Archivio | maggio 2016

Offerta della giornata

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Dio, ti offro tutte le azioni che farò oggi,

nelle intenzioni e per la gloria del Sacro Cuore di Gesù;

voglio santificare i battiti del mio cuore,

i miei pensieri e le mie opere più semplici

unendoli ai suoi meriti infiniti,

e riparare le mie colpe gettandole

nella fornace del suo amore misericordioso.

O mio Dio! Ti domando per me e per coloro che mi sono cari

la grazia di compiere perfettamente

la tua santa volontà,

di accettare per tuo amore le gioie e le pene di questa vita passeggera

affinché siamo un giorno riuniti nei Cieli per tutta l’eternità.

Così sia.

Perché ti amo Maria

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(Testo di Santa Teresa di Gesù Bambino) 

 

Oh sì vorrei cantar, Maria, perché ti amo
perché il tuo nome mi fa trasalire il cuor.
ed il pensare alla grandezza tua suprema
non potrà mai destar timore nel mio cuor.

1. Se io contemplassi la tua divina gloria,
che supera il chiaror di tutti i tuoi eletti,
di essere tua figlia io non ci crederei,
Maria, davanti a te, lo sguardo abbasserei.

2. Perché un bimbo possa amare la sua mamma
bisogna che lei pianga con lui il suo dolor.
O cara madre mia, hai pianto tante volte
sulla riva straniera, per attirarmi a te.

3. Leggendo nel vangelo la vita tua, Maria,
mi posso avvicinar, guardare verso te.
Il credermi tua figlia difficile non è,
perché soffrir ti vedo, mortale come me.

4. Un angelo celeste ti offre d’esser madre
di un Dio che in eterno e sempre regnerà.
Ti vedo preferire, Maria che mistero,
il tuo gran tesoro, la tua verginità.

5. Capisco che ancor più del suo paradiso
sia cara al Signor l’anima tua divina;
capisco anche bene che questa dolce valle
può contener Gesù, oceano d’amor.

6. Piccina come sono, o cara madre mia,
accolgo, come Te, in me l’onnipotente;
la mia debolezza neppure mi spaventa,
se al bimbo appartiene, o madre il tuo tesoro.

7. La tua bimba sono, o cara madre mia,
le tue virtù, il tuo amor non sono forse miei.
E quando nel mio cuor discende l’ostia santa
il dolce agnello crede di riposare in te

La misericordia divina nella mia anima – Il diario di Santa Faustina Kowalska

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IL DIARIO, scritto in forma di memorie, è stato scritto da Santa Faustina negli ultimi quattro anni della sua vita.
In esso è rivelata la profondità della vita spirituale e la comunione della sua anima con Dio.

Scarica qui gratis il Diario di suor Faustina Kowalska ➡ diario-della-divina-misericordia

Come dialogare con il Padre

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Quando vorrò trovanti ti cercherò sempre nel silenzio del mio cuore (Santa Gemma).

«Ed ecco che, d’un tratto, sei divenuto qualcuno». Queste parole di Claudel al momento della sua conversione potrebbero ugualmente convenire alla pre-ghiera cristiana. Spesso ti domandi che cosa si debba dire o fare durante l’orazione e metti in opera tutte le risorse della tua persona: ma tutto ciò non esprime l’intimo di te stesso. La preghiera è innanzi tutto un’esperienza di essere e di presenza. Quando incontri un amico, sei, s’intende, interessato a quanto dice, pensa o fa, ma la tua vera gioia è di essere là, davanti a lui e di sperimentare la sua presenza. Più l’intimità con lui sarà completa, più le parole diventeranno inutili o persine d’impaccio. Ogni amicizia che non ha conosciuto questa esperienza di silenzio è incompleta e lascia insoddisfatti. Lacordaire diceva: «Beati due amici che sanno amarsi abbastanza da poter tacere insieme».

In fondo, l’amicizia è il lungo apprendistato di due esseri che si rendono familiari reciprocamente. Vogliono lasciare l’anonimato dell’esistenza per divenire unici, l’uno per l’altro: «Se tu mi addomestichi, avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo. Io sarò per te unico al mondo». Improvvisamente ti accorgi che l’altro è divenuto qualcuno per te e che la sua presenza ti appaga al di là di ogni espressione.

La parabola dell’amicizia può aiutarti a capire un poco il mistero della preghiera. Finché non sei stato sedotto dal volto di Dio, la preghiera è ancora in te qualche cosa di esteriore, è imposta dal di fuori, ma non è quel faccia a faccia nel quale Dio è divenuto qualcuno per te.

La via della preghiera sarà aperta per te il giorno nel quale farai realmente l’esperienza della presenza di Dio. Ti posso descrivere l’itinerario di questa esperienza, ma al termine della descrizione sarai ancora alla soglia del mistero. Non potrai esservi ammesso che per grazia e senza alcun merito da parte tua.

Non puoi ridurre la presenza di Dio a uno «stare lì», a uno stare di fronte fatto di curiosità, di giustapposizioni, di asservimento o di necessità: essa è una comunione, ossia un uscire da te verso l’altro. Una condivisione, una «Pasqua», un passaggio di due «io», nell’intimo di un «noi», che è insieme dono e accoglienza.

La presenza a Dio suppone dunque una morte a te stesso, nella pretesa che ti spinge senza tregua a porre le mani sulle persone del tuo ambiente, per appropriartene. Accedere alla vera presenza di Dio, è fare una breccia nel tuo io, è aprire una finestra su Dio, di cui lo sguardo è l’espressione più significativa. E tu sai bene che, in Dio, guardare è amare (san Giovanni della Croce, Cantico Spirituale, 33,4). Nell’orazione, lasciati sedurre da questa presenza, poiché tu sei stato «scelto per essere santo e immacolato al suo cospetto nella carità» (Ef 1, 4). Che tu ne abbia coscienza o no, questa vita alla presenza di Dio è reale, è dell’ordine della fede. è un esistere l’uno per l’altro, un faccia a faccia reciproco nell’amore. Le parole diventano allora sempre più rare: a cosa serve ricordare a Dio quello che già sa, se ti vede nell’intimo e ti ama? La preghiera è vivere intensamente questa presenza, e non pensarla o immaginarla. Quando lo crederà opportuno, il Signore te la farà sperimentare al di là di ogni parola, e tutto quello che potrai allora dirne o scriverne, ti sembrerà insignificante o ridicolo.

Ogni dialogo con Dio suppone sullo sfondo questo scenario della presenza. Dal momento che ti sei stabilito in profondità in questo faccia a faccia in cui guardi Dio gli occhi negli occhi, puoi servirti di qualsiasi altro registro nell’orazione: se è in accordo con questa nota principale e fondamentale, tu sei veramente in preghiera. Ma puoi anche intravedere questa presenza a Dio con tre ottiche differenti, che ti fanno penetrare sempre di più nello spessore di questa realtà. Essere presente a Dio è essere davanti a lui, con lui e in lui. Sai bene che in Dio non vi è né di fuori né di dentro, ma un solo essere sempre in atto; da un punto di vista umano si può vedere questo atteggiamento sotto varie angolature. Non dimenticare mai che se tu puoi dialogare con Dio è perché egli ha voluto dialogare con te. Il triplice atteggiamento dell’uomo corrisponde dunque a un triplice volto di Dio nella Bibbia: il Dio del dialogo è il Santo, l’Amico e l’Ospite.  (Jean Lafrance)

La pioggia di rose

Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

Teresa Martin nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873. È battezzata due giorni più tardi nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendo i nomi di Maria Francesca Teresa. I suoi genitori sono Louis Martin e Zélie Guérin. Dopo la morte della madre, avvenuta il 28 agosto 1877, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux.

Verso la fine del 1879 si accosta per la prima volta al sacramento della penitenza. Nel giorno di Pentecoste del 1883 ha la singolare grazia della guarigione da una grave malattia, per l’intercessione di nostra Signora delle Vittorie. Educata dalle Benedettine di Lisieux, riceve la prima comunione l’8 maggio 1884, dopo una intensa preparazione, coronata da una singolare esperienza della grazia dell’unione intima con Cristo. Poche settimane più tardi, il 14 giugno dello stesso anno, riceve il sacramento della cresima, con viva consapevolezza di ciò che comporta il dono dello Spirito Santo nella personale partecipazione alla grazia della Pentecoste.

Desiderosa di abbracciare la vita contemplativa, come le sue sorelle Paolina e Maria nel Carmelo di Lisieux, ma impedita per la sua giovane età, durante un pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitato la Santa Casa di Loreto e i luoghi della Città Eterna, nell’udienza concessa dal Papa ai fedeli della diocesi di Lisieux, il 20 novembre 1887, con filiale audacia chiede a Leone XIII di poter entrare nel Carmelo all’età di 15 anni.

Il 9 aprile del 1888 entra nel Carmelo di Lisieux ove il 10 gennaio dell’anno seguente riceve l’abito dell’Ordine della Vergine ed emette la sua professione religiosa l’8 settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria.

Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione, tracciato dalla Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà, nell’adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati. Illuminata dalla Parola di Dio, provata in modo particolare dalla malattia del suo amatissimo padre, Louis Martin, che muore il 29 luglio del 1894, si incammina verso la santità, ispirata dalla lettura del Vangelo, insistendo sulla centralità dell’amore. Teresa ci ha lasciato nei suoi manoscritti autobiografici non solo i ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, ma anche il ritratto della sua anima e le sue esperienze più intime. Scopre e comunica alle novizie affidate alla sue cure la piccola via dell’infanzia spirituale; riceve come dono speciale di accompagnare con il sacrificio e la preghiera due « fratelli missionari». Penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e, attirata dall’amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé, incontro allo Sposo divino.

