Archivio | dicembre 2016

L’Imitazione di Cristo

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Capitolo VII

GUARDARSI DALLE VANE SPERANZE
E FUGGIRE LA SUPERBIA

Chi mette la sua fiducia negli uomini e nelle altre creature è un insensato. Non ti rincresca di star sottoposto ad altri, per amore di Gesù Cristo, e di sembrare un poveretto, in questo mondo. Non appoggiarti alle tue forze, ma salda la tua speranza in Dio: se farai tutto quanto sta in te, Iddio aderirà al tuo buon volere. Non confidare nel sapere tuo o nella capacità di un uomo purchessia, ma piuttosto nella grazia di Dio, che sostiene gli umili e atterra i presuntuosi. Non vantarti delle ricchezze, se ne hai, e neppure delle potenti amicizie; il tuo vanto sia in Dio, che concede ogni cosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa. Non gonfiarti per la prestanza e la bellezza del tuo corpo; alla minima malattia esse si guastano e si deturpano. Non compiacerti di te stesso, a causa della tua abilità e della tua intelligenza, affinché tu non spiaccia a Dio, a cui appartiene tutto ciò che di buono hai sortito dalla natura. Non crederti migliore di altri, affinché, per avventura, tu non sia ritenuto peggiore dinanzi a Dio, che ben conosce quello che c’è in ogni uomo (cfr. Gv 2,25). Non insuperbire per le tue opere buone, perché il giudizio degli uomini è diverso da quello di Dio, cui spesso non piace ciò che piace agli uomini. Anche se hai qualcosa di buono, pensa che altri abbia di meglio, cosicché tu mantenga l’umiltà. Nulla di male se ti metti al di sotto di tutti gli altri; molto male è invece se tu ti metti al di sopra di una sola persona. Nell’umile è pace indefettibile; nel cuore del superbo sono, invece, continua smania e inquietudine.

Preghiera di benedizione dei luoghi dove si vive o si lavora.

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Signore, Gesù Cristo, santifica, Ti preghiamo,
questa casa per mezzo della nostra fiduciosa preghiera.

Effondi su di essa le tue benedizioni e l’abbondanza della tua pace.

Giunga ad essa la salvezza, come giunse alla
casa di Zaccheo quando Tu vi entrasti.

Incarica i tuoi Angeli di custodirla e proteggerla,
allontanando da essa ogni potere del maligno.

Concedici che tutti quelli che abitano qui
ti siano graditi per le loro opere virtuose,
così da meritare, quando giunga il tempo da te stabilito,
di venire accolti nella tua dimora celeste.

Amen

Atto di affidamento a San Michele Arcangelo

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Principe nobilissimo delle angeliche Gerarchie, valoroso guerriero dell’Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, Arcangelo San Michele, desiderando io di essere nel numero dei tuoi devoti, a te oggi mi offro e mi dono.

Pongo me stesso, il mio lavoro, la mia famiglia, gli amici e quanto mi appartiene sotto la tua vigile protezione.

E’ piccola la mia offerta essendo io un misero peccatore, ma tu gradisci l’affetto del mio cuore.

Ricordati che se da quest’oggi sono sotto il tuo patrocinio tu devi assistermi in tutta la mia vita.

Procurami il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro salvatore Gesù, la mia dolce Madre Maria, e tutti gli uomini miei fratelli amati dal Padre e redenti dal Figlio.

Impetrami quegli aiuti che sono necessari per arrivare alla corona della gloria.

Difendimi sempre dai nemici dell’anima mia specialmente nell’ultimo istante delle mia vita.

Vieni in quell’ora, o glorioso Arcangelo, assistimi nella lotta e respingi lontano da me, negli abissi d’inferno, quell’angelo prevaricatore e superbo che prostrasti nel combattimento in Cielo.

Presentami, allora, al trono di Dio per cantare con te, Arcangelo San Michele, e con tutti gli Angeli lode, onore e gloria a Colui che regna nei secoli eterni.

Amen.

