Archivio tag | Padre Pio

Un grande miracolo di Padre Pio : ‘Un profumo di viole… e la mamma guarì’

 

Dopo la morte della nonna, mia madre si ammalò di artrite deformante con ghiandole tubercolari e febbri intestinali. Nonostante le cure, la mamma peggiorava, non teneva più il cibo. All’ospedale dove fu ricoverata dovettero sostenerle le lenzuola con un apposito apparecchio perché non riusciva a sostenerne il peso. Rimase in questo stato per due mesi, senza avvertire alcun sensibile miglioramento, poi fu dimessa, perché ormai non vi erano più speranze. In me nacque allora ancor più forte il desiderio di andare da Padre Pio, ma le mie condizioni economiche non me lo permettevano, inoltre ero l’unico della famiglia che potesse assistere mia madre, essendo mia sorella a lavorare in Piemonte e mio padre malato.

In quel periodo uscì il giornale Oggi in cui era descritto il miracolo che la signora Lucia Bellodi di Concordia (MO) aveva ricevuto da padre Pio; questo aumentò in me l’entusiasmo e la determinazione di recarmi dal Padre.

Con l’aiuto della Provvidenza ebbi il viaggio pagato, presi con me alcune provviste e due coperte per dormire all’aperto, dato che mi mancava il denaro per l’alloggio. Mi accompagnò un amico per assistermi in caso mi fosse venuto un attacco cardiaco, poiché soffrivo di cuore.

Giunti a Foggia, già sulla corriera per San Giovanni Rotondo, il tale pensiero insieme a una ondata di profumo mi avvolgeva così forte da togliere il respiro. Questo mi accadde per tre o quattro volte, ma l’ultima fu così potente che lasciai da parte ogni timore e il mio animo si rasserenò.

Appena arrivato ebbi la fortuna di assistere alla Santa Messa officiata da padre Pio. Durante la consacrazione chiesi la grazia per mia madre: «Signore, tramite padre Pio, lasciami mia madre! Condanna piuttosto me a letto per sempre».

Finita la Santa Messa mi rivolsi a fra’ Gerardo per poter parlare al Padre.

In un primo tempo egli disse che era impossibile e che bisognava prenotarsi, poi mi invitò a salire al convento. Lungo le scale mi sembrava di scorgere padre Pio, ma tutte le volte che cercavo di chiamarlo non lo vedevo più. Finalmente, dopo aver fatto i gradini a quattro per volta senza sentire alcun danno al cuore, lo vidi nel corridoio con le spalle voltate. Subito lo avvicinai.

Avrei voluto chiedergli di nuovo la grazia per mia madre, ma il ricordo di ciò che avevo letto nella sua biografia a proposito della donna che aveva chiesto due volte la stessa grazia mi trattenne. Chiesi perciò la benedizione per me e il Padre mi invitò ad aspettare il mio amico. Rispose affermativamente anche ad altre cose che gli chiesi. Fu tanto grande la mia gioia che lo abbracciai stretto gridando che ormai avevo ricevuto abbastanza e che potevo tornarmene a casa. Quando poi sciolsi le braccia non lo vidi più, come se si fosse dissolto nell’aria. E non credo che questa fosse allucinazione, perché gli avevo consegnato delle lettere e dei soldi da parte di persone che me ne avevano dato incarico.

A mezzogiorno, presi il pullman del ritorno; la mia prima visita a San Giovanni Rotondo si è consumata nello spazio di sette ore.
Al ritorno trovai la mamma peggiorata; non riusciva più neppure a prendere le medicine, non poteva sopportare la luce, era scheletrica, aveva il colore giallo e l’odore delle persone vicine a morire. In quel momento si fece più forte in me il dubbio che la mamma avesse un tumore. Tutti però continuavano a dirmi che era una mia fissazione […].
Quindici giorni dopo il ritorno da San Giovanni Rotondo, e precisamente nel luglio 1952, nella notte tra il sabato e la domenica, mentre mio fratello ed io dormivamo con lei nella stanza, la mamma sentì un grande sconvolgimento e credette fosse vicina la sua ultima ora. Non volle chiamarci per non sentirci piangere e disse a Dio che era pronta. Immediatamente sentì un acuto profumo di viole. Senza fatica si sedette sul letto e si provò la febbre constatando che questa era sparita.
La mattina seguente la trovai ancora seduta, dopo più di due mesi che era immobile nel letto. Mi raccontò, vedendo il mio stupore, quello che era successo durante la notte, poi mi chiese di mangiare polenta e salame. Prima di accontentarla corsi a chiedere consiglio al medico che fu del parere di soddisfare quel desiderio. Il giorno dopo la mamma si alzò con grande meraviglia di tutti, si fece la polenta e se la mangiò con il salame, digerendo il tutto con estrema facilità. Alcune vicine accorsero, portando ancora polenta perché la mangiasse dinanzi a loro.