Il 9 giugno del 1895, nella festa della Santissima Trinità, si offre vittima di olocausto all’Amore misericordioso di Dio. Nel frattempo redige il primo manoscritto autobiografico, che consegna a Madre Agnese di Gesù nella sua festa, il 21 gennaio 1896.

Pochi mesi più tardi, il 3 aprile, durante la notte fra il giovedì ed il venerdì santo, ha una prima manifestazione della malattia che la condurrà alla morte e che Lei accoglie come la misteriosa visita dello Sposo divino. Nello stesso tempo entra nella prova della fede che durerà fino alla sua morte e della quale offrirà una sconvolgente testimonianza nei suoi scritti. Durante il mese di settembre conclude il Manoscritto B, che costituisce una stupenda illustrazione della piena maturità della Santa, specialmente mediante la scoperta della sua vocazione nel cuore della Chiesa.

Mentre peggiora la sua salute e continua il tempo della prova, nel mese di giugno inizia il Manoscritto C, dedicato alla Madre Maria di Gonzaga; nuove grazie la conducono ad una più alta perfezione ed ella scopre nuove luci sull’estensione del suo messaggio nella Chiesa a vantaggio delle anime che seguiranno la sua via. L’8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria. Le sue sorelle ed altre religiose raccolgono le sue parole, mentre i dolori e le prove, sopportati con pazienza, si intensificano fino a culminare con la morte, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897. «Io non muoio, entro nella vita», aveva scritto al suo fratello spirituale missionario don Bellier. Le sue ultime parole « Dio mio, io ti amo » sono il sigillo della sua esistenza, che all’età di 24 anni si spegne sulla terra per entrare, secondo il suo desiderio, in una nuova fase di presenza apostolica in favore delle anime, nella comunione dei Santi, per spargere una pioggia di rose sul mondo.

Fu canonizzata da Pio XI il 17 maggio 1925 e dallo stesso Papa proclamata Patrona universale delle missioni, insieme a San Francesco Saverio, il 14 dicembre 1927.

La sua dottrina ed il suo esempio di santità sono stati recepiti da ogni ceto di fedeli di questo secolo con un grande entusiasmo, anche fuori della Chiesa cattolica e del cristianesimo.

Molte Conferenze Episcopali in occasione del Centenario della sua morte hanno chiesto al Papa che fosse proclamata Dottore della Chiesa, per la solidità della sua sapienza spirituale, ispirata al Vangelo, per l’originalità delle sue intuizioni teologiche, nelle quali risplende la sua eminente dottrina, per l’universalità della recezione del suo messaggio spirituale accolto in tutto il mondo e diffuso con la traduzione delle sue opere in una cinquantina di lingue diverse.

Accogliendo questi desideri, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha voluto che fosse studiata la convenienza di dichiarare Teresa di Lisieux Dottore della Chiesa universale dalla competente Congregazione delle Cause dei Santi, con il voto della Congregazione per la Dottrina della Fede per quanto riguarda la sua eminente dottrina.

Il 24 agosto 1997, al momento della preghiera dell’« Angelus », alla presenza di centinaia di Vescovi e davanti ad una sterminata folla di giovani di tutto l’orbe, radunata a Parigi per la XII Giornata Mondiale della Gioventù, Giovanni Paolo II ha annunziato il suo proposito di proclamare Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto Dottore della Chiesa universale, il 19 ottobre 1997, nella Domenica in cui si celebra la Giornata Mondiale delle Missioni.

La Santa degli impossibili

Santa Rita

I suoi paesi nel 1400.

Roccaporena: un centinaio di abitanti in poche case grigi e, basse, serrate fra monti scoscesi, la cui ombra le copre per la maggior parte del giorno. Da una gola senza luce precipita un torrentaccio che non di rado diguazza negli orti e fra le case, e che si butta nel Corno, fiumicello or grigio or bianco fra alte file di pioppi. Sono contadini o pastori o taglialegna, ma i giovani sentono aria nuova e vanno a cercare altrove un pane più comodo, anche se, spesso, meno pulito. A Cascia vanno in groppa al muli per i sentieri del fondovalle, ma solo nella buona stagione, perché bisogna guadare molte volte il Corno stretto fra i greppi; oppure per sentieri che s’inerpicano fra i boschi per scorrere poi sull’altipiano.

Cascia: appartiene allo Stato Pontificio e non dista molto dal confine col Regno di Napoli. Digradante dalla cima di un colle, è tutta raccolta fra le Sue mura, nella fierezza delle sue memorie, e gode ancora una certa indipendenza, ma fino a poche decine d’anni prima era repubblica indipendente, dominava quaranta castelli e avevi il diritto di pace e di guerra. Ha sei Conventi di frati, cinque monasteri, tre collegiate di Canonici, due Vescovi, dei quali uno Agostiniano.

I suoi tempi. Stati e staterelli, principi e signorotti in continua guerre. Dappertutto un profondo rimescolìo di desideri di libertà, di riforma e dl novità. Ghibellini, guelfi, bianchi, neri, partigiani del Papa o dei Re stranieri o dei Principi di casa; e poi vassalli, mercenari, servi della gleba. Sete di dominio e di ricchezza. L’odio e le rivalltà dividono le città, i paesi, le famiglie, fin su nei villaggi e nei casolari. S’è persa come un vano canto di rosignuolo l’invocazione del Petrarca  “I’ vo gridando: Pace, pace, pace!..” Ma sui monti fioriscono anche romitori di pre-ghiera e di penitenza; nelle città e nei paesi pregano e lavorano monache e religiosi, predicatori infaticabili, riformatori santi. Il santo è di casa: parafulmine di ogni contrada, paciere di ogni contesa, salvatore della società. Umbria santa!

I suoi genitori. Antonio Mancini e Amata Ferri. Sono i  pacieri. del villaggio: la loro parola di pace riesce a comporre i dissidi tra le famiglie, riesce a smorzare le passioni partigiane fomentate dai contatti con le città. Lavorano un orticello intorno alla casa, un pezzo di terra sul pendìo del monte e curano un paio di caprette. Poca roba, molto amore e una lunga malinconia: dopo tanti anni di matrimonio nessuno che li chiami: papà, mamma.. Ogni giorno s’inginocchiano davanti alle immagini di S. Agostino, rinato alla madre dopo lunghi pianti, di S. Giovanni Battista e di S. Nicola da Tolentino, donati ai genitori molto avanti negli anni. Sulla faccia di Amata si moltiplicano le rughe e le mani di Antonio si fanno sem-pre più dure e più stanche. Ma anche sulla terra brulla, anche sulle rocce nascono i fiori. Anche nella casa di Antonio, Dio fa nascere un fiore: Rita. E’ l’anno 1381.

Il primo dono. Antonio e Amata lavorano nel campo. Nell’aria primaverile che addolcisce i prati, le api volano di primula in primula persuase dai nettare; volano nella boccuccia di Rita, il fiore più bello che sorride all’ombra d’un vecchio rovere. Germano, un falciatore che passa tamponandosi una larga ferita al braccio, non può sapere che quelle api bianche vivranno ancora, dopo cinque secoli, nei muri del monastero di S. Maria Maddalena. Le scaccia, chiama Antonio, poi grida spaventato: Miracolo!.. La ferita s’è improvvisamene chiusa. E’ il primo dono, e a un umile contadino.

Il primo incontro. La Comunione: il sole e il fiore, Gesù e l’anima: vicendevole offerta d’amore, veri sponsali che generano luminosi frutti di vita; la prima, unica, non interrotta offerta del cuore, dei dolori, dei sogni: sia fatta la tua volontà. La piccola Rita apre nel tetto della sua casa un pezzo di cielo dove i suoi occhi, e, più, il suo cuore trovano spazio e silenzio per pregare, per contemplare quelle immagini celesti di cui le parla, nelle sere d’inverno, il romito agostiniano che scende spesso dal suo romitorio montano per predicare l’amore e la pace. Dopo trent’anni Rita salirà lo ‘scoglio’, un’alta rupe scoscesa e solitaria fasciata di arbusti e di licheni a pochi passi dal villaggio, per non avere nessun ostacolo materiale alla sua preghiera, per un istintivo desiderio di solitudine e di silenzio.

Sia fatta la tua volontà. Come tutti i giovani, anche Rita custodisce nel cuore un sogno: il Chiostro. Non è paura dell’uomo, ma rinuncia all’amore dell’uomo per l’amore più grande. Non è insensibilità ai bisogni dei suoi vecchi genitori: la sua fede nella Provvidenza supera i calcoli della previdenza umana. Ma Dio vuole da lei il sacrificio. I giovanotti di Roccaporena pensano che una sposa migliore non è neppure immaginabile. Paolo di Ferdinando, un giovane focoso e violento, ma anche generoso come tutti gli impulsivi, sebbene abbia visto Rita scantonare quando ha tentato di fermarla per fare quattro chiacchiere, riesce a convincere con i suoi modi sbrigativi la titubanza di Antonio e Amata e a ottenere il  “si” di Rita. Guardando i fatti singoli, viene da chiedersi:  E la Provvidenza?, perché noi sappiamo appena un poco dell’ieri, pochissimo dell’oggi e nulla del domani. Chi ha fede e fiducia dona i suoi sospiri e i suoi timori a chi possiede in un unico pensiero l’ieri, l’oggi e il domani e non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. (Manzoni). Matrimonio senza amore? Nel senso puramente umano, forse si; ma chi accetta la volontà di Dio nulla accoglie o sopporta senza amore: un amore più forte e più sicuro di qualunque sentimento istintivo o ispirato da motivi umani. Rita fidanzata, Rita alla cerirnonia nuzlale: il Sacramento suggella l’unione indissolubile.