Preghiera per vincere le nostre paure

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Gesù, ti presento tutte le mie paure: la paura di essere rifiutato da Dio, la paura nei confronti degli altri, la paura di certi luoghi e animali, la paura dinanzi al futuro e a situazioni difficili, la paura di dare una brutta impressione di me stesso.

Ti presento tutte le mie insicurezze, i miei dubbi, le mie incertezze, il disprezzo che a volte sento di me stesso e della mia vita. Per queste paure e insicurezze mi sento come in mezzo a una tempesta. Tu hai detto agli apostoli sul lago di Galilea in tempesta: “Coraggio, sono Io, non temete!”. Dillo anche a me e nel mio cuore si placheranno le onde furiose dell’insicurezza e della paura.

Liberami da ogni dubbio e incertezza irragionevole, da ogni disprezzo di me stesso e della vita.

Sii Tu il mio coraggio, la mia sicurezza, il mio punto d’appoggio, la mia forza di vivere e di agire. Infondi in me il tuo Spirito Santo che è Spirito di potenza e di libertà.

Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

Consacrazione alla Divina Misericordia

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Dio, Padre Misericordioso, che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio Tuo Gesù Cristo, e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore, Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo. Chinati su di noi peccatori, risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male, fa’ che tutti gli abitanti della terra sperimentino la Tua Misericordia, affinché in Te, Dio Uno e Trino, trovino sempre la fonte della speranza. Eterno Padre, per la dolorosa Passione e la Resurrezione del Tuo Figlio, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen.

(San Giovanni Paolo II)

Preghiera per le famiglie

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Dio, dal quale proviene ogni paternità

in cielo e in terra, Padre, che sei amore e vita,

fa che ogni famiglia umana sulla terra diventi,

mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, “nato da donna”,

e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità,

un vero santuario della vita e dell’amore

per le generazioni che sempre si rinnovano.

Fa’ che la tua grazia guidi i pensieri e le opere

dei coniugi verso il bene delle loro famiglie 

e di tutte le famiglie del mondo.

Fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia

un forte sostegno per la loro umanità

e la loro crescita nella verità e nell’amore.

Fa’ che l’amore, rafforzato dalla grazia del 

sacramento del matrimonio, si dimostri più forte

di ogni debolezza e di ogni crisi,

attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.

Fa’ infine, te lo chiediamo per intercessione

della Sacra Famiglia di Nazareth,

che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra

possa compiere fruttuosamente la sua missione

nella famiglia e mediante la famiglia.

 Tu che sei la Vita, la Verità e l’Amore,

nell’unità del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen. 

(San Giovanni Paolo II)

Preghiera a Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

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Cara piccola Teresa del Bambino Gesù, grande Santa del puro amor di Dio, vengo oggi a confidarti il mio ardente desiderio. Sì, molto umile vengo a sollecitare la tua potente intercessione per la grazia seguente…
(esprimerla).

Poco tempo prima di morire, hai chiesto a Dio di poter trascorrere il tuo Cielo facendo del bene sulla terra. Hai anche promesso di spandere su di noi, i piccoli, una pioggia di rose. Il Signore ha esaudito la tua preghiera: migliaia di pellegrini lo testimoniano a Lisieux e nel mondo intero. Forte di questa certezza che tu non rigetti i piccoli e gli afflitti, vengo con fiducia a sollecitare il tuo aiuto. Intercedi per me presso il tuo Sposo Crocifisso e glorioso. Digli il mio desiderio. Egli ti ascolterà, perché tu non gli hai mai rifiutato nulla sulla terra.

Piccola Teresa, vittima d’amore per il Signore, patrona delle missioni, modello delle anime semplici e confidenti, mi rivolgo a te come una grande sorella molto potente e amorevolissima. Ottienimi la grazia che ti chiedo, se questa è la volontà di Dio. Sii benedetta, piccola Teresa, per tutto il bene che ci hai fatto e ti auguri di prodigarci ancora fino alla fine dei mondo.
Sì, sii mille volte benedetta e ringraziata di farci così toccare in qualche modo la bontà e la misericordia dei nostro Dio! Amen.