Alcuni giorni più tardi incontrai il dottore che mi chiese notizie della mamma. Gli risposi che ormai mangiava regolarmente e che digeriva benissimo. Il medico non mi credette e disse di voler essere presente a ciò. E infatti venne, rimase fino a quando fu sicuro che la mamma digeriva senza fatica e manifestò il desiderio di farle fare le analisi. All’ospedale riscontrarono che non vi era più traccia delle malattie precedenti.
I medici, non ancora convinti, le fecero fare nuove radiografie al Dispensario di Ostiglia e con grande meraviglia, il medico che l’aveva già una volta visitata, costatò che il tumore da lui diagnosticato e di cui mi avevano tenuto all’oscuro, non esisteva più. Altre lastre furono fatte a Mantova e anche qui l’esito fu negativo.
La guarigione miracolosa della mamma non ammetteva dubbi.

Bruno Bulgarelli,
Oltre il Gargano.
Diario con Padre Pio, pp. 16-19

Fonte: Papaboys

Come recitare il Rosario

(Dal libro: Padre Pio parla della Madonna)

Il santo dava … suggerimenti per recitare bene questa preghiera.

Chiese una volta ad una figlia spirituale: «Sai come si dice il Rosario?».

E, senza aspettare risposta, continuò: «Si fa un atto di amore, dicendo: “Gesù, ti amo con tutto il cuore”; poi un atto di dolore: “Gesù, mi pento di averti offeso”, quindi si bacia il crocifisso e si dicono il Pater, le 10 Ave Maria, per concludere con il Gloria».

Anche a Lucia Merendino Padre Pio consigliava: «Quando recitate il Rosario dopo il Gloria dite: “Gesù, vi amo e mi pento di avervi offeso”. Con questa giaculatoria fate un atto d’amore e un atto di dolore».

E, prevenendo l’obiezione di chi vede il Rosario come una preghiera ripetitiva, insisteva sulla meditazione del mistero, che cambia ad ogni decina. E precisava ad una figlia spirituale: «L’attenzione deve essere portata, sì, al saluto che rivolgi alla Vergine, ma guardando al mistero che contempli. In tutti i misteri Lei era presente, a tutti partecipò con l’amore e il dolore».

Ad Enedina Mori dà anche qualche suggerimento per poter recuperare la concentrazione, dopo aver pregato a lungo: «Tu, quando ti stanchi, ti riposi, e poi ricomincia un’altra volta».

P. Eusebio Notte ci fa sapere che, quando Padre Pio era a Pietrelcina, a sera si metteva fuori della sua casa su un muretto ed aspettava che i contadini, tornati dalla campagna, cenassero. Poi con essi, quando si era formato un bel gruppetto, recitava il Rosario.

