficie anteriore del cristallino e la terza, piccola e rovesciata, nella superficie sempre del cristallino.
Nella cornea dell’occhio destro della Vergine vi è il viso di un uomo in cui si intravedono bene il collo, la barba, il torace e la spalla destra. La figura si piega rispettando la curvatura della cornea. Nell’angolo interno dell’iride dell’occhio sinistro della Vergine si vede un indio seduto per terra con le gambe incrociate. Si distinguono bene i sandali, e capelli legati e persino un orecchino. Si nota poi un uomo anziano con pochi capelli, gote sporgenti e nel cui occhio sinistro sembra sgorgare una lacrima. Tra i pochi capelli si nota la tipica chierica dei francescani. Questo volto è straordinariamente simile a quello del Vescovo Zumàrraga, il Vescovo delle apparizioni, raffigurato dal pittore Miguel Cabrera in un suo famoso dipinto del XVIII secolo.
Nel centro dell’iride della Vergine c’è un volto rotondo che guarda nella stessa direzione del Vescovo ed è molto vicino a lui. Sembra un giovane, ed è stato identificato come Juan Gonzalez, l’interprete del Vescovo Zumàrraga.
All’esterno dell’occhio sinistro si vede bene un indigeno con un cappello tipo sombrero. Mostra età matura, ha barba e baffi, occhi incavati e un cappuccio a punta. Apre con le braccia distese un mantello in direzione dell’uomo anziano identificato come Zumàrraga. L’indigeno è sicuramente Juan Diego nell’atto di mostrare i fiori dentro il mantello al Vescovo. Poi si vede il volto di una donna nera, e questo lascia supporre che la scena si svolse nel palazzo del Vescovo Zumàrraga che, secondo lo storico Cuevas, nella sua Storia della chiesa messicana, aveva veramente una inserviente di colore, cui concederà più tardi libertà, dopo anni di fedele servizio.
Sembra quindi che la Vergine fosse nella stanza in cui avveniva il miracolo, restava invisibile ai presenti ma vedeva tutti, compreso Juan Diego con il suo mantello. I suoi occhi hanno come fotografato la scena e ciò che i presenti hanno visto è rimasto chiaramente impresso nelle pupille della Vergine. Straordinario!
Tutti gli scienziati che hanno esaminato il mantello di Guadalupe hanno concordemente affermato come sia assolutamente impossibile per qualsiasi artista umano dipingere o creare un’opera tanto particolare, fine e nitida dentro l’occhio della Vergine, su un materiale tanto rozzo come quello dell’ayete (la materia prima del mantello).
    Una donna incinta di tre mesi

Misure ginecologiche hanno stabilito che la Vergine dell’Immagine ha le dimensioni fisiche di una donna incinta di tre mesi. Sotto la cintura che trattiene la veste, al posto stesso dell’embrione, spicca un fiore con quattro petali: il Fiore solare, il più familiare dei geroglifici degli Aztechi che simboleggia per loro la divinità, il centro del mondo, del cielo, del tempo e dello spazio. Dal collo della Vergine pende una spilla il cui centro è adorno di una piccola croce, che ricorda la morte di Cristo sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini. Vari altri particolari dell’Immagine di Maria fanno di essa uno straordinario documento per la nostra epoca, che li può constatare grazie alle tecniche moderne.

Così la scienza, che ha spesso servito quale pretesto per l’incredulità, oggi ci aiuta a mettere in evidenza segni che erano rimasti sconosciuti per secoli e secoli e che non può spiegare.
Inoltre, con il suo intervento in favore del popolo azteco, la Vergine ha contribuito alla salvezza di innumerevoli vite umane, e la sua gravidanza può esser interpretata come un appello speciale in favore dei nascituri e della difesa della vita umana; tale appello è di grande attualità ai giorni nostri, in cui si moltiplicano e si aggravano le minacce contro la vita delle persone e dei popoli, soprattutto quando si tratta di una vita debole ed inerme. Il Concilio Vaticano II ha deplorato con forza i crimini contro la vita umana: “Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario, TUTTO CIÒ CHE VIOLA L’INTEGRITÀ’ DELLA PERSONA UMANA… (…); tutte queste cose, e altre simili, sono certamente VERGOGNOSE. Mentre GUASTANO LA CIVILTÀ UMANA, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l’onore del Creatore” (“Gaudium et Spes”, n.27).
Di fronte a tali flagelli, che si sviluppano grazie ai progressi scientifici e tecnici, e che beneficiano di un ampio consenso sociale e di riconoscimenti legali, invochiamo Maria con fiducia.
Domandiamo a San Juan Diego, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002, di ispirarci una vera devozione per la nostra Madre Celeste, poiché «la compassione di Maria si estende a tutti coloro che la chiedono, non fosse che con un semplice saluto: “Ave, Maria…”» (Sant’Alfonso de Liguori). Lei, che è Madre di Misericordia, ci otterrà la Misericordia di Dio, specialmente se saremo caduti in peccati gravi.
Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all’umile e generoso contadino Juan Diego. Sul suo mantello imprimesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze. Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e consacriamo per sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l’agonia. 
O Madre dolcissima, ricordati sempre dei tuoi figli. 
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall’angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l’amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre. Amen. 
       Madonna di Guadalupe, prega per noi
Salve Regina … 

 

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.), dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo. Un gruppo di eremiti, «Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo», costituirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente. Il 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre generale dell’Ordine, San Simone Stock, al quale diede lo «scapolare» col «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.