Diario di Santa Gemma Galgani

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4 Agosto, Sabato

Mirabile apparizione di Maria SS.ma Addolorata.

Eccomi a Sabato: è il giorno a me destinato per vedere la Mamma mia, ma che dovrò sperare?

Infine son giunta anche a stasera. Mi metto per recitate la corona dei Dolori; sul primo mi ero abbandonata, vale a dire ero rimessa al volere di Dio, di passare anche quel Sabato senza vedere la Madonna dei Dolori; ma [a] Gesù gli bastò l’offerta del sacrifizio e mi contentò. Non so a che punto della corona, mi sentii raccogliere internamente; al raccoglimento, come sempre, successe ben presto che mi andò via il capo, e senza avvedermene mi trovai dinanzi (a me mi parve) alla Madonna dei Dolori.

Al primo vederla, mi fece un po’ di paura; feci di tutto per assicurarmi se veramente era la Mamma di Gesù: mi dette ogni segno per accertarmi. Dopo qualche momento, mi sentii tutta contenta; ma fu tanta la commozione che mi prese nel vedermi così piccola davanti a Lei, e tanta la contentezza, che non potei pronunziare parola, altro che ripetuamente il nome di mamma.

Lei mi guardava fissa fissa, rideva , si avvicinò per accarezzarmi, e mi diceva che mi calmassi. Ma sì, la conentezza e la commozione mi crescevano, e Lei forse temendo che mi facesse male (come altre volte mi è accaduto; anzi una volta, e non l’ho anche notato, per la gran consolazione che provai nel rivedere Gesù, il cuore mi cominciò a batere con tanta forza, che fui costretta, per ordine del proprio Confessore, a mettermi in quel punto una fascia strinta strinta), mi lasciò, dicendomi che mi andassi a riposare. Obbedii prontamente: in un secondo fui a letto e non tardò a venire; allora mi quietai.

Bisogna ancora che dica, che al primo veder queste cose, queste figure (che certamente potrei essere ingannata), mi sento presa subito da paura; alla paura succede ben presto la gioia. In ogni modo che sia questo, è ciò che provo io. Gli parlai di alcune mie cose, la principale però fu quella che mi conducesse con Lei in Paradiso; questa più volte gliela dissi. Mi rispose: «Figlia, devi ancora soffrire». «Soffrirò lassù – volevo dire -, in Paradiso». «E no, – soggiungeva – in Paradiso non si soffre più; ma ti condurrò ben presto», mi diceva.
Era presso al letto, era tanto bella, non potevo saziarmi di contemplarla. Le raccomandai il mio peccatore; allora sorrise: fu buon segno… Le raccomandai ancora parecchie persone a me tanto care, in particolare quelle con le quali ho un grosso dovere di riconoscenza. E questo dovevo farlo ancora per ordine del Confessore, che l’ultima volta mi pregò di raccomandarle caldamente a M. SS. dei Dolori, dicendoi che io non posso far niente per esse, ma la Madonna supplisca per me, conceda loro ogni grazia.

Temevo che da un momento all’altro mi lasciasse, e per questo la chiamavo più volte, e dicevo che mi conducesse con Lei. La sua presenza mi fece dimenticare il mio protettore Confratel Gabriele. Gli chiesi di Lui, come mai non l’aveva portato; mi disse: «Perché Confratel Gabriele esige da te obbedienza più esatta». Aveva da dirmi una cosa per P. Germano; a quest’ultime parole non mi rispose.

Mentre parlavamo insieme, che mi teneva sempre per la mano, me la lasciò; io non volevo che andasse, ero quasi per piangere, e allora mi disse: «Figlia mia, ora basta; Gesù vuole questo sacrifizio da te, per ora conviene che ti lasci». Le sue parole mi misero in quiete; risposi tranquillamente: «Ebbene, il sacrifizio è fatto». Mi lasciò. Chi potrebbe descrivere al minuto quanto sia bella, quanto cara la Madre Celeste? No, non vi è paragone al certo. Quando avrò la fortuna di rivederla di nuovo?