I miracoli di Padre Pio

La signora Cleonice – figlia spirituale di Padre Pio raccontava: – “Durante l’ultima guerra mio nipote fu fatto prigioniero. Non ricevemmo notizie per un anno. Tutti lo credevano morto. I genitori impazzivano dal dolore. Un giorno la madre si butto ai piedi di Padre Pio che stava in confessionale – ditemi se mio figlio è vivo. Io non mi tolgo dai vostri piedi se non me lo dite. – Padre Pio si commosse e con le lacrime che gli rigavano il volto disse – “Alzati e vai tranquilla”. Alcuni giorni dopo, il mio cuore, non potendo sopportare il pianto accorato dei genitori, mi decisi di chiedere al Padre un miracolo, piena di fede gli dissi: – “Padre io scrivo una lettera a mio nipote Giovannino, con il solo nome, non sapendo dove indirizzarla. Voi e il vostro Angelo Custode portatela dove egli si trova. Padre Pio non rispose, scrissi la lettera e la poggiai, la sera, prima di andare a letto, sul comodino. La mattina dopo con mia grande sorpresa, stupore e quasi paura, vidi che la lettera non c’era più. Andai commossa a ringraziare il Padre che mi disse – “Ringrazia la Vergine”. Dopo una quindicina di giorni in famiglia si piangeva di gioia, si ringraziava Dio e Padre Pio: era arrivata la lettera di risposta alla mia missiva da colui che si riteneva morto.

Gesù spiega a padre Pio qual è il vero “potere immenso” nella Chiesa

Padre-Pio---acrillicol-so-tela-cm.-150-x-100---2004---Trinita'-Piacenza

“In uno dei quaderni del diario tenuto durante la prima persecuzione subita a opera di uomini di Chiesa, tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30, il frate di Pietrelcina fa spiegare da Gesù stesso che cosa sia la Messa. Una pagina pubblicata da Francobaldo Chiocci e Luciano Cirri in Padre Pio, storia di una vittima su cui dovrebbero riflettere riformatori e loro tristi epigoni:

«Pensate che il sacerdote che mi chiama tra le Sue mani ha un potere che neanche a Mia Madre concessi; riflettete che se, invece di un sacrestano, servissero il sacerdote i più eccelsi serafini, non sarebbero abbastanza degni di stargli vicino. […] E degno allora starsene alla Messa pensando altro che a Me?

[…] Considerate l’Altare non per quello che lo hanno fatto gli uomini, ma per quello che vale, dato dalla Mia presenza mistica, ma reale. […] Guardate l’Ostia, vedrete Me umiliato per voi; guardate il Calice in cui il Mio Sangue ritorna sulla terra ricco com’è di ogni benedizione. Offritemi, offritemi al Padre, per questo Io torno tra voi. […] Se vi dicessero: “Andiamo in Palestina a conoscere i luoghi santi dove Gesù ha vissuto e dove è morto”, il vostro cuore sussulterebbe, è vero? Eppure l’Altare sul quale Io scendo ora è più della Palestina, perché da questa me ne sono partito venti secoli fa e sull’altare Io ritorno tutti i giorni vivo, vero, reale, sebbene nascosto, ma sono Io, proprio Io che palpito tra le mani del Mio ministro, Io torno a voi, non simbolicamente, oh no, bensì veramente; ve lo dico ancora; veramente […]. Getsemani, Calvario, Altare! Tre luoghi di cui l’ultimo, l’Altare, è la somma del primo e del secondo; sono tre luoghi, ma uno soltanto è Colui che vi troverete.

[…] Portate i vostri cuori sul corporale santo che sorregge il Mio Corpo; tuffatevi in quel Calice divino che contiene il Mio Sangue. È lì che l’Amore stringerà il Creatore, il Redentore, la vostra Vittima ai vostri spiriti; è lì che celebrerete la gloria Mia nell’umiliazione infinita di Me stesso. Venite all’Altare, guardate Me, pensate intensamente a Me […]»”.

(da A. Gnocchi, M. Palmaro, L’ULTIMA MESSA DI P. PIO, pp. 73-74)

Come diventare figli spirituali di Padre Pio

FB_IMG_1448205198252-1

(Fra Modestino da Pietrelcina, Io… testimone del Padre, cap. 14)

Divenire figlio spirituale di Padre Pio è stato sempre un sogno di ogni anima devota che si è avvicinata al Padre e alla sua spiritualità.

Meritare questo titolo ambito era la meta di ognuno giacché Padre Pio, prima di accettare un figlio o una figlia spirituale, voleva in questi constatare una vera conversione di vita e l’inizio di un itinerario ascetico, beneficamente influenzato dalla sua assistenza e dalla sua protezione.