Il 16 luglio ricorre una festa mariana molto importante nella Tradizione della Chiesa: la Madonna del Carmelo, una delle devozioni più antiche e più amate dalla cristianità, legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (Carmelitani). La festa liturgica fu istituita per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a san Simone Stock, all’epoca priore generale dell’ordine carmelitano, durante la quale la Madonna gli consegnò uno scapolare (dal latino scapula, spalla) in tessuto, rivelandogli notevoli privilegi connessi al suo culto.

Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si racconta che il profeta Elia, che raccolse una comunità di uomini proprio sul monte Carmelo (in aramaico «giardino»), operò in difesa della purezza della fede in Dio, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal. Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. I crociati, nell’XI secolo, trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio. Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria Santissima.

Il Monte Carmelo, dove la Tradizione afferma che qui la sacra Famiglia sostò tornando dall’Egitto, è una catena montuosa, che si trova nell’Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele e che si sviluppa in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin. Fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme (che allora aveva sede a San Giovanni d’Acri), Alberto di Vercelli, redasse per gli eremiti del Monte Carmelo i primi statuti (la cosiddetta regola primitiva o formula vitae). I Carmelitani non hanno mai riconosciuto a nessuno il titolo di fondatore, rimanendo fedeli al modello che vedeva nel profeta Elia uno dei padri della vita monastica.

La regola, che prescriveva veglie notturne, digiuno, astinenza rigorosi, la pratica della povertà e del silenzio, venne approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III con la bolla Ut vivendi normam. A causa delle incursioni dei saraceni, intorno al 1235, i frati dovettero abbandonare l’Oriente per stabilirsi in Europa e il loro primo convento trovò dimora a Messina, in località Ritiro. Le notizie sulla vita di san Simone Stock (Aylesford, 1165 circa – Bordeaux, 16 maggio 1265) sono scarse. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare fra i Carmelitani e, completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote. Intorno al 1247, quando aveva già 82 anni, venne scelto come sesto priore generale dell’Ordine. Si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani, facendone un ordine mendicante: papa Innocenzo IV, nel 1251, approvò la nuova regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede.

Proprio a san Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei un bellissimo inno, il Flos Carmeli, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando: «Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.

La devozione spontanea alla Vergine Maria, sempre diffusa nella cristianità sin dai primi tempi apostolici, è stata man mano nei secoli, diciamo ufficializzata sotto tantissimi titoli, legati alle sue virtù (vedasi le Litanie Lauretane), ai luoghi dove sono sorti Santuari e chiese che ormai sono innumerevoli, alle apparizioni della stessa Vergine in vari luoghi lungo i secoli, al culto instaurato e diffuso da Ordini Religiosi e Confraternite, fino ad arrivare ai dogmi promulgati dalla Chiesa.
Maria racchiude in sé tante di quelle virtù e titoli, nei secoli approfonditi nelle Chiese di Oriente ed Occidente con Concili famosi e studi specifici, tanto da far sorgere una terminologia ed una scienza “Mariologica”, e che oltre i grandi cantori di Maria nell’ambito della Chiesa, ha ispirato elevata poesia anche nei laici, cito per tutti il sommo Dante che nella sua “preghiera di s. Bernardo alla Vergine” nel XXXIII canto del Paradiso della ‘Divina Commedia’, esprime poeticamente i più alti concetti dell’esistenza di Maria, concepita da Dio nel disegno della salvezza dell’umanità, sin dall’inizio del mondo.
“Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura……”
Ma il culto mariano affonda le sue radici, unico caso dell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita; perché il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.) dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità.
In quella nube piccola “come una mano d’uomo” tutti i mistici cristiani e gli esegeti, hanno sempre visto una profetica immagine della Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.
 La Tradizione racconta che già prima del Cristianesimo, sul Monte Carmelo (Karmel = giardino-paradiso di Dio) si ritiravano degli eremiti, vicino alla fontana del profeta Elia, poi gli eremiti proseguirono ad abitarvi anche dopo l’avvento del cristianesimo e verso il 93 un gruppo di essi che si chiamarono poi ”Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, costruirono una cappella dedicata alla Vergine, sempre vicino alla fontana di Elia.
Si iniziò così un culto verso Maria, il più bel fiore di quel giardino di Dio, che divenne la ‘Stella Polare, la Stella Maris’ del popolo cristiano. E sul Carmelo che è una catena montuosa che si estende dal golfo di Haifa sul Mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon, richiamato più volte nella Sacra Scrittura per la sua vegetazione, bellezza e fecondità, continuarono a vivere gli eremiti, finché nella seconda metà del sec. XII, giunsero alcuni pellegrini occidentali, probabilmente al seguito delle ultime crociate del secolo; proseguendo il secolare culto mariano esistente, si unirono in un Ordine religioso fondato in onore della Vergine, alla quale i suddetti religiosi si professavano particolarmente legati.
L’Ordine non ebbe quindi un fondatore vero e proprio, anche se considera il profeta Elia come suo patriarca e modello; il patriarca di Gerusalemme s. Alberto Avogadro (1206-1214), originario dell’Italia, dettò una ‘Regola di vita’, approvata nel 1226 da papa Onorio III.
Costretti a lasciare la Palestina a causa dell’invasione saracena, i monaci Carmelitani, come ormai si chiamavano, fuggirono in Occidente, dove fondarono diversi monasteri: Messina e Marsiglia nel 1238; Kent in Inghilterra nel 1242; Pisa nel 1249; Parigi nel 1254, diffondendo il culto di Colei che: “le è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).