Diario di Santa Gemma Galgani

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3 Agosto, Venerdì

Preparata da Gesù, sostiene una battaglia col demonio; l’Angelo corre in suo soccorso.

Oggi ho un po’ dormito, poi mi sono sentita racogliere internamente; dopo il raccoglimento mi sono sentita andar via il capo: ero con Gesù. Come ero contenta! Ho sofferto, sì, tanto nel capo; mi sono un po’ lamentata, perché mi lascia sola. L’ho pregato ancora di farmi sapere di M. M. T. [= Madre Maria Teresa] quando sarà in Cielo. Mi ha detto: «Non anche; soffre sempre». Gli ho raccomandato il mio povero peccatore, e ha dato la benedizione a tutti i membri del S. Collegio e mi ha lasciata contenta.

Stasera sentivo di non potermi raccogliere; ho fatto le poche preghiere vocali della sera e sono andata a letto. Per dire il vero, prevedevo un po’ di burrasca, perché Gesù mi aveva avvisata già qualche giorno fa, dicendomi: «Ancora un’ultima battaglia il nemico ti tenterà, ma sarà l’ultima, perché ora è assai». Non potei fare a meno di ringraziarlo della forza che mi aveva sempre data, e lo pregai che mi volesse darla anche nell’ultimo momento, vale a dire ieri sera .

Andai a letto, si sa bene, coll’intenzione di dormire; il sonno non tardò a venire, e mi comparve quasi subito un omino piccino piccino e nudo, ma coperto tutto di pelo nero. Che spaento! Mi posò le mani sul letto, credevo [io] che volesse picchiarmi.. «No no, – disse – non ti posso picchiare, non aver paura», e nel dire così, si era allungato per farmi cose sudicie.

Chiamai Gesù in aiuto, ma non venne; non per questo mi lasciò: dopo invocato il suo nome, mi sentii subito libera, ma fu tutto ad un tratto.
Altre volte avevo chiamato Gesù, ma mai fu pronto come ieri sera. Averlo veduto il demonio dopo: quanto si arrabbiò! S’avvoltolava per terra, bestemmiava; fece infine un ultimo sforzo per riuscire a portarmi via il Crocifisso che avevo con me, ma ricadde subito indietro.

Quanto fu buono ieri sera Gesù con me! Il diavolo, dopo quell’ultimo sforzo, si voltò verso di me, si scoprì tutto, ma io avevo già chiusi gli occhi. Lo chiamai sudicio e mi rispose che già che non aveva potuto far nulla, voleva tormentarmi tutta la notte. «No», gli dissi; chiamai l’Angelo Custode, aprì le sue ali, si posò accanto a me, mi benedì e berliffo scappò. Sia ringraziato Gesù.

Stamattina poi ho saputo che nel momento che il diavolo montò sulle furie, mi era stato posto addosso lo scapolare di M. SS. dei Dolori, e allora ho capito che quando fece per togliermi da dosso la roba, non poteva essere altro che quello. Sia ringraziata pure la mia Mamma Addolorata .

Tredicina a Sant’Antonio

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Fratelli carissimi, presentiamo a Gesù le nostre suppliche, affinché, per l’intercessione di sant’Antonio, effonda su di noi la sua misericordia.
1. O Signore, che hai reso sant’Antonio apostolo del Vangelo, concedici, per la sua intercessione, una fede forte e umile e fa’ che la nostra vita sia coerente con il Credo che professiamo.

Gloria al Padre…

2. O Dio onnipotente, che hai reso sant’Antonio costruttore di pace e di fraterna carità, guarda alle vittime della violenza e della guerra, e fa’ che in questo mondo sconvolto e pieno di tensioni possiamo essere coraggiosi testimoni della non-violenza, della promozione umana e della pace.

Gloria al Padre…

3. O Dio, che hai concesso a sant’Antonio il dono delle guarigioni e dei miracoli, concedici la salute dell’anima e del corpo. Dona serenità e conforto a quanti si raccomandano alle nostre preghiere e rendici disponibili al servizio verso i malati, gli anziani, gli infelici.