Nell’anno 1956 ero di famiglia presso il convento dei cappuccini di Agnone, una ridente cittadina del Molise, e meditavo sui benefici che potevano lucrare coloro che venivano accettati dal Padre quali suoi figli spirituali. Poi, pensavo con rammarico a tutti quelli che non potevano andare a San Giovanni Rotondo per chiedere a Padre Pio l’adozione spirituale e a quelli, ancor meno fortunati, che si sarebbero avvicinati al Padre dopo il suo transito terreno.

Avrei voluto, invero, che tutti potessero degnamente «vantarsi», anche in futuro, di essere «figli spirituali di Padre Pio».

Questo desiderio si aggiungeva ad un altro che avevo tentato di realizzare fin da quando in me veniva prendendo consistenza la vocazione religiosa: «diffondere la devozione alla Madonna mediante la recita quotidiana del santo Rosario».

In quell’anno, con questi due desideri nel cuore, venni in vacanza a San Giovanni Rotondo per trascorrere alcuni giorni vicino al Padre.

Mentre mi confessavo da lui, in sacrestia, ebbi un’ispirazione e, fattomi animo, dopo l’accusa dei peccati, gli chiesi: «Padre, vorrei formare ad Agnone i suoi figli spirituali».

Padre Pio, pur esprimendo con la dolcezza dei suoi occhi grandi e luminosi l’intuizione del mio desiderio, rispose con indescrivibile tenerezza: «In che consiste ciò che mi chiedi?».

Incoraggiato da quello sguardo, soggiunsi:

«Padre, vorrei assumere, come suoi figli spirituali, tutti coloro che s’impegneranno a recitare ogni giorno una corona di Rosario e a far celebrare di tanto in tanto una santa Messa secondo le sue intenzioni. Posso farlo oppure no?».

Padre Pio, allargando le braccia, alzò gli occhi al cielo ed esclamò: «E io, fra Modestino, posso rinunziare a questo grande beneficio? Fa’ ciò che mi chiedi e io ti assisterò».

Tornato ad Agnone iniziai con entusiasmo la mia nuova missione. Il santo Rosario si diffondeva e la famiglia spirituale di Padre Pio ora cresceva anche tramite la mia povera persona.

Un’altra volta, avvicinai il Padre mentre pregava sul matroneo della chiesa e gli domandai: «Padre, che cosa devo dire ai suoi figli spirituali?».

E lui mi rispose con un tono che faceva trasparire un amore intenso: «Riferisci che io do loro tutto il mio animo, purché siano perseveranti nella preghiera, e nel bene».

Un’altra volta ancora, mentre dal coro lo accompagnavo alla cella, gli chiesi: «Padre, il numero dei suoi figli spirituali è ormai grande! Che devo fare, fermarmi o accoglierne altri?».

E Padre Pio, aprendo le braccia, con un’esclamazione che fece vibrare il mio cuore rispose: «Figlio mio, allarga quanto più puoi, perché sono più beneficati loro davanti a Dio che io stesso».

In occasione degli innumerevoli incontri avuti col Padre, devo dire che avevo sempre richiesto in dono un qualche suo ricordo. Mai, però, il mio desiderio era stato esaudito.

Nei primi giorni del mese di settembre del 1968, mi trovavo a Isernia allorché il Padre affidò ad un mio confratello quest’incarico:

«Di’ a fra Modestino che quando verrà a San Giovanni Rotondo gli darò una bella cosa».

Quando il 20 settembre ci fu il raduno internazionale dei Gruppi di preghiera a San Giovanni Rotondo, corsi da lui.

Dopo aver celebrato la Messa solenne, Padre Pio fu accompagnato sulla veranda. Erano presenti padre Onorato Marcucci e padre Tarcisio da Cervinara. L’abbracciai a lungo. Era profondamente commosso. Tante emozioni, in quel giorno, l’avevano provato duramente. Parlava a stento. Ora, piangeva in silenzio. Ad un tratto mi fece cenno di avvicinarmi. M’inginocchiai vicino. Si tolse delicatamente dal polso l’inseparabile corona e me la depose tra le mani, aperte al dono, con uno sguardo che sembrava dirmi: «Ecco, ti affido il santo Rosario. Divulgalo, diffondilo tra i figli miei».