Il 16 luglio del 1251 la Vergine circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre Generale dell’Ordine, San Simone Stock, al quale diede lo ‘scapolare’ col ‘privilegio sabatino’, che consiste nella promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la sollecita liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.
Lo ‘scapolare’ detto anche ‘abitino’ non rappresenta una semplice devozione, ma una forma simbolica di ‘rivestimento’ che richiama la veste dei carmelitani e anche un affidamento alla Vergine, per vivere sotto la sua protezione ed è infine un’alleanza e una comunione tra Maria ed i fedeli.
Papa Pio XII affermò che “chi lo indossa viene associato in modo più o meno stretto, all’Ordine Carmelitano”, aggiungendo “quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie spirituali e temporali”.
Altri papi ne hanno approvato e raccomandato il culto, lo stesso San Giovanni XXIII lo indossava, esso consiste di due pezzi di stoffa di saio uniti da una cordicella, che si appoggia sulle scapole e sui due pezzi vi è l’immagine della Madonna.

Nel secolo d’oro delle fondazioni dei principali Ordini religiosi cioè il XIII, il culto per la Vergine Maria ebbe dei validissimi devoti propagatori: i Francescani (1209), i Domenicani (1216), i Carmelitani (1226), gli Agostiniani (1256), i Mercedari (1218) ed i Servi di Maria (1233), a cui nei secoli successivi si aggiunsero altri Ordini e Congregazioni, costituendo una lode perenne alla comune Madre e Regina.
L’Ordine Carmelitano partito dal Monte Carmelo in Palestina, dove è attualmente ubicato il grande monastero carmelitano “Stella Maris”, si propagò in tutta l’Europa, conoscendo nel sec. XVI l’opera riformatrice dei due grandi mistici spagnoli Giovanni della Croce e Teresa d’Avila, per cui oggi i Carmelitani si distinguono in due Famiglie: “scalzi” o “teresiani” (frutto della riforma dei due santi) e quelli senza aggettivi o “dell’antica osservanza”.
Nell’Ordine Carmelitano sono fiorite figure eccezionali di santità, misticismo, spiritualità claustrale e di martirio; ne ricordiamo alcuni: S. Teresa d’Avila (1582) Dottore della Chiesa; S. Giovanni della Croce (1591) Dottore della Chiesa; Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1607); S. Teresa del Bambino Gesù (1897), Dottore della Chiesa; S. Simone Stock (1265); S. Angelo martire in Sicilia (1225); Beata Elisabetta della Trinità Catez (1906); S. Raffaele Kalinowski (1907); Beato Tito Brandsma (1942); S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, 1942); suor Lucia, la veggente di Fatima, ecc.
Alla Madonna del Carmine, come è anche chiamata, sono dedicate chiese e santuari un po’ dappertutto, essa per la promessa fatta con lo scapolare, è onorata anche come “Madonna del Suffragio” e a volte è raffigurata che trae, dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate.
Particolarmente a Napoli è venerata come S. Maria La Bruna, perché la sua icona, veneratissima specie dagli uomini nel Santuario del Carmine Maggiore, tanto legato alle vicende seicentesche di Masaniello, cresciuto alla sua ombra, è di colore scuro e forse è la più antica immagine conosciuta come ‘Madonna del Carmine’.
Durante tutti i secoli trascorsi nella sua devozione, Ella è stata sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio o in grembo che porge lo ‘scapolare’ (tutto porta a Gesù), e con la stella sul manto (consueta nelle icone orientali per affermare la sua verginità).
La sua ricorrenza liturgica è il 16 luglio, giorno in cui nel 1251, apparve a San Simone Stock, porgendogli l’“abitino”.

 

La depressione mi stava uccidendo: il Rosario mi ha salvato la vita.

L’altro giorno stavo facendo colazione a casa mia, quando all’improvviso qualcuno ha bussato disperatamente alla porta. Sono corso a vedere chi fosse, ed ho trovato il signor Jorge che gridava:

– Padre, come posso eliminare tutto lo stress che ho? Io non ce la faccio più, mio ​​padre è in ospedale, mia mamma quasi non può camminare, mia moglie è arrabbiata perché mi preoccupo per i miei genitori e al lavoro vogliono licenziarmi. Sento che sto per impazzire, non so cosa fare.

– Sono contento che tu sia qui, andiamo alla cappella, c’è qualcuno che ti sta aspettando… contempla un momento il volto della Vergine Maria, vedrai quanta pace e tranquillità.