Il suo sposo. Paolo di Ferdinando non è un uomo di casa, non ama la tranquillità del focolare domestico, non accetta le responsabilità di uomo sposato. Il temperamento focoso, le compagnie, le avventure partigiane gli impediscono di comprendere la moglie, inaspriscono le sue abitudini alla violenza e alla vendetta. In casa tutto lo irrita, tutto è mal fatto, ogni pretesto è sufficiente per rimbrottare e picchiare la moglie. Neppure la nascita di due figli riesce a cambiare durevol-mente la sua vita scapestrata. Ma che cosa è l’amore se non dono senza interesse? Che cosa è se non preghiera e azione benigna per chi si ama? Rita è martire dell’amore indissolubile il suo martirio è la salvezza dello sposo. Egli sente una sempre minor soddisfazione a sfogare la sua ira sulla moglie che non si ribella, che non si vendica, che piange, ma da sola, che insegna ai figli il rispetto e l’amore al padre, che tutti i giorni lo ama con la stessa tenacità. Ma una fredda sera d’inverno, aul sentiero che passa sotto la cupa torre di Collegiacone, dove dormono avvinazzati i mercenari, Paolo viene pugnalato. Rita, con l’aiuto di buone persone, riesce a portarsi sul pauroso luogo del delitto, accompagnata dai suoi figliuoli spaventati. Paolo è agonizzante e si spegne, con uno sguardo supplichevole, al fioco lume delle lanterne. La povera donna rimane sgomenta per l’indicibile dolore, moltiplicato dalla pietosa visione dei flgliuoli; ma è il dubbio della. salvezza eterna del marito che le porta il maggior lutto nel cuore: quante lacrime su quella croce! Quante penitenze, quante preghiere!

I suoi figli. Giangiacomo e Paolo Maria, due orfani col temperamento del padre: nelle loro pupille il sangue raggrumato dell’ucciso, già idolo dei loro sogni battaglieri. Nei loro cuore la più triste delle tentazioni: la vendetta. Essi si ribellano quando la mamma, nella preghiere della sera, aggiunge un’invocazione di perdono per gli assassini del loro padre. Svanisce nel loro cuore l’ideale dl bontà, di carità di perdono nel quale il ha cresciuti. L’amore è sacrificio dei propri affetti, è immedesimarsi in chi si ama; è sostituire chi si ama nei suoi bisogni spirituali: Rita offre a Dio i suoi figli, prima che l’istinto della vendetta armi le loro mani innocenti e il delitto perda le loro anime. Giangiacomo e Paolo Maria, colpiti da un morbo improvviso, si spengono serenamente riconquistati dall’amore materno.

Come Gesù. Il fiore dell’alpe dopo la tempesta: più lindo, più luminoso se ha resistito ai venti e alle acque. Così l’anima sotto la croce. Rita ha preso la sua e ha seguito Gesù: senza riposo, senza soddisfazioni. Come Gesù è rimasta nascosta nella sua umile casa pregando e lavorando; come Gesù ha detto:  Passi da me questo calice amaro, ma sia fatta la tua volontà; come Gesù ha perdonato agli uccisori del marito; come Gesù ha detto: che vale guadagnare anche tutto il mondo se si perde l’anima? Come Gesù ha sernpre fatto la volontà di Dio. Come Gesù va a pregare sul monte nel silen-zio e nella solitudine, più vicina ai cielo, mentre nella sua casa non è rimasto che l’inutile verso dell’assiuolo. In questo suo salire c’è il desiderio della luce, il desiderio di lasciare la mundana e trista foce. Nel vivo silenzio dei monti il vento porta la voce dei campanili di Cascia: è la stessa voce dei primi anni.

” Picchiate…” A Cascia prosperano cinque monasteri e Rita va umilmente a bussare al monastero di S. Maria Maddalena, delle Suore Agostiniane. Ma non c’è posto per le donne che portano il segno del mondo: il fiore toccato dall’uomo, il fiore che ha resistito alle bufere dell’alpe non può fiorire accanto ai vergini fiori dei giardini, dai petali freschi e profumati. Per tre volte la vedova va a bussare alla stessa porta, ma la regola è inflessibile. Perchè non si rivolge a un altro monastero? No, le api bianche sono volate dopo il paziente e lungo lavoro nei prati, alla quiete del monastero di S. Maria Maddalena, miracolose staffette di un’umile regina.

“… E vi sarà aperto”. Sullo scoglio spira un alito dl vento che muove la luna posata sul cespugli e ondula il lieve mormorio del torrente, di cui si scorge, qua e là nella valle, l’irrequieta lucentezza. Gli occhi di Rita, prima vividi nel trasporto della preghiera vocale, sono come spenti. Non vede più le cime chiarite dalla luna nè le poche stelle all’orizzonte. Tutto il panorama è mutato in una visione inte-riore: sfondo poetico al suo atto d’amore, così intenso da toglierle il senso del  peso fisico. In questa specie dl visione, la pallida luce lunare diventa luminosa e poi viva per la presenza di tre lucenti figure e per una voce soavissima: . Vieni, Rita…. Sono S. Giovanni Battista, S. Agostino, S. Nicola da Tolentino, i tre santi al quali Antonio e Amata avevano elevato le loro suppliche. E’ un attimo: tutto si concentra in una fiam-mella pallida e tremula che appena vince il buio intorno a sè, appena scopre il grigiore di una parete e un discreto profumo di fiori freschi. Le Suore al mattino trovano Rita nel coro, nella profonda letizia del ringraziamento. Gesù ha trapiantato il fiore delle tempesta nel suo giardino: in volo, come le api bianche.

Suora. Eccola a trentasei anni, vedova da poco più d’un anno, sola da pochi mesi, con le stigmate del dolore nel corpo e nell’anima, sposa esemplare, madre eroica, eccola a ricominciare: è novizia e deve ubbidire come e più delle sue giovani consorelle; sbriga i lavori più umili; soddisfa anche i più piccoli e strani ordini della superiora. Eccola inaffiare per lunghe settimane un pezzo di legno piantato disinvoltamente dalla superiora nel cortile. Tutte le suore possono vedere la loro consorella attingere l’acqua dal pozzo e versarla intorno allo sterpo. Ma che cosa è più facile a Dio: dare la forza a una giovane di sopportare la rottura dei suoi sogni, a una sposa di sopportare il marito incomprensivo e violento e di perdonare agli assassini di lui, a una madre di chiedere il sacrificio dei figli, o dar vita a un pezzo di legno inaffiato dall’ubbidienza e dall’umiltà di una suora? E Dio fa germogliare anche il pezzo di legno e una meravigliosa vite ornerà per secoli i vecchi muri di S. Maria Maddalena.

Il grande dono. L’amore è irresistibile come la morte; l’amore porta all’immedesimazione con chi si ama, col prossimo e con Dio. Dio amò tanto il mondo da mandare il Figlio suo Unigenito.. Rita ama tanto il prossimo da immedesimarsi in lui: nei suoi dolori e nei suoi bisogni. Ama tanto Gesù da desiderare la partecipazione alla sua Passione. La notte del giovedì santo del 1442, dopo aver ascoltato nella cattedrale di Cascia (allora non vigeva la clausura stretta) l’infuocata predica del P. Giacomo della Marca, mentre nel romitorio del Monastero è inginocchiata davanti all’immagine del Crocifisso, una spina le perfora violentemente la fronte. Dono d’amore, supplizio d’amore. La ferita giunge a suppurazione ed esala un continuo, nauseante fetore che costringe Rita alla solitudine di un dolore indicibile. Così per quindici anni, fino alla morte.

A Roma. Anno Santo 1450. L’anno di grazia chiama alla Città di Pietro innumerevoli schiere di cattolici da ogni parte del mondo. Anche le monache di Cascia, anche Rita. Ha 69 anni e solo un miracolo ha convinto la superiora a concederle il permesso di partire con le consorelle: la piaga è, superficialmente, scomparsa, e non apparirà che dopo il ritorno. ll viaggio é lungo; le monache si sfamano presso qualche casolare dell’Agro e camminano pregando e cantando per lunghe giornate, consolate dalla fede dei Magi. Roma: il Papa, i martiri, le basiliche, le catacombe: visioni che commuovono profondamente l’umile cuore di Rita; visioni della Gerusalemme terrestre preludio di quelle della Gerusalemme celeste. E poi ancora il misero giaciglio di Cascia, ancora mesi e anni nella solitudine, nel dolore continuo, progressivo per la ferita che i medici non sanno nè possono curare perché è ferita d’amore.

Ritorno a Roccaporena. Una mattina dell’ultimo inverno della sua vita, a una parente venuta a trovarla, Rita esprime il desiderio di avere una rosa e due fichi del suo orticello di Roccaporena. La povera donna riprende addolorata il sentiero, osservando melanconicamente la neve che copre quasi tutti i pendii e il fondovalle. Ma nell’orticello di Rita sopra la neve è fiorita una splendida rosa e dal gran fico pendono due grossi fioroni maturi. Desiderio di cose semplici, come frate Francesco:  Laudato si’, mi’ Signore per tucte tue creature.. Pace con tutto il passato: i dolori della sposa e della madre sono profumo e miele.

In patria. 22 maggio 1457, la morte serena, confortata da visioni celestiali; liberazione dal dolore, sublimazione dell’amore. Le campane suonano a festa, da sole, e tutto il popolo accorre per vedere e toccare il corpo della santa. Anche Cecco Barbari, un bravo falegname che aveva lavorato per il Monastero prima che una paralisi gli immobilizzasse un braccio. desidererebbe ardentemente di poter fare la cassa funebre, ma purtroppo… Anche il falegname Cecco Barbari, come il falciatore Germano, si trova improvvisamente guarito e potrà preparare non una ma due casse. Il tempo si è fermato davanti al corpo di S. Rita: da cinque secoli è incorrotto e non raramente emana un profumo soavissimo; talvolta, benedizione o ammonimento, si muove.