Gloria al Padre…

4. O Signore, che hai fatto di sant’Antonio un infaticabile predicatore del Vangelo sulle strade degli uomini, proteggi, nella tua paterna misericordia, i viandanti, i profughi, gli emigrati, tieni lontano da loro ogni pericolo e guida i loro passi sulla via della pace.

Gloria al Padre…

5. O Dio onnipotente, che hai concesso a sant’Antonio di ricongiungere anche le membra staccate dal corpo, riunisci tutti i cristiani nella tua Chiesa una e santa e fa’ che vivano il mistero dell’unità, così da essere un cuor solo e un’anima sola.

Gloria al Padre…

6. O Signore Gesù, che hai reso sant’Antonio grande maestro di vita spirituale, fa’ che possiamo rinnovare la nostra vita secondo gli insegnamenti del Vangelo e delle beatitudini, e rendici promotori di vita spirituale per i nostri fratelli.

Gloria al Padre…

7. O Gesù, che hai dato a sant’Antonio la grazia incomparabile di stringerti, come bambino, tra le sue braccia, benedici i nostri figli e fa’ che crescano buoni, sani e vivano nel santo timor di Dio.

Gloria al Padre…

8. O Gesù misericordioso, che hai dato a sant’Antonio sapienza e doni per guidare le anime alla santità per mezzo della predicazione e del sacro ministero, fa’ che ci accostiamo con umiltà e fede al sacramento della riconciliazione, grande dono del tuo amore per noi.

Gloria al Padre…

9. O Spirito Santo, che in sant’Antonio hai dato alla Chiesa e al mondo un grande maestro della sacra dottrina, fa’ che tutti coloro che sono al servizio dell’informazione sentano la loro grande responsabilità e servano la verità nella carità e nel rispetto della persona umana.

Gloria al Padre…

10. O Signore, che sei il padrone della messe, per intercessione di sant’Antonio manda molti e degni religiosi e sacerdoti nel tuo campo, riempili del tuo amore e ricolmali di zelo e di generosità.

Gloria al Padre…

11. O Gesù che hai chiamato il papa a essere pastore universale, sommo sacerdote e annunziatore di verità e di pace, per intercessione di sant’Antonio, sostienilo e confortalo nella sua missione.

Gloria al Padre…

12. O Dio-Trinità, che hai dato a sant’Antonio la grazia di conoscere, amare e glorificare la Vergine Maria, madre di Gesù e madre nostra, concedi a noi di accostarci sempre fiduciosi al suo cuore di madre, per poter meglio servire, amare e glorificare te, che sei l’Amore.

Gloria al Padre…

13. O Signore, che hai concesso a sant’Antonio di andare incontro a sorella morte con animo sereno, orienta la nostra vita a te; assisti i moribondi, dona la pace eterna alle anime dei nostri fratelli defunti.

Gloria al Padre…

L’Imitazione di Cristo

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Capitolo VI

GLI SREGOLATI MOTI DELL’ANIMA

Ogni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l’avaro non hanno mai requie; invece il povero e l’umile di cuore godono della pienezza della pace. Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza. Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava. Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell’uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.

L’Imitazione di Cristo

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Capitolo V

LA LETTURA DEI LIBRI DI DEVOZIONE

Nei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l’utilità spirituale, piuttosto che l’eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, “invece la verità del Signore resta per sempre” (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, “senza tener conto delle persone” (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.

L’Imitazione di Cristo

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Capitolo IV

LA PONDERATEZZA NELL’AGIRE

Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d’animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all’ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell’agire e, d’altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all’orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l’uomo l’uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.

Lourdes: La storia

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L’alba dell’ 11 febbraio 1858 annuncia un giorno di freddo e di nebbia. Presso la famiglia Soubirous ci si sveglia lentamente, in una casa piccola e malsana, che in tempi non lontani è servita come succursale della prigione di Tarbes. Da allora viene chiamata il “Cachot” (gattabuia). Adesso è lì che il comune alloggia gli indigenti.