– Sì padre, lo so e ne ho tanto bisogno, non ce la faccio più.

– Figliolo, lei può darti la pace a cui tanto aneli, perché anche lei ha avuto una vita difficile. Ha avuto sempre problemi, immagina quanto sia stato difficile dire a Giuseppe che stava aspettando il Figlio di Dio; pensa a quello che provava quando chiamavano suo Figlio ubriaco e blasfemo, ricorda quando la poveretta dovette andarlo a cercarlo perché dicevano che era diventato pazzo; pensa alla tristezza di sapere che Gesù era stato giudicato e poi condannato a morte, prova ad immaginarla guardarla il suo amato Figlio camminare con la croce, sanguinante ed umiliato; cerca di sentire il suo dolore quando lui fu crocifisso e poi morì tra le sue braccia… la sua vita non è stata affatto facile, vero?

– È vero, Padre Sergio, la sua vita non è stata facile.

– E nonostante tutto il dolore e la sofferenza non ha mai perso la speranza, non ha mai smesso di avere fiducia, la sua fede le ha sempre ricordato che i piani di Dio erano perfetti, e che per quanto le cose si facessero oscure e difficili, tutto sarebbe andato bene… E con la grazia Dio trovò la forza di sopportare tutto questo ed avere pace. È anche stata con noi, con i suoi figli, per tutti questi anni… per venire in nostro aiuto, come una buona madre…

In quel momento ci siamo inginocchiati entrambi davanti alla Vergine di Fatima, gli ho dato il mio Rosario e ho detto:

– Jorge: Maria, tua Madre, aveva molta fede. Ecco perché, anche in mezzo alle peggiori tempeste, è andata sempre avanti. Ti invito a non preoccuparti così tanto, agisci meglio e chiedile come ha fatto. Tieni il Santo Rosario tra le mani e prega. Ad ogni Ave Mariachiedile di insegnarti a restare in piedi e fiducioso di fronte ad ogni difficoltà… prega la Madonna e poi vieni a dirmi come va con lo stress… vedrai che tutto sarà diverso”.

Jorge ha cominciato a piangere e mi ha detto:

– Padre, prometto alla Santissima Vergine – davanti a voi – che pregherò il Rosario tutti i giorni, le chiedo di sostenermi e di riempirmi di speranza. Per sapere che tutto andrà bene, con l’aiuto di suo Figlio Gesù.

Pochi giorni dopo ci siamo incontrati in una libreria:

– Padre, quanto ringrazio Dio per averla messo sulla mia strada! Ora prego la Vergine tutti i giorni e mi sento così bene… non sono solo, ora mi aiuta la Vergine. Quel giorno sono venuto da lei per trovare dei modi per diminuire lo stress, ma mi avete dato qualcosa di meglio: mi avete insegnato il potere della preghiera alla Vergine Maria con il Santo Rosario “.

Com’era felice! Ancora una volta la mia Madre Celeste ha aiutato e sostenuto i suoi figli. Per favore, non smettete mai di pregare il Rosario!

Fonte: Papaboys

Invocazione per la protezione di Maria Regina degli Angeli e Vincitrice dell’Inferno.

Invochiamo la Vergine Maria, fortissima contro il demonio, Lei schiaccia la testa al serpente e lo farà fino alla fine del mondo per soccorrere noi, suoi figli. Impariamo a recitare questa preghiera ogni giorno, mettiamo sotto la sua protezione la nostra vita, ma anche  i nostri averi, le nostre abitazioni, le nostre famiglie, da tutte le insidie dei nemici, visibili ed invisibili.

 

O Sovrana Regina del cielo, o potente Signora degli angeli, o Maria Santissima, Madre di Dio, fin dal principio hai avuto da Dio il potere e la missione di schiacciare la testa di satana. Ti preghiamo umilmente, manda le tue legioni celesti, affinché sotto il tuo comando e con la tua potenza, perseguitino i demoni e combattano ovunque gli spiriti infernali, rintuzzino la loro temerarietà e li ricaccino nell’abisso.

Sublime Madre di Dio, manda il tuo esercito invincibile contro gli emissari dell’inferno tra gli uomini; distruggi i progetti dei senzadio e umilia tutti coloro che vogliono il male. Ottieni loro la grazia del ravvedimento e della conversione, perché diano gloria alla SS. Trinità e a te. Aiuta ovunque la vittoria della verità e della giustizia.

Potente Patrona, con i tuoi spiriti fiammeggianti, proteggi su tutta la Terra i tuoi santuari e luoghi di grazia. Sorveglia attraverso di loro le chiese e tutti i luoghi sacri, oggetti e persone, soprattutto il tuo divin Figlio nel SS. Sacramento. Impedisci che vengano disonorati, profanati, derubati, distrutti o violati. Impediscilo Signora.

O Madre celeste, Maria Immacolata, proteggi infine anche i nostri averi, le nostre abitazioni, le nostre famiglie, da tutte le insidie dei nemici, visibili ed invisibili. Fa governare in esse i tuoi Santi Angeli e regnare in esse la devozione, la pace ed il gaudio dello Spirito Santo.