I suoi devoti. La Chiesa la dichiara Santa nel 1900, ma la devozione del popolo comincia dal 1457. Il notaio Domenico d’Angrio autenticò i primi undici miracoli ottenuti per l’intercessione di S. Rita dal 25 maggio al 18 giugno 1457 (Moretti). Nei secoli successivi la devozione a S. Rita si estese a tutta l’ltalia, all’Europa, alle Ame-riche. a tutto il mondo. Il popolo l’ha definita  la Santa degli impossibili. Leone XIII: la perla dell’Umbria. Quali sono i motivi dl questa univer-sale devozione per una santa di cinque secoli fa, di umilissime origini, analfabeta, lontana da ogni attività rumorosa, ignorata dalla storia e perfino dalle cronache dei suoi tempi? I miracoli, certamente, la splendida pioggia di rose; ma anche la sua vita, anzi le sue vite: di fanciulla, di sposa, di madre, di suora. Il suo modo di vivere la vita: compietamente, senza rimpianti, senza tenten-namenti, anche nelle ore più dure. Le sue sofferenze che hanno segnato tutti gli aspetti della sua vita. E’ la vicinanza al nostro vivere quotidiano, alle nostre croci tanto simili alle sue, al nostro misero andare tra il male fisico e morale, al nostro desiderio di purificazione. E’ il suo amore, l’atto ininterrotto che ha costruito la sua dolorosa scala di ascesa, che ha santificato e valorizzato tutte le sue azioni. S. Rita ha compreso quanto sia vero e bello ciò che ha detto il grande cuore di S. Agostino: Ama e fa’ ciò che vuoi. Ti doni la Provvidenza gioie o dolori, salute o malattia, ti conceda di raggiungere i tuoi sogni più belli o ti sbarri la strada con la vocazione alla sofferenza, ti accompagni a gente buona o cattiva, ti apra le porte alle grandi responsabilità o ti chiuda in un umile, insignificante lavoro, ama, e tutto diventerà luminoso e santo, per te e per il tuo prossimo.

 

Una ragazza di buona famiglia

Santa Gemma Galgani

Le origini

Gemma è nata martedì, 12 marzo 1878 (alle ore diciotto e trenta), dal dottor Enrico Galgani e da Aurelia Landi, quinta di otto figli, nella frazione di Borgo Nuovo, comune di Capànnori, parrocchia di Camiglìano, diocesi di Lucca. Questa la scheda anagrafica redatta nei suoi primi dettagli burocratici.

C’è da aggiungere che il giorno seguente la neonata viene battezzata da don Pietro Quilici, parroco di San Michele a Camigliano, e riceve i nomi di Gemma, Umberta, Pia. Della piccola, don Olivo Dinelli, parroco di Gragnano, ebbe a dire: «Le gemme sono in paradiso. Speriamo che anche questa bambina sia una Gemma di paradiso».

Ma Gemma resta pochissimo a Camigliano, che oggi porta anche il suo nome. Nell’aprile successivo, infatti, la famiglia Galgani si trasferisce a Lucca (via de’ Borghi), perché i bambini abbiano una adeguata educazione. Enrico Galgani esercitava la professione di farmacista.

All’età di due anni Gemma comincia a frequentare l’asiloscuola delle sorelle Vallini, in piazza San Francesco.

«Fui costretta a rispondere di sì»

Il 26 maggio 1885, nella chiesa di San Michele in Foro, monsignor Nicola Ghilardi, arcivescovo di Lucca, somministra a Gemma la cresima. Durante la messa, « a un tratto », racconterà più tardi Gemma, «una voce al cuore mi disse: “Mi vuoi dare a me la mamma? Me la dai volentieri?”. Fui costretta a rispondere di sì ». Mamma Aurelia morirà nel settembre dell’anno successivo. La piccola Gemma entra precocemente nella scuola del dolore.

Nel 1887, il 17 giugno, festa del Sacro Cuore, Gemma si accosta per la prima volta alla mensa eucaristica, nella cappella delle Oblate dello Spirito Santo. Si era preparata a questo importante appuntamento con un lungo ritiro presso le stesse suore chiamate anche Zitine. è profondamente colpita dal racconto della Passione di Gesù, fattole da suor Camilla Vagliensi. Il suo confessore è monsignor Giovanni Volpi, che dal 1897 sarà vescovo ausiliare di Lucca.

A scuola

Dal 1889 al 1893 Gemma frequenta regolarmente la scuola delle Zitine. Fra le altre, ha per maestra la beata Elena Guerra, fondatrice dello stesso istituto religioso. Interrotti per motivi di salute gli studi formali, nei quali riusciva egregiamente, frequenta le scuole notturne della dottrina cristiana, conseguendo un anno la medaglia d’argento e l’anno successivo il diploma e la medaglia d’oro (madrina la contessa Guinigi).

La prova del dolore

Un altro grande dolore fu per la giovane la morte del fratello Gìno, seminarista, avvenuta nel 1894, ad appena diciotto anni. La famiglia, l’anno precedente, si era trasferita in via Streghi 6. Gemma soffre acutamente per la morte del fratello. Tra il ’95 e il ’97 altro trasloco: la famiglia si trasferisce in via San Giorgio 10.

Durante il 1895 e l’anno seguente, Gemma riceve varie ispirazioni a seguire con più impegno e decisione la via della croce, itinerario di ogni autentico discepolo di Cristo. «In me», scriverà nell’Autobiografia, «sentivo crescere una brama di amare tanto Gesù crocifisso, e insieme a questo una brama di patire e aiutare Gesù nei suoi dolori».

Per la prima volta le appare un angelo, che in seguito riconosce come il suo angelo custode: le ricorda quali sono i veri monili «che abbellano una sposa di un Re crocifisso», ossia le spine e la croce.

Nel 1896, per una incidentale carie ossea, Gemma subisce una grave operazione al piede, affrontata per necessità senza anestesia. Il coraggio dimostrato dalla ragazza in questa occasione stupisce i chirurghi.

Collabora all’asilo tenuto dalle sorelle Baccheretti (tra piazza Scalpellini e corte Compagni). Nel Natale di quest’anno, consultato monsignor Volpi, fa il voto di castità.

Nel 1897 (11 novembre) muore, ad appena cinquantasette anni, per tumore alla gola, il dottor Enrico Galgani. Lascia la famiglia in un gravissimo frangente finanziario. Gemma prova che cosa siano la miseria e l’emarginazione sociale. Abitava ancora in via San Giorgio. Sia la farmacia paterna sia la casa vengono poste sotto sequestro. I creditori sequestrano tutto di casa Galgani. «Mi misero le mani in tasca», confidò Gemma a Cecilia Giannini anni dopo, « e mi levarono quei cinque o sei soldi che avevo ».

Anche per aiutare la famiglia, lavora nella scuola di taglio delle signorine Sbaraglia, in via Nuova. Il 12 novembre viene accolta a Camaiore dalla zia paterna, Carolina Galgani, che insieme con il marito Domenico Lencioni gestiva un negozio di mercerie, e dà una mano in negozio.

« Tutta di Gesù »

Siamo nel 1898. Gemma ha vent’anni. Viene chiesta in sposa da diversi giovani. Rifiuta perfino l’idea, perché sente di essere «tutta di Gesù». Per questo, per eludere qualsiasi richiesta, da Camaiore ritorna a Lucca, nonostante i gravi disagi familiari. Abita in via del Biscione 13 (l’attuale via Santa Gemma Galgani). L’8 dicembre dello stesso anno fa il voto di verginità. Sente sempre più forte la vocazione alla vita religiosa claustrale. Ai familiari risponde decisa: «Voglio essere tutta di Gesù».

La malattia

Nell’inverno 1898 – 1899 la giovane si ammala di osteite alle vertebre lombari e di otite mastoidea. Riceve il viatico, ma le appare san Gabriele dell’Addolorata, passionista, che la chiama con affetto «sorella mia! ». Ispirata dal giovane santo passionista non ancora canonizzato, invoca la beata Margherita Maria Alacoque e il 2 marzo, vigilia del primo venerdì del mese, guarisce istantaneamente. In aprile, contemplando il Crocifisso, vuole «patire qualcosa per lui, vedendo che aveva patito tanto per me». Nel maggio resta qualche settimana nel monastero delle Visitandine. Ma non vi viene accolta.

Seguono mesi di profonda vita mistica. L’8 giugno 1899 (è l’ottava del Corpus Domini e vigilia della festa del Sacro Cuore) riceve la «grandissima grazia» delle stimmate, in via del Biscione. L’arcano fenomeno si ripeterà periodicamente ogni giovedì dalle ore venti fino alle quindici del venerdì successivo. Le stimmate si manifesteranno quasi tutti i giorni negli anni 19011903, sia di giorno che di notte. Gemma pensa seriamente a entrare in una comunità religiosa, ma le difficoltà sono enormi. Deve abbandonare definitivamente il progetto di adesione alla comunità delle Visitandine di Lucca.

La missione popolare per l’Anno Santo 1900

Nel 1899, fine giugno primi di luglio, Gemma conosce per la prima volta i missionari passionisti al termine della missione popolare predicata con grande frutto in San Martino in preparazione alla celebrazione dell’Anno Santo 1900. In realtà, le erano già noti per celeste cognizione tramite le apparizioni di san Gabriele dell’Addolorata. «Un’affezione speciale mi prese per essi», scriverà nell’Autobiografia. Durante la messa di chiusura della missione sente dirsi ìnteriormente: «Tu sarai una figlia della mia Passione, e una figlia prediletta». Comincia così quel legame con i Passionisti e la loro spiritualità che non sarà più troncato. Pur restando fedele laica, fa i voti privati di castità, povertà, obbedienza e il voto di promuovere la grata memoria della Passione di Gesù, secondo la spiritualità passionista.