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La mamma è già in piedi ed all’opera vicino al focolare. Bernadette la vede, ombra immensa o furtiva davanti alle fiamme, e la sente dire a bassa voce: “Nou y pas mes legna” – Non c’è più legna. “Bera gracia dou boun Dieu” – Che bella grazia del buon Dio, dice allora Bernadette tra sé e sé. Per andare a cercare della legna sulle rive del fiume Gave, potrà finalmente uscire da quella stanza maleodorante, dove soffoca a causa dell’asma e dove tutta la famiglia dorme alla rinfusa.

Prima almeno, laggiù al mulino, il mulino di Boly, dove aveva vissuto per dieci anni, si poteva respirare meglio e non c’era da far quadrare continuamente i conti. Perfino a Bartrès le cose andavano meglio da questo punto di vista. il mulino di bolyÈ vero, però, che c’era dell’altro: i lavori della fattoria che non finivano mai, la solitudine quando montava la guardia alle pecore, e soprattutto il continuo malumore della padrona, che avendo avuto molte disgrazie, non riusciva a sopportare di vedere qualcuno felice. Era lei stessa ad essersi incaricata d’insegnare il catechismo a Bernadette, la sera al lume di candela, ma non aveva per nulla pazienza e, sbattendo regolarmente il libro davanti alla faccia dell’alunna, le gridava: “Ben ben nou seras james que un pepia” – Via, Via, sarai sempre un’allocca. Per la nostra povera bimba imparare il catechismo era un percorso impossibile, quasi un incubo…Di fatto, il soggiorno a Bartrès non era stato di grande utilità e a Lourdes, dov’era tornata, si era punto e a capo. I sacerdoti della parrocchia erano inflessibili: niente catechismo, niente comunione!

Una cosa meravigliosa
Il sole è ormai alto. “Coraggio, bisogna scendere verso il Gave per andare a cerca di legna”. Per Bernadette è una festa, ma la mamma è preoccupata: “Bernadette, prenderai freddo, mettiti il cappuccio”.
Bernadette prende il cappuccio, ed eccola scendere giù per la stradina con la sorella Toniette e Jeanne Abadie, una vicina di casa, e arrivare, quasi senza accorgersene e senza averlo propriamente scelto, davanti alla grotta di Massabielle (la vecchia roccia). Lì c’è un canale, una specie di ruscello che ne impedisce l’accesso. Toniette e Jeanne l’attraversano saltando e gridando che l’acqua è gelida. Bernadette resta indietro, ha paura di prendere freddo. – “Aiutatemi a gettare dei sassi nell’acqua perché possa passare”.

la grotta al tempo delle apparizioni
– “Colpo di fulmine, passa come abbiamo fatto noi!” – le risponde Jeanne.
È a questo punto che succede una cosa meravigliosa: “Dopo un colpo di vento – racconta Bernadette – ho visto qualcosa di bianco, simile ad una piccola ragazza. Ho tentato di fare il segno della croce, ma non sono riuscita: la mano mi si era appesantita. Poi è stata la ragazza a far il segno della croce e allora anche io sono riuscita”. Per Bernadette l’essenziale è questo: “Una piccola ragazza, non più grande di me, bella più di tutto, che mi sorride”. L’essenziale del messaggio di Lourdes è questo sorriso di Dio, è Dio che ama per primo. E questa ragazza, che noi sappiamo essere l’Immacolata, ne è testimone e segno in mezzo a noi.