Chi è come Dio? Chi è come Te, Maria regina degli Angeli e vincitrice dell’inferno? O buona e tenera Madre Maria, sposa illibata del Re degli Spiriti celesti nel cui aspetto essi vogliono specchiarsi, Tu rimarrai per sempre il nostro amore, la nostra speranza, il nostro rifugio e vanto!

S. Michele, santi Angeli e Arcangeli, difendeteci e proteggeteci!

Devozione delle “Tre Ave Maria”

 

Santa Matilde di Hackeborn (1241-1299), pensando con timore al momento della sua morte, pregava la Madonna di assisterla in quel momento estremo. La risposta della Madre di Dio fu molto consolante: “Sì, farò quello che tu mi domandi, figlia mia, però ti chiedo di recitare ogni giorno Tre Ave Maria:

– la prima per ringraziare l’Eterno Padre per avermi resa onnipotente in Cielo e in terra;

– la seconda per onorare il Figlio di Dio per avermi dato tale scienza e sapienza da sorpassare quella di tutti i Santi e di tutti gli Angeli;

– la terza per onorare lo Spirito Santo per avermi fatta, dopo Dio, la più misericordiosa”.

PREGHIERA

O Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno in vita e particolarmente nell’ora della morte :

– per il Potere che ti ha concesso l’Eterno Padre. Ave, Maria…

– per la Sapienza che ti ha concesso il Divin Figlio. Ave, Maria…

– per l’Amore che ti ha concesso lo Spirito Santo. Ave, Maria…

 

 

Consacrazione all’Immacolata di San Massimiliano Kolbe

Carissimi Figli, nelle difficoltà, nelle tenebre, nelle debolezze, negli scoraggiamenti ricordiamoci che il Paradiso si sta avvicinando. Ogni giorno che passa è un intero giorno in meno di attesa.
Coraggio, dunque! Ella ci attende di là per stringerci al Cuore.
Inoltre, non date retta al diavolo, qualora volesse farvi credere che il paradiso non esiste, ma non per voi, perché, anche se aveste commesso tutti i peccati possibili, un solo atto di amore perfetto lava tutto al punto tale che non ci rimane neppure un’ombra.

Carissimi Figli, come desidererei dirvi, ripetervi quanto è buona l’Immacolata, per poter allontanare per sempre dai vostri piccoli cuori la tristezza, l’abbattimento interiore o lo scoraggiamento. La sola invocazione “Maria”, magari con l’anima immersa nelle tenebre, nelle aridità e perfino nella disgrazia del peccato, quale eco produce nel Suo Cuore che tanto ci ama! E quanto più l’anima è infelice, sprofondata nelle colpe, tanto più questo Rifugio di noi poveri peccatori la circonda di sollecita protezione.
Ma non affliggetevi mai se non sentite tale amore. Se volete amare, questo è già un segno sicuro che state amando; ma si tratta solo di un amore che procede dalla volontà.
Anche il sentimento esteriore è frutto della grazia, ma non sempre esso segue immediatamente la volontà. Vi potrà capitare, miei Cari, un pensiero, quasi una mesta nostalgia, una supplica, un lamento…: “Chissà se l’Immacolata mi ama ancora?”.
Figli amatissimi!
Lo dico a tutti insieme e a ciascuno in particolare nel Suo nome, notate bene, nel Suo nome: Ella ama ciascuno di voi, vi ama assai e in ogni momento senza alcuna eccezione.
Questo, carissimi Figli, ve lo ripeto nel Suo Nome.
(Lettera di S. Massimiliano Kolbe ai confratelli in Giappone il 13 aprile 1933)

 

 

O Immacolata, Regina del cielo e della terra,
Rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima,
cui Dio volle affidare l’intera economia della misericordia,
io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi,
supplicandoTi umilmente di volermi accettare tutto e completamente
come cosa e proprietà Tua,
e di fare ciò che Ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima
e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità.
Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere
ciò che è stato detto di Te: “Ella ti schiaccerà il capo” (Gn 3,15),
come pure: “Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero” (Lit.),
affinché nelle Tue mani immacolate e misericordiosissime
io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare
il più fortemente possibile la Tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti
e per estendere in tal modo, quanto più è possibile, il benedetto regno del SS. Cuore di Gesù.
Dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione,
poichè ogni grazia scorre, attraverso le Tue mani, dal Cuore dolcissimo di Gesù fino a noi.
Amen

 

Maria è la Misericordia fatta Madre – Il Magnificat

Le parole più rivoluzionarie del Nuovo Testamento le pronuncia Maria con il suo Magnificat.
I biblisti potranno spiegare meglio il perché queste stesse parole le si ritrovano anche nell’antico testamento in bocca ad altre donne “graziate”, ma a noi poco importa sapere che origine hanno queste parole, ci commuove sapere che il Vangelo le pone sulle labbra di Maria: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.