In casa Giannini

Sempre in occasione della missione per l’Anno Santo, Gemma conosce la signora Cecilia, sorella del cavalier Matteo Giannini, farmacista, grande amico e benefattore dei Passionisti del ritiro de «L’Angelo» di Ponte a Moriano (Lucca). Viene invitata in casa Giannini in via del Seminario. L’invito, conosciute le precarie condizioni della famiglia Galgani e la singolarità di vita della giovane, si cambia ben presto in generosa ospitalità.

Si stabilisce così una profonda amicizia spirituale tra Gemma, zia Cecilia, Eufemia (nipote di Cecilia) e i Passionisti. Il suo confessore è molto dubbioso sui fenomeni mistici straordinari della giovane. Suggestionato da qualche persona a lui vicina, dopo una frettolosa visita medica, mentre la giovane riviveva i dolori della Passione, si conferma nei suoi dubbi a questo riguardo e riguardo alla vera vocazione della santa (il chiostro passionista da fondare in Lucca).

Padre Germano Ruoppolo

In casa Giannini, Gemma sente parlare di padre Germano Ruoppolo, amico di famiglia, residente a Roma. A questo insigne Passionista viene indirizzata anche da monsignor Volpi. Padre Germano la seguirà nelle vie dello spirito, con grande saggezza e discernimento. Tra la giovane e padre Germano si svilupperà un fitto epistolario, in gran parte conservatoci, fonte primaria, insieme con i colloqui estatici, per la conoscenza della spiritualità della santa lucchese. Per volere di padre Germano, Gemma scriverà anche l’Autobiografia (composta tra il febbraio e il maggio del 1901), continuazione del Diario (lugliosettembre del 1900), redatto per ordine di monsignor Volpi.

Le estasi, i colloqui mistici e i fenomeni cristopatici si susseguono con frequenza impressionante. Il giudizio su questi ultimi non è unanime da parte di chi conosce i segreti della giovane mistica. Preoccupazione costante di padre Germano era che «Gemma doveva essere nascosta a Gemma», ossia la giovane doveva vivere con serenità la chiamata mistica straordinaria, senza il continuo assillo del dubbio e del rischio della menzogna, seppure involontaria. Sorgono gravi divergenze di giudizio tra monsignor Volpi e padre Germano che dilacerano lo spirito della giovane stimmatizzata. Gemma, inoltre, patisce impressionanti vessazioni diaboliche.

La missione speciale affidata a Gemma

Nell’ottobre del 1901 Gemma si offre vittima al Signore per una missione speciale di riparazione al Sacro Cuore di Gesù. Anche papa Leone XIII doveva essere interessato perché richiamasse tutta la Chiesa all’urgenza della riparazione dei peccati, alla conversione dei peccatori, alla santificazione del clero e dei consacrati. Nel 1902 Gemma rinnova la sua offerta al Signore per la salvezza dei peccatori. Moltiplica anche le richieste per poter entrare nel monastero di clausura delle Passioniste di Tarquinia, l’unico allora esistente in Italia. Richieste più volte reiterate perché espressione di precise indicazioni mistiche da parte del Signore, della Vergine, di san Gabriele dell’Addolorata. Non viene ricevuta in monastero per la scarsa salute e per cattive informazioni ricevute da persone non proprio benevole sulla causa dei suoi fenomeni mistici straordinari. A poco a poco Gemma comprenderà che la rinunzia forzata alla vita claustrale faceva parte di un misterioso progetto di fecondità apostolica oltre la morte.

Si adopererà, già gravemente inferma, per far erigere in Lucca un monastero di claustrali passioniste per rispondere agli appelli del Sacro Cuore di Gesù. Appelli che resteranno purtroppo inascoltati finché sarà lei in vita. La fondazione del monastero passionista sarà decisa (2 ottobre 1903) da papa Pio X solo alcuni mesi dopo la morte di Gemma. Le prime monache passioniste arriveranno il 16 marzo 1905.

«Di’ a Gesù che mi usi misericordia»

Nel maggio del 1902 Gemma si ammala, poi si riprende (9 settembre). Si aggrava di nuovo il 21 ottobre (la sorella Giulia muore il 19 agosto; il fratello Tonino si spegne il 21 ottobre dello stesso anno). Il 24 gennaio 1903, per ordine dei medici, la famiglia Giannini deve trasferire Gemma in un appartamento in via della Rosa 17, affittato dalla zia Elisa Galgani. La santa vive l’esperienza dell’abbandono di Gesù in croce e del silenzio di Dio. è fortemente vessata dal demonio, ma non smarrisce mai la fede, non perde mai la pazienza ed è sempre piena di amore e di riconoscenza verso chi la assiste nell’ultima malattia. Sperimenta fino in fondo, nella sua carne, l’abbandono di Gesù sulla croce per il bene della Chiesa.

L’assenza forzata di padre Germano negli ultimi giorni di agonia e le troppo rapide visite di monsignor Volpi accentuano l’ultima desolazione dello spirito. Ma anche la loro presenza non avrebbe certo distolto Gemma dalla suprema conformazione all’abbandono in Gesù «solo solo».

La Pasqua eterna

L’11 aprile del 1903, alle ore tredici e quarantacinque, Gemma si addormenta nel bacio del Signore, assistita amorevolmente dai Giannini, da due religiose della Barbantini e dal francescano padre Giuseppe Angeli; è presente la zia Elisa. Gemma si è incontrata, nella suprema povertà della morte, con lo Sposo crocifisso risorto. Quell’11 aprile era Sabato santo. Come usava allora, da un’ora e tre quarti le campane di Lucca e del mondo avevano annunziato la risurrezione del Signore.

Nei giorni precedenti non avevano mancato di visitarla il canonico don Stefano Antoni, don Roberto Andreuccetti (corettore della Rosa), don Luigi Carnìcelli (vicecurato di Santa Maria Bianca), che le avevano anche amministrato il sacramento degli infermi e il viatico. Padre Germano potrà giungere a Lucca solo quindici giorni dopo la morte di Gemma.

Il giorno di Pasqua, 12 aprile 1903, Gemma viene sepolta nel cimitero di Lucca in una tomba privilegiata a cielo aperto. Sul piccolo monumento fatto costruire da padre Germano campeggiano un angioletto e una scritta nella quale si legge, fra l’altro: «Te in pace cum angelis» («Riposa in pace insieme con gli angeli»).

Dieci anni dopo, sarà compiuta la prima traslazione nell’ambito dello stesso cimitero. Il 4 settembre 1923 si effettuerà la seconda traslazione nell’oratorio del monastero passionista di Fuori Porta Elisa (attuale via di Tiglio 271).

«La povera Gemma» nella gloria

Quattro anni dopo la morte di Gemma, padre Germano pubblicherà la sua prima biografia, ricca esposizione della breve ma intensissima vita della giovane lucchese; testimonianza unica di chi tanto da vicino ne aveva seguito i progressi spirituali. La biografia ebbe rapida diffusione e ampi consensi. Nel 1909 furono pubblicate le Lettere e i colloqui estatici (registrati a insaputa della santa).

Due anni prima si erano aperti a Lucca i processi canonici per il riconoscimento della santità eroica di Gemma, che saranno continuati a Pisa negli anni successivi. La consueta severità degli esami sulla santità in grado eroico sarà ancora più accentuata dal serrato dibattito cui verranno sottoposti i numerosi fenomeni mistici straordinari della giovane lucchese. Esamineranno il caso, fra gli altri, il cardinal Ildefonso Schuster, padre Marco Sales, padre Luigi Besi, monsìgnor G. Antonelli. La risposta sarà positiva.

Dopo aver esaminato a lungo e di persona la «causa» di Gemma Galgani, Pio XI annovera la stimmatizzata lucchese nell’elenco dei beati (14 maggio 1933). L’8 settembre dello stesso anno l’urna della nuova beata viene trasportata trionfalmente nel duomo di San Martino, dove, umile e sconosciuta, Gemma aveva tante volte pregato ai piedi del Volto Santo.

Nel settembre del 1935 si ha la posa della prima pietra del monastero santuario. I lavori si concluderanno nel 1953 con la consacrazione dell’altare e la benedizione della nuova urna, opera superba di Francesco Nagni, contenente i resti mortali della beata.

Il 2 maggio del 1940 papa Pio XII l’inserisce «la povera Gemma» nell’elenco dei santi e le affida il proprio pontificato e la sorte dei popoli e delle nazioni per l’immane conflitto mondiale che si era aperto già da diversi mesi.

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Inno alla Santissima Trinità

Ave o eterno sovrano, Dio vivente, che esisti dall’eternità! Giudice tremendo e giusto, Padre sempre buono e misericordioso! A te sia resa nuova ed eterna supplica, lode, onore e gloria, per mezzo della tua Figlia vestita di sole, nostra ammirabile Madre! Amen. “Tu grande Mediatrice di grazie, – “Prega per noi”!

Ave, o Uomo – Dio immolato Agnello sanguinante, Re della pace, Albero della vita, tu nostro Capo, porta di ingresso al Cuore del Padre, Figlio eterno del Dio vivente, che con Colui che è, regni in eterno! A te sia data potenza, ora e nei secoli, e gloria e grandezza, e adorazione e riparazione e lode, Per mezzo della tua immacolata Genitrice, nostra ammirabile Madre! Amen. “Tu, fedele Mediatrice di grazie, – “Prega per noi!”

Ave, o Spirito dell’Eterno, sorgente inesauribile di santità, operante in Dio dall’eternità! Torrente del fuoco dal Padre al Figlio, Uragano impetuoso, che spiri forza, luce e fuoco nelle membra del Corpo mistico! Tu eterno incendio d’amore, Spirito di Dio che operi nei viventi, tu rosso torrente di fuoco che scorri eternamente vivo nei mortali, a te sia data gloria, potenza e bellezza ora e in tutta l’eternità per mezzo della Tua Sposa coronata di stelle, nostra ammirabile Madre! Amen. “Tu, Mediatrice di tutte le grazie: “Prega per noi”.