Era la definitiva ratifica di un mandato, di un incarico meraviglioso.

Oggi, dopo la sua morte, i figli spirituali di Padre Pio non si contano più. Questa grande famiglia si riunisce, idealmente, in spirito, ogni sera alle 21, intorno alla tomba del Padre.

Lì ci sono io, fra Modestino, a guidare la recita del santo Rosario. Tutti coloro che, dalle loro case, si uniranno alla recita della preghiera che il Padre preferiva, dalle ore 21 alle 21.30, e ogni tanto faranno celebrare una santa Messa secondo le intenzioni di Padre Pio, potranno divenire suoi figli spirituali.1

Questo l’assicuro sotto la mia personale responsabilità.

Beneficeranno della continua assistenza del Padre e della mia povera preghiera presso la sua tomba.

Quante corone di Rosario, ormai, s’intrecciano a sera, intorno al sepolcro glorioso di Padre Pio!

Quante grazie la celeste Mammina ottiene ai figli spirituali di Padre Pio, che nel suo nome si uniscono in preghiera da tutte le parti del mondo!

Chi s’impegna a recitare la corona benedetta, ovviamente dovrà ripudiare il peccato e seguire, per quanto gli sarà possibile, l’esempio di Padre Pio. Da questo si riconosceranno i figli spirituali del Padre: saranno uniti dal vincolo della dolce catena che ci lega a Dio (il Rosario); ameranno, pregheranno e soffriranno come ha amato, pregato e sofferto Padre Pio, per il bene della propria anima e per la salvezza dei peccatori.

Le numerosissime telefonate di grazie ricevute, che mi pervengono, testimoniano che Padre Pio, fedele alla sua promessa, protegge in modo tutto particolare i suoi figli spirituali che, alle nove della sera, non mancano all’appuntamento con la Vergine santa, attraverso la recita del suo Rosario.

div_croci

1 Attualmente il Rosario è recitato alle 20.45. Chi non potesse pregarlo a quell’ora può farlo in un altro momento della giornata. Fra Modestino è morto il 14 agosto 2011, vigilia dell’Assunta.

Padre Pio da Pietrelcina

FB_IMG_1452670211006-1

Padre Pio de Pietrelcina
(Francesco Forgione)
23 settembre

Erede spirituale di San Francesco d’Assisi, Padre Pio da Pietrelcina è stato il primo sacerdote a portare impressi sul suo corpo i segni della crocifissione.
Già noto al mondo come il “Frate stigmatizzato”, Padre Pio, al quale il Signore aveva donato particolari carismi, si adoperò con tutte le sue forze per la salvezza delle anime. Le moltissime testimonianze dirette della “santità” del Frate, arrivano sino ai nostri giorni, accompagnate da sentimenti di gratitudine.
Le sue intercessioni provvidenziali presso Dio furono per molti uomini causa di guarigione nel corpo e motivo di rinascita nello Spirito. 

Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione, nacque a Pietrelcina, un piccolo paese del beneventano, il 25 maggio 1887. Venne al mondo in casa di gente povera dove il papà Grazio Forgione e la mamma Maria  padrepio2.jpg (5839 byte)Giuseppa Di Nunzio avevano accolto già altri figli. Fin dalla tenera età Francesco sperimentava in se il desiderio di consacrarsi totalmente a Dio e questo desiderio lo distingueva dai suoi coetanei. Tale “diversità” fu oggetto di osservazione da parte dei suoi parenti e dei suoi amici. Raccontava mamma Peppa – “non commetteva nessuna mancanza, non faceva capricci, ubbidiva sempre a me e a suo padre, ogni mattina ed ogni sera si recava in chiesa a visitare Gesù e la Madonna. Durante il giorno non usciva mai con i compagni. Qualche volta gli dicevo: “Francì esci un pò a giocare. Egli si rifiutava dicendo: “non ci voglio andare perché essi bestemmiano“.
Dal diario di Padre Agostino da San Marco in Lamis, che fu uno dei direttori spirituali di Padre Pio, si venne a sapere che Padre Pio, fin dal 1892, quando aveva solo cinque anni, viveva già le sue prime esperienze carismatiche. Estasi ed apparizioni erano così frequenti che il bambino le riteneva assolutamente normali.