Si! Perché il nostro Dio stravolge le modalità del mondo, e ciò che nel mondo vale qualcosa davanti a Lui magari non vale nulla, e al contrario ciò che nel mondo non vale nulla davanti a Lui vale tutto.
Maria canta questo capovolgimento delle logiche del mondo.
Dà voce a tutti gli oppressi della storia, a tutti i piccoli, a coloro che vivono l’ingiustizia del pane, della povertà, delle contraddizioni della vita.
Maria annuncia la rivoluzione più grande che è sapere che non siamo sotto uno sguardo indifferente di un dio a cui non importa nulla di noi.
A Dio importa. Dio, in Gesù, non resta a guardare. Prende sul serio questa “minorità” e la eleva a predilezione.
Siamo figli di un Dio di parte, dell’Emmanuele, del “Dio con noi”, del Dio che ha messo mani alla storia mandando Suo Figlio.
Maria è essa stessa una Misericordia fatta Madre. Tutto il segreto di questa donna è nella sua umiltà. Non c’è nessuno più umile di lei, perché umiltà è sapersi totalmente di Qualcuno senza la superbia di pensare che si possa essere qualcosa senza Dio.
L’umile è chi sa che per stare in piedi bisogna avere la terra sotto i piedi, mentre i superbi sono quelli che pensano di non aver bisogno di nulla e proprio per questo invece di camminare inciampano. L’umile è chi ascolta per capire, il superbo invece è chi pensa che basti solo ragionare e così ascolta solo se stesso aumentando la propria confusione.

L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta il Dio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome:

di generazone in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele suo servo

ricordandosi della sua misericordia

come aveva promesso ai nostri Padri

ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.

Santa Teresa di Calcutta e la Medaglia Miracolosa

Madre Teresa di Calcutta era una sostenitrice instancabile della medaglia miracolosa, ne portava sempre numerose con sé e ne distribuiva una quantità enorme. Prendeva una medaglia fra le mani, la baciava, si raccoglieva un attimo in preghiera e poi la regalava. La donava ai bambini con una caramella. Chi conosceva la Madre sapeva che aveva ricevuto un bene prezioso, perché quel gesto di predilezione faceva nascere come un legame indelebile con lei, che garantiva il suo ricordo e la sua intercessione alla Madonna nella preghiera.

Madre Teresa, di passaggio a Parigi, un giorno si recò a pregare proprio a Rue du Bac nella chiesa dove la Vergine apparve a Santa Catherine Labouré. Subito vi fu fermento fra le suore, perché venne riconosciuta e la superiora si affrettò ad andarle incontro per accoglierla degnamente. Non sapendo cosa offrirle di meglio, le chiese se poteva far preparare per lei un buon numero di medaglie perché le portasse con sé. E le chiese: «Quante ne desidera, Madre? 50, 100… o 300?». La Madre la guardò con quel sorriso fra il bonario e il birichino, poi chiese cordialmente: «Andrebbero bene… 30.000? Sì?».

Per diversi anni se le procurò dalle Figlie della Carità della Garbatella a Roma. In cambio, queste le chiesero un giorno di pregare perché Dio mandasse loro qualche vocazione, e quella stessa settimana arrivò una novizia. Madre Teresa donò una medaglietta anche a Mons. Comastri, che la incastrò nel suo anello da arcivescovo.

Anche il miracolo della beatificazione di Madre Teresa è legato alla medaglia miracolosa. Monica Besra, 35 anni, del Bengala Occidentale, soffriva di tumore al ventre, che le si era notevolmente gonfiato. Il 5 settembre 1998, nel primo anniversario della morte della Madre, una suora prese una medaglia miracolosa che era stata a contatto con il corpo di Madre Teresa, la legò intorno al ventre di Monica con uno spago e supplicò: «Madre, oggi è il giorno in cui sei andata in Cielo. Tu amavi i poveri, fa’ qualcosa per Monica, che deve curare i suoi cinque figli». Quella notte il tumore sparì.

 

Affidamento alla Madonna del Santo Amore

Maria, Madre del Santo Amore, ci affidiamo a Te, perché figli bisognosi della Tua materna protezione.

Dissipa gli errori della mente e i dubbi della coscienza, spegni le passioni, suscita il desiderio delle virtù – fede sicura, speranza serena, carità operosa – con cui perfezionare il nostro amore a Dio e ai fratelli.

Rafforza nelle nostre famiglie la fedeltà e la concordia.

Ispira ai governanti della società civile profondo senso di responsabilità affinché ricerchino sempre il bene comune, con competenza e giustizia.

Soccorri con la tua intercessione i sofferenti nel corpo o nell’anima soprattutto gli emarginati e gli indifesi, i fanciulli e gli anziani.

Maria, nostra amabilissima Madre, intensifica il fuoco del Divino Amore nei fervorosi, ravvivalo nei tiepidi, rianimalo negli indifferenti, riaccendilo negli increduli.

Su tutti noi, Madre del Santo Amore, si effonda – larga, copiosa e consolatrice – la tua benedizione.

Amen.

Corona al Cuore di Maria

+ Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Sui grani del Padre Nostro si recita:
Cuore Immacolato e addolorato di Maria, prega per noi che confidiamo in Te!

Sui grani dell’Ave Maria si recita:
Madre, salvaci con la fiamma d’Amore del tuo cuore Immacolato.