Questo inno venne cantato il 25 giugno 1946 a Marienfried da una grande schiera angelica durante l’apparizione della Madonna.

Preghiera di difesa dal demonio

 

Chiunque tu sia, che nel mare di questo mondo ti senti sballottare tra bufere e tempeste, non distogliere lo sguardo da questa Stella se non vuoi essere sommerso. Se si alzano i venti delle tentazioni, se ti scontri contro gli scogli delle sofferenze, guarda la Stella, invoca MARIA. Se sei turbato dalle tue colpe, confuso dal miserabile stato della tua coscienza, se stai per farti dominare dalla tristezza o cadere nel baratro della disperazione, pensa a MARIA. Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensa a MARIA, invoca MARIA. Seguendo Lei non sbaglierai pensando a Lei, non peccherai; tenendoti stretto a Lei, non cadrai.
Se L’avrai come protettrice, non avrai di che temere; sotto la Sua guida, ti sarà leggera ogni fatica; e avendoLa propizia, raggiungerai facilmente al Paradiso.

 

 

Invocazione quotidiana per ottenere la protezione di Maria Regina degli Angeli e Vincitrice dell’Inferno:
Sovrana Regina del cielo, potente Signora degli angeli, fin dal principio hai avuto da Dio il potere e la missione di schiacciare la testa di Satana. Ti preghiamo umilmente, manda le tue legioni celesti, affinché sotto il tuo comando e con la tua potenza, perseguitino i demoni e combattano ovunque gli spiriti infernali, rintuzzino la loro temerarietà e li ricaccino nell’abisso.
Sublime Madre di Dio, manda il tuo esercito invincibile contro gli emissari dell’inferno tra gli uomini; distruggi i progetti dei senzadio e umilia tutti coloro che vogliono il male. Ottieni loro la grazia del ravvedimento e della conversione, perché diano gloria alla SS. Trinità e a te. Aiuta ovunque la vittoria della verità e della giustizia.
Potente Patrona, con i tuoi spiriti fiammeggianti, proteggi su tutta la Terra i tuoi santuari e luoghi di grazia. Sorveglia attraverso di loro le chiese e tutti i luoghi sacri, oggetti e persone, soprattutto il tuo divin Figlio nel SS. Sacramento. Impedisci che vengano disonorati, profanati, derubati, distrutti o violati. Impediscilo Signora.
Madre celeste, proteggi infine anche i nostri averi, le nostre abitazioni, le nostre famiglie, da tutte le insidie dei nemici, visibili ed invisibili. Fa governare in esse i tuoi Santi Angeli e regnare in esse la devozione, la pace ed il gaudio dello Spirito Santo.
Chi è come Dio? Chi è come Te, Maria regina degli Angeli e vincitrice dell’inferno? O buona e tenera Madre Maria, sposa illibata del Re degli Spiriti celesti nel cui aspetto essi vogliono specchiarsi, Tu rimarrai per sempre il nostro amore, la nostra speranza, il nostro rifugio e vanto! S. Michele, santi Angeli e Arcangeli, difendeteci e proteggeteci!

PICCOLO ESORCISMO: Nel S. Nome di Gesù, Maria e Giuseppe, comando a voi spiriti infernali, andatevene da noi(loro) e da questo (quel) luogo e non osate più tornarvi e tentare e danneggiare noi (loro). GESU’, MARIA, GIUSEPPE. (3 volte) S. Michele, lotta per noi! Santi Angeli custodi, preservateci da tutte le insidie del nemico.

Invocazione a S. Michele Arcangelo: Gloriosissimo Principe delle milizie celesti, arcangelo S. Michele, difendici nella battaglia contro le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Vieni in nostro aiuto, che fummo creati da Dio e redenti con il Sangue di Cristo Gesù, suo Figlio, dalla tirannia del demonio. Tu sei venerato dalla Chiesa quale suo custode e patrono, a Te il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti.
Prega, il Dio della Pace, che tenga schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché esso non possa fare schiavi di se gli uomini ne arrecare danni alla Chiesa. Presenta all’Altissimo con le tue, le nostre preghiere, perché discendano presto su di noi la sua divina Misericordia.
Incatena satana e ricaccialo negli abissi affinché non possa più sedurre le nostre anime. Amen.

Preghiera a S. Gabriele Arcangelo. : O Angelo dell’umanità, o fedele messaggero di Dio, apri le orecchie del nostro cuore ai richiami sussurrati dal Cuore pieno d’amore di Gesù! Apri gli occhi del nostro cuore alla lettura corretta della Parola di Dio perché possiamo capire, obbedire ed eseguire ciò che Dio ci chiede. Aiutaci a rimanere desti quando verrà il Signore a chiamarci. Che Egli non ci colga nel sonno! Amen.

S. Raffaele Arcangelo.: Guidaci nel viaggio della vita: sii tu il nostro sostegno in ogni scelta, sventando gli inganni del demonio. Dio Onnipotente dia luce e pace alla nostra esistenza, al nostro focolare domestico e salute al nostro corpo. Tu, Arcangelo della speranza, con la potenza divina lega e ricaccia nell’abisso satana, asmodeo e tutti gli spiriti maligni, nemici del nostro bene temporale ed eterno. Amen

Santi Arcangeli venite a noi con le vostre legioni e la vostra potenza, mostrate a noi e a tutti gli uomini il vostro aiuto e la vostra forza per la sola Gloria di Dio e di Maria vostra Regina e per la salvezza eterna delle nostre anime. Amen. Angelo di Dio…ecc..

AFFIDAMENTO: O grande Principe del Cielo, custode fedelissimo della Chiesa, San Michele Arcangelo, io, benché molto indegno di comparire davanti a te, confidando tuttavia nella tua speciale bontà, ben conoscendo l’eccellenza delle tue mirabili preghiere e la moltitudine dei tuoi benefici, mi presento a te, accompagnato dal mio Angelo Custode, e, alla presenza di tutti gli Angeli del Cielo che prendo come testimoni della mia devozione verso di te, ti scelgo oggi a mio Protettore e mio Avvocato particolare, e propongo fermamente di onorarti sempre e di farti onorare con tutte le mie forze. Assistimi durante tutta la mia vita, affinché io non offenda mai gli occhi purissimi di Dio, né con le opere, né con le parole, né con i pensieri. Difendimi contro tutte le tentazioni del demonio, specialmente da quelle contro la fede e la purezza, e nell’ora della mia morte concedi la pace all’anima mia ed introducimi nella Patria eterna. Amen. (Indulgenza parziale).

Angeli santissimi, vegliate su di noi, dovunque e sempre; Arcangeli nobilissimi presentate a Dio le nostre preghiere e sacrifici; Virtù celesti, donateci forza e coraggio nelle prove della vita. Potenze dell’alto, difendeteci contro i nemici visibili e invisibili; Principati sovrani, governate le nostre anime e i nostri corpi; Dominazioni altissime, regnate di più sulla nostra umanità. Troni supremi, otteneteci la pace; Cherubini pieni di zelo, dissipate tutte le nostre tenebre; Serafini pieni di amore, infiammateci di ardente amore per il Signore.

 

 

COME DIFENDERCI DAL MALIGNO: Da molte persone oggi il demonio è ritenuto un mito, una fantasia di altri tempi, ma essi sono i primi ad essere illusi da lui. Il diavolo esiste, il Vangelo ne parla moltissime volte, ma egli è uno sconfitto. E’ stato sconfitto da Nostro Signore quindi il suo potere è limitato, egli può nuocerci solo se “gli apriamo la porta” tramite il peccato e rimanendo con il peccato nell’anima o anche venendo a contato con l’occulto tramite maghe, oroscopi giochi del bicchierino e lettura della mano (pericolosissimi per i disturbi malefici che ne possono derivare). “Tutto ciò che ci difende dal peccato ci difende da satana” (Paolo VI) per evitare che il demonio possa nuocerci e possa recare danno alle anime o alla società il Signore ci da alcune armi infallibili:
1 La confessione mensile, con essa viene distrutto il potere del male sulla nostra anima e noi veniamo rigenerati dalla grazia e dalla misericordia del Padre.
2 Partecipare con devozione alla S. Messa, oltre che la domenica, anche nei giorni feriali quando si riesce e fare la S. Comunione in grazia di Dio. Mai fare la S. Comunione con il peccato nell’anima, è un orribile sacrilegio!
3 la Preghiera, specialmente il S. Rosario vero flagello dei demoni e arma che distrugge l’inferno, l’Adorazione Eucaristica, la preghiera a S. Michele Arcangelo agli Angeli Custodi e a S. Giuseppe e ai Santi.
4 La penitenza, il digiuno, e le opere di bene verso il prossimo aiutano a difenderci noi e i nostri cari dalle insidie del maligno, si consiglia anche di portare con se un Crocifisso e la medaglia benedetta della Madonna, e utilizzare l’Acqua Santa o ricevere spesso le Benedizioni Sacerdotali, molto spesso si è sperimentata l’efficacia

Preghiera alla Santissima Trinità

 

Io vi adoro, o Dio in tre persone, io mi umilio innanzi alla vostra maestà.
Voi solo siete l’Essere, la via, la bellezza, la bontà.
Io vi glorifico, vi lodo, vi ringrazio, vi amo, benché io sia del tutto incapace ed indegno, in unione con il vostro caro Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore e nostro Padre, nella misericordia del suo Cuore e per i suoi meriti infiniti.
Io voglio servirvi, piacervi, obbedirvi ed amarvi sempre, con Maria Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra, amando altresì ed aiutando il mio prossimo per vostro amore.
Donatemi il vostro Santo Spirito che m’illumini, mi corregga e mi guidi nella via dei vostri comandamenti, e nella vera perfezione, aspettando la beatitudine del cielo, dove noi vi glorificheremo sempre. Così sia.