Con il passare del tempo poté realizzarsi quello che per Francesco era il più grande sogno: consacrare totalmente la vita al Signore. Il 6 gennaio 1903, a sedici anni, entrò come chierico nell’Ordine dei Cappuccini e fu ordinato sacerdote nel Duomo di Benevento, il 10 agosto 1910.
Ebbe così inizio la sua vita sacerdotale che a causa della sue precarie condizioni di salute, si svolgerà dapprima in diversi conventi del beneventano, dove fra Pio fu inviato dai suoi superiori per favorirne la guarigione, poi, a partire dal 4 settembre 1916, nel convento di San Giovanni Rotondo, sul Gargano, dove, salvo poche e brevi interruzioni, rimase fino al 23 settembre 1968, giorno della sua nascita al cielo.

In questo lungo periodo, quando eventi di particolare importanza non modificavano la quiete conventuale, Padre Pio dava inizio alla sua giornata svegliandosi prestissimo, molto prima dell’alba, cominciando con la preghiera di preparazione alla Santa Messa. Successivamente scendeva in chiesa per la celebrazione dell’Eucarestia al quale seguivano il lungo ringraziamento e la preghiera sul matroneo davanti a Gesù Sacramentato, infine le lunghissime confessioni.

Uno degli eventi che segnarono profondamente la vita del Padre fu quello verificatosi la mattina del 20 settembre 1918, quando, pregando davanti al Crocifisso del coro della vecchia chiesina, ricevette il dono delle stimmate, visibili; che rimasero aperte, fresche e sanguinanti, per mezzo secolo.
Questo fenomeno straordinario catalizzò, su Padre Pio l’attenzione dei medici, degli studiosi, dei giornalisti ma soprattutto della gente comune che, nel corso di tanti decenni si recò a San Giovanni Rotondo per incontrare il “Santo” frate.

In una lettera a Padre Benedetto, datata 22 ottobre 1918, lo stesso Padre Pio racconta della sua “crocifissione”:
“…cosa dirvi di ciò che mi dimandate del come si è avvenuta la mia crocifissione? Mio Dio che confusione e che umiliazione io provo nel dover manifestare ciò che Tu hai operato in questa tua meschina creatura! Era la mattina del 20 dello scorso mese (settembre) in coro, dopo la celebrazione della Santa Messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono allacompleta privazione del tutto e una posa nella stessa rovina, tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando; mi vidi dinanzi un misterioso personaggio; simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che sperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal giovedì a sera sino al sabato.
Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e per la confusione susseguente che io provo nell’intimo dell’anima. Temo di morire dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore e col ritirare da me questa operazione…
.”

Per anni, quindi, da ogni parte del mondo, i fedeli si recarono da questo sacerdote stigmatizzato, per ottenere la sua potente intercessione presso Dio.
Cinquant’anni vissuti nella preghiera, nell’umiltà, nella sofferenza e nel sacrificio, dove per attuare il suo amore, Padre Pio realizzò due iniziative in due direzioni: una verticale verso Dio, con la costituzione dei “Gruppi di preghiera”, l’altra orizzontale verso i fratelli, con la costruzione di un moderno ospedale: “Casa Sollievo della Sofferenza”.
Nel settembre del 1968 migliaia di devoti e figli spirituali del Padre si radunarono in convegno a San Giovanni Rotondo per commemorare insieme il 50° anniversario delle stigmate e celebrare il quarto convegno internazionale dei Gruppi di Preghiera.
Nessuno avrebbe immaginato invece che alle 2.30 del 23 settembre 1968 avrebbe avuto termine la vita terrena di Padre Pio da Pietrelcina.

Santa Gemma e Padre Pio

1473457238433

 

I due Santi furono quasi contemporanei.