Un appuntamento
Per sette apparizioni, su diciotto, mentre intorno alla veggente la gente si muove, si innervosisce, si agita e a volte addirittura si irrita, la ragazza della grotta non farà altro che rassicurare Bernadette, familiarizzare con lei e sorriderle. Le farà anche alcune confidenze che Bernadette conserverà fino alla fine.
I primi tre incontri sono senza dubbio i più pittoreschi. Dopo quell’ 11 di febbraio, i genitori di Bernadette vogliono impedirle di tornare alla grotta, ma finiranno col lasciarsi convincere e le permetteranno di scendere due volte a Massabielle: una con una banda di mocciose scapigliate, che furono ben presto vinte dalla paura; un’altra con una certa signora Milhet, persona che si diceva degna e piena di meriti e che di tanto in tanto offriva del lavoro a Louise, la mamma di Bernadette. Ed è appunto quel 18 febbraio che, per la prima volta, colei che Bernadette chiama “Aquero”, “quella lì”, la piccola ragazza di luce, le parlerà con voce “soave e dolce”, teneramente.La signora Milhet ha chiesto a Bernadette di presentare all’apparizione carta e penna perché ci iscriva la sua identità e i suoi desideri. Bernadette l’ha fatto. Tuttavia ecco che la ragazza della roccia risponde sorridendo (ridendo, dice addirittura Bernadette): “Quanto ho da dire non è necessario metterlo per iscritto. L’essenziale delle relazioni che Dio desidera avere con gli uomini non è prima di tutto un affare di scrittura, ma un cuore a cuore con Lui. bernadette soubirousDopo di ciò “Aquero” dirà: “Vuole farmi la grazia di venire quì per quindici giorni?” Parole straordinarie per dolcezza e delicatezza finanche nella loro sonorità. Mi ha dato del “lei”, diceva Bernadette, a cui nessuno mai s’era rivolto in questo modo. Dio non ci parla dall’alto e in maniera altisonante, ma ci dà un appuntamento con grande tenerezza e immenso rispetto.Dopo il “si” di Bernadette, “Aquero” dirà ancora: “Non prometto di renderla felice in questo mondo ma nell’altro”. Questa frase ci dice che Dio persevera ed è fedele alle promesse. Ci afferma che il cielo esiste. Fino all’ottava apparizione, la ragazza della roccia non dirà altro che questo a Bernadette, in un atmosfera di tenerezza, di gioia e di complicità.

 

Qualcosa di strano

Ma ecco che il 24 febbraio, nel corso dell’ottava apparizione, “Aquero” pronuncia una parola nuova, che ripeterà per molti giorni: “Penitenza”. E aggiunge: “Preghi Dio per i peccatori”, chiedendo il giorno successivo a Bernadette di baciare la terra per i peccatori, di mangiare l’erba e infine di bere l’acqua piena di fango, che sgorga dal fondo della grotta, e di lavarsi con essa.
È importante notare come queste parole arrivino al momento giusto. Non vengono prima ma dopo la rivelazione dell’amore. A Lourdes, come nel vangelo, Dio non ci dice “convertitevi e vi amerò”, ma “vi amo, convertitevi”. Ciò che rende triste la signora di Massabielle, e con lei Bernadette, è di vedere come Dio spesso ci ami senza nessun risultato. Sta qui il mistero dell’amore, simboleggiato dall’acqua che sgorga dal fondo della grotta, acqua sporca che Bernadette berrà e con la quale si laverà, col rischio di apparire matta, e che diverrà acqua che disseta, purifica e guarisce.

Costruire la comunità
E gli altri?
Mentre la veggente andava in estasi, raggiante alla presenza dell’amica celeste, cosa facevano le altre persone di Lourdes, che dietro di lei si appassionavano e discutevano, pieni gli uni di ammirazione gli altri di disprezzo, curiosi questi devoti quelli? Bernadette sembrava non preoccuparsene affatto. Certo, prima e dopo le apparizioni, li ritrovava dicendo loro che la signora era felice di vederli, che sorrideva pure a loro, ma non faceva nulla per attirarli o per impartire lezioni e passava indifferente in mezzo alla folla, fermandosi appena talvolta per una miseria più grande della sua.
La signora di Massabielle aveva, però, ancora ben altre intenzioni e ben altri progetti. Nel corso della tredicesima apparizione, il 2 marzo 1858, chiederà alla piccola messaggera “di andare a dire ai sacerdoti che si costruisca quì una cappella e che si venga in processione”. Cosa?! Una cappella! Una processione! A Massabielle, luogo selvaggio e malfamato! Per don Peyramale, il parroco, era delirio puro: don peyramalesentiva già le risa dei signori del Caffè Francais. Ma un giorno, malgrado tutto, il parroco si lascerà quasi intenerire dall’ingenua messaggera della ragazza di Massabielle e prometterà la costruzione della cappella, purché l’ipotetica apparizione sveli il suo nome. E’ quanto avverrà il 25 marzo 1858: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Si tratta della firma e di nuovo dell’essenziale del messaggio. “Io sono l’Immacolata Concezione”: la cosa del cielo, la piccola ragazza di luce ha detto il suo nome. E’ colei che, in mezzo agli uomini, è il segno che Dio li ama, prima ancora che lo riconoscano e soprattutto che lo meritino. S. Giovanni lo dice chiaramente: Dio ci ha amati per primo. E’ questa fede, questa speranza, questo amore che cercano a Lourdes, condotti dalla Vergine Maria a Gesù, i poveri, gli ammalati, i peccatori. Ed è qui che sentono che non c’è povertà peggiore, peggiore malattia della povertà e della malattia di non amare.