(Indulgenza di 300 giorni)

Supplica allo Spirito Santo

Vieni, Spirito Santo, effondi su di noi la sorgente delle tue grazie e suscita una nuova Pentecoste nella tua Chiesa!
Scendi sui tuoi vescovi, sui sacerdoti, sui religiosi e sulle religiose, sui fedeli e su coloro che non credono, sui peccatori più induriti e su ognuno di noi!
Scendi su tutti i popoli del mondo, su tutte le razze e su ogni classe e categoria di persone!
Scuotici con il tuo soffio divino, purificaci da ogni peccato e liberaci da ogni inganno e da ogni male!
Infiammaci con il tuo fuoco, fa che bruciamo e ci consumiamo nel tuo amore!
Insegnaci a capire che Dio è tutto, tutta la nostra felicità e la nostra gioia e che solo in Lui è il nostro presente, il nostro futuro e la nostra eternità.
Vieni a noi, Spirito Santo e trasformaci, salvaci, riconciliaci, uniscici, consacraci!
Insegnaci ad essere totalmente di Cristo, totalmente tuoi, totalmente di Dio! Questo te lo chiediamo per l’intercessione e sotto la guida e la protezione della Beata Vergine Maria, la tua Sposa Immacolata, Madre di Gesù e Madre nostra, la Regina della Pace!
Amen.

Le promesse di Gesù

Gesù ha deciso di farci dei grandissimi doni, essendo Egli Re della Misericordia ancor prima che Giudice infinitamente giusto, poiché “l’umanità non troverà la pace finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia”. Ecco qui le Sue promesse:
“L’Anima che venererà questa immagine non perirà. Le prometto, ancora sulla Terra, la vittoria sui nemici, ma specialmente in punto di morte.

Io, il Signore, la proteggerò come Mia Gloria. I raggi del Mio Cuore significano Sangue ed Acqua, e riparano le Anime dall’ira del Padre Mio. Beato chi vive alla loro ombra, poiché non lo raggiungerà la mano della Giustizia Divina.

Proteggerò, come una madre protegge il suo bambino, le anime che diffonderanno il culto alla Mia Misericordia, per tutta la loro vita; nell’ora della loro morte, non sarò per loro Giudice ma Salvatore.”. La preghiera di venerazione che Gesù ha dettato è la seguente:

O ACQUA E SANGUE CHE SCATURISCI DAL CUORE DI GESU’ COME SORGENTE DI MISERICORDIA PER NOI IO CONFIDO IN TE.

“Io do all’umanità un vaso col quale potrà andare ad attingere le grazie alla sorgente della Misericordia: questo vaso è l’immagine con questa iscrizione: “Gesù, io confido in Te!”.

Questa immagine deve continuamente ricordare alla povera umanità l’infinita Misericordia di Dio. Chiunque avrà esposta ed onorata, nella sua casa, la Mia Divina Effigie sarà preservato dal castigo.

Come gli antichi Ebrei che avevano segnato le loro case con la croce fatta col sangue dell’agnello pasquale furono risparmiati dall’Angelo Sterminatore, così sarà in quei tristi momenti per coloro che mi avranno onorato esponendo la mia immagine.”

“Quanto più grande è la miseria degli uomini, tanto maggior diritto hanno alla Mia Misericordia, perché desidero salvarli tutti. Scrivi che prima di venire come Giudice, spalancherò tutta la grande porta della Mia Misericordia. Chi non vuol passare da questa porta, dovrà passare per quella della Mia Giustizia.
La sorgente della Mia Misericordia è stata aperta dal colpo di lancia sulla Croce, per tutte le Anime. Non ne ho esclusa nessuna. L’umanità non troverà né tranquillità né pace finché non si rivolgerà alla Mia Misericordia. Dì all’umanità sofferente che si rifugi nel Mio Cuore Misericordioso, ed Io la ricolmerò di pace.”

“Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L’Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa.”

Novena alla Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa

 

O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo. Salve Regina

O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te!

   O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera. Salve Regina

O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te!

   O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno. Salve Regina

O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te!

Apparizione della Madonna a Rue du Bac e la Medaglia Miracolosa

– Nella notte tra il 18 ed il 19 luglio 1830 –medaglia miracolosa

La Madonna a Santa Caterina Labourè presso la Rue du Bac a Parigi (Francia – 1830):

Allora si fece sentire una voce che mi disse: “Fate coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno, riceveranno grandi grazie specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia… “.

Riguardo i raggi che provengono dalle mani di Maria, la Vergine stessa rispose:

Sono il simbolo delle Grazie che io spargo sulle persone che me le domandano.

Pertanto è bene portare la medaglia e pregare la Madonna, chiedendo grazie soprattutto spirituali!

A Medjugorje la Regina della Pace ha nominato la medaglia miracolosa in un messaggio dato a Marija presso la Croce blu il 27 Novembre del 1989.

La Vergine Maria le disse: “Desidero che in questi giorni preghiate in modo particolare per la salvezza delle anime. Oggi è il giorno della Medaglia Miracolosa e desidero che preghiate in particolare per la salvezza di tutti coloro che portano la Medaglia. Desidero che la diffondiate e la portiate perché si salvi un gran numero di anime, ma in particolare desidero che preghiate”.

Portiamo la medaglia della Vergine, meglio se al collo, come sigillo e segno di umile e fiducioso affidamento a Lei (Mediatrice di tutte le grazie) che ci permetterà di consacrarci meglio a Cristo per mezzo di Maria. Un’ultima cosa molto importante: preghiamoLa con fede, se non preghiamo non chiediamo, e se non chiediamo non possiamo ricevere le grazie (materiali e spirituali, quest’ultime sono le più importanti). Chiediamo non tanto le grazie materiali, ma la salvezza delle anime, compresa la nostra. Non sottovalutiamo questo aspetto importantissimo. Al resto ci penserà Maria con Suo Figlio Gesù!

Accoglici Madre

 


A te levo i miei occhi, santa Madre di Dio.
Vorrei fare della mia casa una casa nella quale Gesù sia presente, come ha promesso a quelli che si riuniscono nel suo nome.
Tu hai accolto il messaggio dell’Angelo come un messaggio che viene da Dio, e hai ricevuto, per la tua fede, la grazia incomparabile di accogliere in te Dio stesso.
Tu hai aperto ai pastori e ai Magi la porta della tua casa in modo che nessuno si stupisse della sua povertà o della sua ricchezza. Sii tu, nella mia casa, colei che accoglie.
Perchè quanti hanno bisogno di conforto siano confortati; quanti desiderano rendere grazie possano farlo; quanti cercano la pace possano trovarla.
E possa ognuno ritornare nella sua casa con la gioia di avere incontrato Gesù, Via, Verità e Vita.

Rosario missionario

Il rosario si chiama missionario perchè si prega per i cinque continenti e perchè si usa una corona nella quale i colori delle decine richiamano i continenti.

La prima decina è verde per l’AFRICA: per ricordare le sue verdi foreste.

La seconda decina è rossa per l’AMERICA: per la pelle rossa dei suoi antichi abitanti (gli indiani)

La terza decina è bianca per l’EUROPA: per la figura bianca del Papa che vive in questo continente.

La quarta decina è azzurra per l’OCEANIA: per le azzurre acque dell’Oceano Pacifico che avvolge le migliaia di isole di questo continente.

La quinta decina è gialla per l’ASIA: terra del Sol Levante, culla della civiltà di un tempo

Fulton Sheen, vescovo NordAmericano, fu l’iniziatore del rosario missionario.

 

 

Il Rosario missionario:  I colori del mondo 

La preghiera di un cristiano dovrebbe essere sempre universale, poiché nessuno può vivere solamente per se stesso. È questa istanza di universalità che vogliamo destare nel cuore con l’invito a pregare il “Rosario missionario”. Questo tipo di rosario è formato da cinque decine di colore diverso. Ciascun colore rappresenta un continente dal punto di vista missionario e i popoli che vi vivono:

·         la decina verde è per l’Africa. Ci ricorda le verdi foreste e il colore sacro dei musulmani.

·         La decina rossa è il continente americano che ebbe, come primi abitanti, i Pellerossa.

·         La decina bianca è per l’Europa e per il sommo Pontefice, il Vicario di Cristo che continuamente veglia sui destini del mondo.

·         La decina azzurra richiama l’Oceania con le innumerevoli isole sparse nelle azzurre acque del Pacifico.

·         La decina gialla è per l’Asia, la terra del Sol levante, la culla delle civiltà.

 

Le tre Ave Maria finali (sui grani vicino alla croce) si pregano per i missionari sparsi in tutto il mondo.

 

La Corona.

 

Il fatto che la corona abbia i colori dei continenti è un richiamo immediato all’universalità della preghiera cristiana: assieme ai missionari, con Maria, sulle strade del mondo, portiamo Gesù. Siamo così aiutati a pregare per il mondo intero, perché l’annuncio del Regno raggiunga tutti i popoli.
E quando il rosario è finito, si è come circumnavigato il globo terrestre abbracciando tutti i continenti, tutto il popolo in preghiera.

 

AFRICA

 

Per molti Padri sinodali l’Africa di oggi può essere paragonata a quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico; egli cadde nelle mani dei briganti che lo spogliarono, lo percossero e se ne andarono lasciandolo mezzo morto. L’Africa è un continente in cui innumerevoli esseri umani, uomini e donne, bambini e giovani, sono distesi, in qualche modo, sul bordo della strada, malati, feriti, impotenti, emarginati e abbandonati (Ecclesia in Africa).