3 volte: Gloria al Padre…

Irradia, o Maria, su tutta l’umanità la luce di grazia della tua Fiamma d’Amore, ora e nell’ora della nostra morte. Amen.

Come recitare il Rosario

(Dal libro: Padre Pio parla della Madonna)

Il santo dava … suggerimenti per recitare bene questa preghiera.

Chiese una volta ad una figlia spirituale: «Sai come si dice il Rosario?».

E, senza aspettare risposta, continuò: «Si fa un atto di amore, dicendo: “Gesù, ti amo con tutto il cuore”; poi un atto di dolore: “Gesù, mi pento di averti offeso”, quindi si bacia il crocifisso e si dicono il Pater, le 10 Ave Maria, per concludere con il Gloria».

Anche a Lucia Merendino Padre Pio consigliava: «Quando recitate il Rosario dopo il Gloria dite: “Gesù, vi amo e mi pento di avervi offeso”. Con questa giaculatoria fate un atto d’amore e un atto di dolore».

E, prevenendo l’obiezione di chi vede il Rosario come una preghiera ripetitiva, insisteva sulla meditazione del mistero, che cambia ad ogni decina. E precisava ad una figlia spirituale: «L’attenzione deve essere portata, sì, al saluto che rivolgi alla Vergine, ma guardando al mistero che contempli. In tutti i misteri Lei era presente, a tutti partecipò con l’amore e il dolore».

Ad Enedina Mori dà anche qualche suggerimento per poter recuperare la concentrazione, dopo aver pregato a lungo: «Tu, quando ti stanchi, ti riposi, e poi ricomincia un’altra volta».

P. Eusebio Notte ci fa sapere che, quando Padre Pio era a Pietrelcina, a sera si metteva fuori della sua casa su un muretto ed aspettava che i contadini, tornati dalla campagna, cenassero. Poi con essi, quando si era formato un bel gruppetto, recitava il Rosario.

La Vergine della Rivelazione spiega a Bruno Cornacchiola come pregare il Santissimo Rosario

Nella domenica delle Palme del 1948, mentre Bruno stava pregando nella chiesa d’Ognissanti, gli apparve nuovamente la Vergine della Rivelazione. Questa volta però aveva nelle mani la corona del rosario e subito gli disse che «è il momento che ti insegno come si recita questa cara e santa preghiera. Come ti dissi che sono frecce d’amore e d’oro che raggiungono e arrivano al cuore di mio Figlio Gesù Cristo, morto per voi e per chi crede in lui e cammina nella vera Chiesa. I nemici cercheranno di dividerla, ma la preghiera che dite con fede e amore la tiene unita, nell’amore del Padre, nell’amore del Figlio e nell’amore dello Spirito Santo».

Ecco le sue indicazioni:

«Prendi con l’indice e il pollice il crocifisso e segnati facendo la croce sopra di te, che è una benedizione personale. Toccandoti la fronte dirai: ‘Nel nome del Padre’; toccandoti il petto: ‘e del Figlio’; ora la spalla sinistra: ‘e dello Spirito’; e la spalla destra: ‘Santo. Amen’. Ora, tenendo sempre il crocifisso tra le due dita, che simboleggiano il Padre e il Figlio, e la mano lo Spirito Santo, dirai con vera e persuasa fede il Credo. Il Credo lo Spirito Santo lo ha dettato agli apostoli e alla Chiesa autorità visibile, perché il Credo è la verità trinitaria. Io sono in essa perché Madre del Verbo, Dio uno e trino, nel vero amore della Chiesa per la salvezza delle anime. Sono l’incarnazione dello Spirito Santo. Ora il grano più grande è per recitare la preghiera che mio Figlio insegnò agli apostoli, il Padre nostro, e nei tre grani piccoli si ripete l’angelo che mi parla, io che rispondo, Elisabetta che riconosce Dio fatto carne in me e l’implorazione fatta da voi verso di me, vostra Madre nella grazia e misericordia trinitaria. Riprendi ora il crocifisso e ripeti con me: ‘O Dio, vieni a salvarmi’; ‘Signore. vieni presto in mio aiuto’. Aggiungi un Gloria. Vedi che s’implora nel santo — così lo chiamerai da oggi in poi — rosario l’aiuto di Dio per la salvezza. È la cosa più preziosa che l’uomo deve custodire. Dando gloria alla santissima Trinità, col santo rosario, sono per voi la Calamita della Trinità, unita nell’amore del Padre e nell’amore del Figlio, generato eterno dal Padre e nel tempo da me e nell’amore dello Spirito Santo che procede e dal Padre e dal Figlio. Sono cose che ti farò capire nel tempo e con grandi sofferenze. Ogni mistero che chiarisce la vita a ogni anima spirituale dirai: ‘Nel primo mistero d’amore si contempla’. Oppure, per voi più chiaro: ‘Nel primo mistero d’amore gaudioso-doloroso-glorioso meditiamo’; ciò che si deve meditare lo prenderai dalla Parola di Dio. Così ogni giorno mediterai tutto il piano dell’economia di Dio per la redenzione dell’umanità. Così ripeterai per ogni mistero d’amore in tutta la settimana. Questo, lo ripeto, coopera molto alla salvezza delle anime, e mantiene ferrea la fede e fa vincere la lotta contro il male diabolico. Tutto quello che io domando alla santissima Trinità mi viene concesso perché sono Figlia del Padre, sono Madre del Figlio e sono Sposa immacolata dello Spirito Santo, Tempio scelto per la redenzione».