Gemma Galgani ha sette anni quando inizia la sua sconvolgente esperienza con la prima locuzione interiore che trova il suo culmine nel 1899 con i segni della redenzione nel suo corpo.

Francesco Forgione, di nove anni più giovane di Gemma a cinque anni sente il desiderio di essere totalmente di Dio ed inizia a sperimentare i primi fenomeni soprannaturali e durante il suo noviziato (1903 – 1904) sperimenta pienamente la sua esperienza mistica (Gemma era appena morta). La somiglianza tra le sue esperienze con quelle di Gemma lo porta a intuire e riconoscere che Gemma è colei che può aiutarlo a comprendere ciò che sta vivendo nella propria carne.

Come Gemma anche Padre Pio deve lottare con il demone, ha le stesse esperienze celesti fatte di rivelazioni, presenze Angeliche, di Cristo e della Vergine Maria. Vive in seguito la dolorosa esperienza delle stimmate, dapprima invisibili, per quasi otto anni, e poi manifeste e permanenti.

Padre Pio si riconosce pienamente nelle stesse eccezionali esperienze mistiche di Gemma, da lei descritte con un linguaggio disarmante per la sua semplicità e la sceglie come modello infatti in molte sue lettere (circa 50) ci sono frasi ed espressioni tipiche del linguaggio di Santa Gemma tratte dalle sue lettere, diario e scritti.

Che Padre Pio abbia letto gli scritti di Gemma se ne trova la conferma in una sua lettera a padre Benedetto del 2 Maggio 1921. cosi scrive: “Vengo inoltre a chiederle una carità: avrei desiderio di leggere il libretto intitolato Lettere ed estasi della serva di Dio Gemma Galgani, insieme con quell’altro della stessa serva di Dio, che si intitola. L’ora Santa. Sicuro ch’ella trovando giusto questo mio desiderio, me li procurerà. La ossequio e le chiedo la sua benedizione. Il suo fra Pio:”

Santo Padre Pio raccomandava a parecchi dei suoi figli spirituali la devozione a Gemma che chiamava “La Grande Santa” e quando parlava di Lei si commuoveva fino alle lacrime e invitava i devoti visitatori a conoscere questa anima prediletta.

Molto spesso Padre Pio inviava a Lucca diversi pellegrini provenienti dalla Toscana e da alcune Regioni del Nord Italia “Che ci venite a fare qui da me a chiedere grazie? Correte a Lucca che è a voi più vicino, perché la ci sta Santa Gemma, che è una Santona”.

Santa Gemma Galgani e San Padre Pio hanno sparso in tutto il mondo il profumo della loro santità, e noi attoniti non rimane che rivolgere a Dio calorosi lodi di ringraziamento per averci donato delle creature cosi risplendenti di amore e di virtù.

Gesù, l’Uomo-Dio

 

Dagli scritti di Padre Pio:

O quale immensità d’amore racchiude quel cuore!… Sempre, o Gesù mi ha toccato il cuore questo tuo viaggio con i tuoi dal Cenacolo all’Orto, per l’espansione di un amore che si profonde e si fonde con gli amanti suoi per l’espansione di un amore che si avvia per immolarsi per gli altri, per riscattarli dalla schiavitù… Tu sei ora per suggellare questa prova d’amore con l’immolazione della tua vita. (Appendice V, agonia di Gesù nell’orto, Ep. IV, p.893)

Dagli scritti di Padre Pio:

Mio Gesù, come potremo noi attingere forza da te, se ti vediamo così sfinito ed abbattuto?… Gesù, estremamente oppresso, grida al Padre: “ Se è possibile passi da me questo calice”. È il grido della natura che, oppressa, fiduciosa ricorre all’aiuto del cielo…Mio Gesù, qual ne è la ragione perché tu chiedi quello che non vuoi ti sia concesso? Il dolore e l’amore. Ecco il grande segreto. Il dolore che ti opprime, ti porta a chiedere aiuto e conforto; ma l’amore per soddisfare la giustizia divina e ridarci a Dio, ti porta a gridare : “ Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. A questa preghiera il cielo si mantiene duro come di bronzo. (Appendice V, agonia di Gesù nell’orto, Ep. IV, p.898)