A Nevers
Dopo le apparizioni una folla sempre più numerosa giunge al Cachot, dove Bernadette vive ancora con la sua famiglia. Per allontanarla da tale invadenza, il parroco la fa entrare dalle suore quale pensionante (15 luglio 1860). Qui frequenta la scuola, è incaricata di alcuni lavori casalinghi ed accudisce i malati per i quali dimostra grande affetto. Cresce normalmente e, come tutti i ragazzi della sua età è golosa e persino civettuola. Si interroga, tuttavia, in merito al suo futuro. Aquero infatti non le aveva detto nulla di ciò che avrebbe dovuto fare. Tocca a lei trovare la sua strada. Allora lei cerca, ascolta, guarda: la sua scelta sarà veramente libera. poco a poco, nel segreto, pensa alla vita consacrata. Nel 1864 prende la sua decisione e chiede di diventare suora nella Congregazione che la ospita. Perché? “Perché mi ci sento bene, perché nessun mai mi ci ha forzato e perché amo i poveri”. Il suo desiderio è ora quello di vivere nascosta, dimenticata. Talvolta, invece ha l’impressione di essere messa in mostra “come un animale alla fiera”. Il 4 luglio 1866, può finalmente partire per il convento di Nevers. Non tornerà mai più a Lourdes.
Èun’altra parte della vita di Bernadette, importante quanto la prima: 13 anni di vita religiosa trascorsi nel servizio e nella preghiera, come aveva imparato alla Grotta: “Ciò che conta è amare”. Non perché aveva visto la Vergine, Bernadette doveva farsi suora. Ha semplicemente scoperto che Dio è straordinario, che attira come una luce, che brucia come un fuoco (17^ apparizione del 7 aprile, detta del “miracolo del cero”). Ma come vivere ogni giorno? Sono stati necessari sei anni (dal 1858 al 1864) per poter rispondere a questa domanda. L’8 luglio 1866, nella grande sala delle riunioni del Convento di San Gildard a Nevers, divenuta oggi una cappella, davanti a 300 suore della comunità, Bernadette con un cappuccio bianco, racconta le apparizioni per l’ultima volta. Qui per tredici anni, al servizio di Dio e delle sue sorelle, Bernadette vive in profondità il messaggio di preghiera e di conversione che Maria le ha affidato a Massabielle.Spesso va a pregare davanti alla statua di Nostra Signora delle Acque: “Si trova in fondo al giardino in una specie di grotta, ha qualcosa della bellezza che ho visto”. Sono giorni fatti di semplicità, intessuti di servizio e amore, ma toccati spesso dalla malattia. Svolge i suoi compiti di infermiera con disponibilità, delicatezza, generosità: “Non vivrò un solo istante senza amare”. bernadette a neversMa la malattia continua a colpire: asma, emottisi, tumore osseo al ginocchio. L’11 dicembre 1878 è definitivamente costretta a letto: “Sono macinata come un chicco di grano”. Tormentata da una prova spirituale interiore, vivrà la sua passione sotto i grandi veli, che definisce la sua bianca cappella. E resterà fedele. All’età di 35 anni, il 16 aprile 1879, mercoledì di Pasqua, alle 3 del pomeriggio i suoi grandi occhi scuri che hanno visto Maria si chiudono per sempre.