Così spiegherà con chiarezza a Cornacchiola nell’apparizione dell0 dicembre 1983, dettagliando quindi sei punti:

«a) Tutti coloro che si mettono sotto il mio verde manto della misericordia saranno da me protetti. b) Se il mondo ascolta quello che ho sempre detto nelle mie apparizioni, la mia influenza presso la santissima Trinità non mancherà per apportare la pace sul mondo devastato dal peccato. c) Imparate da mio Figlio che ha tanto amato gli uomini della Terra da dare se stesso per salvarli. Questo è amore e come lui amò e come io vi amo in lui, per lui e con lui: amatevi, o peccatori, che io vi amo, sono vostra Madre. d) Questo che sto per dirvi è impossibile, ma ammettiamo che mio Figlio avesse rinunciato a morire in croce, ebbene avrei fatto del tutto per soffrire e morire io al suo posto. Vedete quanto vi ama una Madre che attende da voi amore per le cose sante della redenzione poste nel luogo santo fondato da Gesù: la Chiesa! e) Per tutto quello che voi fate per onorarmi, specialmente vivendo la dottrina di mio Figlio tramite la Chiesa e il suo capo visibile e pregando con fede e amore le Ave Maria, io vi prometto protezione, benedizione e misericordia. f) In ogni vostro giorno cerco con tutti i mezzi, anche col castigo, di salvare più peccatori che mi è possibile strappandoli dalle catene del peccato satanico».

Fonte: Il veggente “I segreti dei diari di Bruno Cornacchiola” di Saverio Gaeta. Editore Salani.

Gesù, Maria vi amo, salvate anime.

L’importanza di questa invocazione, corta ma potentissima si può capire dalle parole che Gesù ha ispirato a Suor M. Consolata Betrone e che leggiamo nel suo diario:

Non ti chiedo che questo: un atto d’amore continuo, Gesù, Maria vi amo, salvate anime.

Dimmi, Consolata, che preghiera più bella puoi farmi? Gesù, Maria vi amo, salvate anime : amore e anime! Che cosa vuoi di più bello?

Ho sete del tuo atto d’amore! Consolata, amami tanto, amami solo, amami sempre! Ho sete di amore, ma dell’amore totale, di cuori non divisi. Amami tu per tutti e per ciascun cuore umano che esiste… Ho tanta sete d’amore… Dissetami tu… Lo puoi… Lo vuoi! Coraggio e avanti!

Sai perché non ti permetto tante preghiere vocali? Perché l’atto d’amore è più fecondo. Un “Gesù ti amo” ripara mille bestemmie. Ricorda che un atto perfetto d’amore decide l’eterna salvezza di un’anima. Quindi abbi rimorso a perdere un solo Gesù, Maria vi amo, salvate anime.

Sono meravigliose le parole di Gesù che esprimono la sua gioia per questa invocazione e ancora di più per le anime che con essa possono raggiungere la salvezza eterna… Questa consolante promessa la ritroviamo molte volte negli scritti di Suor M. Consolata invitata da Gesù a intensificare e a offrire il suo amore:

Non perdere tempo perché ogni atto d’amore rappresenta un’anima. Di tutti i doni, il dono maggiore che tu possa offrirmi è una giornata ripiena d’amore.

Io desidero un incessante Gesù, Maria vi amo, salvate anime da quando ti alzi a quando ti corichi.

Gesù non può essere più esplicito e Suor M. Consolata così si esprime:

Appena mi sveglio al mattino incominciare subito l’atto d’amore e a forza di volontà non interromperlo più sino a quando sarò addormentata la sera, pregando che durante il mio sonno l’Angelo mio custode preghi lui in vece mia… Mantenere questo proposito costantemente rinnovandolo mattina e sera.

Passare bene la mia giornata. Sempre unita a Gesù con l’atto d’amore; Egli trasfonderà in me la sua pazienza, fortezza e generosità.

L’atto d’amore che Gesù vuole incessante non dipende dalle parole che si pronunciano con le labbra ma è un atto interiore, della mente che pensa ad amare, della volontà che vuole amare, del cuore che ama. La formula Gesù, Maria vi amo, salvate anime vuol essere semplicemente un aiuto.

E, se una creatura di buona volontà, mi vorrà amare, e farà della sua vita un solo atto d’amore, da quando si alza a quando si addormenta, (col cuore s’intende) Io farò per quest’anima delle follie… Ho sete d’amore, ho sete di essere amato dalle mie creature. Le anime per giungere a Me, credono che sia necessaria una vita austera, penitente. Vedi come mi trasfigurano! Mi fanno temibile, mentre Io sono solamente Buono! Come dimenticano il precetto che Io vi ho dato “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima ecc…” Oggi, come ieri, come domani, alle mie creature Io chiederò solo e sempre amore.