 

O Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa,

alla vigilia di una nuova Pentecoste

per la Chiesa in Africa, Madagascar ed isole attigue,

il popolo di Dio con i suoi Pastori

a Te si rivolge e insieme con Te implora:

l’effusione dello Spirito Santo faccia delle culture africane

luoghi di comunione nella diversità,

trasformando gli abitanti di questo grande continente

in figli generosi della Chiesa, che è Famiglia del Padre,

germe e inizio in terra di quel Regno eterno

che avrà la sua pienezza nella Città il cui costruttore è Dio:

Città di giustizia, di amore e di pace.

 

Amen.

 

 

AMERICA

 

La Chiesa in America è chiamata a promuovere una maggiore integrazione tra le Nazioni, contribuendo così a creare un’autentica cultura globalizzata della solidarietà.
Ci sono peccati sociali che gridano al cielo: il commercio di droghe, il riciclaggio di guadagni illeciti, la corruzione in qualunque ambiente, il terrore della violenza, la corsa agli armamenti, la discriminazione razziale, le disuguaglianze tra i gruppi sociali, l’irragionevole distruzione della natura. Di tutto questo la Chiesa in America si prende cura (Ecclesia in America).

 

Signore Gesù, ti ringraziamo

perché il Vangelo dell’Amore del Padre,

con il quale sei venuto a salvare il mondo,

è stato ampiamente proclamato in America

come dono dello Spirito Santo che fa fiorire la nostra gioia.

Concedici di essere testimoni fedeli  della tua Resurrezione

davanti alle nuove generazioni d’America,

perché conoscendoti ti seguano

e trovino in Te la loro pace e la loro gioia.

Amen.

 

EUROPA

 

Le Chiese in Europa sono spesso tentate da un offuscamento della speranza. Il tempo che stiamo vivendo, infatti, con le sfide che gli sono proprie, appare come una stagione di smarrimento.
Dall’Assemblea sinodale è emersa, chiara e appassionata, la certezza che la Chiesa ha da offrire all’Europa il bene più prezioso, che nessun altro può darle: è la fede in Gesù Cristo, fonte della speranza che non delude (Ecclesia in Europa).

 

Maria, Madre della speranza,

veglia sulla Chiesa in Europa:

sia essa trasparente al Vangelo,

autentico luogo di comunione;

viva la sua missione di annunciare, celebrare e servire

il Vangelo della speranza per la pace e la gioia di tutti.

 

Amen.

 

OCEANIA

 

La Chiesa in Oceania ha ricevuto il Vangelo da generazioni precedenti di cristiani e da missionari giunti da oltre oceano. I loro sacrifici hanno recato molto frutto. La generazione attuale di cristiani è chiamata e inviata a realizzare una nuova evangelizzazione tra i popoli dell’Oceania, una nuova proclamazione della permanente verità evocata dal simbolo della Croce del Sud. Questa chiamata alla missione pone grandi sfide, ma apre altresì nuovi orizzonti, ricolmi di speranza e persino di un senso di avventura (Ecclesia in Oceania).

 

O Stella maris, luce di ogni oceano e Signora delle profondità,

guida i popoli dell’Oceania attraverso ogni mare

oscuro e tempestoso, affinché possano giungere

al porto della pace preparato in Colui che ha calmato le acque.

Mentre ci avventuriamo per gli oceani del mondo,

e attraversiamo i deserti del nostro tempo,

mostraci, o Maria, il Frutto del tuo grembo,

poiché senza il Figlio tuo siamo perduti.

 

Amen.

 

ASIA

 

L’Asia è il più vasto continente della terra ed è abitato da circa i due terzi della popolazione mondiale, con una varietà di antiche culture, religioni e tradizioni. Diversi Paesi dell’Asia si trovano ad affrontare difficoltà connesse con la crescita della popolazione e abbondano false soluzioni che minacciano la dignità e l’inviolabilità della vita, e costituiscono una speciale sfida per la Chiesa in Asia (Ecclesia in Asia).

 

O Madre Santa, volgi il tuo tenero sguardo sulla Chiesa

che il tuo Figlio ha piantato sul suolo d’Asia.

Siile guida e modello, mentre continua la missione

e proteggila da ogni potere che la minaccia.

Prega affinché, tutti i popoli dell’Asia

possano giungere a conoscere il Figlio tuo Gesù Cristo,

unico Salvatore del mondo.

Amen.

 

Il meglio di te

L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico:
non importa. Amalo !
 
Se fai il bene, diranno che lo fai
per secondi fini egoistici:
non importa. Fai il bene !
 
Se realizzi i tuoi obiettivi,
incontrerai chi ti ostacola:
non importa. Realizzali !
 
Il bene che fai
forse domani verrà dimenticato:
non importa. Fai il bene !
 
L’onestà e la sincerità
ti rendono vulnerabile:
non importa. Sii onesto e sincero !
 
Quello che hai costruito
può essere distrutto:
non importa. Costruisci !
 
La gente che hai aiutato,
forse non te ne sarà grata:
non importa. Aiutala !
 
Dà al mondo il meglio di te,
e forse sarai preso a pedate:
non importa. Dai il meglio di te !

 

… E SARAI MOLTO FELICE !!!

Il giorno regalato

Dio_Padre

Quando ti sei svegliato questa  mattina ti ho osservato
e ho sperato che tu mi rivolgessi la parola
anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione
o ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri.

Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto
da metterti per andare a lavorare.
Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa
per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo
anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi: “Ciao”.
Però eri troppo occupato.

Per questo ho acceso il cielo per te, l’ho riempito di colori
e di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi
però nemmeno di questo ti sei reso conto.

Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato
pazientemente tutto il giorno.
Con tutte le cose che avevi da fare,
suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa.

Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza
e ho pensato di farti bagnare un po’ perché l’acqua si portasse via
il tuo stress. Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato a me
ma ti sei infuriato e hai offeso il mio nome, io desideravo tanto che tu
mi parlassi, c’era ancora tanto tempo.

Dopo  hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente,
mentre guardavi la TV, hai cenato, però ti sei dimenticato
nuovamente di parlare con me, non mi hai rivolto la parola.

Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio
e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela,
in verità era bellissimo, ma tu non eri interessato a vederlo.

Al momento di dormire credo che fossi distrutto.
Dopo aver dato la buona notte alla famiglia
sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato.
Ho accompagnato il tuo sogno con una musica,
i miei animali notturni si sono illuminati,
ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto
che io sono sempre lì per te.

Ho più pazienza di quanto immagini.
Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri,
TI AMO tanto che aspetto tutti i giorni una preghiera,
il paesaggio che faccio è solo per te.

Bene, ti stai svegliando di nuovo e ancora una volta
io sono qui e aspetto senza niente altro che il mio amore per te,
sperando che oggi tu possa dedicarmi un pò di tempo

  BUONA  GIORNATA  !

IL TUO PAPA’ DIO CHE TI  AMA

Rosario a Dio Padre

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

* O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.
* Gloria al Padre.
* Credo.

 

> PRIMO MISTERO:
Nel primo mistero si contempla il trionfo del Padre nel giardino dell’Eden quando, dopo il peccato di Adamo ed Eva, promette la venuta del Salvatore.

Il Signore Dio disse al serpente: poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche, sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,14-15)

* Ave Maria.
* 10 Padre nostro.
* Gloria al Padre.
* Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
* Angelo di Dio.

 

> SECONDO MISTERO:

Nel secondo mistero si contempla il trionfo del Padre al momento del “Fiat” di Maria durante l’Annunciazione.

L’Angelo disse a Maria: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.”
Allora Maria disse: ”Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,30-38)

* Ave Maria.
* 10 Padre nostro.
* Gloria al Padre.
* Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
* Angelo di Dio.

 

> TERZO MISTERO:

Nel terzo mistero si contempla il trionfo del Padre nell’orto del Getsemani quando dona tutta la sua potenza al Figlio.

Gesù pregava: “ Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
In preda all’angoscia, pregava più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. (Lc 22,42-44)

* Ave Maria.
* 10 Padre nostro.
* Gloria al Padre.
* Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
* Angelo di Dio.

 

> QUARTO MISTERO:

Nel quarto mistero si contempla il trionfo del Padre al momento del giudizio particolare.

Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

Disse poi ai servi : “ Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.” (Lc 15,20-24)

* Ave Maria.
* 10 Padre nostro.
* Gloria al Padre.
* Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
* Angelo di Dio.

 

> QUINTO MISTERO:

Nel quinto mistero si contempla il trionfo del Padre al momento del giudizio universale.

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.
Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio con loro”: e tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. (Ap 21,1-4)

* Ave Maria.
* 10 Padre nostro.
* Gloria al Padre.
* Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
* Angelo di Dio.
* Salve Regina.

Preghiamo
Padre, infinitamente buono e misericordioso, estendi il tuo Regno d’Amore nel cuore di tutti gli uomini, per la tua gioia e la loro felicità; e perché Tu sia conosciuto, amato ed onorato da tutti i tuoi figli, conserva le nostre famiglie unite nella Tua Pace.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo, Tuo Figlio, nostro Signore, e nostro Dio, che vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

Ad ogni Padre nostro che verrà recitato, decine di anime si salveranno dalla dannazione eterna e decine di anime verranno liberate dalle pene del purgatorio.

Le famiglie nelle quali tale Rosario verrà recitato riceveranno grazie particolarissime che verranno anche tramandate di generazione in generazione.

Tutti coloro che lo reciteranno con fede riceveranno grandi miracoli, tali e talmente grandi quali non se ne sono mai visti nella storia della Chiesa.

Preghiera a Santa Gemma Galgani per chiedere grazie

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O cara santa Gemma,
che ti sei lasciata plasmare da Cristo crocifisso, ricevendone nel tuo corpo verginale i segni della sua gloriosa Passione, per la salvezza di tutti, ottienici di vivere con generosa dedizione il nostro impegno battesimale e intercedi per noi presso il Signore affinché ci conceda le grazie desiderate.
Amen.

Santa Gemma Galgani, prega per noi.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria

(Con approvazione ecclesiastica)