Dagli scritti di Padre Pio:

La mia preghiera poi, padre mio, è l’aculeo di dolori e di pene mortali, orribili a ripensarsi…Sento un abbandono di vuoto in me… nulla, il perfetto nulla, fuori dei lampi rarissimi guizzanti di luce incerta, tra le folte tenebre in cui si è immerso, che dicono allo spirito: Dio è nel bene… Mio Bene, dove sei?… Mio Dio, e Dio mio!… Dirti altro non so più: perché mi hai abbandonato? All’infuori di questo abbandono io ignoro, ignoro ogni cosa, persino la vita che io ignoro di vivere. (P. Pio a p. Benedetto, S. Giovanni Rotondo, 4 giugno 1918 ,Ep.I p1029)

Dagli scritti di Padre Pio:

La sua preghiera al Padre ha due motivi: uno per sé, l’altro per noi. Il Padre non lo esaudisce per sé, ma lo vuole morto per noi… Gesù, che niente valga a staccarmi da te, né la vita né la morte. Seguendoti in vita, legato a te appassionato, mi sia dato spirare con te sul Calvario, per ascendere teco nella gloria.(Appendice V, agonia di Gesù nell’orto, Ep. IV, p.898)

Agonia di Gesù nell’orto del Getsemani (dagli scritti di Padre Pio)

Dagli scritti di Padre Pio:

Notte la più orrenda, che non ne sorgerà mai una eguale! … che contrasto, o Gesù, con la bella notte del tuo Natale, quando gli angeli tripudianti annunziarono la pace, cantando gloria. Ed ora parmi che mesti ti fanno corona, tenendosi a rispettosa distanza, come rispettando la suprema angoscia del tuo spirito … Egli priva l’umanità sacrosanta della forza che le conferiva la divinità, sottoponendola a tristezza indefinibile, a debolezza estrema, a mestizia ed abbandoni, a mortale angoscia. Lo spirito suo nuota in esse come in mare sconfinato, che par che ogni istante è per sommergersi. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto, Ep. IV, p. 894)

Dagli scritti di Padre Pio:

Vede egli per prima Giuda, discepolo suo, tanto da lui amato, che lo vende per sole poche monete, che è per appressarsi all’Orto per tradirlo e consegnarlo in mano dei nemici. Lui! … l’amico, il discepolo che poco innanzi aveva satollato delle sue      carni … prostrato dinanzi a lui gli aveva lavati i piedi e stretti al suo cuore, li aveva con fraterna tenerezza baciati, come se a forza di amore volesse distoglierlo dall’empio e sacrilego proposito o almeno che, commesso l’insano delitto, rientrato in sé, rammentandosi delle tante prove d’amore, si fosse pentito e salvato. Ma no, egli si perde e Gesù piange la sua volontaria perdita. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto Ep.IV p.894)

Dagli scritti di Padre Pio:

Si vede legato, trascinato dai suoi nemici per le vie di Gerusalemme, per quelle stesse vie ove pochi giorni innanzi era passato trionfalmente acclamato quale Messia … Si vede dinanzi ai Pontefici percosso, dichiarato da essi reo di morte. Lui, l’autore della vita, si vede condotto da un tribunale all’altro in presenza di giudici che lo condannano. Vede il popolo suo, da lui tanto amato e beneficato, che l’insulta, lo maltratta e con urli infernali, con fischi e schiamazzi ne chiede la morte e la morte di croce. Ne ascolta le ingiuste accuse. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto Ep.IV p.895)

Dagli scritti di Padre Pio:

Vede l’abbandono del Padre, la desolazione della Madre appiè della croce. In ultimo la morte ignominiosa, fra due ladri: uno che lo riconosce e lo confessa quale Dio e si salva; l’altro che lo bestemmia e l’insulta e muore disperato … o Gesù, che sii sempre e da tutti benedetto e ringraziato per tanti tuoi abbassamenti ed umiliazioni con cui ci hai ridonato Dio ed a lui ci hai unito in un amplesso di santo amore. (Appendice V, Agonia di Gesù nell’Orto Ep.IV p.895, p.897)